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Giorgio Lambri L’osteria dei due gemelli<br />

cogliere gli umori delle stagioni e del<strong>la</strong> natura. E così a settembre, quando<br />

<strong>la</strong> grande pianta di fichi che sfida <strong>la</strong> legge di gravità ed ogni logica botanica<br />

- abbarbicata su un costone di roccia accanto al<strong>la</strong> trattoria - si carica dei<br />

suoi profumati frutti, ecco che nel<strong>la</strong> carta compare un <strong>in</strong>edito piatto di<br />

fichi ripieni di gorgonzo<strong>la</strong> e miele di castagno, partorito chissà come dal<strong>la</strong><br />

fantasia di Oreste, che del<strong>la</strong> nouvelle cuis<strong>in</strong>e, di certo, non ha nemmeno<br />

mai sentito par<strong>la</strong>re. E quando nell’orticello i rami di menta diventano<br />

sempre più verdi e dotati, spunta una “trota al<strong>la</strong> salsa di menta” che<br />

farebbe <strong>la</strong> sua porca figura a qualsiasi importante concorso di cuc<strong>in</strong>a.<br />

Pietro è l’altro <strong>la</strong>to del<strong>la</strong> medaglia. Capace di dare anima al fantasioso<br />

prodigarsi del fratello con una meticolosa scelta dei v<strong>in</strong>i. Due: un rosso<br />

Amandor<strong>la</strong>to che spuma allegria e buoni propositi non appena disceso<br />

nello scodell<strong>in</strong>o e una Malvasia secca, fragrante e s<strong>in</strong>cera quanto una<br />

giovane contad<strong>in</strong>a il giorno del suo matrimonio. E’ Piero ad accogliere i<br />

clienti e a piazzarli ai tavoli (guai a chi tenta una scelta autonoma), a<br />

spiegare sommariamente i piatti del menu, a dispensare grappe e bargnol<strong>in</strong>i.<br />

Ma anche a rispondere alle più curiose richieste dei clienti: «Ma qui li fate<br />

quei gnocchetti di pasta con il sugo dei fagioli? Quelli con il nome strano»<br />

oppure: «Ma lo stracotto d’as<strong>in</strong>a non è un piatto tipico degli Abruzzi?».<br />

Da dietro <strong>la</strong> porta socchiusa Oreste ascolta curioso e <strong>in</strong> dialetto <strong>la</strong>scia<br />

partire commenti velenosi a voce neanche troppo bassa. Una volta, parecchi<br />

anni fa, un taxista mi<strong>la</strong>nese arrivato f<strong>in</strong> <strong>la</strong>ssù con l’auto di servizio e tutta<br />

<strong>la</strong> famiglia, sentì una di quelle battutacce evidentemente rivolta a sua<br />

moglie (che aveva malcautamente <strong>la</strong>mentato che <strong>la</strong> coppa era troppo<br />

grassa) e per poco non f<strong>in</strong>ì a sediate. Piero non disse nul<strong>la</strong> al fratello, ma<br />

il giorno dopo scese <strong>in</strong> città e da un ferramenta acquistò una serratura a<br />

scatto, da montare sul<strong>la</strong> porta del<strong>la</strong> cuc<strong>in</strong>a <strong>in</strong> modo che non potesse restare<br />

socchiusa.<br />

I due gemelli non sono né ricchi né poveri: <strong>la</strong> trattoria garantisce a entrambi<br />

una sopravvivenza più che dignitosa, mentre al resto del loro benessere<br />

provvede <strong>in</strong> natura il luogo strepitoso <strong>in</strong> cui vivono, tra le nuvole di una<br />

montagna, lontani da ogni contam<strong>in</strong>azione urbana.<br />

Accanto all’Osteria dei Due Gemelli, c’è una chiesetta, anch’essa affacciata<br />

sul<strong>la</strong> val<strong>la</strong>ta da un m<strong>in</strong>uscolo spicchio di roccia, che tutti chiamano <strong>la</strong><br />

Pietra del Sangue. Quel<strong>la</strong> chiesa era stata un tempo l’ultimo avamposto<br />

di una brigata di partigiani. Arroccati là dentro, una notte d’<strong>in</strong>verno,<br />

avevano vomitato rabbiosamente addosso al nemico dalle f<strong>in</strong>estre proiettili,<br />

panche, <strong>in</strong>g<strong>in</strong>occhiatoi. Perf<strong>in</strong>o una statua di San Giuseppe. Ma poi gli<br />

“altri” avevano raggiunto <strong>la</strong> vetta. Erano entrati nel<strong>la</strong> chiesetta sparando<br />

all’impazzata e poi avevano gettato tutti i corpi (molti dei quali ancora<br />

vivi) giù dal<strong>la</strong> rupe. Nel Trebbia gelido. E sulle rocce era rimasto il sangue<br />

di quei dodici giovani patrioti. Ecco perché quel monte, che sulle mappe<br />

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