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università degli studi di napoli federico ii dottorato di ricerca in ...

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atto d’accusa: il comportamento volutamente attribuito dallo storico a Tiberio ne<br />

fa, <strong>di</strong> fatto, un <strong>in</strong><strong>di</strong>ziato, un presunto colpevole.<br />

Ma lo storico non si fermerà qui, fornendo anzi <strong>in</strong> almeno un’altra occasione<br />

elementi utili per la comprensione del suo pensiero e del suo giu<strong>di</strong>zio; stavolta,<br />

però, Tacito pronuncerà una parola def<strong>in</strong>itiva 379 , non a caso scegliendo, come<br />

“sede” per la sua presa <strong>di</strong> posizione, l’ultimo accenno alla vicenda <strong>di</strong> Germanico.<br />

A III 16, 1 Tacito ricorda <strong>di</strong> aver u<strong>di</strong>to dai più anziani delle voci su un presunto<br />

libello con cui Pisone si sarebbe andato aggirando senza mai <strong>di</strong>vulgarne il<br />

contenuto, consistente, stando a quanto <strong>di</strong>cevano gli amici <strong>di</strong> Pisone stesso, <strong>in</strong><br />

litterae Tiber<strong>ii</strong> et mandata <strong>in</strong> Germanicum. L’accusato, aggiunge lo storico<br />

facendo sempre riferimento al parere dei sodali sopravvissuti all’imputato, avrebbe<br />

avuto l’<strong>in</strong>tenzione <strong>di</strong> servirsi <strong>di</strong> quel carteggio per <strong>in</strong>chiodare il pr<strong>in</strong>ceps alla sua<br />

colpevole complicità, ma non lo fece perchè <strong>in</strong>gannato da Seiano per vana<br />

promissa; Pisone <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, ecco l’ultimo pettegolezzo, non si sarebbe suicidato, come<br />

da versione ufficiale 380 , bensì sarebbe stato elim<strong>in</strong>ato per mezzo <strong>di</strong> un sicario<br />

imperiale. Su questa ridda <strong>di</strong> voci Tacito precisa <strong>di</strong> non poter fornire al lettore<br />

alcuna garanzia <strong>di</strong> assoluta atten<strong>di</strong>bilità, ma tiene anche a precisare che non<br />

sarebbe stato giusto tacere <strong>di</strong> notizie narrate da persone vissute f<strong>in</strong>o ai tempi della<br />

sua giov<strong>in</strong>ezza 381 . Ora, del presunto carteggio tra Tiberio e Pisone il testo <strong>degli</strong><br />

mio <strong>di</strong>scorso sulle morti <strong>di</strong> Augusto, Germanico e Clau<strong>di</strong>o, sembrano confermare che l’uso ed il riuso <strong>di</strong> “pezzi”<br />

letterari e narrativi rappresentasse per Tacito un efficace strumento attraverso il quale esprimere i propri pensieri<br />

relativi ai protagonisti della storia.<br />

379<br />

Ancorché criptica e velata, come sempre.<br />

380<br />

Riferita negli Annales a III 15, 3.<br />

381<br />

Per completezza, riporto il testo <strong>di</strong> III 16, 1: Au<strong>di</strong>re me mem<strong>in</strong>i ex senioribus visum saepius <strong>in</strong>ter manus Pisonis<br />

libellum, quem ipse non vulgaverit; sed amicos eius <strong>di</strong>ctitavisse litteras Tiberi et mandata <strong>in</strong> Germanicum cont<strong>in</strong>eri,<br />

ac dest<strong>in</strong>atum promere apud patres pr<strong>in</strong>cipemque arguere, ni elusus a Seiano per vana promissa foret; nec illum<br />

sponte exst<strong>in</strong>ctum, verum immisso percussore. Quorum neutrum adseveraverim; neque tamen occulere debui<br />

narratum ab <strong>ii</strong>s, qui nostram ad iuventam duraverunt. Anche se poi Tacito lancerà a Tiberio accuse non meno<br />

pesanti solo perché velate, mi sembra tuttavia che già il solo fatto <strong>di</strong> avere menzionato questa <strong>di</strong>ceria costituisca un<br />

elemento <strong>di</strong> grande valore e significato. Come puntualmente chiarisce R. MARTIN, Tacitus, cit., p. 124, lo scopo<br />

dello storico nel riportare la tra<strong>di</strong>zione orale «can only have been to suggest a <strong>di</strong>scre<strong>di</strong>table collusion between<br />

Tiberius and Piso aga<strong>in</strong>st Germanicus». A.J. WOODMAN – R.H. MARTIN, The Annals of Tacitus. Book 3, cit., p. 118,<br />

<strong>in</strong>oltre, osservano giustamente che, sebbene Tacito non formuli alcuna accusa esplicita, l’espressione neque tamen<br />

occulere debui «is <strong>in</strong>tended to suggest that there may have been someth<strong>in</strong>g to conceal». Apprezzabile, poi,<br />

l’<strong>in</strong>tervento <strong>di</strong> C. FORMICOLA, I rumores nell’esade…, cit., pp. 34 s.: «anche quando <strong>di</strong>chiara <strong>di</strong> non credere a certe<br />

125

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