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università degli studi di napoli federico ii dottorato di ricerca in ...

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<strong>in</strong> gonnella”, lo storico affianca e nel contempo contrappone una figura rivale, sì<br />

da lasciare <strong>in</strong>alterato, <strong>di</strong>rei anzi r<strong>in</strong>forzandolo, l’equilibrio esistente tra la “reg<strong>in</strong>a<br />

madre” ed il pr<strong>in</strong>cipe nel quadro dei personaggi <strong>degli</strong> Annali. Un’altra, tutt’altro<br />

che secondaria osservazione. Svetonio e Cassio Dione non accennano ai contrasti<br />

tra Livia ed Agripp<strong>in</strong>a: a questa <strong>in</strong>formazione, dunque, è Tacito a dare risalto,<br />

forse proprio per ragioni che <strong>di</strong>remmo <strong>di</strong> “economia narratologica”, per i suoi<br />

bisogni <strong>di</strong> conservazione <strong>di</strong> un bilanciamento e <strong>di</strong> una coerenza all’<strong>in</strong>terno della<br />

galleria <strong>di</strong> ritratti presente nella prima esade del suo capolavoro. Tiberio e Livia<br />

sono f<strong>in</strong> da subito affiancati ed appaiati come coppia regnante, detentrice del<br />

potere, da Tacito: se si era potuto <strong>di</strong>r verisimile che essi avessero cooperato a far<br />

fuori il povero Agrippa Postumo, sarà assolutamente normale che anche Livia,<br />

come Tiberio, avrà il suo nemico giurato, che anzi, <strong>in</strong> modo a mio parere per nulla<br />

casuale, tale nemico sarà, come lei, una donna, <strong>di</strong> più, la moglie del maggior<br />

pericolo con cui doveva confrontarsi Tiberio. Anche nella ricostruzione dei<br />

rapporti con la coppia Germanico-Agripp<strong>in</strong>a, il racconto <strong>di</strong> Tacito fa emergere per<br />

il b<strong>in</strong>omio costituito da Tiberio e da Livia un dato per nulla trascurabile, bensì utile<br />

a comprendere ancor meglio il sistema <strong>di</strong> equilibri che appunto all’<strong>in</strong>terno <strong>di</strong> tale<br />

coppia il narratore parrebbe aver voluto determ<strong>in</strong>are. Non basta.<br />

Rispetto a quanto si è letto <strong>in</strong> Tacito sull’omici<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Agrippa Postumo, più<br />

sfumato sembra essere stato il ruolo ricoperto da Livia nell’ “affaire Germanico”.<br />

Ciò che più da vic<strong>in</strong>o ci <strong>in</strong>teressa ora, nell’ambito della ricostruzione tacitiana, è<br />

sicuramente quanto sostengono o pensano, rispettivamente, Domizio Celere e<br />

Pisone. A II 77, 3, lo si è già messo <strong>in</strong> risalto, D. Celere cerca <strong>di</strong> <strong>in</strong>fondere<br />

sicurezza al suo amico e superiore ricordandogli: est tibi Augustae conscientia, est<br />

Caesaris favor, sed <strong>in</strong> occulto; a III 10, 2, <strong>in</strong>vece, è lo stesso Pisone ad accettare <strong>di</strong><br />

buon grado che Tiberio assuma l’istruttoria del processo <strong>in</strong>tentatogli dai Germanici<br />

amici, poiché, mentre teme l’ira rancorosa del popolo e del Senato, sa bene<br />

Tiberium spernen<strong>di</strong>s rumoribus validum et conscientiae matris <strong>in</strong>nexum (…). Per<br />

Livia, dunque, Tacito parla – o fa parlare: è lo stesso – due volte <strong>di</strong> conscientia, e<br />

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