epistolario iii/3 - S.Maddalena di Canossa

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Se Maria Santissima ha fatto il miracolo compito, e che stia bene come prima d'ammalarsi, in tutto vedete voi altre cosa possa esser meglio. Se poi fosse grazia come dalla tua lettera mi pare, allora mi sembrerebbe fuori d'un lume straordinario, di fare una cosa rischiosa, e dovendo colà subito lavorare non mi pare che sia il caso. Ti ringrazio delle notizie, che mi dai di tutte, e della Cara Mariettina 9 . Non è già ch'io dubiti, che questa ragazzina non abbia il suo governo, ma già tu sai come sono io colle ammalate gravi, e ti raccomando sino, che non è affatto fuori di pericolo farla confessare spesso, perche sappi che adesso quand'io era a Milano la piccola Damina Paduli nipote del Conte Mellerio 10 stava male, e le fecero due salassi. Finalmente il primo medico di Milano andò a visitarla, e disse che si poteva contare fuori di pericolo, e mezz'ora dopo neppure, spirò. Sorte ch'era da stolla bianca. Vi sono poi obbligatissima a tutte della vostra disposizione d'assistermi. Vi abbraccio tutte, e tutte vi lascio nel Cuor Santissimo dell'amorosissima nostra Madre. Scrissi alla Rosmini tutti que lumi che mai mi vennero in mente. Fà che la Rosa, oltre i libri che ti scrissi l'altro giorno, porti seco anche la vita della Marchesa Serponti 11 .Dimmi come se la passa a Cara Cecilia 12 in particolare, e già continuami le notizie di tutte. Sta certa che ti scriverò le mie nuove sincere, e limpide anche mercoledì. Dirai alla Cara Rosa che la prego appena arrivata a Trento scrivermi subito lo stato di salute della Gioppi 13 , e della Cattina ma della prima singolarmente. Tua Aff.ma Madre Maddalena Figlia della Carità 14 Se mai ti si presenta un qualche sicuro incontro per Bergamo ti prego di mandarmi il libro delle lettere che deve avere la Prudenza per far fare gli esami a queste maestre. Se non lo ha la Prudenza 15 domanda alla Bernardina 16 o alla Teodora 17 . PS. Se mai tu non avessi risposta da Don Leonardo manda da Carlino 18 a vedere cosa ne sà, e partendo le compagne quando saranno al Vò dopo avere rinfrescato al Borghetto 19 , Michele sa la casa di Don Leonardo. Si fermino, e lo prendino seco sempre che da Trento non vi avessero scritto che non sanno altro. BERGAMO 11 APR(ile) Alla Signora la signora Angela Bragato Figlia della Carità Ricapito dal Signor Verdari alla Porta dei Borsari VERONA 9 Dottori Maria (Marietta) (Ep. III/2, lett. 1610, n. 4, pag. 1262). 10 Conte Giacomo Mellerio, benefattore dell’Istituto (Ep. I, lett. 387, pag. 624). 11 « VITA DELLA MARCHESA SERPONTI» una delle biografie di donne insigni per virtù. 12 Donà delle Rose Cecilia, nella Comunità di Verona (Ep. I, lett. 399, n. 3, pag. 651) 13 Gioppi Rosa, nella Casa di Verona (Ep. III/2, lett. 1713, n. 5, pag. 1464). 14 NB. Firma autografa della Canossa. La data è ripresa dal timbro postale. 15 Biadego Prudenza, nella Casa di Verona (Ep. III/2, lett. 1622, n. 8, pag. 1288). 16 Castellani Bernardina, nella Casa di Verona (Ep.III/3, n. 2, lett. 1869, pag. 1833). 17 Roggia Teodora (Ep. II/2, lett. 571, n. 6, pag. 410) 18 March. Carlo Canossa (Ep. I, lett. 8, n. 6, pag. 23). 19 BORGHETTO all'ADIGE, comune in provincia di 'I'rento.

