I VIAGGI DI GULLIVER.pdf

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suppliche; ciò che veniva fatto per mezzo di numerose cordicelle aventi un piombino in cima. I sudditi vi attaccavano le loro domande, e quando codesti fogli venivano tirati su, parevano, per l'aria, altrettanti cervi volanti. Qualche volta ci facevamo dare anche botti di vino e provviste di viveri, che erano tirate su con arganelli. La distanza di lì a Lagado era di circa novanta leghe, e il viaggio durò quattro giorni e mezzo: il movimento dell'isola attraverso l'aria era quasi insensibile. Il secondo giorno, dopo le ore 11, il re in persona e i suoi nobili, cortigiani e ufficiali presero i loro strumenti musicali e seguitarono a suonare tre ore senza interrompersi, sì che ero sbalordito dallo schiamazzo, tanto più non rendendomi conto del motivo di quel contegno. Ma il mio mentore mi spiegò che gli abitanti di quell'isola hanno l'orecchio intonato con la musica delle sfere, e siccome queste in certi periodi mandano suoni, essi fanno loro l'accompagnamento con gli strumenti che ciascuno conosce meglio. Il linguaggio di quella gente era pieno di metafore tratte generalmente dalla musica o dalle matematiche; ed io imparai presto a capirle per le nozioni che avevo di codeste scienze. Tutte le loro idee si esprimevano per mezzo di linee e di figure: per esempio la bellezza d'una donna o di qualunque altro essere animale veniva da essi elogiata con termini geometrici e descritta con parole tecniche dell'arte musicale, che qui non giova ripetere. Anche nelle cucine di sua maestà trovai ogni maniera di strumenti di musica e di matematica, di cui i cuochi si servivano per tagliare e formare i cibi per la tavola regale. Le loro case erano costruite malissimo; i muri delle stanze non avevano neppure un angolo regolare. Questi inconvenienti dipendevano dal disprezzo nutrito da codesta gente per la geometria applicata, che veniva da essi considerata come scienza volgare e meccanica. Essi danno ai loro operai indicazioni talmente astratte, che non possono venir da costoro comprese; sicché ne nascono continui errori. Inoltre essi sono i peggiori ragionatori del mondo, sempre pronti a contraddire, specialmente quando hanno torto; e di rado succede loro d'aver ragione. Sono poi lentissimi, nonostante la loro bravura nel maneggiare matita e compasso, a concepire tutto quanto non si riferisca alle matematiche e alla musica, e vi arrivano solo in modo approssimativo. Tutta la loro intelligenza si limita a codeste due scienze; invenzione, immaginazione e fantasia restano loro così estranee, che la loro lingua non contiene neppure le parole equivalenti a codesti tre concetti. Molti di loro, e specialmente quelli dediti all'astronomia, credono poi nell'astrologia giudiziaria, pur non osando confessarlo; ma più straordinaria e 137

inesplicabile ancora è la loro passione per la politica e la loro curiosità per le notizie che le si riferiscono. Non fanno che parlare di affari di stato e tutti vogliono trinciar giudizi, difendendo con accanimento ciascuno il proprio partito. Questa stessa manìa ho riscontrato spesso anche nei matematici europei. Pure, non so vedere alcuna analogia tra matematica e politica; a meno di non supporre che, avendo un grandissimo cerchio lo stesso numero di gradi di uno piccolo, colui che può ragionare sopra un piccolo cerchio tracciato sopra la carta sia anche capace di ragionare sull'immensa sfera del mondo. Ma è più semplice spiegare codesta mania con la debolezza, comune negli uomini, di volersi occupare proprio di ciò che non li riguarda e di cui meno possono intendersi. Codesto popolo è sempre inquieto e in preda alle paure, e la causa dei loro perpetui timori è proprio quella che non ha mai tolto il sonno a nessuno degli altri uomini: essi stanno in apprensione per i mutamenti dei corpi celesti. Credono, per esempio, che la terra a forza di avvicinarsi al sole finirà con l'esserne assorbita; oppure che la superficie solare si coprirà a poco a poco di una crosta formata dalle stesse sue emanazioni e non potrà più illuminare il mondo. Dicono che se la terra è scampata alla coda dell'ultima cometa, il cui urto l'avrebbe distrutta, non scamperà alla prossima, che secondo i loro calcoli apparirà fra trentun anno e riceverà dal sole al perielio un calore mille volte più forte di quello del ferro rovente. Essa, discostandosi dal sole, si trascinerà dietro una coda fiammeggiante larga centoquattordicimila miglia; e se la terra vi passasse attraverso sarebbe arrostita e incenerita, quando anche si trovasse a più di centomila miglia dal nucleo della cometa. Essi temono anche che il sole, a forza di spandere i suoi raggi senza che la sua combustione sia da nulla alimentata, finisca col consumarsi, fenomeno che porterebbe la distruzione del nostro e degli altri pianeti del sistema solare. Pensando a questi pericoli e ad altri egualmente terribili, essi stanno sempre in paura, non possono dormir tranquilli e non gustano piaceri di sorta. Ogni mattina, quando s'incontrano, si domandano per prima cosa notizie del sole, qual'è la sua salute e che aspetto aveva al tramonto e alla levata; quindi s'informano dell'approssimarsi della cometa, e se vi sia speranza di scansarla. Tutti i loro discorsi sono della stessa fatta, e i loro bambini si divertono a udire terribili storie di spiriti e di fantasmi, che ascoltano avidamente, salvo poi non poter andare a letto dalla paura. Le donne che abitano in quell'isola, essendo molto vivaci, disprezzano i propri mariti e hanno molta inclinazione per gli stranieri, dei quali v'ha gran 138

