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Giorgio Lambri L’osteria dei due gemelli<br />

viene <strong>in</strong>dicato come Sasso Grosso, è stato ribattezzato <strong>la</strong> Pietra del Sangue.<br />

Piero e Oreste non sono mai stati realmente <strong>in</strong>namorati o impegnati con<br />

le ragazze. Una matt<strong>in</strong>a, tre estati fa, Oreste perse <strong>la</strong> testa per una<br />

villeggiante <strong>in</strong>glese, capitata chissà come <strong>la</strong>ssù, ma <strong>la</strong> loro storia d’amore<br />

uni<strong>la</strong>terale, fatta di poche parole e un paio di fugaci sorrisi, durò un paio<br />

d’ore, il tempo che il marito - impegnato nel trekk<strong>in</strong>g con gli amici -<br />

raggiungesse <strong>la</strong> moglie per il pranzo.<br />

Piero, per <strong>la</strong> verità, ha anche creduto di potersi fidanzare. E’ accaduto<br />

molti anni fa. Si <strong>in</strong>namorò di una vedova parecchio più vecchia di lui, che<br />

viveva <strong>in</strong> un paese del versante ligure del<strong>la</strong> montagna. Una donnona<br />

energica e sorridente da cui andava due volte l’anno ad approvvigionarsi<br />

di un taumaturgico noc<strong>in</strong>o. Una sera <strong>la</strong> <strong>in</strong>vitò anche a bal<strong>la</strong>re, a una sagra<br />

sulle montagne. F<strong>in</strong>irono a far l’amore <strong>in</strong> casa di lei, <strong>in</strong> una stanza<br />

<strong>in</strong>teramente tappezzata da enormi foto del marito, defunto maresciallo<br />

del<strong>la</strong> Benemerita. Chi lo sa. Forse fu quell’eccessiva esibizione luttuosa<br />

o forse il fatto che a letto non era stato poi granché. Comunque Piero non<br />

si fece mai più vedere dal<strong>la</strong> signora Giglio<strong>la</strong> (si chiamava così) e r<strong>in</strong>unciò<br />

anche al suo prodigioso noc<strong>in</strong>o.<br />

Ecco, questa è l’Osteria dei Due Gemelli. Ed è evidente che <strong>la</strong> loro non<br />

sembrerebbe una storia partico<strong>la</strong>rmente <strong>in</strong>teressante, né ricca di colpi di<br />

scena. Le vite di Piero e Oreste sono quanto di più prevedibile si possa<br />

immag<strong>in</strong>are. La loro quotidianità non ha mai avuto nessun atteso o<br />

<strong>in</strong>aspettato fuori programma.<br />

Almeno f<strong>in</strong>o a ieri sera. Saranno state le otto e mezza, nessun cliente, un<br />

martedì come tanti. Fuori un temporale di quelli che sulle montagne<br />

sembrano presagio del<strong>la</strong> f<strong>in</strong>e del mondo. Tuoni impetuosi, fulm<strong>in</strong>i che<br />

sembrano - da un momento all’altro - dover <strong>in</strong>cenerire <strong>in</strong> un istante <strong>la</strong><br />

montagna. Piero che sbircia le curve nell’ormai imm<strong>in</strong>ente oscurità per<br />

vedere se i fari di qualche auto fanno capol<strong>in</strong>o e Oreste che sotto il portico<br />

del fienile rimesta un enorme pentolone di rame. Vuole a tutti i costi f<strong>in</strong>ire<br />

il suo <strong>la</strong>voro. Dentro bollono allegramente frattaglie, cotiche ed ogni parte<br />

meno nobile (non al pa<strong>la</strong>to) di un grosso maiale che i due gemelli hanno<br />

allevato per mesi con pazienza e che poche ore prima è f<strong>in</strong>ito sotto <strong>la</strong><br />

mannaia di un esperto norc<strong>in</strong>o fatto venire appositamente da Bobbio.<br />

Dal nul<strong>la</strong>, nel cortile, ha fatto improvvisamente capol<strong>in</strong>o quell’auto nera,<br />

silenziosa, con i f<strong>in</strong>estr<strong>in</strong>i oscurati perché nessuno potesse vedere dentro.<br />

Ed è sceso quel tipo con i lunghi capelli neri raccolti <strong>in</strong> un cod<strong>in</strong>o e lo<br />

sguardo duro, <strong>la</strong> camicia bianca aperta su una grande catena d’oro, una<br />

valigetta di pelle tenuta sotto il braccio.<br />

«Posso mangiare un pan<strong>in</strong>o? Dove siamo esattamente? Ma è possibile che<br />

il cellu<strong>la</strong>re non abbia neanche una tacca quassù? Quanto dista Genova?».<br />

Mille domande e un nervosismo crescente. Il telefon<strong>in</strong>o provato e riprovato,<br />

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