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università degli studi di napoli federico ii dottorato di ricerca in ...

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Nel celeberrimo commiato dalla figura del successore <strong>di</strong> Augusto, Tacito<br />

ricorda che questi fu «abile nel simulare la virtù con imperscrutabile ipocrisia<br />

f<strong>in</strong>ché vissero Germanico e Druso, capace ancora <strong>di</strong> alternare il bene al male f<strong>in</strong>o<br />

alla morte della madre, detestabile per la sua crudeltà ma cauto nell’occultare le<br />

sue <strong>di</strong>ssolutezze f<strong>in</strong>tanto che amò o temette Seiano (…)» 425 . A mio avviso ciò vuol<br />

<strong>di</strong>re che, per Tacito, con la sola Livia Tiberio, il <strong>di</strong>ssimulatore per eccellenza, si<br />

trovava forse costretto ad essere davvero sé stesso. Mentre la relazione<br />

dell’imperatore con gli altri due gran<strong>di</strong> referenti del suo tempo è impostata dallo<br />

storico sotto il segno <strong>di</strong> un cont<strong>in</strong>uo <strong>in</strong>ganno, <strong>di</strong> una costante f<strong>in</strong>zione, il centrale 426<br />

rapporto con la terribile madre mostra Tiberio nella sua verità e sostanza umana,<br />

quella <strong>di</strong> un pr<strong>in</strong>ceps capace <strong>di</strong> ottime come <strong>di</strong> aberranti cose; ma, se <strong>in</strong> questo<br />

caso <strong>in</strong>ganno e f<strong>in</strong>zione non vi furono, è evidentemente perché nella ricostruzione<br />

storiografica e nella elaborazione letteraria <strong>di</strong> Tacito l’imperatore, colui che non<br />

smise <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssimulare nemmeno <strong>in</strong> punto <strong>di</strong> morte 427 , dovette trovare <strong>in</strong> Livia un<br />

osso troppo duro, l’unica figura che davvero seppe imporglisi, dom<strong>in</strong>arlo e, al<br />

proprio cospetto, smascherarlo, denudarne l’umano fondo, rendendone vane le<br />

abituali pratiche <strong>di</strong>ssimulatorie.<br />

Personaggio gigantesco, ritengo che la Livia tacitiana possa essere ben<br />

compresa <strong>in</strong> tutto il suo rilievo se la si accosta – sempre relazionando tutto a<br />

Tiberio – proprio ai citati Seiano e Germanico, <strong>in</strong> quanto, come ho detto, è dal<br />

rapporto con questi tre poli d’attrazione che Tacito volle, a mio parere, fare<br />

emergere il suo vero ritratto <strong>di</strong> Tiberio: ebbene, <strong>di</strong>rei che Livia ha qualcosa <strong>in</strong><br />

comune con il prefetto del pretorio e con il comandante prematuramente<br />

scomparso, ma ha anche molto <strong>di</strong> più rispetto ad entrambi. L’analisi a cui ora<br />

procederò si muoverà fondamentalmente lungo le <strong>di</strong>rettrici delle <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i<br />

sviluppate nei capitoli precedenti (soprattutto nel II e nel III): dall’accostamento <strong>di</strong><br />

425<br />

Ann. VI 51, 3, occultum ac subdolum f<strong>in</strong>gen<strong>di</strong>s virtutibus, donec Germanicus ac Drusus superfuere; idem <strong>in</strong>ter<br />

bona malaque mixtus <strong>in</strong>columi matre; <strong>in</strong>testabilis saevitia, sed obtectis libi<strong>di</strong>nibus, dum Seianum <strong>di</strong>lexit<br />

timuitve…La traduzione che ho riportato è <strong>di</strong> Li<strong>di</strong>a PIGHETTI.<br />

426<br />

E non solo nel testo <strong>di</strong> VI 51!<br />

427<br />

Parlando <strong>degli</strong> ultimi momenti <strong>di</strong> vita <strong>di</strong> Tiberio, a VI 50, 1, Tacito <strong>di</strong>ce che iam Tiberium corpus, iam vires,<br />

nondum <strong>di</strong>ssimulatio deserebat.<br />

140

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