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università degli studi di napoli federico ii dottorato di ricerca in ...

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Creticum Silanum, per adf<strong>in</strong>itatem conexum Germanico (…), praefeceratque Cn.<br />

Pisonem (…) 288 . Ora, per quanto riguarda la presunta funzione <strong>di</strong> ostacolo a<br />

Germanico che Pisone avrebbe dovuto svolgere, Tacito si limita a ricordare che<br />

secondo alcuni Tiberio gli aveva affidato occulti <strong>in</strong>carichi 289 , dunque non afferma,<br />

come d’altronde non farà mai altrove, che <strong>di</strong>etro la morte cui Germanico sarebbe <strong>di</strong><br />

lì a poco andato <strong>in</strong>contro potessero essere scorte le mani assass<strong>in</strong>e <strong>di</strong> Pisone 290 o,<br />

ad<strong>di</strong>rittura, le mani complici <strong>di</strong> Tiberio. Eppure, a mio avviso, Tacito ha già<br />

<strong>in</strong>iziato quello che <strong>di</strong>rei “un processo <strong>di</strong> espressione parcellizzata” del proprio<br />

pensiero, ha già <strong>in</strong>iziato, cioè, a fornire le tessere <strong>di</strong> un puzzle che si potrà e dovrà<br />

poi, più avanti nel racconto, ricomporre, così facendo comprendere cosa<br />

effettivamente lo storico pensasse <strong>di</strong> Tiberio <strong>in</strong> relazione alla f<strong>in</strong>e <strong>di</strong> Germanico.<br />

La prima tessera, che <strong>di</strong>versamente dalle altre non è criptica né allusiva, bensì<br />

chiara ed esplicita, è rappresentata naturalmente dal citato II 5, 1; più affasc<strong>in</strong>ante,<br />

perché più sfuggente, è a mio avviso la seconda tessera, il secondo momento dell’<br />

«espressione parcellizzata»: mi riferisco al sed che non a caso ho sottol<strong>in</strong>eato<br />

riportando il testo <strong>di</strong> II 43, 2. Tacito ha posto l’accento sulla natura<br />

straor<strong>di</strong>nariamente estesa e s<strong>in</strong>golare dell’imperium <strong>di</strong> cui Tiberio aveva <strong>in</strong>vestito<br />

Germanico, così, ad un tempo, tributandogli un grande onore, e garantendolo,<br />

almeno <strong>in</strong> apparenza, da ogni eventuale e possibile m<strong>in</strong>accia. Ora, pur se, ripeto,<br />

sui veri motivi della scelta <strong>di</strong> Pisone Tacito non offre certezza alcuna, la effettiva<br />

<strong>di</strong>rezione cui tende l’adozione <strong>di</strong> tale misura può essere rivelata proprio da quanto<br />

288 Ann. II 43, 2.<br />

289 Ann. II 43, 4, cre<strong>di</strong>dere quidam data et a Tiberio occulta mandata. Ma sul luogo, e sulla forza <strong>di</strong> verità <strong>di</strong> cui mi<br />

sembra portatore, al <strong>di</strong> là della lettera testuale, quel cre<strong>di</strong>dere quidam, cfr. <strong>in</strong>fra.<br />

290 Come rimarca, tra gli altri, F.R.D. GOODYEAR, The Annals of Tacitus, cit., vol. II, p. 409, Tacito a II 69, 3 parla,<br />

per Germanico morente, <strong>di</strong> vis morbi, così <strong>di</strong> fatto allontanando, almeno <strong>in</strong> apparenza, l’ipotesi dell’avvelenamento.<br />

Ma perché poi, mi chiedo, dopo poco (II 70, 1) l’autore <strong>di</strong>ce lenta videri veneficia? A chi sembrava lenta, troppo<br />

lenta, l’azione del veleno? Evidentemente, a chi o<strong>di</strong>ava Germanico, a Pisone ed ai suoi; e chi, meglio <strong>di</strong> costoro,<br />

poteva sapere se effettivamente Germanico se ne stesse andando per morte naturale o per avvelenamento? Ma allora,<br />

cosa emerge dal racconto <strong>di</strong> Tacito? Vi fu o meno il veneficio? Come spesso vedremo accadere, lo storico oscilla,<br />

<strong>di</strong>ce e non <strong>di</strong>ce, afferma tutto ed il suo esatto contrario: quel che è certo, però, è che una pat<strong>in</strong>a <strong>di</strong> sospetto, questa sì,<br />

ed anche spessa, la stende (assai <strong>di</strong>versamente, per esempio, da Dione, che presenta il veneficio come sicura causa<br />

del decesso: cfr. LVII 18, 9). In ogni caso, sulla questione dell’avvelenamento <strong>in</strong> Tacito, ma anche nelle altre fonti,<br />

cfr. ancora l’ottimo lavoro <strong>di</strong> A. DE VIVO, Le parole ambigue della storia…, pp. 73 ss.<br />

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