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università degli studi di napoli federico ii dottorato di ricerca in ...

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parla della morte <strong>di</strong> Gaio e Lucio Cesari, portati via ad Augusto dalla Fortuna<br />

(Aug. 55), e riporta come un semplice rumor l’<strong>in</strong>formazione relativa alle preghiere<br />

della stessa a favore della successione del figlio (Tib. 21), lasciando <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e il lettore<br />

nel dubbio totale, si è visto, per quanto concerne la morte <strong>di</strong> Agrippa Postumo<br />

(ibid. 22); non una parola, poi sul rapporto tra Livia e Planc<strong>in</strong>a, o sull’o<strong>di</strong>o della<br />

Augusta per Agripp<strong>in</strong>a I. Certo, come Tacito, Svetonio racconta che Tiberio non<br />

sopportava le aspirazioni ambiziose della donna (ibid. 50), la evitava per non dare<br />

l’impressione <strong>di</strong> farsi guidare dai pareri <strong>di</strong> lei, quibus tamen <strong>in</strong>terdum et egere et<br />

uti solebat (Tib. 51); ancora, è vero che anche secondo l’autore delle Caesarum<br />

Vitae Tiberio fece conferire alla propria madre onori assai limitati, che forse fu<br />

sp<strong>in</strong>to a stabilirsi a Capri proprio dal desiderio <strong>di</strong> non vederla più, e che la sdegnò<br />

e ri<strong>di</strong>mensionò anche dopo morta (Tib. 51). Eppure, mi sembra che manchi <strong>in</strong><br />

Svetonio quel cont<strong>in</strong>uo premere della madre sul figlio a lei succube che si è visto<br />

essere un elemento fondamentale, se non ad<strong>di</strong>rittura quello più importante, del<br />

rapporto Tiberio/Livia quale emerge dalla pag<strong>in</strong>a <strong>di</strong> Tacito. Anche la Livia <strong>di</strong><br />

Dione è mal sopportata dal figlio 501 , e questi non lascia che la si onori più <strong>di</strong> tanto<br />

dopo la morte 502 ; certo, è più <strong>in</strong>vadente, più <strong>in</strong>gombrante, <strong>di</strong>rei più “tacitiana” <strong>di</strong><br />

quella <strong>di</strong> Svetonio 503 : ma non è, essa neppure, la Livia <strong>di</strong> Tacito, perché anche nel<br />

caso dello storico greco manca quell’ossequio sofferto ma costante, ritroso ma mai<br />

negato <strong>di</strong> cui abbiamo detto, né Dione, lo riba<strong>di</strong>sco, pone la Augusta <strong>in</strong> relazioni<br />

significative con Planc<strong>in</strong>a o con la moglie, poi vedova, <strong>di</strong> Germanico.<br />

Evidentemente, <strong>in</strong>somma, Tacito “calca un po’ la mano” su Livia, e credo che la<br />

spiegazione risieda nel ruolo importantissimo ricoperto dalla donna all’<strong>in</strong>terno del<br />

complesso gioco <strong>di</strong> forze ed equilibri su cui si regge il sistema dei personaggi <strong>degli</strong><br />

501 LVII 3, 3: kaiè gaèr paénu au\t+% (da Livia) h"cjeto (Tiberio).<br />

502 LVIII 2, 1: ou\ mhèn ou\deè e\v timhèn a"llo ti au\t+% (a Livia) plhèn th%v dhmosiéav e\kfora%v kaiè<br />

ei\koénwn e\teérwn teé t<strong>in</strong>wn ou\denoèv a\xiéwn e"neimen (Tiberio).<br />

503 LVII 12, 3: (a parte alcune limitazioni) taé ge a"lla paénta w|v kaiè au\tarcou%sa <strong>di</strong>oikei%n e\peceiérei..<br />

}Epié te gaèr tou% Au\gouéstou meégiston h\dunhéjh kaiè toèn Tibeérion au\thè au\tokraétora<br />

pepoihkeénai e"lege, kaiè <strong>di</strong>aè tou%to ou\c o$son e\x i"sou oi| a"rce<strong>in</strong>, a\llaè kaiè presbeuée<strong>in</strong> au\tou%<br />

h"jelen. Per agevolare la lettura, riporto una mia traduzione: (a parte alcune limitazioni, Livia) «tutte le altre<br />

situazioni cercava <strong>di</strong> gestirle come se fosse ella il sovrano. Difatti, sotto Augusto ebbe una smisurata autorità, e<br />

<strong>di</strong>ceva che era stata proprio lei a far <strong>di</strong> Tiberio il detentore del potere; per questo motivo voleva non solo comandare<br />

alla pari con lui, ma anche dom<strong>in</strong>arlo».<br />

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