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epistolario iii/3 - S.Maddalena di Canossa

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A GIUSEPPA TERRAGNOLI<br />

2112(Milano#1830.03.31)<br />

Nuovi accor<strong>di</strong> e chiarimenti per la forma legale <strong>di</strong> accettazione dei beni spettanti a Rosa Della Croce.<br />

Carissima Figlia<br />

Riscontro subito la tua lettera mia Cara Figlia, e per vostra quiete ti <strong>di</strong>co come parlai questa<br />

mattina col fratello della nostra Rosa della Croce 1 il quale quantunque gli avessi scritto, che non era<br />

possibile ch'io avessi da Venezia le carte <strong>di</strong> ritorno prima della mia partenza giunse però felicemente a<br />

Milano jeri se non isbaglio. Lo stesso dunque mi <strong>di</strong>sse che ad ogni modo voleva farmi lo sborso della<br />

dote bastandogli una mia ricevuta, e questo me lo <strong>di</strong>sse jeri mattina. Jer sera avendo ricevuto la Cara<br />

vostra del giorno 27 andai pensando che in certo modo la mia delicatezza poteva restare compromessa<br />

se ricevevo la dote, e poi dopo averla consegnata avesse egli sentito degli obbietti sulla rinunzia.<br />

Dall'altra parte non vedeva opportuno fare obbietti io sull'incerto molto più ch'io per andar cauta<br />

vi aveva scritto d'assicurarvi se nella rinunzia era compresa l'ere<strong>di</strong>tà materna per dovere <strong>di</strong> madre verso<br />

la cara Rosa, ma non mi pareva che tal rinunzia vi entrasse per non essere nella carta nominata. Mi<br />

regolai dunque così. Dissi al Signor Antonio aver io ricevuto lettera da voi che avevate ricevuto le<br />

carte, e che le avreste voi altre fatte vedere a quel Signore che assiste la Casa <strong>di</strong> Venezia come faccio<br />

che sempre per tali argomenti mi consiglio. Che forse quel Signore troverà tutto a dovere, ma che tal<br />

volta da un paese all'altro passa la sua <strong>di</strong>fferenza ed alle volte potrebbe questo signore trovare qualche<br />

espressione da cambiare.<br />

Che dunque non mi pareva vi stasse la mia delicatezza <strong>di</strong> ricevere la somma e che poi vi fosse<br />

stata qualche cosa per cui l'intelligenza non fosse stata perfettamente simile. Egli mi rispose che<br />

quand'anche fosse cambiata qualche espressione niente gli importava purche restasse la sostanza, che la<br />

Rosa rinunciaze alla ere<strong>di</strong>tà paterna alla sua mamma ricevendo invece le 6000 lire con quello ch'ha<br />

avuto.<br />

Che in ogni modo mi consegnava il danaro, e che quando avrò ricevuto la carta da Venezia gliela<br />

farò tenere in Valtellina 2 . Voi altre già avrete sentito l'ottimo Signor avvocato Gasperi 3 . S'egli ha<br />

trovato la cosa come pare cioè che la rinuncia sia della sola ere<strong>di</strong>ta paterna allora la Rosa può fare la<br />

carta, e spe<strong>di</strong>rmela a Verona <strong>di</strong>rigendola all'Angelina 4 e <strong>di</strong>cendola <strong>di</strong> tenerla sino al mio arrivo.<br />

Se poi il sullodato Signor avvocato trovasse necessario cambiare, e surogare qualche espressione<br />

la quale meglio <strong>di</strong>chiarasse la cosa ritenendo la stessa forma andrà meglio <strong>di</strong> quello che sia scrivere alla<br />

Signora Cecilia sembrandomi chiaramente ch'essi non abbiano pensiero alcuno su <strong>di</strong> ciò. Per esempio<br />

qui mi avevano insegnato che potevasi nella rinu(n)cia <strong>di</strong>chiarare che accetta la somma dalla sua<br />

Signora madre qual tutrice in tacitazione <strong>di</strong> tutto quanto le puo competere per la <strong>di</strong> Lei parte sull'ere<strong>di</strong>tà<br />

paterna rinunciando a favore della medesima ad'ogni altra ragione nella detta paterna ere<strong>di</strong>tà ma già il<br />

Signor avvocato Gasperi non ha bisogno de’ miei suggerimenti, e cambierà lui se farà bisogno quelle<br />

espressioni che si renderanno necessarie. Solo se vi giunge questa lettera in tempo mi pare che facendo<br />

in questo modo si salvano i <strong>di</strong>ritti della Rosa, e resteranno tutti contenti.<br />

Termino subito troppo premendomi mi 5 giunga presto questa mia. Venerdì a Dio piacendo<br />

passerò a Bergamo e lune<strong>di</strong> conto passare a Verona.<br />

Vi abbraccio tutte <strong>di</strong> vero cuore e tutte vi lascio nel Cuor Santissimo <strong>di</strong> Maria<br />

Di Voi Carissima Figlia<br />

Milano li 31 marzo 1830<br />

Alla Signora<br />

La Signora Giuseppa Terragnoli<br />

Figlia della Carità<br />

Santa Lucia<br />

V E N E Z I A<br />

Vostra Aff.ma Madre<br />

<strong>Maddalena</strong> Figlia della Carità 6<br />

1<br />

Rosa della Croce, nella Casa <strong>di</strong> Venezia (Ep. III/2, lett. 1487, n. 5, pag. 1016).<br />

2<br />

VALTELLINA, valle delle Alpi Retiche (Sondrio), dalla Val<strong>di</strong>sotto, fino allo sbocco, nel lago <strong>di</strong> Corno del fiume Adda,<br />

che la percorre. (De Agostini, Mod. Diz. Vol 2°.<br />

3<br />

Il fratello del chirurgo Giacomo Gasperi (Ep. III/2, pag. 899).<br />

4<br />

Bragato Angela, superiora <strong>di</strong> Verona (Ep. I, lett. 339, n. 4, pag. 529<br />

5 Grafia errata per «vi».<br />

6 NB. Firma autografa della <strong>Canossa</strong>.

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