suppliche; ciò che veniva fatto per mezzo di numerose cordicelle aventi un<br />

piombino in cima. I sudditi vi attaccavano le loro domande, e quando codesti<br />

fogli venivano tirati su, parevano, per l'aria, altrettanti cervi volanti. Qualche<br />

volta ci facevamo dare anche botti di vino e provviste di viveri, che erano tirate<br />

su con arganelli.<br />

La distanza di lì a Lagado era di circa novanta leghe, e il viaggio durò<br />

quattro giorni e mezzo: il movimento dell'isola attraverso l'aria era quasi<br />

insensibile. Il secondo giorno, dopo le ore 11, il re in persona e i suoi nobili,<br />

cortigiani e ufficiali presero i loro strumenti musicali e seguitarono a suonare<br />

tre ore senza interrompersi, sì che ero sbalordito dallo schiamazzo, tanto più<br />

non rendendomi conto del motivo di quel contegno. Ma il mio mentore mi<br />

spiegò che gli abitanti di quell'isola hanno l'orecchio intonato con la musica<br />

delle sfere, e siccome queste in certi periodi mandano suoni, essi fanno loro<br />

l'accompagnamento con gli strumenti che ciascuno conosce meglio.<br />

Il linguaggio di quella gente era pieno di metafore tratte generalmente dalla<br />

musica o dalle matematiche; ed io imparai presto a capirle per le nozioni che<br />

avevo di codeste scienze. Tutte le loro idee si esprimevano per mezzo di linee e<br />

di figure: per esempio la bellezza d'una donna o di qualunque altro essere<br />

animale veniva da essi elogiata con termini geometrici e descritta con parole<br />

tecniche dell'arte musicale, che qui non giova ripetere. Anche nelle cucine di<br />

sua maestà trovai ogni maniera di strumenti di musica e di matematica, di cui i<br />

cuochi si servivano per tagliare e formare i cibi per la tavola regale.<br />

Le loro case erano costruite malissimo; i muri delle stanze non avevano<br />

neppure un angolo regolare. Questi inconvenienti dipendevano dal disprezzo<br />

nutrito da codesta gente per la geometria applicata, che veniva da essi<br />

considerata come scienza volgare e meccanica.<br />

Essi danno ai loro operai indicazioni talmente astratte, che non possono<br />

venir da costoro comprese; sicché ne nascono continui errori. Inoltre essi sono i<br />

peggiori ragionatori del mondo, sempre pronti a contraddire, specialmente<br />

quando hanno torto; e di rado succede loro d'aver ragione. Sono poi lentissimi,<br />

nonostante la loro bravura nel maneggiare matita e compasso, a concepire tutto<br />

quanto non si riferisca alle matematiche e alla musica, e vi arrivano solo in<br />

modo approssimativo. Tutta la loro intelligenza si limita a codeste due scienze;<br />

invenzione, immaginazione e fantasia restano loro così estranee, che la loro<br />

lingua non contiene neppure le parole equivalenti a codesti tre concetti.<br />

Molti di loro, e specialmente quelli dediti all'astronomia, credono poi<br />

nell'astrologia giudiziaria, pur non osando confessarlo; ma più straordinaria e<br />

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