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università degli studi di napoli federico ii dottorato di ricerca in ...

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del proprio figlio adottivo ha fatto un ulteriore passo <strong>in</strong> avanti sulla via del totale<br />

<strong>di</strong>svelamento 323 .<br />

Un rumor e due <strong>di</strong>scorsi, dunque: attraverso le parole <strong>di</strong> altri, <strong>di</strong> masse come<br />

<strong>di</strong> <strong>in</strong><strong>di</strong>vidui, Tacito muove sempre più palesemente la propria accusa a Tiberio. Ciò<br />

avviene, anche <strong>in</strong> questo caso, def<strong>in</strong>endo una sottile <strong>in</strong>telaiatura <strong>di</strong> riprese,<br />

richiami, riman<strong>di</strong> <strong>in</strong>tratestuali; attraverso un lavoro <strong>di</strong> cont<strong>in</strong>ua riutilizzazione dei<br />

term<strong>in</strong>i, <strong>in</strong>seriti <strong>in</strong> un circuito che li carichi <strong>di</strong> senso e pregnanza, ma anche <strong>di</strong><br />

valenze alluse ed allusive (penso ad <strong>in</strong>vi<strong>di</strong>a); o, pure, attraverso una reiterata<br />

adozione del medesimo term<strong>in</strong>e che però è stato portato da Tacito <strong>in</strong> sempre<br />

maggiore evidenza, sempre più <strong>in</strong> primo piano, con una azione che mi fa pensare a<br />

quella della zoomata (è quanto visto per mandata).<br />

Non solo la magistrale gestione delle risorse lessicali, però, consente allo<br />

storico <strong>di</strong> veicolare, più o meno velandolo, il proprio pensiero. Il modo, f<strong>in</strong>emente<br />

allusivo e mai scoperto, <strong>in</strong> cui Tacito lo esprime, può essere <strong>in</strong>fatti ulteriormente<br />

sottol<strong>in</strong>eato facendo ancora una riflessione, questa volta pert<strong>in</strong>ente a quello che già<br />

altrove ho def<strong>in</strong>ito ‹‹il sistema dei personaggi›› <strong>degli</strong> Annales. Dalla lettura <strong>di</strong><br />

alcuni luoghi, <strong>in</strong> taluni casi precedentemente citati, si potrà cogliere nella pag<strong>in</strong>a<br />

tacitiana un significativo parallelo tra le figure <strong>di</strong> Tiberio e <strong>di</strong> Pisone; avevo <strong>di</strong>fatti<br />

preannunciato che anche i rapporti tra i personaggi, oltre che le parole e i <strong>di</strong>scorsi,<br />

avrebbero potuto offrire un contributo alla nostra comprensione del testo tacitiano.<br />

323 Tacito tornerà a parlare, a III 16, 1, <strong>di</strong> mandata <strong>in</strong> Germanicum che era voce fossero stati conferiti a Pisone da<br />

Tiberio, e <strong>di</strong>rà <strong>di</strong> non aver certezze al riguardo, ma ciò non contrad<strong>di</strong>ce, credo, la analisi da me appena condotta;<br />

anzi, il fatto che lo storico si <strong>di</strong>ca apparentemente <strong>in</strong>certo sulla verità dei fatti sottol<strong>in</strong>ea a mio avviso ancor più la<br />

f<strong>in</strong>ezza della strategia retorica attraverso la quale egli, <strong>in</strong>vece, aveva già rivelato il proprio pensiero. A tutto il<br />

<strong>di</strong>scorso sviluppato sui mandata <strong>in</strong> Germanicum viene ancora maggior forza ove si tenga presente quanto scrive, <strong>in</strong><br />

maniera per me assolutamente con<strong>di</strong>visibile, F.R.D. GOODYEAR, The Annals of Tacitus, cit., vol. II, p. 325, n. 3, e<br />

cioè che l’<strong>in</strong>sistenza su tali scritti è tutta <strong>di</strong> Tacito, e che essi probabilmente non dovettero proprio esistere: come a<br />

giusta ragione puntualizza lo <strong>stu<strong>di</strong></strong>oso, «Tiberius was not so <strong>in</strong>experienced as to put on paper anyth<strong>in</strong>g libale to<br />

<strong>di</strong>scre<strong>di</strong>t him». Ed è proprio qui il punto. In questa sede non <strong>in</strong>teressa tanto def<strong>in</strong>ire se quei mandata esistettero per<br />

davvero, o meno, e, poi <strong>di</strong> quale natura essi fossero; quel che conta è la f<strong>in</strong>alità che Tacito persegue nel citarli, nel<br />

presentarli più volte, magari ad<strong>di</strong>rittura nell’<strong>in</strong>ventarli. Si può qu<strong>in</strong><strong>di</strong> nuovamente concordare con quanto sostiene il<br />

Goodyear (vol. II, p. 325), e cioè che era naturale una trasmissione <strong>di</strong> istruzioni, ovviamente private e confidenziali,<br />

dal pr<strong>in</strong>ceps al suo emissario, e (p. 327) che il pettegolezzo relativo a Pisone <strong>di</strong>mostra semplicemente come<br />

esistevano persone pronte a pensare tutto il male possibile <strong>di</strong> Tiberio. Ma, vorrei aggiungere, tra queste persone<br />

c’era proprio Tacito, e, quanto ai mandata, quel che conta è che l’autore, se non arriva ad<strong>di</strong>rittura a “crearli” <strong>di</strong> sua<br />

<strong>in</strong>iziativa, certo li carica <strong>di</strong> una significanza s<strong>in</strong>istra, la quale assolutamente trascende la loro eventuale natura<br />

istituzionale.<br />

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