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università degli studi di napoli federico ii dottorato di ricerca in ...

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vicende che “fanno rumore”, Tacito, servendosi dei mezzi dell’<strong>in</strong>tratestualità e<br />

della ripresa lessicale, ha celato l’ultimo tassello del proprio atto <strong>di</strong> accusa contro<br />

Tiberio, a suo giu<strong>di</strong>zio il mandante occulto dell’assass<strong>in</strong>io <strong>di</strong> Germanico 390 .<br />

6. Abbiamo dunque trovato <strong>di</strong>versi argomenti per potere affermare che<br />

Tacito voglia “<strong>di</strong>re il non detto” 391 , accusando dell’elim<strong>in</strong>azione dello sfortunato<br />

Germanico Pisone 392 e Tiberio. Ci si potrebbe a questo punto chiedere per quale<br />

ragione poi lo storico, <strong>in</strong> sede <strong>di</strong> narrazione, abbia presentato, l’ho più volte<br />

riba<strong>di</strong>to, un solo dato <strong>di</strong> fatto sicuro ed <strong>in</strong>contestabile, vale a <strong>di</strong>re l’<strong>in</strong>consistenza<br />

dell’accusa <strong>di</strong> veneficio, quale essa fu provata dal processo 393 . La risposta più<br />

conv<strong>in</strong>cente a tale <strong>in</strong>terrogativo mi sembra venire da un recente contributo <strong>di</strong> C.<br />

Formicola 394 . Lo <strong>stu<strong>di</strong></strong>oso parte dal presupposto che, come ha <strong>di</strong>mostrato A. De<br />

390 E, sia detto per <strong>in</strong>ciso, l’assass<strong>in</strong>o del proprio <strong>in</strong>strumentum Pisone: se, come credo, Tacito a III 19, 2 vuole<br />

conferire retrospettivamente i crismi <strong>di</strong> realtà storica a quanto precedentemente menzionato a III 16, 1, ebbene ciò<br />

deve valere pure per quanto concerne la notizia relativa all’omici<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Pisone, fatto poi passare per un suici<strong>di</strong>o.<br />

Potrebbe altresì essere a questo punto <strong>in</strong>teressante osservare, anche sulla base <strong>di</strong> quanto sostengo a proposito <strong>di</strong><br />

Seiano nel I capitolo, quanto simile sia stata alla f<strong>in</strong>e la sorte dei due uom<strong>in</strong>i che Tiberio adoperò e sfruttò <strong>di</strong> più per<br />

perseguire i propri scopi, salvo poi <strong>di</strong>sfarsene al momento buono senza lasciar loro possibilità <strong>di</strong> appello. Sul fatto<br />

che a III 19, 2 si registri un’ultima, forte, def<strong>in</strong>itiva presa <strong>di</strong> posizione da parte <strong>di</strong> Tacito, riterrei opportuno citare la<br />

non <strong>di</strong>ssimile op<strong>in</strong>ione <strong>di</strong> C. FORMICOLA, I rumores nell’esade…, cit., pp. 52 s.: «In rapporto alla sostanza dei fatti<br />

precedentemente illustrati e ai risvolti reali <strong>di</strong> una vicenda cui il processo non aveva fornito piena chiarezza, mi<br />

sembra che qui lo storico si riferisca alla pesante responsabilità <strong>di</strong> Tiberio nella morte del rivale Germanico».<br />

391 Che è tale, mi sia consentito riba<strong>di</strong>rlo, perché – carte alla mano – non <strong>di</strong>cibile.<br />

392 U. ZUCCARELLI, Psicologia e…, cit., p. 87, vede <strong>in</strong> Pisone un archetipo (<strong>in</strong>sieme a Silano e Germanico, <strong>di</strong> coloro<br />

che patirono soprusi ed angherie per mano <strong>di</strong> uom<strong>in</strong>i malvagi; lo <strong>stu<strong>di</strong></strong>oso, <strong>in</strong>fatti, ricorda «lo sventurato Pisone,<br />

bersaglio dell’o<strong>di</strong>osità <strong>di</strong> un’accusa menzognera (<strong>in</strong>vi<strong>di</strong>a falsi crim<strong>in</strong>is)». Sulla base <strong>di</strong> quanto si è argomentato<br />

f<strong>in</strong>ora, non mi sentirei <strong>di</strong> concordare con questa tesi.<br />