A MARGHERITA ROSMINI 2117(Bergamo#1830.04.09) Le scrive una lunghissima lettera, che aveva continuato a sperare di non dover spedire, realizzando invece il suo viaggio a Trento. Impossibilitata a farlo, le manda un vero vademecum per gli Esercizi delle Dame, che contempla l'assistenza di ogni singolo momento della giornata, i libri da leggere e da far meditare, la distribuzione delle sorelle nei vari uffici, i vari e possibili menù dei diversi pasti, il tutto però organizzato con la massima libertà, secondo le esigenze del luogo e delle partecipanti. V.G. e M. Carissima Figlia Bergamo li 9 aprile 1830 Questa volta non so come cominciare una lettera, che feci tanto per non iscrivere, ma così piace al Signore, e così ha da piacere anche a me. Già da Monsignore Ella avrà saputo le mie belle imprese, e come l'aver io voluto far troppo per venire, ha prodotto un'effetto contrario. Mi restava però una qualche lusinga di potervi ancora riuscire, e contro il mio solito ero disposta a viaggiare anche di festa. Il fatto si é, che sto meglio, ma non posso dire di essere proprio libera di febbre, e la tosse pure quantunque diminuita mi continua però. In conseguenza Ella vede, che sarebbe un azzardo continuare tre giornate il viaggio, e quando bene fossi a Trento, se mai la tosse come l'incertezza della stagione la rende probabile dovendo ogni notte cangiare abitazione, se dovessi venire solo per ammalarmi, altro non farei, che imbarazzarle di più. Per ciò mia Cara Figlia accettiamo dal Signore questa mortificazione, che non sò da Lei, a me, a chi sia più amara, ed insieme cerchiamo di ajutarci, perche riesca bene l'opera del Signore. Stia sicura, ch'io non mancherò di far pregare, e già, com'Ella ben sa Dio non ha bisogno d'uomini, e molto meno di me, che non sono capace da nulla. Non posso nasconderle per altro, che quantunque pienamente conosco, quanto vero sia quello, che le scrivo rni dà gran pena il dispiacere, che proveranno loro, ed in sostanza per un male da niente. Che se l'avessi curato quindici giorni sono la metà di quello, che faccio adesso, non ve ne sarebbe più vestigio. In somma la cosa è fatta. Mi servirà di regola per un'altra volta. Assicuri tutte le Care Compagne, che propriamente e per prudenza che non mi lasciano venire; c'era una persona di mia cognizione, che diceva, che la prudenza è la rovina del mondo. Basta comunque sia veniamo all'argomento. Giacchè non potendo assisterle personalmente farò quanto posso per assisterle da lontano. Scrissi dunque alla Superiora di Verona, che mercoledì non vedendomi faccia partire per Trento la Rosa sottosuperiora 1 , ed una per la cucina. Se potranno anche una terza. Le porteranno del riso del caffe in polvere. Un pò di pollame ed altre cosette. De libri poi la vita della Beata Maria dell'Incarnazione 2 nel secolo quella Madama Accaria tanto stimata, e lodata da San Francesco, che quantunque sia morta religiosa, si santificò per altro nello stato di matrimonio nel soffrire il marito, educare i figli, e santamente dirigere la famiglia. Se sarò in tempo scriverò alla Superiora pur di Verona di mandarle anche la vita della Marchesa Serponti 3 e questa da far leggere alla mensa, cominciando dalla vita della Beata Maria. Le porteranno anche qualche libro di Esercizj spirituali per i secolari. Il cattechismo di Boriglioni 4 , se i direttori degli Esercizj avessero genio venisse fatta qualche lezione di dottrina, e qualche altro libro, che non mi ricordo se ella adesso lo abbia. A Monsignore occlusi anche l'orario delle Dame che abitavano da noi anche la notte, ma questo come i libri tutto da sottoporre ai Direttori degli Esercizj, e fare come essi giudicano meglio, 1 Rosa Dabalà, vice superiora di Verona (Ep. II/1, lett. 585, n. 4, pag. 442) 2 Vita della Beata Maria dell’Incarnazione (Ep.III/3, lett. 2115, n. 9, pag. 2341). 3 Vita della Marchesa Serponti (Ep.III/3, lett. 2116, n. 11, pag. 2345). 4 Boriglioni, scrittore ascetico (Ep.III/3, lett. 2115, n. 15, pag. 2341).

A MARGHERITA ROSMINI<br />

2117(Bergamo#1830.04.09)<br />

Le scrive una lunghissima lettera, che aveva continuato a sperare <strong>di</strong> non dover spe<strong>di</strong>re, realizzando invece il<br />

suo viaggio a Trento. Impossibilitata a farlo, le manda un vero vademecum per gli Esercizi delle Dame, che<br />

contempla l'assistenza <strong>di</strong> ogni singolo momento della giornata, i libri da leggere e da far me<strong>di</strong>tare, la<br />

<strong>di</strong>stribuzione delle sorelle nei vari uffici, i vari e possibili menù dei <strong>di</strong>versi pasti, il tutto però organizzato<br />

con la massima libertà, secondo le esigenze del luogo e delle partecipanti.<br />

