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università degli studi di napoli federico ii dottorato di ricerca in ...

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assass<strong>in</strong>a <strong>di</strong> Pisone, Tacito aveva così saputo mostrare il condottiero stesso come<br />

un uomo avveduto, sagace, previdente, capace ancora e per un’ultima volta <strong>di</strong><br />

posporre il proprio io a superiori <strong>in</strong>teressi ed affetti (la tranquillità <strong>di</strong> sua moglie e<br />

dei suoi figli, purtroppo dest<strong>in</strong>ata a rivelarsi una pia illusione). Ora, però,<br />

riportando quanto detto da D. Celere, ci si è spostati nelle segrete stanze <strong>di</strong> Pisone,<br />

a parlare è un uomo che <strong>di</strong> costui conosce le trame, non ha timore <strong>di</strong> rivelarle, ma<br />

anzi ne vuol fare un motivo <strong>di</strong> spavalderia e <strong>di</strong> fiducia 317 ; a questo punto, allora, si<br />

rivela la verità, e Tacito, retrospettivamente, depotenzia anche quella che <strong>in</strong><br />

apparenza era stata un’affermazione non <strong>di</strong> accusa, bensì ad<strong>di</strong>rittura <strong>di</strong> preventiva<br />

<strong>di</strong>fesa pronunciata da Germanico a favore <strong>di</strong> Tiberio. Chi non sia ostacolato da<br />

“schermi” può <strong>di</strong>rlo a chiare lettere: Pisone non ha motivo <strong>di</strong> temere Senzio,<br />

poiché è lui, Pisone, che propria mandata accepit 318 ! Certo, quando Domizio<br />

Celere accenna ai propria mandata il riferimento va, <strong>in</strong> primo luogo, al pericolo<br />

dello scontro armato con Senzio, e la rassicurazione, presa alla lettera, non riguarda<br />

le eventuali accuse, da affrontare <strong>in</strong> Roma, <strong>di</strong> avere soppresso Germanico 319 : i<br />

mandata, voglio <strong>di</strong>re, sono “tecnicamente” da <strong>in</strong>tendersi, <strong>in</strong>nanzitutto, come un<br />

<strong>in</strong>carico <strong>di</strong> controllo della Siria pervenuto <strong>di</strong>rettamente dalla volontà imperiale,<br />

laddove il potere a Senzio era stato <strong>in</strong>costituzionalmente conferito dagli amici <strong>di</strong><br />

Germanico. Ciò riconosciuto, però, vorrei fare una considerazione. Dal momento<br />

che Domizio Celere ha già parlato della auctoritas legati, <strong>di</strong> per sé barriera<br />

sufficiente a riparare Pisone contro qualsiasi attacco <strong>di</strong> Senzio, mi parrebbe<br />

possibile pensare che la menzione <strong>degli</strong> «or<strong>di</strong>ni», piuttosto che costituire una<br />

ridondante ripetizione, si sp<strong>in</strong>ga ben oltre i puri, semplici, tecnici <strong>in</strong>carichi<br />

317 Non mi sento <strong>di</strong> concordare con quanto sostiene Maria Luisa PALADINI, Il processo pisoniano…., cit., p. 231,<br />

vale a <strong>di</strong>re che le parole <strong>di</strong> Domizio Celere <strong>di</strong>mostrerebbero sì l’esistenza dei mandata <strong>in</strong> Germanicum, ma soltanto<br />

<strong>in</strong>tendendoli nel senso <strong>di</strong> <strong>in</strong>carichi <strong>di</strong> sorveglianza e controllo da operarsi nei confronti del giovane animoso,<br />

irruento, talvolta sconsiderato: «è ovvio che Domizio, amico <strong>di</strong> Pisone, non poteva alludere a qualche <strong>in</strong>carico<br />

scellerato». Più «ovvio», a mio parere, è che attraverso l’amico <strong>di</strong> Pisone Tacito volesse <strong>di</strong>re quanto per altri, per lui<br />

stesso, era impossibile affermare.<br />

318 Cfr. Ann. II 77, 2.<br />

319 Cfr. H. FURNEAUX, The Annals of Tacitus, cit., p. 372, <strong>in</strong> relazione appunto ai propria mandata sottol<strong>in</strong>ea che si<br />

tratta appunto <strong>di</strong> <strong>in</strong>carichi <strong>di</strong> natura amm<strong>in</strong>istrativa, e che essi sono «personal», contrapposti a quelli ricevuti da<br />

Senzio, def<strong>in</strong>iti dal commentatore «<strong>di</strong> seconda mano»: secondo il Furneaux, dunque, non vi sarebbe qui alcun<br />

riferimento agli occulta mandata a cui si accenna a II 43, 4, e <strong>di</strong> cui <strong>di</strong>rò più avanti. Cfr., <strong>in</strong>oltre, la posizione <strong>di</strong><br />

Maria Luisa PALADINI, Il processo pisoniano…., cit., p. 231, <strong>di</strong> cui mi sono già occupato supra.<br />

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