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I VIAGGI DI GULLIVER.pdf

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qualche giorno nella sua villa vicina a Flanflasnic, città posta a sette miglia di<br />

distanza dal mare. Io ero un po' malazzato, Glumdalclitch era stanchissima, e si<br />

sentiva sì male da non poter lasciare la propria camera. Io tuttavia morivo dalla<br />

voglia di rivedere il mare, perché avevo l'idea che solo da quella parte poteva<br />

venirmi la libertà.<br />

Mi finsi perciò assai più malato di quanto fossi realmente, e domandai in<br />

grazia di poter respirare un po' d'aria di mare; perciò chiesi che mi affidassero a<br />

un paggetto, col quale me la dicevo molto. Non posso dire le difficoltà che<br />

oppose Glumdalclitch a questa richiesta, né starò a ripetere le raccomandazioni<br />

che ella fece al paggetto d'aver cura di me. Nel lasciarmi pianse dirottamente,<br />

come se avesse il presentimento di ciò che sarebbe accaduto.<br />

Dunque il paggetto prese la cassetta dov'io stavo e mi portò sulla spiaggia<br />

del mare, a circa mezzo miglio dalla villa, in mezzo alle rocce. Gli dissi allora<br />

di posarmi in terra e, aperta una delle finestrine laterali, mi posi a guardare le<br />

onde con occhio malinconico; poi dissi che provavo desiderio di dormire nella<br />

mia amaca, per riposarmi. Il paggetto richiuse la finestrina perché stessi ben<br />

caldo; io mi addormentai quasi subito. Probabilmente, durante il mio sonno, il<br />

paggetto, credendomi perfettamente al sicuro, andò ad arrampicarsi fra le rocce<br />

per cercare qualche uovo d'uccello marino; tanto più che, anche prima, l'avevo<br />

visto dalla mia finestra intento a raccattarne qualcuno.<br />

Checché ne sia, fatto sta che ad un tratto fui svegliato da un violentissimo<br />

strappone dato alla scatola, e subito mi sentii trasportare in alto, e poi in avanti,<br />

con una meravigliosa velocità. Dopo la prima scossa, che m'aveva quasi<br />

cacciato fuori dall'amaca, il movimento diventò più regolare.<br />

Cacciai qualche grande urlo, ma nessuno mi rispose: guardai dalle finestre,<br />

ma non vidi intorno a me altro che cielo e nuvole.<br />

Sulla mia testa sentivo intanto un gran rumore, simile a un poderoso batter<br />

d'ali. Allora m'accorsi del terribile pericolo che correvo, e pensai che un'aquila<br />

avesse preso nel becco l'anello superiore della mia scatola e mi portasse su con<br />

lo scopo di lasciarmi poi cadere sopra una roccia, come avrebbe fatto ad una<br />

tartaruga, per poi estrarne il mio cadavere e divorarlo; già che l'odorato e la<br />

furberia di codesti uccelli, avvezzi a scoprire le prede più lontane, erano più che<br />

bastevoli per rivelare la mia presenza sotto il fragile riparo di quelle assicelle<br />

alte appena due pollici.<br />

Dopo qualche tempo, m'accorsi che il rumore e lo sbattimento delle ali erano<br />

cresciuti, e sentii la mia scatola agitata qua e là come l'insegna d'una bottega<br />

mossa dal vento. Sentii anche che l'aquila (non v'era per me dubbio che si<br />

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