393 Cfr. Ann. III 14, 1-2, che ho già <strong>in</strong> parte riportato supra: solum veneni crimen visus est <strong>di</strong>luisse, quod ne<br />

accusatores quidem satis firmabant, <strong>in</strong> convivio Germanici, cum super eum Piso <strong>di</strong>scumberet, <strong>in</strong>fectos manibus eius<br />

cibos arguentes. Quippe absurdum videbatur… Ma, è noto, Tacito ama <strong>in</strong>s<strong>in</strong>uare nel lettore i dubbi più <strong>in</strong>si<strong>di</strong>osi, e<br />

per far ciò non esita a <strong>di</strong>re tutto ed il contrario <strong>di</strong> tutto o, almeno, a passare da una data affermazione e da un certo<br />

giu<strong>di</strong>zio, a posizioni che ne correggano il tiro. Ora, è vero che lo storico non dà alcun peso all’accusa mossa contro<br />

Pisone; ciononostante, come si è già detto, agli occhi del lettore il processo risulta f<strong>in</strong> da subito con<strong>di</strong>zionato, <strong>in</strong><br />

quanto Tiberio aveva def<strong>in</strong>ito Germanico un martire morto per lo Stato (II 83, 2), ed <strong>in</strong> quanto il pr<strong>in</strong>cipe aveva<br />

m<strong>in</strong>acciosamente fatto <strong>in</strong>tendere che il senato avrebbe con<strong>di</strong>viso con lui eventuali colpe (III 12, 1); non a caso, pure<br />

lo si è gia sottol<strong>in</strong>eato, Tacito def<strong>in</strong>isce con amarezza il processo una imago cognitionis (III 17, 3). A proposito del<br />

giu<strong>di</strong>zio tacitiano sul processo, mi sembra opportuno riportare una <strong>in</strong>teressante osservazione <strong>di</strong> Cynthia DAMON,<br />

The Trial of Cn. Piso…, cit., pp. 151 ss. Secondo la <strong>stu<strong>di</strong></strong>osa, il confronto tra quanto Tacito <strong>di</strong>ce nel libro III sulla<br />

corruzione delle truppe siriache compiuta da Pisone (II 55, 5), e quel che lo storico riporta fosse sostenuto sullo<br />

stesso argomento, nel processo, da Tiberio (III 12, 3) e dagli accusatori (III 13, 2), rivelerebbe una <strong>di</strong>screpanza. Il<br />

resoconto <strong>di</strong> II 5, 5, comb<strong>in</strong>ato con la consapevolezza <strong>di</strong> Pisone <strong>di</strong> dover ostacolare Germanico (II 43, 4) e con la<br />

<strong>di</strong>ceria che ciò accadesse haud <strong>in</strong>vito imperatore (II 55, 6), punta l’<strong>in</strong><strong>di</strong>ce anche su Tiberio; le “parole del processo”,<br />

<strong>in</strong>vece, sono un’accusa rivolta alla ambitio del solo Pisone, senza che si ammetta alcun possibile co<strong>in</strong>volgimento del<br />

sovrano. Ora, la Damon, <strong>in</strong> maniera a mio avviso con<strong>di</strong>visibile, ritiene che i presupposti fissati nei citati luoghi del<br />

libro II siano <strong>di</strong> fatto «the beg<strong>in</strong>n<strong>in</strong>gs of a (negative) ver<strong>di</strong>ct on this particular trial (…)» (p. 155; sulla valutazione<br />

che la Damon fa del resoconto tacitiano del libro III, rimando all’ultima nota del presente capitolo).<br />

394 Cfr. C. FORMICOLA, I rumores nell’esade…, cit., pp. 38 ss.<br />

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