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di verduno - Rivista IDEA

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gate a presagi funesti, pensi al<br />

“mille non più mille”, alle profezie<br />

<strong>di</strong> Nostradamus, a tutti i film catastrofistici<br />

americani... Forse riusciremmo<br />

a pre<strong>di</strong>re davvero la fine<br />

solo se un meteorite enorme si<br />

abbatterà sulla Terra, e comunque<br />

non potremo farci nulla. O magari<br />

un batterio killer si <strong>di</strong>ffonderà fino<br />

a <strong>di</strong>struggerci, chissà. Ma con la<br />

crisi economica che c’è e la <strong>di</strong>soccupazione<br />

giovanile che <strong>di</strong>laga, le<br />

sembra che dobbiamo preoccuparci<br />

della fine del mondo?».<br />

In effetti... A proposito <strong>di</strong> giovani:<br />

da insegnante, anche lei pensa<br />

che alle nuove leve manchi l’entusiasmo?<br />

«No, anzi. Negli ultimi anni vedo<br />

ragazzi che si impegnano in prima<br />

persona in politica, per cambiare le<br />

cose. La colpa dell’indolenza im -<br />

perante delle ultime generazioni è<br />

stata dei genitori che hanno ab<strong>di</strong>cato<br />

dal ruolo <strong>di</strong> educatori e si sono<br />

messi a fare gli amiconi. Hanno<br />

delegato completamente il mondo<br />

delle regole alla scuola. L’autorità<br />

invece spetta a loro, prima <strong>di</strong> tutto.<br />

È in famiglia che si impara a vivere,<br />

a prendersi degli impegni, a fare, a<br />

cercare prospettive. Ma vede che<br />

esempio dà la classe politica? Cor -<br />

ruzione, prostitute, tangenti... E<br />

poi tutti a lamentarsi dei giovani.<br />

Ma che esempi hanno davanti?».<br />

E tra le nuove leve <strong>di</strong> scrittori, chi<br />

le piace?<br />

«Nicolò Ammanniti in primis. Ma<br />

anche Davide Longo».<br />

In che cosa si sente piemontese?<br />

«In tutto. Io credo molto nel “ge -<br />

nius loci”, un’entità soprannaturale<br />

legata a un luogo, che era oggetto<br />

<strong>di</strong> culto nella religione romana.<br />

Cioè credo nel fatto che ognuno<br />

esprima, nel suo modo <strong>di</strong> essere e<br />

<strong>di</strong> vivere, aspetti inevitabilmente<br />

legati alla terra da cui proviene».<br />

Mi <strong>di</strong>ca tre aggettivi adatti a de -<br />

scrivere i piemontesi, allora.<br />

«Testar<strong>di</strong>, nel senso <strong>di</strong> caparbi,<br />

capaci <strong>di</strong> perseguire un obiettivo. E<br />

poi, come posso <strong>di</strong>re? L’un der -<br />

statement, anche se non è molto<br />

piemontese come termine, nel<br />

senso che sono sempre un po’ sottotono.<br />

Hanno la capacità <strong>di</strong> non<br />

sbracare, ecco. E, per ultimo, i piemontesi<br />

sono capaci <strong>di</strong> una sottile<br />

ironia, tagliente».<br />

Un’ironia tagliente, trova? Ma se<br />

invece ci descrivono sempre co -<br />

me seriosissimi...<br />

«Assolutamente no. Siamo molto<br />

ironici e autoironici. Le faccio un<br />

esempio: in italiano e in molti <strong>di</strong>aletti<br />

si <strong>di</strong>ce “Buono come il pane”.<br />

Ecco, noi <strong>di</strong>ciamo: “Fol peid ’na<br />

mica”. Capisce? Spesso ribaltiamo<br />

il senso delle cose per evidenziare<br />

dei concetti, per stupire, per far e -<br />

mergere un lato <strong>di</strong>verso».<br />

Adesso che ha rassicurato me e i<br />

lettori <strong>di</strong> “<strong>IDEA</strong>” sulla non prossima<br />

fine del mondo, aspetto con<br />

ansia il nuovo libro. Una preghiera,<br />

se posso. Visto che fino ad<br />

ora Camilla e Gaetano non hanno<br />

peccato, ecco, se potesse farli<br />

ca dere un pochino, anche solo<br />

po co poco... Altrimenti che ultimo<br />

libro sarebbe?<br />

«Vedremo...».

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