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università degli studi di napoli federico ii dottorato di ricerca in ...

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Vivo 395 , «oggi siamo <strong>in</strong> grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>re con certezza che Tacito si attiene al<br />

documento ufficiale» 396 : su questa base, come sottol<strong>in</strong>ea il Formicola, l’autore<br />

compie un’operazione assolutamente geniale. Pur accogliendo come verità storica<br />

la versione dei fatti ufficiale, quella cioè <strong>di</strong>ffusa attraverso il testo del<br />

senatoconsulto prodotto e fatto circolare dopo il processo, qu<strong>in</strong><strong>di</strong> quella “firmata e<br />

sottoscritta” dall’imperatore, Tacito la attacca costantemente, <strong>in</strong> modo latente,<br />

colpendola con la verità opposta del rumor: <strong>in</strong> tal modo, egli vuole <strong>di</strong>mostrare che<br />

il pr<strong>in</strong>cipe «dava un colpo f<strong>in</strong>ale alla cre<strong>di</strong>bilità del giovane Germanico» presentato<br />

come uno che «aveva avanzato un’accusa assurda». Si ricorderà <strong>in</strong>fatti che tutto il<br />

complesso <strong>di</strong> accuse rivolte a Pisone si fonda sulle parole pronunciate da<br />

Germanico morente a II 71, 1, portate poi come unica testimonianza a carico <strong>di</strong><br />

Pisone anche dal testo del senato consulto 397 . In tal modo, conclude<br />

persuasivamente Formicola, «a uscire male, dal documento ufficiale senz’altro, dal<br />

testo tacitiano solo apparentemente, è proprio Germanico, che muore una seconda<br />

volta perché (…) trasformato <strong>in</strong> un calunniatore». E se a questa trasformazione<br />

dell’eroe martire <strong>in</strong> calunniatore, e del vero nel falso 398 , ha proceduto <strong>in</strong> sostanza<br />

Tiberio, vorrei aggiungere, chi esce davvero male dal testo tacitiano è ancora una<br />

volta, e solo, Tiberio stesso 399 .<br />

L’episo<strong>di</strong>o della morte <strong>di</strong> Germanico fece grande scalpore all’epoca dei fatti,<br />

e cont<strong>in</strong>uò ad essere ricordato per lunghi anni. In esso si vedeva portato al livello<br />

395<br />

A. DE VIVO, Il senatus consultum de Cn. Pisone patre e Tacito, In ID., Costruire la memoria. Ricerche sugli<br />

storici lat<strong>in</strong>i, Napoli 1998, pp. 113-23 (già <strong>in</strong> ID., La congiura e il veleno. Letture <strong>di</strong> storici lat<strong>in</strong>i, Napoli 1997, pp.<br />

247-57). Per def<strong>in</strong>ire il senso storico del senatoconsulto, credo si debbano poi riportare le argomentazioni <strong>di</strong> A. DE<br />

VIVO, Le parole ambigue della storia…, cit., pp. 71 s.: esso è «un testo costruito per accre<strong>di</strong>tare (…) l’imparzialità<br />

del pr<strong>in</strong>cipe (…). La preoccupazione dell’imperatore è soprattutto quella <strong>di</strong> <strong>in</strong>viare un rassicurante segnale <strong>di</strong><br />

fermezza agli ambienti militari delle prov<strong>in</strong>ce, fortemente co<strong>in</strong>volti nelle vicende <strong>di</strong> Germanico, così da troncare<br />

ogni possibile sospetto che (…) chiamava <strong>in</strong> causa la stessa domus Augusta (…). Il senatoconsulto (…), pur<br />

offrendo sod<strong>di</strong>sfazione agli ambienti germaniciani, cancella ogni traccia del veleno».<br />

396<br />

A tal proposito Formicola rimanda a A. DE VIVO, Il senatus consultum…, cit., p. 123. D’altronde, gli stessi A.J.<br />

WOODMAN – R.H. MARTIN, The Annals of Tacitus. Book 3, cit., p. 114, avevano affermato che «it (…) seems<br />

virtually certa<strong>in</strong> that T. had seen a copy of the s.c. or someth<strong>in</strong>g very like it».<br />

397<br />

Cfr. W. ECK – A. CABALLOS – F. FERNÁNDEZ, Das senatus consultum…, cit., l. 28.<br />

398<br />

Il “vero” <strong>di</strong> Tacito, come si è visto, emerge solo alla f<strong>in</strong>e del racconto dei fatti relativi alla morte <strong>di</strong> Germanico ed<br />

al susseguente processo.<br />

399<br />

A giusta ragione, dunque, A. DE VIVO, Le parole ambigue della storia…, cit., p. 79, sostiene che Tacito è, nel<br />

suo resoconto, la fonte letteraria più vic<strong>in</strong>a al testo del senatoconsulto, e <strong>di</strong> conseguenza la più lontana dal presentare<br />

come plausibile l’avvelenamento. E’ però con le scelte lessicali, stilistiche, retoriche, che Tacito affronta «la sfida<br />

più esaltante (…), quella <strong>di</strong> accettare un testo che Tiberio scrisse ‘<strong>di</strong> sua mano’ e contribuire con la sua storia al<br />

fallimento <strong>di</strong> quegli obiettivi che il testo ‘imperiale’ perseguiva».<br />

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