di verduno - Rivista IDEA

A fianco: i missionari
italiani e i ragazzi
di Santiago de Huata
protagonisti del progetto
che punta a offrire una
mèta turistica da sogno
senza dimenticare
l’impegno sociale. Sotto:
popolazione aymara
durante una cerimonia
nei pressi di Tiahuanaco,
in Bolivia, e Matteo
Mineo nel salar di Uyuni,
la più grande salina del
mondo, ancora in Bolivia.
In basso: un’altra
suggestiva foto scattata
da Mineo nella riserva
naturale boliviana
“Eduardo Avaroa”
tano quattro giorni a piedi prima di
arrivare nella valle dell’Urubamba
dalla quale, oltrepassata la porta
del Sole, la foresta si apre e la città
perduta, già residenza del fondatore
dell’impero inca, Pachacutec
Yupanqui, si mostra in tutta la sua
bellezza. Terminato il cammino
inca proseguo da solo verso Nazca
52 á 12 gennaio 2012 á un viaggio per crescere
prima e Arequipa poi.
Le linee tracciate sul terreno del
deserto di Nazca dall’omonima
antica civiltà sono figure antropomorfe
e zoomorfe realizzate con
una precisione che non smette di
impressionare. Arequipa è l’ultima
città coloniale interamente conservata
sul mio cammino: entrato in
Cile, la realtà circostante cambia.
Il lungo tragitto fino a Santiago è
interrotto da diverse tappe per
affrontare le splendide onde del
Pacifico con la mia tavola da surf.
Ad Arica, Iquique, Antofagasta e
Valparaiso posso constatare come
il Cile non sia soltanto spiagge e
turismo. I suoi 17 milioni di abi-
tanti dispongono, infatti, di un prodotto
interno lordo, un livello di
crescita economica e una qualità di
vita tra le più elevate dell’America
Latina: la sicurezza, il benessere e
lo sviluppo di questo Paese mi
fanno dimenticare di essere a
migliaia di chilometri dall’Europa.
Tornato a Buenos Aires, salgo sul
volo di rientro consapevole che
quello affrontato non sarà da me
ricordato solo come un momento
spensierato, bensì come un periodo
di riflessione e apprendimento.
Un viaggio vero per imparare a
convivere con le diversità e rafforzare
quel sentimento di rispetto
per l’altro non sempre facile da
comprendere, o da accettare, per
chi vive tutta la vita all’ombra del
proprio campanile.