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università degli studi di napoli federico ii dottorato di ricerca in ...

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<strong>in</strong>arrestabile che percorre quasi tutto il regno <strong>di</strong> suo figlio, talvolta straripando ed<br />

accampandosi monolitica, <strong>in</strong>elu<strong>di</strong>bile, determ<strong>in</strong>ante, più spesso, ripeto,<br />

muovendosi sotto terra e sotto traccia, ma sempre vegliando e vigilando sul potere,<br />

quel potere che la sua impotentia 494 la sp<strong>in</strong>se a <strong>ricerca</strong>re, ad ottenere, ad esercitare,<br />

a conservare f<strong>in</strong>o alla morte.<br />

«Un amaro giu<strong>di</strong>zio complessivo, quasi epigrafe tombale della prima<br />

imperatrice Augusta: “Fu allo Stato funesta come madre, alla famiglia dei Cesari<br />

(più) funesta come matrigna (…)”» 495 . «Il giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> Tacito su Livia Drusilla è<br />

lapidario e velenoso: “Funesta allo Stato come madre, alla famiglia dei Cesari<br />

come matrigna”» 496 . Non mi pare si possa concordare con il Riposati e con il<br />

Sampoli. L’op<strong>in</strong>ione che essi riportano e traducono, <strong>in</strong>fatti, non può <strong>di</strong>rsi il<br />

«giu<strong>di</strong>zio» <strong>di</strong> Tacito, bensì riferisce <strong>in</strong> primo luogo cosa pensassero <strong>di</strong> Livia i<br />

detrattori <strong>di</strong> Augusto, dei quali lo storico ricostruisce congetture e parole <strong>in</strong><br />

occasione dei funerali del v<strong>in</strong>citore <strong>di</strong> Azio. Ma Tacito, nel suo giu<strong>di</strong>zio, va ben<br />

oltre ciò che poterono pensare, sul momento, coloro che temevano Tiberio,<br />

sapevano che molto verisimilmente egli doveva le proprie fortune alla madre e,<br />

conseguentemente, quasi per un <strong>in</strong>flusso <strong>in</strong><strong>di</strong>retto, def<strong>in</strong>ivano la donna “funesta”<br />

494 Ann. I 4, 5; IV 57, 3; V 1, 3.<br />

495 B. RIPOSATI, Profili <strong>di</strong> donne…, cit., p. 32.<br />

496 F. SAMPOLI, Le gran<strong>di</strong> donne <strong>di</strong> Roma antica…cit., p. 130. Tanto il Sampoli quanto il Riposati appena citato<br />

traducevano, naturalmente, il celebre passo <strong>di</strong> Ann. I 10, 5, gravis <strong>in</strong> rem publicam mater, gravis domui Caesarum<br />

noverca. Vorrei ricordare brevemente quanto osserva F.R.D. GOODYEAR, The Annals of Tacitus, cit., vol. I, pp. 165<br />

s. su un problema filologico relativo a questo luogo, e precisamente alla seconda delle due occorrenze <strong>di</strong> gravis che<br />

<strong>in</strong> esso si registrano: il testo tra<strong>di</strong>to riportava un curioso comparativo avverbiale, gravius, per il quale già il<br />

Beroaldus aveva congetturato un ben più plausibile gravis, su cui si è poi registrato un generale consenso.<br />

Ciononostante, come ricorda Goodyear, il LENCHANTIN DE GUBERNATIS, nella sua e<strong>di</strong>zione romana, datata 1940,<br />

dei primi sei libri <strong>degli</strong> Annales, accoglieva la lezione trà<strong>di</strong>ta, <strong>in</strong> ciò seguìto ad<strong>di</strong>rittura da R. SYME, Review of H.<br />

Fuchs’ e<strong>di</strong>tion of Annals 1-6, «JRS» 38, 1948, pp. 122-31 (part., p. 123) e da D.C.A. SHOTTER, Tacitea, «CPh» 63,<br />

1968, pp. 288-90 (part., p. 289), il quale accostava gravius noverca ad espressioni come m<strong>in</strong>ime largitor dux e<br />

populus late rex (fra l’altro attirandosi la feroce ironia <strong>di</strong> Goodyear): gli argomenti a <strong>di</strong>fesa <strong>di</strong> una espressione che<br />

ammettesse l’uso <strong>di</strong> gravius, però, eran stati già confutati da C.O. BRINK, A forgotten figure of style <strong>in</strong> Tacitus,<br />

«CR» 58, 1944, pp. 43-45 (part., pp. 43 s.). Ritengo, come il Goodyear, che l’accoglimento della lezione gravius <strong>di</strong>a<br />

luogo ad un «impossible Lat<strong>in</strong>», sicché, al più, potrebbe porsi il problema della congettura per cui optare, tra quella<br />

del Beroaldus o, <strong>in</strong> alternativa, quella che porterebbe ad <strong>in</strong>tervenire sul testo correggendolo con un comparativo,<br />

questo più accettabile, aggettivale, cioè con gravior: ma anche a mio avviso la gradatio non è qui necessaria, poiché<br />

«T’s Livia is equally bad for the state and for Augustus’ family». Riguardo al commento del Goodyear mi sentirei <strong>di</strong><br />

fare due osservazioni. In primo luogo, credo sia eccessivo tradurre con bad il taciteo gravis, che riferirei piuttosto a<br />

qualcosa come gravosa, molesta, <strong>in</strong>gombrante, e simili; <strong>in</strong> seconda istanza, ritengo doveroso precisare che R. SYME,<br />

Tacito, cit., vol. I, p. 404, n. 34, riporta nel testo <strong>di</strong> I 10, 5 gravis, <strong>in</strong> luogo <strong>di</strong> gravius.<br />

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