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università degli studi di napoli federico ii dottorato di ricerca in ...

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per le sorti dello Stato e della domus regnatrix 497 . Il pensiero ed il giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong><br />

Tacito, piuttosto, si leggono <strong>in</strong> corrispondenza dell’addìo che lo storico, e il<br />

narratore, dà al personaggio <strong>di</strong> Livia, quando ne ricorda la morte nell’esor<strong>di</strong>o <strong>di</strong><br />

ciò che resta del V libro: tra le altre cose, la Augusta è def<strong>in</strong>ita donna cum (…)<br />

simulatione fil<strong>ii</strong> bene composita 498 . Proprio qui, forse, ci sono l’essenza ed il senso<br />

della figura storica, sempre <strong>in</strong>sc<strong>in</strong><strong>di</strong>bile dalla creazione letteraria, della Livia <strong>di</strong><br />

Tacito: una donna, anzi, meglio, l’unica persona, capace <strong>di</strong> adeguarsi sempre e<br />

bene alla personalità complessa <strong>in</strong>fida subdola pericolosa <strong>di</strong> Tiberio, quasi un suo<br />

alter ego al femm<strong>in</strong>ile 499 , l’altra faccia e l’altra voce – questa ancora più silenziosa<br />

– del potere a Roma dopo la morte <strong>di</strong> Augusto. E, anche e soprattutto, un<br />

personaggio perfettamente costruito per affiancare quello <strong>di</strong> Tiberio 500 . Ma perché,<br />

credo ci si debba chiedere <strong>in</strong> conclusione <strong>di</strong> questa analisi, Tacito crea questa<br />

Livia, cioè una Livia con tali caratteristiche, magari forse sp<strong>in</strong>gendosi anche oltre<br />

il dato del vero storico? Vi è <strong>in</strong>nanzitutto un aspetto, al quale si è <strong>in</strong> parte già avuto<br />

modo <strong>di</strong> accennare, che non va assolutamente trascurato, ma che al contrario, io<br />

credo, può aiutare a comprendere meglio il senso dell’operazione letteraria che<br />

Tacito compie con Livia (perché sono <strong>in</strong>cl<strong>in</strong>e a credere che soprattutto <strong>di</strong> questo si<br />

tratti): la Livia <strong>di</strong> Tacito è <strong>di</strong>versa da quella che presentano Svetonio o Cassio<br />

Dione. Il biografo lat<strong>in</strong>o, ad esempio, non fa alcun accenno alla donna quando<br />

497 Curiosamente, B. RIPOSATI, Profili <strong>di</strong> donne…, cit., p. 32, mostra chiara consapevolezza <strong>di</strong> questa sorta <strong>di</strong><br />

transfer psicologico che, a partire dalla preoccupazione e dall’antipatia nei confronti <strong>di</strong> Tiberio, generò ostilità verso<br />

colei che, era palese, lo aveva già, <strong>di</strong> fatto, <strong>in</strong>nalzato al sommo grado del potere. Eppure, come ho osservato, lo<br />

<strong>stu<strong>di</strong></strong>oso non legge <strong>in</strong> tal senso le voci popolari sulla gravis mater e gravis noverca <strong>di</strong> I 10, 5, ma le fa passare come<br />

parole e pensieri <strong>di</strong> Tacito.<br />

498 Ann. V 1, 3.<br />

499 Un altro elemento che fornisca la misura del peso e della grandezza <strong>di</strong> Livia: a lei sola, oltre che naturalmente al<br />

pr<strong>in</strong>ceps, si applicava la legge <strong>di</strong> lesa maestà, come si ev<strong>in</strong>ce dalle parole che a IV 34, 2 (…pr<strong>in</strong>cipem aut pr<strong>in</strong>cipis<br />

parentem, quos lex maiestatis amplectitur) pronuncia Cremuzio Cordo, sulla cui figura cfr. L. CANFORA, Il processo<br />

a Cremuzio Cordo (Tac. Ann. IV 34-35), <strong>in</strong> «Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Storia della Storiografia Romana», Bari 1993, pp. 221-60.<br />

500 Per R. SYME, Tacito, cit., vol. I, p. 402, il ritratto tacitiano <strong>di</strong> Livia è «sconcertante». Invero, come ho già<br />

accennato, il Syme pensa che quanto poi Tacito <strong>di</strong>rà <strong>di</strong> Livia all’<strong>in</strong>terno del suo racconto del regno tiberiano, darà<br />

poca sostanza e scarso fondamento alle s<strong>in</strong>istre osservazioni <strong>in</strong>iziali (I 4, 5, accedere matrem muliebri impotentia; I<br />

10, 5, gravis <strong>in</strong> rem publicam matrem, gravis domui Caesarum noverca), o anche ai sospetti gettati “<strong>di</strong>etro” le morti<br />

dei vari Gaio, Lucio, Postumo Agrippa; ed anzi, secondo il Syme «il necrologio <strong>di</strong> Livia è, all’opposto, moderato».<br />

Francamente, non mi sembra <strong>di</strong> poter concordare con l’autorevolissimo <strong>stu<strong>di</strong></strong>oso, e questo <strong>in</strong> base alle <strong>di</strong>verse<br />

considerazioni sopra proposte riguardo alla potente <strong>in</strong>fluenza che a mio parere sempre la Augusta esercitò sulla<br />

politica: secondo Tacito, si è visto, fu Livia ad aizzare Planc<strong>in</strong>a contro Agripp<strong>in</strong>a I, fu Livia a far assolvere la<br />

moglie <strong>di</strong> Pisone, fu (anche) Livia a sp<strong>in</strong>gere Tiberio, ormai oppresso dalla madre, a partire per Capri, lasciando<br />

così Roma nelle mani sangu<strong>in</strong>arie <strong>di</strong> Seiano. Secondo L. LENAZ, <strong>in</strong> Tacito, cit., p. 1229, «La laudatio funebris <strong>di</strong><br />

Livia, battuta e compressa come una medaglia, non nasconde l’ammirazione <strong>di</strong> Tacito (…)».<br />

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