I VIAGGI DI GULLIVER.pdf
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in tutti i punti dell'orizzonte. Volli informarmi come mai codesto sovrano, pur non avendo da temere invasioni, si curasse di insegnare al suo popolo l'esercizio militare e la disciplina delle armi; ma presto me ne resi conto, sia per le risposte avute, sia leggendo i loro libri di storia, da cui imparai come per molti secoli essi fossero stati afflitti dalla solita peste di tutti i governi; cioé il patriziato aveva lottato per il predominio, il popolo per la libertà, il re per soggiogare l'uno e l'altro. Le leggi del paese, per quanto sagge e temperate, erano state talora violate da questo o da quello dei tre partiti, producendo guerre civili, l'ultima delle quali era stata felicemente domata dal nonno del sovrano regnante, con un accomodamento di cui tutti erano rimasti soddisfatti. Ma l'esercito allora formatosi era stato mantenuto di comune accordo, e veniva educato alla più rigida disciplina. 119
CAPITOLO VIII. L'autore segue il re e la regina in un viaggio verso la frontiera – Verace racconto del modo in cui egli lascia quel paese e torna in Inghilterra. Io speravo sempre di poter riacquistare la libertà, pur ignorando come ciò potesse accadere, né potendo preparare alcun serio piano di fuga. Sapevo che il bastimento su cui ero lì giunto e che aveva fatto naufragio, era il primo che si fosse avvicinato a quelle spiagge; tanto che il re aveva ordinato, qualora ne comparisse un altro, di trarlo a terra con tutto l'equipaggio, caricarlo sopra un carretto e portarlo alla capitale. Egli avrebbe desiderato vivamente di trovare una donnetta della mia statura per propagare la razza, ma vi giuro che per parte mia mi sarei fatto uccidere anzi che procreare degli altri disgraziati, il destino dei quali sarebbe stato di stare in gabbia a guisa di canarini e d'esser venduti come animaletti rari alle persone facoltose del paese. Non mi potevo, è vero, lagnare del trattamento: ero il beniamino del re e della regina e a corte tutti mi volevano bene; ma il mio stato non si conciliava con la dignità dell'umana natura. Senza contare gli affetti familiari dei quali mi pungeva il ricordo, provavo anche un vero bisogno di ritrovarmi fra gente con la quale poter trattare da pari a pari, di passeggiare per strade e per campi senza il perpetuo timore di essere schiacciato o di ricevere qualsiasi affronto da un ranocchio o da un cucciolo. E la libertà venne, prima di quanto m'aspettassi, per una via abbastanza straordinaria, che racconterò fedelmente con tutti i particolari. Erano due anni che mi trovavo in quel paese e cominciava il terzo, quando il re e la regina intrapresero un viaggio verso il mezzogiorno del loro reame; Glumdalclitch ed io eravamo al loro seguito. Viaggiavo, al solito, nella mia scatola portabile, nell'interno della quale era stata attaccata, per mio desiderio, un'amaca sospesa con quattro cordoni di seta agli angoli: così mi risentivo meno delle scosse impresse dal cavallo al servitore che mi portava davanti alla propria sella. Avevo anche fatto aprire un finestrino largo un piede sul tetto della scatola per lasciare entrar l'aria, con un'assicella per chiuderlo all'occorrenza; e spesso schiacciavo dei lunghi sonni in codesta amaca durante il viaggio. Giunti che fummo alla meta, il re ebbe il capriccio d'andare a passare 120
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era stata felicemente domata dal nonno del sovrano regnante, con un<br />
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formatosi era stato mantenuto di comune accordo, e veniva educato alla più<br />
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