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università degli studi di napoli federico ii dottorato di ricerca in ...

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conscientia, est Caesaris favor, sed <strong>in</strong> occulto; et perisse Germanicum nulli<br />

iactantius marent quam qui maxime laetantur”» 314 . Pisone, dunque, non deve<br />

temere nulla e nessuno, <strong>in</strong> quanto gode della complicità <strong>di</strong> Livia, del sostegno <strong>di</strong><br />

Tiberio 315 ! Siamo <strong>di</strong> nuovo al cospetto, è ovvio, <strong>di</strong> un <strong>di</strong>scorso non documentabile,<br />

che Tacito creò (o, anche, rielaborò ed accolse: fa poca <strong>di</strong>fferenza) <strong>in</strong> quanto<br />

funzionale al completamento della sua strategia narrativa, al rivelarsi della sua<br />

<strong>in</strong>terpretazione storiografica. Se Celere, <strong>in</strong>timo <strong>di</strong> Pisone, parla della complicità <strong>di</strong><br />

Tiberio, gli si deve credere, essendo senza dubbio egli un “ben <strong>in</strong>formato”: <strong>in</strong> tal<br />

modo, l’autore ha fatto sì che i sospetti <strong>di</strong> Germanico, naturalmente “esterni” alla -<br />

presunta - macch<strong>in</strong>azione or<strong>di</strong>ta ai suoi danni, <strong>di</strong>ventassero le certezze <strong>di</strong> Domizio<br />

Celere (e del lettore!), assolutamente ed <strong>in</strong><strong>di</strong>scutibilmente “<strong>in</strong>terne” alla<br />

macch<strong>in</strong>azione stessa - ora <strong>in</strong>negabile. E’ vero che, come farà anche altrove 316 , lo<br />

storico parla della gioia che sarà provata (o che sarà stata provata) dal pr<strong>in</strong>cipe e da<br />

sua madre a seguito del decesso <strong>di</strong> Germanico, presentandola non come un dato<br />

sicuro, acquisito dalla sua <strong>ricerca</strong> storiografica, bensì lasciandola passare nel testo<br />

<strong>in</strong> forma <strong>di</strong> un’<strong>in</strong>s<strong>in</strong>uazione maliziosa, avanzata, qui, da Domizio Celere (et perisse<br />

Germanicum nulli iactantius maerent quam qui maxime laetantur); ma è lo status<br />

<strong>di</strong> quest’ultimo, ripeto, a fare dell’<strong>in</strong>s<strong>in</strong>uazione una certezza e qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, per quel che<br />

riguarda Tiberio, una sicura accusa. Il riferimento <strong>di</strong> Germanico agli scelesta<br />

mandata a cui verisimilmente si sarebbero aggrappati Pisone e Planc<strong>in</strong>a non era<br />

stato altro, come detto, che una saggia e accorta scelta attribuita al giovane<br />

dall’autore: sebbene il condottiero fosse <strong>in</strong> punto <strong>di</strong> morte, qu<strong>in</strong><strong>di</strong> anche <strong>in</strong> <strong>di</strong>ritto<br />

<strong>di</strong> aggre<strong>di</strong>re verbalmente colui che egli sentiva avesse fatto partire l’azione<br />

314 Ann. II 77, 1; 3. « (Domizio Celere sosteneva che) Pisone, non Senzio, era stato posto a capo della Siria, a lui<br />

erano stati conferiti i fasci, l’autorità pretoria e le legioni. Se poi fosse piombata addosso qualche occasione <strong>di</strong><br />

guerra, chi avrebbe fatto più legittima opposizione con le armi <strong>di</strong> colui che aveva avuto l’autorità <strong>di</strong> legato ed aveva<br />

ricevuto <strong>in</strong>carichi personalmente dall’imperatore? (…<strong>di</strong>ceva Domizio Celere:) “è vero che tu hai la complicità <strong>di</strong><br />

Augusta ed il favore <strong>di</strong> Cesare, ma <strong>in</strong> segreto; e Germanico morto, da nessuno sarà pianto con maggiore<br />

ostentazione <strong>di</strong> dolore quanto da coloro che più <strong>di</strong> tutti se ne rallegrano» (trad. <strong>di</strong> Bianca CEVA).<br />

315 Non mi sembra si possa concordare con quanto sostiene, facendo anche riferimento alle tranquillizzanti parole<br />

rivolte a Pisone dal figlio a II 76, 2, D.C.A. SHOTTER, Tacitus, Tiberius and…, cit., p. 209: «the advice given to Piso<br />

(…) by his son and by Domitius Celer, both assume his <strong>in</strong>nocence as a matter of course» e su posizioni simili si<br />

attesta anche Maria Luisa PALADINI, Il processo pisoniano…, cit., p. 231. Invero, il <strong>di</strong>scorso <strong>di</strong> Domizio Celere si<br />

presenta piuttosto come quello <strong>di</strong> un particeps secretorum, ben cosciente del sottile <strong>in</strong>trico <strong>di</strong> complicità e<br />

responsabilità che Tacito vuol far credere legasse Tiberio a Pisone.<br />

316 Cfr. III 2, 3 e IV 1, 1.<br />

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