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università degli studi di napoli federico ii dottorato di ricerca in ...

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determ<strong>in</strong>ante, a partire da un <strong>in</strong>gresso <strong>in</strong> scena che si compie nel nome <strong>di</strong> un<br />

fac<strong>in</strong>us, <strong>di</strong> uno o più atti primi. E, per conseguenza, credo si possa ritenere che la<br />

<strong>in</strong>terpretazione da me proposta del significato sotteso al fac<strong>in</strong>us <strong>di</strong> I 6, 1 risulti<br />

corroborata dal supporto <strong>di</strong> questa significativa simmetria.<br />

Al term<strong>in</strong>e della mia breve analisi, nata dall’esigenza <strong>di</strong> non fermarmi alla<br />

banalizzante lettura del fac<strong>in</strong>us <strong>di</strong> I 6, 1 come semplice vox me<strong>di</strong>a, e compiuta<br />

attraverso un <strong>in</strong>tenso scavo del testo tacitiano, delle sue parole, vorrei citare quanto<br />

osserva quel R. Syme che resta sempre un punto <strong>di</strong> riferimento impresc<strong>in</strong><strong>di</strong>bile per<br />

chiunque <strong>stu<strong>di</strong></strong> Tacito: «fare attenzione alle parole, non significa trascurare i<br />

fatti» 111 . Ed è questo, <strong>in</strong> fondo, ciò che ho cercato <strong>di</strong> realizzare. Attraverso la<br />

lettura del testo <strong>di</strong> Tacito ho per l’appunto provato ad occuparmi <strong>di</strong> due “fatti”: due<br />

fatti non storici, certo, perché non ho affrontato la questione relativa al nome del<br />

mandante o dei mandanti dell’assass<strong>in</strong>io <strong>di</strong> Agrippa Postumo (questione per la<br />

quale rimando ancora una volta all’Appen<strong>di</strong>ce). Piuttosto, la mia attenzione è stata<br />

rivolta ad un fatto “ideologico” e ad uno “letterario”. Il fatto “ideologico” su cui<br />

spero <strong>di</strong> aver portato luce, è l’<strong>in</strong>terpretazione che l’<strong>in</strong>tellettuale Tacito <strong>di</strong>ede del<br />

pr<strong>in</strong>cipato come istituzione (esso si afferma pienamente con Tiberio e con la<br />

trasmissione ere<strong>di</strong>taria familiare del potere), del pr<strong>in</strong>cipato tiberiano (primo vero<br />

pr<strong>in</strong>cipatus, prima trasformazione della res publica <strong>in</strong> res privata), del rapporto tra<br />

il pr<strong>in</strong>cipato ed il potere (il primo controlla e mantiene il secondo essenzialmente<br />

tramite la violenza). Il fatto “letterario” da me <strong>in</strong>dagato, <strong>in</strong>vece, è la straor<strong>di</strong>naria<br />

capacità che l’autore <strong>degli</strong> Annales mostra <strong>di</strong> sfruttare una parola <strong>in</strong> tutte le sue<br />

potenzialità semantiche, ed anzi <strong>di</strong> conferirgliene <strong>di</strong> nuove attraverso l’uso ed il<br />

riuso <strong>di</strong> essa, attraverso la def<strong>in</strong>izione <strong>di</strong> strutture espressive “tipiche”, attraverso la<br />

elaborazione <strong>di</strong> una norma e lo scarto rispetto ad essa. Basta <strong>in</strong>fatti uno<br />

spostamento da ciò che <strong>di</strong>verrà poi prassi s<strong>in</strong>tattica usuale, una variazione, anche<br />

piccola, da quel che si farà tendenza lessicale, perché il term<strong>in</strong>e o il luogo attorno a<br />

cui lo spostamento e la variazione avvengono si carich<strong>in</strong>o <strong>di</strong> una valenza e <strong>di</strong> una<br />

111 Cfr. R. SYME, Tacito, cit., vol. II, p. 955.<br />

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