Cap. II Tacito, Tiberio, Seiano: ironia tragica. 45
All’<strong>in</strong>izio del IV libro Ab excessu <strong>di</strong>ui Augusti Tacito annuncia la terribile svolta <strong>in</strong> negativo 122 registratasi nel comportamento <strong>di</strong> Tiberio a partire dall’anno 23 d. C. 123 Il successore <strong>di</strong> Augusto, <strong>di</strong>fatti, mostrò progressivamente la propria vera natura, f<strong>in</strong>o a dare libero sfogo alla sent<strong>in</strong>a <strong>di</strong> vizi, depravazioni, turpitu<strong>di</strong>ni, che era nell’animo suo 124 : e ciò avvenne dapprima a Roma, poi, con più <strong>in</strong>tense e più fosche modalità, nella solitu<strong>di</strong>ne del volontario 125 esilio <strong>di</strong> Capri, ma sempre 122 Cfr. R. SYME, Tacito, cit., vol. I, p. 547, n. 2: «La frattura tra due momenti contrastanti che la tra<strong>di</strong>zione afferma a proposito del regno <strong>di</strong> ogni imperatore potrebbe sembrare sospetta e artificiosa. Eppure corrisponde a fatti reali. Tacito aveva sott’occhio, <strong>in</strong>oltre, l’esperienza <strong>di</strong> Domiziano, ed avrebbe presto scoperto che il regno <strong>di</strong> Augusto poteva facilmente <strong>di</strong>vidersi <strong>in</strong> due metà così caratterizzate». Riguardo poi alla «frattura», cfr. anche la nota successiva. 123 Cfr. IV 1, 1, […] (Tiberio) coepit saevire ipse aut saevientibus vires praebere, e IV 6, 1, Tiberio mutati <strong>in</strong> deterius pr<strong>in</strong>cipatus <strong>in</strong>itium ille annus attulit. Svetonio, dal canto suo, mostra una certa oscillazione tra il 27, l'anno del ritiro a Capri (Tib. 42), ed il 31, co<strong>in</strong>cidente con la morte <strong>di</strong> Seiano (ibid. 61). Inf<strong>in</strong>e, Cassio Dione (LVII 7, 1; 13, 6; 19, 1) ritiene che il vero spartiacque tra la stagione positiva e quella negativa del regno <strong>di</strong> Tiberio vada r<strong>in</strong>venuto nella morte <strong>di</strong> Germanico. F<strong>in</strong>o a quando Germanico visse, Tiberio agì ottimamente <strong>in</strong> svariati ambiti; con la morte del figlio adottivo, osserva lo storico greco, al pr<strong>in</strong>ceps venne meno l’avversario, e con lui il bisogno <strong>di</strong> celare la propria viziosa natura, cui così poté com<strong>in</strong>ciare a sciogliere le briglie. Ciò detto, potrebbe essere <strong>in</strong>teressante fare un’osservazione. Come sottol<strong>in</strong>eerò più avanti, Dione (LVII 4, 1) presenta la paura come lo stato d’animo con cui Tiberio si rapportò a Germanico, e Tacito, nel parlare della relazione del pr<strong>in</strong>ceps con Seiano, <strong>di</strong>ce che egli lo amò o lo temette (<strong>di</strong>lexit timuitve); ora, non irrilevante potrebbe essere il fatto che ambedue gli storici <strong>in</strong><strong>di</strong>vidu<strong>in</strong>o nella paura la chiave <strong>in</strong>terpretativa del rapporto <strong>in</strong>trattenuto da Tiberio con colui che ciascuno <strong>di</strong> loro <strong>in</strong>veste, <strong>in</strong> un modo o nell’altro, del ruolo <strong>di</strong> spartiacque tra le due fasi del regno tiberiano. Ancora, per quanto concerne l’attacco della narrazione <strong>di</strong> Tacito, che rammenta al lettore <strong>di</strong> essere oramai giunto al nonus Tiberio annus, R. MARTIN, Structure and <strong>in</strong>terpretation <strong>in</strong> the «Annals» of Tacitus, «ANRW» II 33.2, pp. 1500-81 (part., p. 1505) acutamente nota che con l’uso <strong>di</strong> una determ<strong>in</strong>azione cronologica legata agli anni <strong>di</strong> regno del pr<strong>in</strong>ceps, affiancata, qui, alla menzione dei consoli eponimi, Tacito verrebbe a creare un gioco, una tensione fra tratti monarchici e strutture repubblicane, quello che poi potrebbe <strong>in</strong> ultima analisi <strong>di</strong>rsi per Mart<strong>in</strong> il vero e proprio filo conduttore <strong>degli</strong> Annales. 