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Giorgio Lambri L’osteria del tramonto<br />
tipici. Eu<strong>la</strong>lia prosegue con circospezione e d’improvviso si trova nell’aia<br />
di una fattoria, <strong>in</strong>vasa da tavoli e gente festante. Vorrebbe fare subito<br />
retromarcia, ma lo spazio non è sufficiente. Ed un omone poco avvezzo<br />
a giacca e cravatta - ma per l’occasione costretto ad <strong>in</strong>dossare entrambe<br />
- le si para già davanti al cofano. In una mano ha un bicchiere e nell’altro<br />
un bottiglione di v<strong>in</strong>o bianco.<br />
«Non preoccupatevi, ho solo sbagliato strada - si giustifica <strong>la</strong> poliziotta,<br />
accennando a scendere e portando <strong>la</strong> mano al dist<strong>in</strong>tivo - sono un<br />
commissario di polizia, non un <strong>la</strong>dro».<br />
L’uomo <strong>la</strong> guarda per un istante serissimo e poi scoppia a ridere.<br />
«Commissario? Sbagliato strada? Polizia?».<br />
E giù un’altra risata.<br />
E’ straniero, riflette Eu<strong>la</strong>lia. Straniero e un po’ ubriaco.<br />
«Questa è <strong>la</strong> nostra festa di nozze... di nostra bel<strong>la</strong> figlia grande Zaira -<br />
sbotta d’improvviso l’omone, mentre altre persone si avvic<strong>in</strong>ano all’auto<br />
- vieni anche tu a bere un bicchiere di v<strong>in</strong>o e mangiare una fetta di torta!<br />
Vieni, commissario che ha sbagliato strada».<br />
E giù un’altra sonora risata.<br />
Eu<strong>la</strong>lia non sa che fare. Vorrebbe andarsene, si sente a disagio, ma<br />
d’improvviso davanti all’auto ecco tanta altra gente festante e... una<br />
visione <strong>in</strong> bianco. Una ragazza <strong>in</strong> abito da sposa, molto alta, i lunghi<br />
capelli castani che tracimano dal velo, gli occhi verdi. La guarda dolcissima<br />
e le porge un bicchiere di v<strong>in</strong>o. «Venga a br<strong>in</strong>dare al mio matrimonio -<br />
dice - <strong>la</strong> prego, porta fortuna br<strong>in</strong>dare con una sposa, non lo sa? Scenda<br />
dall’auto, venga a fare festa con noi».<br />
E <strong>in</strong> un istante Eu<strong>la</strong>lia ha già deciso. Non chiude nemmeno l’auto. Porge<br />
<strong>la</strong> mano all’omone che glie<strong>la</strong> offre per guidar<strong>la</strong> e mezzo m<strong>in</strong>uto dopo è<br />
seduta accanto agli sposi.<br />
«Questa è nostra grande amica ... » scherza con voce da vecchio baritono<br />
il padre del<strong>la</strong> sposa.<br />
«Eu<strong>la</strong>lia» si presenta lei, con un filo di voce.<br />
«Iu<strong>la</strong>lia» ripete come uno speaker il padrone di casa facendo partire un<br />
app<strong>la</strong>uso e subito dopo un br<strong>in</strong>disi che contagia tutta <strong>la</strong> tavo<strong>la</strong>ta.<br />
La poliziotta assapora il v<strong>in</strong>o bianco. Buono e schietto come <strong>la</strong> gente che<br />
lo produce. Pensa all’assurdità di trovarsi lì, al fatto che quel<strong>la</strong> gente<br />
nemmeno <strong>la</strong> conosce. «Sono s<strong>la</strong>vi - crede di <strong>in</strong>tuire forse z<strong>in</strong>gari, ma allora<br />
dove sono le roulotte? E poi non hanno i costumi dei Rom o dei S<strong>in</strong>ti». Ne<br />
ha visti tanti di quei matrimoni. Una volta ne ha perf<strong>in</strong>o <strong>in</strong>terrotto uno<br />
per arrestare lo sposo.<br />
«Siamo croati - le legge nel pensiero il padre del<strong>la</strong> sposa - siamo venuti <strong>in</strong><br />
Italia dieci anni fa, durante <strong>la</strong> guerra: io, mia moglie, i miei due figli, mia<br />
mamma e le mie due sorelle. Per nove anni io ho munto le mucche, ho<br />
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