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università degli studi di napoli federico ii dottorato di ricerca in ...

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non <strong>di</strong>versa da quelle a cui pervengono tutte le relazioni <strong>in</strong>terpersonali che gli<br />

Annales presentano improntate alla caritas: un dest<strong>in</strong>o <strong>di</strong> morte riservato ad uno<br />

<strong>degli</strong> <strong>in</strong><strong>di</strong>vidui <strong>in</strong> gioco.<br />

Un’ultima osservazione. Tacito, si è visto, riesce a potenziare un sostantivo<br />

con più livelli <strong>di</strong> senso, anzi, fatto ancora più rilevante, crea attraverso la totalità<br />

della sua <strong>ricerca</strong> storiografica sui sovrani giulio-clau<strong>di</strong>, quale essa ci è giunta, una<br />

fitta rete <strong>di</strong> corrispondenze ed allusioni, una serie <strong>di</strong> richiami, un sistema <strong>di</strong><br />

convergenze <strong>di</strong> significato, il tutto ruotante attorno alla doppia valenza 207 da<br />

attribuirsi alle occorrenze del term<strong>in</strong>e caritas negli Annales. Ora, il Bolelli 208 , <strong>in</strong><br />

uno <strong>stu<strong>di</strong></strong>o attento e puntuale <strong>di</strong> questo sostantivo, parte dalla sua derivazione da<br />

carus 209 , cui si devono attribuire, dopo quello fondamentale <strong>di</strong> “qualcosa «<strong>di</strong> cui si<br />

sente la mancanza»”, i due significati <strong>di</strong> «costoso» e «<strong>di</strong>letto»; lo <strong>stu<strong>di</strong></strong>oso, poi,<br />

osserva come proprio da questa seconda accezione <strong>di</strong>scenda caritas 210 , col senso <strong>di</strong><br />

«amore», «affetto». Lo spunto più <strong>in</strong>teressante, e più utile per cogliere la rilevanza<br />

della scelta lessicale <strong>di</strong> Tacito, è relativo al valore profondo che bisogna conferire a<br />

tale significato 211 <strong>di</strong> caritas: «un sentimento esclusivamente nobile ed elevato, e<br />

frutto non solo dell’<strong>in</strong>cl<strong>in</strong>azione naturale, ma <strong>di</strong> nobili pensieri, e il suo soggetto<br />

non può che essere buono» 212 . Non sfuggirà all’<strong>in</strong>terprete quanto ancor più arguta e<br />

sapiente risulti l’operazione lessicale compiuta da Tacito, ove si pensi che egli usa,<br />

come parola-chiave per l’<strong>in</strong>terpretazione <strong>di</strong> un universo toto coelo negativo<br />

(l’allusione, <strong>in</strong> fondo, va sempre a persone dest<strong>in</strong>ate a morire prematuramente o ad<br />

essere rov<strong>in</strong>ate), un term<strong>in</strong>e <strong>di</strong> valore semantico fondamentalmente positivo:<br />

l’effetto <strong>di</strong> “straniamento” che si viene a determ<strong>in</strong>are <strong>in</strong> conseguenza dell’ironia,<br />

207<br />

Quella più perspicua, <strong>di</strong> segno positivo, e quella recon<strong>di</strong>ta, negativa, il “prelu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> morte”.<br />

208<br />

Mi riferisco al già citato contributo <strong>di</strong> T. BOLELLI, Caritas. Storia…, cit.<br />

209<br />

Come già precedentemente sostenuto da A. ERNOUT – A. MEILLET, Dictionnaire étymologique de la langue<br />

lat<strong>in</strong>e, Paris 1985 4 , p. 102.<br />

210<br />

Il Bolelli, <strong>in</strong>vero, considera opportuno stabilire per carus (e per caritas), una relazione <strong>di</strong> significato anche col<br />

verbo carere: «se si accetta il rapporto <strong>di</strong> cārus con căreo (…) si dà una molto maggior chiarezza semantica a cārus<br />

e a cāritas (…)» (p. 122). Precedentemente, A. ERNOUT – A. MEILLET, Dictionnaire…, cit., p. 102, avevano<br />

affermato che l’accostamento dell’aggettivo al verbo potesse avvenire per effetto <strong>di</strong> una «etimologia popolare».<br />

211<br />

Non è certamente l’unico significato possibile: la caritas, si sa, è anche la «carestia» o, ancora, l’«alto prezzo».<br />

212<br />

T. BOLELLI, Caritas. Storia…, cit., p. 128. A riprova <strong>di</strong> quanto sostiene, l’autore ricorda (p. 129) che fu proprio<br />

caritas il term<strong>in</strong>e a cui il lat<strong>in</strong>o cristiano demandò il compito <strong>di</strong> rendere quanto espresso dal greco a\gaéph.<br />

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