124 Questa, naturalmente, l’immag<strong>in</strong>e che Tacito vuol creare (Ann. IV 57, 1, e soprattutto VI 1, 1-2). Non manca chi ritenga che il Tiberio storico potè essere, almeno <strong>in</strong> parte, <strong>di</strong>verso dal “mostro” tacitiano: su questa posizione, per esempio, si attestano nei loro <strong>stu<strong>di</strong></strong> D.C.A. SHOTTER, Tiberio Cesare…, cit. e, come già sottol<strong>in</strong>eato, lo YAVETZ, Tiberio, dalla f<strong>in</strong>zione..., cit.; lo stesso L. LENAZ, <strong>in</strong> Tacito, cit., pp. 1217 s., ricorda come il quadro <strong>di</strong> perversione totale del<strong>in</strong>eato da Tacito, e simile a quello <strong>di</strong> Suet. Tib. 43-44, non trova corrispondenza <strong>in</strong> alcuno scrittore del I secolo (Filone Alessandr<strong>in</strong>o, Seneca, Pl<strong>in</strong>io), né vi accennano Giuseppe Flavio, Giovenale e Plutarco. Secondo Lenaz, «Tacito e Svetonio att<strong>in</strong>gevano evidentemente a qualche chronique scandaleuse che riportava le accuse consuete nelle polemiche personali <strong>degli</strong> antichi». 125 Ann. IV 57, 1. Tacito <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> avere <strong>in</strong> un primo momento attribuito la partenza <strong>di</strong> Tiberio alle Seiani artes, anche perché <strong>in</strong><strong>di</strong>rizzato verso tale op<strong>in</strong>ione dalla testimonianza <strong>di</strong> moltissimi scrittori. Poi però precisa: quia tamen caede eius (<strong>di</strong> Seiano) patrata sex postea annos pari secreto coniunxit (Tiberio), plerumque permoveor num ad ipsum referri verius sit, saevitiam ac libi<strong>di</strong>nem cum factis promeret, locis occultantem. Nel paragrafo 3, comunque, non manca <strong>di</strong> citare l’ipotesi, che anche Svetonio (Tib. 51) presenta come tale e a cui <strong>in</strong>vece Dione conferisce i crismi <strong>di</strong> un dato <strong>di</strong> fatto (LVII 12, 6), secondo cui Tiberio si sarebbe autoesiliato a Capri per sottrarsi alla sempre più <strong>in</strong>gombrante ed <strong>in</strong>sopportabile presenza <strong>di</strong> Livia (più avanti mostrerò come sia forse opportuno ritenere che, alla stessa stregua <strong>di</strong> ciò che si è appena visto per Dione, anche Tacito veda nella volontà <strong>di</strong> star lontano da Livia il vero motivo del secessus tiberiano). Interessante, <strong>in</strong> ogni caso, la posizione <strong>di</strong> D.C.A. SHOTTER, Tacitus, Annals IV, cit., p. 18 dell'Introduzione, secondo cui il ritiro a Capri costituì <strong>in</strong> realtà «a physical enactment of the isolation which Tiberius already felt». Personalmente, credo che l’<strong>in</strong>flusso <strong>di</strong> Livia non impe<strong>di</strong>sca <strong>di</strong> parlare <strong>di</strong> esilio volontario, scelta, questa, non nuova per chi si era spontaneamente ritirato a Ro<strong>di</strong> dal 6 a. C. al 2 d. C. Dal punto <strong>di</strong> vista puramente storico, poi, mi sembra con<strong>di</strong>visibile quanto sostiene A. GARZETTI, From Tiberius to the Anton<strong>in</strong>es. A History of the Roman Empire AD 14-192, London 1974 (ed. rived. ed ampl. dell’ed. italiana, Bologna 1960), p. 57, conv<strong>in</strong>to che l’abbandono <strong>di</strong> Roma per il buen retiro isolano da parte <strong>di</strong> Tiberio costituì «un errore fatale» per le conseguenze che esso ebbe sulla vita politica dell’impero. 46
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