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università degli studi di napoli federico ii dottorato di ricerca in ...

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Tiberio guardava sempre con sospetto anche le più semplici ed <strong>in</strong>nocue 256 decisioni<br />

del nipote, quale poteva essere quella <strong>di</strong> onorare con un tumulo la memoria delle<br />

vittime della clades Variana 257 . Proprio a causa del timore che provava, Tiberio<br />

assunse sempre, stando al testo <strong>di</strong> Tacito (e qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, presumibilmente, della sua<br />

fonte, o delle sue fonti), un atteggiamento <strong>di</strong> forte conflittualità, <strong>di</strong> malcelata<br />

ostilità verso Germanico, sicché non sarà sorprendente leggere gnaris omnibus<br />

laetam Tiberio Germanici mortem male <strong>di</strong>ssimulari 258 , o che l’imperatore<br />

Germanici mortem <strong>in</strong>ter prospera ducebat 259 ; ma Tacito va oltre, evidenziando un<br />

o<strong>di</strong>o ed un’avversione che sopravvivono all’exitus del condottiero, come mostrano<br />

alcuni luoghi che passo ora ad esam<strong>in</strong>are.<br />

A II 83, 3 appren<strong>di</strong>amo che il senato aveva proposto la de<strong>di</strong>ca al defunto <strong>di</strong><br />

una colossale imago clipeata <strong>in</strong> oro, da collocarsi fra i ritratti <strong>degli</strong> oratori; ebbene,<br />

lo storico ha sospeso il resoconto <strong>degli</strong> onori effettivamente concessi a<br />

Germanico 260 per aprire un significativo squarcio su questa proposta e sul rifiuto<br />

256 «Innocue», naturalmente, nell'ottica delle lotte per il potere.<br />

257 Cfr. Ann. I 62, 2, quod Tiberio haud probatum, seu cuncta Germanici <strong>in</strong> deterius trahenti (...). Va però rilevato<br />

che, come sottol<strong>in</strong>ea ad esempio D.C.A. SHOTTER, Tacitus, Tiberius and …, cit., p. 202, leggendo Tacito il biasimo<br />

dell’imperatore per l’atto compiuto da Germanico si può anche, più semplicemente, attribuire alla consapevolezza<br />

(ovviamente presente ad un uomo <strong>di</strong> «long experience of army command») dell’impatto devastante e demotivante<br />

che la sepoltura dei caduti avrebbe potuto avere sui soldati romani, nonché alla «his (<strong>di</strong> Tiberio) own religious and<br />

superstitious nature» (con s<strong>in</strong>golare semplificazione, il problema del morale dei soldati rappresenta l’unico motivo<br />

per cui «Tiberius <strong>di</strong>sapproved» secondo H.W. BENARIO, An Introduction to Tacitus, Athens 1975, p. 113). Vorrei<br />

fare ora una considerazione che può dare una prima idea delle <strong>di</strong>fferenze che rispetto a Tacito costantemente<br />

troveremo guardando a Svetonio ed a Cassio Dione. Entrambi questi due scrittori riportano, naturalmente, la notizia<br />

del pietoso gesto <strong>di</strong> Germanico, rispettivamente a Cal. 3 ed a LVII 18, 1: nessuno <strong>di</strong> loro, però, accenna alla<br />

reazione <strong>di</strong> Tiberio. Benché siano forse entrambi più marcatamente elogiativi <strong>di</strong> Tacito nei confronti <strong>di</strong> Germanico,<br />

Svetonio e Dione verisimilmente non sentono <strong>di</strong> poter qui cogliere una significativa occasione per evidenziare<br />

l’avversione del pr<strong>in</strong>cipe nei confronti del figlio adottivo; Tacito, <strong>in</strong>vece, sta mettendo <strong>in</strong> atto una complessa<br />

manovra <strong>di</strong> progressiva ed allusiva def<strong>in</strong>izione del ritratto dell’<strong>in</strong>imicus Germanici, e qu<strong>in</strong><strong>di</strong> non si lascia sfuggire<br />

l’opportunità <strong>di</strong> apportarvi un’ulteriore pennellata, anche a costo <strong>di</strong> forzare la realtà storica, che forse potè presentare<br />

un Tiberio non del tutto ostile e contrario al gesto <strong>di</strong> Germanico, come lascerebbero quanto meno sospettare i silenzi<br />

del biografo lat<strong>in</strong>o e dello storico greco (ed <strong>in</strong> ogni caso, si è visto che Tiberio avrebbe avuto vali<strong>di</strong> motivi per<br />

reagire con <strong>di</strong>sappunto).<br />

258 Cfr. Ann. III 2, 3.<br />

259 Cfr. Ann. IV 1, 1. Mi riesce <strong>di</strong>fficile concordare con Z. YAVETZ, Tiberio, dalla f<strong>in</strong>zione..., cit., p. 27, quando<br />

sostiene, come ho già lasciato <strong>in</strong>tendere, che si tratti solo <strong>di</strong> una «frase cursoria. In ogni caso, cfr. Dio LVII 18, 6<br />

dove si <strong>di</strong>ce che, morto Germanico, o| meèn Tibeériov kaiè h| Liouiéa paénu h$sjhsan. Tacito accenna, more<br />

solito <strong>in</strong><strong>di</strong>rettamente ed <strong>in</strong> modo alquanto criptico, alla gioia <strong>di</strong> Livia e <strong>di</strong> Tiberio, attraverso le parole che egli<br />

riferisce rivolte da Domizio Celere a Pisone <strong>in</strong> Ann. II 77, 3: est tibi Augustae conscientia, est Caesaris favor, sed <strong>in</strong><br />

occulto; et perisse Germanicum nulli iactantius maerent quam qui maxime laetantur (sull’allocuzione <strong>di</strong> Domizio<br />

Celere, fra l’altro, cfr. <strong>in</strong>fra). Non<strong>di</strong>meno, credo che la lettura dei due luoghi appena citati – III 2, 3 e IV 1, 1 – valga<br />

più <strong>di</strong> qualsiasi commento.<br />

260 Cfr. Ann. II 83, 1-3, <strong>di</strong> cui è opportuno riportare il testo: honores (…) reperti decretique: ut nomen eius Saliari<br />

carm<strong>in</strong>e caneretur; sedes curules sacerdotum Augustalium locis superque eas querceae coronae statuerentur; ludos<br />

circenses eburna effigies praeiret; neve quis flamen aut augur <strong>in</strong> locum Germanici nisi gentis Iuliae crearetur.<br />

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