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università degli studi di napoli federico ii dottorato di ricerca in ...

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come ho già avuto modo <strong>di</strong> sottol<strong>in</strong>eare, è evidente che fac<strong>in</strong>us e caedes siano tra<br />

loro strettamente complementari, <strong>in</strong> quanto è appunto la comparsa <strong>di</strong> caedes a<br />

precisare poi sotto qual segno si sia <strong>in</strong>augurata la nuova stagione storico-politica <strong>di</strong><br />

Roma. Ed anzi, a questo punto, essendo stato s<strong>in</strong> dall’<strong>in</strong>izio chiarito che tipo <strong>di</strong> aria<br />

si sarebbe respirata sotto i nuovi signori, essendo stata cioè rivelata la vera costante<br />

della storia del pr<strong>in</strong>cipato – l’omici<strong>di</strong>o politico, l’elim<strong>in</strong>azione del rivale; a questo<br />

punto, <strong>di</strong>cevo, su queste basi, non sarà neppure sorprendente scoprire come, anche<br />

nell’unico altro exor<strong>di</strong>um regni pervenutoci della ricostruzione tacitiana, tutto <strong>in</strong>izi<br />

con una mors preparata contro qualcuno, dunque con un omici<strong>di</strong>o, un omici<strong>di</strong>o<br />

preme<strong>di</strong>tato. In fondo, chi guardasse <strong>in</strong><strong>di</strong>etro, alle orig<strong>in</strong>i dell’età giulio-clau<strong>di</strong>a,<br />

conoscendo il modo <strong>in</strong> cui essa era nata, non avrebbe forse potuto aspettarsi<br />

qualcosa <strong>di</strong> <strong>di</strong>verso da una mors 99 come atto <strong>in</strong>augurale dell’ultima fase <strong>di</strong> detta<br />

età; <strong>in</strong> tal maniera lo storico istituisce pure, proprio attraverso il nesso prima mors<br />

<strong>di</strong> XIII 1, 1, che palesemente richiama il primum fac<strong>in</strong>us <strong>di</strong> I 6, 1 – il quale fu a sua<br />

volta, come si è sottol<strong>in</strong>eato anche una caedes –, una fortissima relazione <strong>di</strong><br />

contiguità e, soprattutto, <strong>di</strong> cont<strong>in</strong>uità almeno tra la prima e l’ultima delle quattro<br />

tappe che egli percorre nei libri ab excessu <strong>di</strong>vi Augusti 100 . All’attacco <strong>di</strong> I 6, 1,<br />

99 Jacquel<strong>in</strong>e MANESSY-GUITTON, Fac<strong>in</strong>us et les substantifs neutres…, cit., pp. 51-54, <strong>di</strong>mostra che, nel lat<strong>in</strong>o<br />

letterario dei secoli III-I a. C., fac<strong>in</strong>us designerebbe tanto un’azione lodevole quanto una criticabile (p. 51), spesso<br />

un atto deliberato, pianificato (p. 52), sottoposto, <strong>in</strong> qualche modo, ad un giu<strong>di</strong>zio – <strong>di</strong>versamente da quanto accade<br />

per factum – (ibid.); un atto che va al <strong>di</strong> fuori dell’or<strong>di</strong>nario (ibid.), rischioso e perciò compiuto con una certa dose <strong>di</strong><br />

audacia (ibid.), spesso, senza implicazioni negative, un atto che semplicemente sorprende (p. 53), <strong>di</strong>fforme<br />

dall’or<strong>di</strong>ne abituale delle cose e delle leggi umane e <strong>di</strong>v<strong>in</strong>e (p. 54). Ora, <strong>di</strong>rei che molto <strong>di</strong> ciò fu l’atto <strong>in</strong>augurale<br />

del pr<strong>in</strong>cipato a trasmissione ere<strong>di</strong>taria del potere, l’omici<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Agrippa Postumo; il fatto che poi per la morte <strong>di</strong> G.<br />

Silano non si parli <strong>di</strong> fac<strong>in</strong>us può forse costituire la prova che a I 6, 1 Tacito aveva adoperato il sostantivo <strong>in</strong> tutta la<br />

sua valenza profonda, qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, anche, <strong>in</strong>tendendo riferirsi ad un atto che andava fuori dell’abituale. Dal momento che,<br />

al tempo dell’avvento al potere <strong>di</strong> Nerone, l’assass<strong>in</strong>io commesso o commissionato dai regnanti era <strong>di</strong>ventato<br />

qualcosa <strong>di</strong> assolutamente normale, ed anzi aveva accompagnato la nascita <strong>di</strong> quello stesso potere, ecco che lo<br />

storico sente forse che parlare <strong>di</strong> fac<strong>in</strong>us, per tali situazioni, è ad<strong>di</strong>rittura impossibile, perché improprio:<br />

nell’uccidere un aemulus, più o meno pericoloso, poco importa, non c’è nulla <strong>di</strong> nuovo, nulla <strong>di</strong> extra-or<strong>di</strong>nario, è<br />

tutto normale. Con<strong>di</strong>vido dunque <strong>in</strong> pieno la posizione assunta, come da numerosi altri <strong>in</strong>terpreti, da R. SYME,<br />

Tacito, cit., vol. I, p. 404, secondo il quale Tacito <strong>in</strong>siste sull’episo<strong>di</strong>o della morte <strong>di</strong> Agrippa Postumo, poi anche<br />

richiamandolo a <strong>di</strong>stanza quando narra l’alba del regno <strong>di</strong> Nerone, perché vuole enfatizzare «i delitti <strong>di</strong>nastici e la<br />

politica segreta quali fatti dom<strong>in</strong>anti nel pr<strong>in</strong>cipato». Sulla stessa l<strong>in</strong>ea si pone C. FORMICOLA, I rumores<br />

nell’esade…, cit., p. 49, il quale ritiene che Tacito avesse <strong>in</strong>tenzionalmente veicolato un significativo messaggio:<br />

«come delitti <strong>in</strong>augurarono l’esperienza imperiale <strong>di</strong> quasi tutti gli imperatori oggetto della sua narrazione storica<br />

precedente (…) così sangue aveva macchiato l’<strong>in</strong>augurato regno <strong>di</strong> Tiberio, e <strong>di</strong> Augusto. Il male è nelle orig<strong>in</strong>i».<br />

Analoga <strong>in</strong>terpretazione, ancora, si è visto, <strong>in</strong> C. BUONGIOVANNI, Percorsi semantici paralleli…, cit., p. 46, ed ID.,<br />

Il lessico della storiografia: dom<strong>in</strong>atio…, cit., p. 41.<br />

100 Anche A.J. WOODMAN, A death…, cit., p. 35, ritiene doveroso mettere <strong>in</strong> parallelo i due luoghi <strong>in</strong> questione. Egli<br />

reputa che alla base <strong>di</strong> tale operazione esegetica debba porsi la constatazione che tanto Tiberio quanto Nerone<br />

furono all’oscuro dell’organizzazione e del compimento dei due delitti con cui i loro regni videro la luce, né<br />

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