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università degli studi di napoli federico ii dottorato di ricerca in ...

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una possibile motivazione del perdono, che va affiancata <strong>in</strong> ogni caso alle<br />

«preghiere <strong>di</strong> Augusta» 444 ; e comunque, <strong>di</strong> tale altra ipotesi, l’unica, ripeto, riferita<br />

da Cassio Dione, lo storico lat<strong>in</strong>o aveva assolutamente taciuto nei cruciali capitoli<br />

de<strong>di</strong>cati al processo, ai suoi sviluppi, ai comportamenti dei suoi più o meno visibili<br />

protagonisti 445 . Che Tacito avesse a <strong>di</strong>sposizione una fonte <strong>di</strong>versa rispetto a<br />

Dione, è certamente possibile; non lo è <strong>di</strong> meno, però, che lo storico lat<strong>in</strong>o potesse<br />

aver sfruttato la “situazione narrativa” per offrire un esempio <strong>in</strong>equivocabile del<br />

peso che Livia ebbe sempre ai suoi occhi sulle decisioni e sulle scelte <strong>di</strong> Tiberio,<br />

quando queste le <strong>in</strong>teressassero.<br />

Prima ancora <strong>di</strong> Planc<strong>in</strong>a, anche un’altra donna, Urgulania, aveva avuto<br />

l’occasione <strong>di</strong> sperimentare a proprio vantaggio quanto potesse far comodo godere<br />

dei favori <strong>di</strong> Livia e quanto ciò, nei fatti, equivalesse a fruire <strong>di</strong> una sorta <strong>di</strong><br />

<strong>in</strong>violabilità. Di Urgulania Tacito <strong>di</strong>ce: quam supra leges amicitia Augustae<br />

extulerat 446 , e il comportamento <strong>di</strong> Tiberio risulta ancora una volta caratterizzato<br />

dall’<strong>in</strong>tenzione <strong>di</strong> non contrastare la volontà <strong>di</strong> Livia: Tiberius, hactenus <strong>in</strong>dulgere<br />

matri civile ratus ut se (…) adfuturum Urgulaniae <strong>di</strong>ceret (…) 447 .<br />

A III 69 Tacito ricorda <strong>di</strong> un comportamento alquanto moderato tenuto da Tiberio – pur<br />

nel quadro <strong>di</strong> una condanna – verso G. Silano; a tale moderazione, precisa lo storico, Tiberio fu<br />

<strong>in</strong>dotto anche dalle richieste <strong>di</strong> Torquata, sorella <strong>di</strong> Silano, priscae sanctimoniae virgo. Ora, non<br />

mi sembrerebbe opportuno accomunare questo episo<strong>di</strong>o a quelli <strong>in</strong> cui viene messo <strong>in</strong> risalto il<br />

forte ascendente esercitato da Livia sul pr<strong>in</strong>ceps, come fanno <strong>in</strong>vece nel loro commento Mart<strong>in</strong> e<br />

Woodman 448 : i due commentatori <strong>in</strong><strong>di</strong>viduano il tratto comune fra questi eventi nell’essere stato<br />

l’imperatore ancora una volta «<strong>in</strong>fluenced by fem<strong>in</strong><strong>in</strong>e <strong>in</strong>tervention». A mio avviso, però,<br />

nell’episo<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Silano il con<strong>di</strong>zionamento su Tiberio fu operato, <strong>in</strong> parte, dalla consapevolezza<br />

che l’accusato meritasse rispetto <strong>in</strong> quanto appartenente ad una famiglia prestigiosa ed <strong>in</strong> quanto<br />

444<br />

Ann. VI 26, 3.<br />

445<br />

La moglie <strong>di</strong> Pisone, racconta Tacito, fu costretta al suici<strong>di</strong>o solo nel 33 (cfr. VI 26, 3), dopo, qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, la morte<br />

dell’Augusta, avvenuta nel 29, e questo la <strong>di</strong>ce lunga, io credo, sulla forza <strong>di</strong> protezione che poteva esercitare,<br />

qualora lo volesse, Livia. Invero, va detto che, a rigore, una volta venuta meno l’accusa <strong>di</strong> avvelenamento, restava <strong>in</strong><br />

pie<strong>di</strong> soltanto quella <strong>di</strong> alto tra<strong>di</strong>mento, ed è verisimile che non sarebbe stato facile per gli accusatori co<strong>in</strong>volgervi<br />

Planc<strong>in</strong>a; eppure, la pag<strong>in</strong>a tacitiana presenta volutamente la salvezza della donna come portato delle obscurae artes<br />

<strong>di</strong> Livia, e ritengo lo faccia perché <strong>in</strong> tal modo può ulteriormente dare rilievo al peso della reg<strong>in</strong>a madre nella corte<br />

tiberiana. In ogni caso, bisogna ricordare che <strong>in</strong> W. ECK - A. CABALLOS - F. FERNÁNDEZ, Das senatus consultum…,<br />

cit., ll. 109-20, si parla <strong>di</strong> un <strong>in</strong>tervento imperiale rogatu matris, e della scelta fatta dai senatori <strong>di</strong> non condannare<br />

Planc<strong>in</strong>a dopo aver menzionato le benemerenze <strong>di</strong> Livia e la sua moderazione nell’<strong>in</strong>fluire sui lavori e sulle<br />

decisioni dei patres. Tacito, dunque, vuole <strong>in</strong>tenzionalmente rimarcare quell’<strong>in</strong>fluenza dell’Augusta che certamente<br />

vi fu, ma cui pure il resoconto svetoniano e quello <strong>di</strong>oneo non fanno accenno.<br />

446<br />

Ann. II 34, 2.<br />

447<br />

Ann. II 34, 3.<br />

448<br />

Cfr. R.H. MARTIN - A.J. WOODMAN, Tacitus. Annals IV…, cit., p. 179.<br />

145

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