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università degli studi di napoli federico ii dottorato di ricerca in ...

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istituzionali 320 : <strong>in</strong> una sorta <strong>di</strong> gradatio ascendens <strong>di</strong> peso politico, <strong>in</strong>somma,<br />

Celere citerebbe prima la “garanzia ufficiale” <strong>di</strong> cui <strong>di</strong>spone Pisone, l’auctoritas<br />

legati, poi quella vera, reale, sostanziale, vale a <strong>di</strong>re i propria mandata, che<br />

dovrebbero mettere il legatus al riparo da ogni nemico. Le parole <strong>di</strong> Domizio (e <strong>di</strong><br />

Tacito) servono forse, <strong>in</strong> un certo senso, a completare quelle <strong>di</strong> Germanico 321 (e <strong>di</strong><br />

Tacito!), costituendone un elegante ed <strong>in</strong>cisivo pendant, e fan sì che l’atto <strong>di</strong><br />

accusa dello storico nei confronti <strong>di</strong> Tiberio, pure senza essere mai esplicito,<br />

<strong>di</strong>venga ancor più preciso e circostanziato. Ed è appunto l’uso <strong>di</strong> mandata che,<br />

determ<strong>in</strong>ando un significativo tratto <strong>di</strong> <strong>in</strong>tratestualità, determ<strong>in</strong>a un rapporto <strong>di</strong><br />

forte contiguità concettuale, <strong>di</strong>rei meglio: <strong>di</strong> complementarietà, tra il rumor <strong>di</strong> II<br />

43, 4, l’allocuzione <strong>di</strong> Germanico morente e quanto detto da Domizio Celere; anzi,<br />

mi sembra che – alla stregua <strong>di</strong> quanto notato parlando dell’adozione <strong>di</strong> <strong>in</strong>vi<strong>di</strong>a –<br />

anche per quanto concerne le occorrenze <strong>di</strong> mandata l’<strong>in</strong>terprete può registrare un<br />

percorso ed un processo <strong>di</strong> graduale <strong>di</strong>svelamento della sostanza semantica.<br />

Ritengo <strong>in</strong>fatti <strong>di</strong> poter avanzare l’ipotesi che volutamente Tacito vada dal<br />

cre<strong>di</strong>dere quidam <strong>di</strong> II 43, 4, alla bocca <strong>di</strong> Germanico, f<strong>in</strong>endo poi alle parole <strong>di</strong><br />

Domizio Celere: a mio parere, lo storico realizza nel testo un progressivo<br />

movimento che parte da chi meno potesse conoscere la verità, passa attraverso chi<br />

nei fatti fu <strong>di</strong>rettamente co<strong>in</strong>volto (avendo qu<strong>in</strong><strong>di</strong> la facoltà <strong>di</strong> avanzare dubbi e<br />

sospetti), e si conclude con l’arrivo a chi poi, dei fatti stessi, poté, anzi, <strong>di</strong> sicuro<br />

dovette possedere ogni particolare. Attraverso questo percorso, mi pare, i mandata<br />

e la loro vera natura 322 sono venuti sempre più chiaramente alla luce; con gli stessi<br />

mandata (<strong>di</strong> cui ho mostrato che forse lo storico, a ben guardare, afferma f<strong>in</strong> da<br />

subito l’esistenza) la vera idea <strong>di</strong> Tacito sulle responsabilità <strong>di</strong> Tiberio nella morte<br />

320 Con una scelta che mi sembra pienamente con<strong>di</strong>visibile, Li<strong>di</strong>a PIGHETTI, Tacito. Annali… cit., vol. I, p. 227,<br />

traduce propria mandata con «personali istruzioni».<br />

321 Sia detto per <strong>in</strong>ciso: se le mie osservazioni sul <strong>di</strong>scorso <strong>di</strong> Germanico son giuste, possiamo rilevare che <strong>in</strong><br />

entrambi i “pezzi” c’è un accenno al dolore <strong>di</strong> Tiberio. Anche <strong>in</strong> questo caso, <strong>di</strong>remo che quanto Germanico<br />

maschera per tutelare i suoi, risulta svelato <strong>in</strong> pieno da Domizio Celere.<br />

322 Riguardo all’importanza del <strong>di</strong>scorso <strong>di</strong> Domizio Celere, ed alla possibilità <strong>di</strong> una <strong>in</strong>terpretazione dei <strong>di</strong>scussi<br />

mandata che vada <strong>in</strong> <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> un’accusa tutta allusiva rivolta da Tacito a Tiberio, cfr. ancora A. DE VIVO, Le<br />

parole ambigue della storia…, cit., p. 96. Su posizioni assai <strong>di</strong>stanti da quella che ho appena espresso, oltre al già<br />

citato Yavetz, si pone anche, come precedentemente ricordato, A. GARZETTI, From Tiberius to the Anton<strong>in</strong>es...cit.,<br />

p. 40. Lo stesso L. LENAZ, <strong>in</strong> Tacito, cit., p. 1111, rimarca che «Tacito fa comprendere implicitamente che non crede<br />

all’avvelenamento <strong>di</strong> Germanico, semmai ad un tentativo <strong>di</strong> elim<strong>in</strong>arlo per mezzo della “magia nera”».<br />

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