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I VIAGGI DI GULLIVER.pdf

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Terminato il pranzo, venne da me un signore, seguito dal battitore e<br />

provvisto di carta, inchiostro e calamaio. Mi fece capire con cenni d'essere stato<br />

mandato dal Re, con l'ordine di insegnarmi la lingua del paese. Rimasi con lui<br />

quattr'ore circa, e in questo tempo scrissi moltissime parole con la relativa<br />

traduzione di fronte, su due colonne; inoltre mi feci insegnare diverse brevi<br />

frasi, il cui significato costui mi rivelava compiendo dinanzi a me ciò ch'esse<br />

volevano esprimere.<br />

Infine, aperto un suo libro, il mio maestro mi fece vedere le figure del sole,<br />

della luna, delle stelle, dello zodiaco, dei tropici e dei cerchi solari, e di tutte mi<br />

disse il nome: poi fece lo stesso per ogni sorta di strumenti musicali e per i<br />

principali termini di codesta arte. Alla fine della lezione, mi fabbricai da me una<br />

specie di piccolo vocabolario di tutte le parole imparate e, grazie alla mia pronta<br />

memoria, in poco tempo sapevo discretamente la lingua laputiana.<br />

Codesta isola volante si chiamava infatti Laputa, parola di cui volli indagare<br />

la probabile etimologia. Mi dissero che nel loro linguaggio antico e ormai<br />

disusato Lap significava alto, e untuh governatore: da Lapuntuh, per corruzione,<br />

sarebbe derivato Laputa. Questa spiegazione però mi persuase poco,<br />

sembrandomi alquanto sforzata, e ne volli proporre un'altra ai sapienti del<br />

paese. Secondo me, Laputa deriva da Lap uted: lap vuol dire “riflesso dei raggi<br />

solari in mare”, e uted ala. Sottometto questa etimologia al giudizio del lettore,<br />

senza del resto insistervi troppo.<br />

Le persone alle quali il re mi aveva affidato s'erano accorte intanto che i miei<br />

abiti erano disordinati e scomposti, sicché ordinarono a un sarto di venire, la<br />

mattina dopo, a prendermi le misure. Costoro esercitano la loro professione in<br />

modo totalmente diverso dai loro colleghi europei.<br />

Quel sarto, infatti, cominciò col misurare la mia altezza col sestante, poi<br />

prese le dimensioni della mia vita e delle varie membra col metro e col<br />

compasso, e scritte tutte le cifre sopra un pezzo di carta, fece un calcolo assai<br />

complicato. Sei giorni dopo mi portò un vestito che mi stava malissimo; ma egli<br />

si scusò dicendomi che aveva sbagliato un'operazione. Mi consolai col notare<br />

che tali inconvenienti sono colà frequentissimi e nessuno vi bada. Durante i<br />

giorni che rimasi a casa, sia per mancanza di vestito, sia per una leggera<br />

malattia che ebbi, accrebbi molto il mio vocabolario, sicché la prima volta che<br />

ritornai a corte potei capire gran parte di quello che il re mi diceva, e<br />

rispondergli alla meglio.<br />

Il re aveva ordinato di spostare l'isola verso Lagado, capitale del suo reame<br />

di terra ferma, e quindi verso certe altre città e villaggi da cui doveva ricevere le<br />

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