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I VIAGGI DI GULLIVER.pdf

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dei servi. Poco dopo mi parve di sentirla muovere, o meglio trascinare a<br />

rimorchio, già che avvertivo un certo sforzo che faceva salire il livello delle<br />

onde fin sopra le finestre, lasciandomi al buio.<br />

Pur non sapendo da che parte potesse venirmi il soccorso, concepii allora<br />

una qualche speranza. Svitai una seggiola, e montando su quella potei accostare<br />

la bocca ad una fessura ch'era nel tetto; allora cominciai a gridare aiuto con<br />

tutte le mie forze, e in tutte le lingue che conoscevo. Poi attaccai il fazzoletto a<br />

un bastone che avevo, e sporgendolo fuori del finestrino lo agitai<br />

disperatamente, affinché, qualora fosse lì vicino qualche bastimento o qualche<br />

barca, i marinai s'accorgessero che un disgraziatissimo mortale era chiuso entro<br />

quella scatola. Non parve però che il segnale ottenesse alcun effetto. Nel<br />

frattempo la cassetta seguitava ad essere rimorchiata, finché, dopo un'ora circa,<br />

urtò contro un corpo molto duro, ch'io temetti dapprima fosse uno scoglio.<br />

Cominciò allora uno sballottamento anche maggiore: sul tetto della scatola<br />

sentii un fruscìo come d'un cavo che venisse infilato nell'anello di cuoio<br />

superiore; poi mi sentii alzato di almeno tre piedi: allora ricacciai fuori il mio<br />

fazzoletto gridando a perdifiato.<br />

Ed ecco rispondermi grandi evviva, tre volte ripetuti, con una tal<br />

consolazione da parte mia, quale non si può intendere se non si prova. Sentii<br />

che qualcuno camminava sul tetto della scatola, e subito dopo una voce mi<br />

chiamava dicendo in inglese: «C'è qualcuno lì dentro?»<br />

«Ohimè, sì!» risposi. «Un povero inglese ridotto dalla sventura nel più<br />

miserabile stato che creatura umana abbia sofferto. Per carità toglietemi da<br />

questa prigione!»<br />

«Non abbiate paura» mi rispose la voce. «La vostra cassetta è attaccata a un<br />

vascello, e quando il falegname avrà fatto un buco nel tetto, sarete tirato fuori.»<br />

Risposi che non c'era bisogno di tutto questo, ma che bastava che un uomo<br />

infilasse il dito nell'anello di cuoio per alzare la scatola e portarla senz'altro sul<br />

bastimento e poi in camera del capitano. Qualcuno rise sentendomi parlar così;<br />

altri osservarono che dovevo esser diventato pazzo; ed io allora capii di<br />

trovarmi fra gente della mia stessa statura. Intanto il falegname di bordo arrivò,<br />

e in poco tempo fece nel tetto della scatola un buco largo quattro piedi. Mi fu<br />

calata una scaletta su cui mi arrampicai, e così mi portarono sul bastimento in<br />

uno stato di grande debolezza.<br />

Tutti i marinai erano meravigliati del mio ritrovamento, e mi colmavano di<br />

domande a cui non rispondevo. Ai miei occhi, avvezzi a contemplare esseri di<br />

mostruosa grandezza, costoro sembravano tanti pigmei.<br />

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