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I VIAGGI DI GULLIVER.pdf

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avrebbe scritto subito, sperando di ricevere la risposta entro 15 giorni. Mi<br />

assegnò un decente alloggio, guardato da una sentinella. Tuttavia fui trattato<br />

assai bene; avevo un vasto giardino dove passeggiavo, ero mantenuto a spese<br />

del re, e molte persone vennero a farmi visita, spinte dalla curiosità<br />

d'intrattenersi con un uomo proveniente da paesi così lontani, di cui ignoravano<br />

perfino il nome. Avendo trattenuto meco un giovanotto della nostra ciurma,<br />

nativo di Luggnagg ma vissuto lungamente a Maldonada, perché facesse da<br />

interprete, potevo conversare con quanti mi facevano la cortesia d'una visita, sia<br />

per la comprensione delle loro domande, sia per le risposte.<br />

Dopo quindici giorni, come si sperava, giunse l'ordine della corte, che fu di<br />

farmi condurre sotto una buona scorta di dieci cavalieri a Traldragdubh (o<br />

Trildrogdrib, perché ricordo d'aver sentito entrambe le pronunce di codesto<br />

nome); il buon giovanotto che avevo preso al mio servizio m'accompagnò.<br />

Un corriere ci precedeva di circa mezza giornata, per avvertire il re del mio<br />

arrivo e per chiedere a sua maestà in qual giorno ed a quale ora avrei potuto<br />

avere l'onore e il piacere di leccare la polvere davanti ai gradini del suo trono.<br />

Questo è lo stile di codesta corte, e dovetti accorgermi che non trattavasi di pura<br />

metafora, perché quando fui presentato al sovrano, due giorni dopo il mio<br />

arrivo, dovetti sdraiarmi bocconi e avanzare verso il trono di sua maestà<br />

strascicandomi sul ventre e leccando l'impiantito. La polvere non mi diede<br />

troppa noia perché, trattandosi d'uno straniero, avevano avuto la garbatezza di<br />

pulire ben bene l'impiantito; ma questa era una particolare grazia che non<br />

veniva concessa neppure ai nobili di prima classe, quando avevano l'onore<br />

d'essere ammessi alla regal presenza. Talora, se costoro avevano qualche<br />

nemico a corte, l'impiantito veniva lasciato apposta sporco e polveroso; tanto<br />

che una volta vidi un signore arrivare sotto al trono con la bocca così piena di<br />

polvere, che non poté spiccicar sillaba. E non c'è rimedio a questo<br />

inconveniente, perché è proibito, con gravissime pene, di sputare o di forbirsi la<br />

bocca in presenza di sua maestà.<br />

In quella corte vige anche un'altra usanza che non mi pare troppo lodevole.<br />

Quando il re vuole sbarazzarsi di qualche nobile o cortigiano senza fare uno<br />

scandalo, fa spargere sull'impiantito una certa polverina bruna avvelenata che<br />

spaccia il disgraziato, tempo ventiquattr'ore. Però bisogna render giustizia a<br />

quel sovrano caritatevole e premuroso della incolumità dei suoi sudditi, sì da<br />

potersi portar a modello dei suoi colleghi europei: dopo ciascuna di codeste<br />

esecuzioni di morte, sua maestà pensa subito a dare ordine che l'impiantito sia<br />

ripulito con cura; e se i servi non lo facessero, correrebbero il rischio di<br />

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