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università degli studi di napoli federico ii dottorato di ricerca in ...

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membro, una volta, dell’or<strong>di</strong>ne senatorio <strong>di</strong> cui aveva fatto parte anche l’imperatore 449 ; <strong>in</strong> parte,<br />

dalla non comune con<strong>di</strong>zione della giovane Torquata, una verg<strong>in</strong>e Vestale, una figura dunque<br />

che il rispetto della religio tra<strong>di</strong>zionale e la devozione, tipici del pr<strong>in</strong>ceps, caricavano <strong>di</strong><br />

“con<strong>di</strong>zionante” autorevolezza agli occhi dello stesso.<br />

Si può dunque affermare che la madre dell’imperatore con<strong>di</strong>vise con Seiano<br />

la “titolarità” <strong>di</strong> un ruolo <strong>di</strong> primissimo piano nella politica del suo tempo,<br />

esercitando entrambi su Tiberio un ascendente assai forte. Ma Livia, come <strong>di</strong>cevo<br />

sopra, aveva qualcosa <strong>di</strong> più: ella <strong>in</strong>fatti non fu mai tratta a rov<strong>in</strong>a da chi aveva<br />

avv<strong>in</strong>to, laddove Seiano fu subdolamente sfruttato da Tiberio f<strong>in</strong>o a quando questi<br />

credette <strong>di</strong> poterne trarre giovamento; <strong>in</strong>equivocabili, d’altronde, mi sembrano le<br />

parole <strong>di</strong> Tacito che, quasi con un guizzo f<strong>in</strong>ale ed <strong>in</strong>aspettato, vuol s<strong>in</strong> dall’<strong>in</strong>izio<br />

chiarire come il praefectus praetor<strong>ii</strong> <strong>di</strong> Volusio isdem artibus victus est 450 . Inoltre,<br />

quella <strong>di</strong> Livia potrà <strong>di</strong>rsi ancora più rilevante dell’<strong>in</strong>fluenza del Volus<strong>in</strong>o, e più<br />

rilevante perché non fittizia, non sfruttata, non passiva, bensì vera, netta, attiva,<br />

<strong>in</strong>somma subíta dal pr<strong>in</strong>ceps. L’avversione che Tacito fa nutrire a Tiberio nei<br />

riguar<strong>di</strong> della donna e che <strong>in</strong>vece per lunghi anni non tocca il prefetto del pretorio<br />

si spiega evidentemente, come ho già accennato, con la ben maggiore pericolosità<br />

potenziale <strong>di</strong> Livia per l’egemonia tiberiana: membro della famiglia imperiale, ella<br />

era un elemento <strong>in</strong>terno al potere, capace dunque, eventualmente, <strong>di</strong> attaccarlo dal<br />

cuore stesso del suo organismo. Come si è visto, la ripresa lessicale (socia/socius)<br />

e la scelta e la def<strong>in</strong>izione delle “tipologie situazionali” possono autorizzare<br />

l’<strong>in</strong>terprete ad istituire un parallelo a <strong>di</strong>stanza, mai esplicito, bensì tutto da portare<br />

alla luce, tra Seiano e Livia. Proprio <strong>in</strong>fatti attraverso questo filo rosso che<br />

silenziosamente collega ma anche <strong>di</strong>stanzia tra loro il Volus<strong>in</strong>o e l’Augusta, Tacito<br />

realizza a mio giu<strong>di</strong>zio una notevole parte della “sua” Livia e,<br />

contemporaneamente, getta una luce <strong>in</strong><strong>di</strong>retta, ma non per questo meno forte, su<br />

Tiberio; la lettura comparata che ho proposto, <strong>in</strong>fatti, rivela che del pr<strong>in</strong>ceps Tacito<br />

mette <strong>in</strong> risalto la assoluta subor<strong>di</strong>nazione alla madre, ancor più rilevante proprio<br />

449<br />

Ann. III 69, 5, (…) Iuniae familiae et (…) quondam or<strong>di</strong>nis eiusdem.<br />

450<br />

Ibid. Sul luogo, cfr., tra gli altri, D. WIESEN, Isdem artibus victus est: Tacitus, Annales IV 1, 3, «Mnemosyne»<br />

23, 1970, pp. 402-07.<br />

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