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I VIAGGI DI GULLIVER.pdf

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Risparmio al lettore il noioso racconto del nostro viaggio, che fu<br />

fortunatissimo. Il capitano approdò in uno o due porti e mandò la scialuppa per<br />

cercare viveri e acqua; ma io non discesi dal bastimento finché non fummo<br />

arrivati alle Dune, dove giungemmo finalmente il 3 giugno 1706 dopo circa<br />

nove mesi dalla mia liberazione. Offersi al capitano di lasciargli la mia roba<br />

come garanzia del pagamento del prezzo del mio viaggio, ma egli non volle<br />

accettare nulla; sicché, dopo averlo affettuosamente salutato ed essermi fatta<br />

promettere una sua visita a Redriff, noleggiai un cavallo e una guida con cinque<br />

scellini che il capitano mi prestò, e mi misi in cammino per casa mia.<br />

Per la strada, osservando la piccolezza delle case, degli alberi, degli animali<br />

e della gente, mi pareva d'essere ancora a Lilliput. Temevo sempre di pestare i<br />

viandanti che incontravo, e talora cacciavo degli urli perché mi lasciassero<br />

libero il passo; tanto che un paio di volte rischiai di farmi rompere la testa per la<br />

mia tracotanza.<br />

Arrivato che fui a casa mia – e per giungervi dovetti domandare la strada –<br />

un servo mi aperse la porta; ed io mi chinai per entrare, temendo di batter la<br />

testa, come un'oca quando entra nel suo covo. Corse mia moglie per<br />

abbracciarmi e baciarmi, ed io mi chinai fin sotto i ginocchi, perché mi pareva<br />

che altrimenti non sarebbe arrivata alla mia bocca. La mia figliuola<br />

s'inginocchiò per chiedermi la paterna benedizione, ma io non la vidi neppure<br />

finché non si fu alzata, tanto ero avvezzo a stare impettito, con la faccia in su e<br />

gli occhi fissi a un'altezza di sessanta piedi; allora cercai di farla rizzare<br />

prendendola per la cintura. Io guardavo i servi e qualche amico, che per caso si<br />

trovava in casa, come se fossero stati tanti pigmei ed io un gigante.<br />

A mia moglie dissi che s'era tenuta male e con troppa economia, perché la<br />

trovavo ridotta quasi a nulla, come pure la figliuola; insomma ebbi un contegno<br />

così bizzarro che tutti pensavano fossi ammattito, come aveva creduto il<br />

capitano dapprima. Riferisco tutte queste minuzie per dimostrare quanto grande<br />

è il potere dell'abitudine e dei dirizzoni.<br />

Dopo poco tempo però rifeci l'occhio all'aspetto delle persone di famiglia e<br />

degli amici. Mia moglie giurò che non mi avrebbe più lasciato imbarcare, ma la<br />

mia mala sorte aveva disposto altrimenti, come il lettore vedrà in seguito.<br />

Qui intanto finisce la seconda parte dei miei avventurosi viaggi.<br />

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