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università degli studi di napoli federico ii dottorato di ricerca in ...

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porsi <strong>di</strong> Pisone: quae Germanico, quamquam acerba, tolerabantur tamen 346 .<br />

Anche nel relazionarlo a Pisone, dunque, Tacito presenta un Germanico<br />

tollerante 347 , capace <strong>di</strong> sopportare ogni affronto ed ogni avversione <strong>di</strong> cui lo si<br />

facesse oggetto 348 , tutto e sempre <strong>in</strong> nome <strong>di</strong> un più alto ideale, quello della fedeltà<br />

al pr<strong>in</strong>ceps, e qu<strong>in</strong><strong>di</strong> anche agli <strong>in</strong>carichi che il pr<strong>in</strong>ceps stesso gli avesse conferito.<br />

E’ evidente che tali tratti <strong>di</strong> “stoica” sopportazione siano funzionali all'<strong>in</strong>negabile<br />

idealizzazione della figura <strong>di</strong> Germanico cui Tacito procede 349 , ma anche<br />

ponendosi <strong>in</strong> una prospettiva <strong>di</strong>versa da quella che def<strong>in</strong>irei "Germanico-centrica"<br />

è possibile trarre importanti conseguenze esegetiche dal <strong>di</strong>scorso f<strong>in</strong>ora sviluppato.<br />

Si guar<strong>di</strong> s<strong>in</strong>otticamente a Tiberio ed a Pisone, anzi, <strong>di</strong>rò meglio, ai personaggi<br />

tacitiani <strong>di</strong> Tiberio e <strong>di</strong> Pisone. Ebbene, con il suo comportamento ostile, con<br />

l’avversione acerba e marcata che sembra rasentare l’o<strong>di</strong>o, con l’assoluta<br />

<strong>in</strong>capacità <strong>di</strong> provare riconoscenza per il beneficio ricevuto, Pisone, esecutore<br />

d’or<strong>di</strong>ni compiaciuto <strong>di</strong> esserlo, ricorda senza dubbio Tiberio, pare anzi<br />

configurarsi, per quanto concerne la relazione con Germanico, come un’ipostasi <strong>di</strong><br />

346 Cfr. Ann. II 57, 4.<br />

347 Del resto, Tacito stesso rimarca ed enfatizza questo tratto del carattere del figlio <strong>di</strong> Druso I, quando a II 57, 2<br />

<strong>di</strong>ce: Germanicus (…) erat, ut rettuli, clementior. Per una concisa ma puntuale ricognizione delle potenzialità<br />

semantiche <strong>di</strong> clementia, cfr. L<strong>in</strong>da W. RUTLAND, The Tacitean…, cit., p. 160. Può anche essere <strong>in</strong>teressante, io<br />

credo, ricordare che le due sole occorrenze <strong>di</strong> clemens <strong>in</strong> quanto resta della produzione letteraria tacitiana (Ann. I 58,<br />

5; II 57, 2) presentano l’aggettivo riferito <strong>in</strong> qualche modo a Germanico. Si ricor<strong>di</strong> <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e che dal primo sorgere del<br />

Pr<strong>in</strong>cipato la clemenza costituì per esso un impresc<strong>in</strong><strong>di</strong>bile pilastro ideologico: lo scudo d’oro che, per volere e<br />

decreto del Senato, nel 27 a. C. fu de<strong>di</strong>cato nella curia onde celebrare le virtù <strong>di</strong>v<strong>in</strong>e <strong>di</strong> Augusto collocava al<br />

secondo posto, dopo la sola virtus, ma prima della iustitia e della pietas, proprio la clementia. E questo ben si<br />

connette alla figura del Germanico <strong>di</strong> Tacito, l’uomo che più <strong>di</strong> tutti, forse, avrebbe meritato <strong>di</strong> esser pr<strong>in</strong>ceps. Per<br />

concludere, è doveroso ricordare che c’è un caso <strong>in</strong> cui Germanico sembrò reagire alle provocazioni <strong>di</strong> Pisone: ciò<br />

accadde quando questi approfittò dell’assenza del rivale, il quale stava compiendo il viaggio <strong>in</strong> Egitto che tanto<br />

<strong>in</strong>fastidì Tiberio, per vanificare i provve<strong>di</strong>menti precedentemente adottati dal figlio del pr<strong>in</strong>ceps: h<strong>in</strong>c graves <strong>in</strong><br />

Pisonem contumeliae (II 69, 1).<br />

348 Come meglio si chiarirà più avanti, Tacito probabilmente consultò il testo del senatoconsulto che chiuse,<br />

naturalmente secondo le <strong>di</strong>rettive <strong>di</strong> Tiberio, il processo a Pisone. Ciò ben spiegherebbe la convergenza che si<br />

registra, <strong>in</strong> relazione alla tolleranza <strong>di</strong> Germanico nei confronti <strong>di</strong> Pisone, tra il testo tacitiano e quanto riportato <strong>in</strong><br />

W. ECK – A. CABALLOS – F. FERNÁNDEZ, Das senatus consultum…, cit., ll. 26 s., dove si cita la s<strong>in</strong>gularem<br />

moderationem patientiamque Germanici evictam (…) feritate morum Cn. Pisonis patris (…). Vedremo anche che<br />

altrove Tacito si servirà del testo del senatoconsulto, ma per attaccare, <strong>di</strong> fatto, Tiberio, mentre è evidente che <strong>in</strong><br />

questo caso egli ben volentieri concor<strong>di</strong> col documento ufficiale.<br />

349 E si tratta certamente <strong>di</strong> un Germanico “<strong>in</strong>naturale” rispetto al giovane condottiero spavaldo e a tratti <strong>in</strong>cauto; è il<br />

Germanico che serve alla causa tacitiana <strong>in</strong> questi frangenti. Personaggio idealizzato e, come tale, espulso dalla<br />

<strong>di</strong>namica storica, quello del figlio <strong>di</strong> Druso I è anche un “personaggio a term<strong>in</strong>e”, strutturalmente cioè<br />

impossibilitato a sopravvivere. Ed <strong>in</strong> ciò, come nella sua “romantica sublimazione”, è <strong>di</strong>rettamente proporzionale al<br />

processo <strong>di</strong> degradazione che tocca al b<strong>in</strong>omio Tiberio/Pisone agli occhi <strong>di</strong> Tacito.<br />

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