V.G. e M. Carissima Figlia<br />

Bergamo li 9 aprile 1830<br />

Questa volta non so come cominciare una lettera, che feci tanto per non iscrivere, ma così<br />

piace al Signore, e così ha da piacere anche a me.<br />

Già da Monsignore Ella avrà saputo le mie belle imprese, e come l'aver io voluto far troppo<br />

per venire, ha prodotto un'effetto contrario. Mi restava però una qualche lusinga <strong>di</strong> potervi ancora<br />

riuscire, e contro il mio solito ero <strong>di</strong>sposta a viaggiare anche <strong>di</strong> festa.<br />

Il fatto si é, che sto meglio, ma non posso <strong>di</strong>re <strong>di</strong> essere proprio libera <strong>di</strong> febbre, e la tosse pure<br />

quantunque <strong>di</strong>minuita mi continua però. In conseguenza Ella vede, che sarebbe un azzardo<br />

continuare tre giornate il viaggio, e quando bene fossi a Trento, se mai la tosse come l'incertezza<br />

della stagione la rende probabile dovendo ogni notte cangiare abitazione, se dovessi venire solo per<br />

ammalarmi, altro non farei, che imbarazzarle <strong>di</strong> più.<br />

Per ciò mia Cara Figlia accettiamo dal Signore questa mortificazione, che non sò da Lei, a me,<br />

a chi sia più amara, ed insieme cerchiamo <strong>di</strong> ajutarci, perche riesca bene l'opera del Signore.<br />

Stia sicura, ch'io non mancherò <strong>di</strong> far pregare, e già, com'Ella ben sa Dio non ha bisogno<br />

d'uomini, e molto meno <strong>di</strong> me, che non sono capace da nulla. Non posso nasconderle per altro, che<br />

quantunque pienamente conosco, quanto vero sia quello, che le scrivo rni dà gran pena il <strong>di</strong>spiacere,<br />

che proveranno loro, ed in sostanza per un male da niente. Che se l'avessi curato quin<strong>di</strong>ci giorni<br />

sono la metà <strong>di</strong> quello, che faccio adesso, non ve ne sarebbe più vestigio. In somma la cosa è fatta.<br />

Mi servirà <strong>di</strong> regola per un'altra volta. Assicuri tutte le Care Compagne, che propriamente e per<br />

prudenza che non mi lasciano venire; c'era una persona <strong>di</strong> mia cognizione, che <strong>di</strong>ceva, che la<br />

prudenza è la rovina del mondo.<br />

Basta comunque sia veniamo all'argomento. Giacchè non potendo assisterle personalmente<br />

farò quanto posso per assisterle da lontano. Scrissi dunque alla Superiora <strong>di</strong> Verona, che mercoledì<br />

non vedendomi faccia partire per Trento la Rosa sottosuperiora 1 , ed una per la cucina. Se potranno<br />

anche una terza. Le porteranno del riso del caffe in polvere. Un pò <strong>di</strong> pollame ed altre cosette.<br />

De libri poi la vita della Beata Maria dell'Incarnazione 2 nel secolo quella Madama Accaria<br />

tanto stimata, e lodata da San Francesco, che quantunque sia morta religiosa, si santificò per altro<br />

nello stato <strong>di</strong> matrimonio nel soffrire il marito, educare i figli, e santamente <strong>di</strong>rigere la famiglia.<br />

Se sarò in tempo scriverò alla Superiora pur <strong>di</strong> Verona <strong>di</strong> mandarle anche la vita della<br />

Marchesa Serponti 3 e questa da far leggere alla mensa, cominciando dalla vita della Beata Maria. Le<br />

porteranno anche qualche libro <strong>di</strong> Esercizj spirituali per i secolari. Il cattechismo <strong>di</strong> Boriglioni 4 , se i<br />

<strong>di</strong>rettori degli Esercizj avessero genio venisse fatta qualche lezione <strong>di</strong> dottrina, e qualche altro libro,<br />

che non mi ricordo se ella adesso lo abbia.<br />

A Monsignore occlusi anche l'orario delle Dame che abitavano da noi anche la notte, ma<br />

questo come i libri tutto da sottoporre ai Direttori degli Esercizj, e fare come essi giu<strong>di</strong>cano meglio,<br />

1 Rosa Dabalà, vice superiora <strong>di</strong> Verona (Ep. II/1, lett. 585, n. 4, pag. 442)<br />

2 Vita della Beata Maria dell’Incarnazione (Ep.III/3, lett. 2115, n. 9, pag. 2341).<br />

3 Vita della Marchesa Serponti (Ep.III/3, lett. 2116, n. 11, pag. 2345).<br />

4 Boriglioni, scrittore ascetico (Ep.III/3, lett. 2115, n. 15, pag. 2341).

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