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I VIAGGI DI GULLIVER.pdf

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altri un vecchio trattatello che trovai in camera di Glumdalclitch e che<br />

apparteneva alla sua governante, vecchia gentildonna amante di letture morali e<br />

devote. Esso era intitolato Della debolezza dello spirito umano, e non era<br />

cercato se non dalle donne e dalle persone del volgo. M'interessava tuttavia di<br />

vedere che cosa poteva scrivere su tale argomento un autore di codesto paese.<br />

Orbene, l'autore non faceva che ripetere i soliti concetti dei nostri moralisti,<br />

dimostrando come l'uomo debba faticare per difendersi dalle intemperie e dagli<br />

assalti delle belve; e come molti altri animali lo superino in forza, in agilità e<br />

anche in previdenza e in destrezza. Aggiungeva che negli ultimi tempi la razza<br />

umana era decaduta, perché produceva dei semplici aborti in confronto delle<br />

antiche epoche. Infatti egli pretendeva che, in origine, gli uomini fossero molto<br />

più grandi, come dimostravano le storie, le tradizioni e le gigantesche ossa<br />

trovate qua e là scavando il suolo del paese. Del resto, aggiungeva, le stesse<br />

leggi della natura esigevano che la statura degli uomini primitivi fosse più<br />

grande di quella presente, che li espone ad essere uccisi dal più lieve accidente,<br />

sia una tegola caduta da un tetto, sia una pietra scagliata da un ragazzo, sia un<br />

modesto ruscello in cui annegano tentandone il guado. E da tutti codesti<br />

ragionamenti l'autore deduceva alcuni precetti morali utili forse per le vicende<br />

della loro vita, ma poco interessanti per i miei lettori.<br />

Quanto a me, non potevo fare a meno di riflettere a mia volta su codesta<br />

morale e sulla generale tendenza degli uomini a biasimare la natura e ad<br />

esagerarne i difetti; e ne conclusi che anche noi, se guardassimo bene in fondo<br />

alle cose, non avremmo maggiori motivi di lagnarci che codesti abitanti di<br />

Brobdingnag.<br />

L'esercito loro si compone, dicono, di cento settantaseimila fantaccini e<br />

trentadue mila cavalieri: se pure si può chiamare esercito un insieme di<br />

mercanti e di artigiani, al comando dei quali stanno i nobili; e nessuno di<br />

costoro riceve soldo o compenso di sorta. Giova aggiungere che sono assai ben<br />

disciplinati ed agguerriti; cosa naturalissima, perché ogni artigiano è guidato dal<br />

proprio padrone e ogni borghese dai maggiorenti della sua città, eletti per<br />

scrutinio come a Venezia.<br />

Vidi spesso l'esercito di Lorbrulgrud manovrare in una pianura larga venti<br />

miglia adiacente alla città. Sebbene non contasse più di venticinque mila fanti e<br />

sei mila cavalli, esso copriva tanto spazio da non permettermi neppure di<br />

contarli tutti. Un uomo a cavallo era alto circa cento piedi. Quando, al<br />

comando, tutti i soldati sguainavano la sciabola, l'effetto era magnifico e<br />

davvero impressionante; come di una miriade di lampi che sprizzassero insieme<br />

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