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di verduno - Rivista IDEA

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IN SUDAMERICA<br />

DOPO VENT’ANNI<br />

D’ATTESA E SOGNI<br />

Matteo Mineo racconta l’esperienza, vissuta<br />

in autunno al fianco della gente comune (ma<br />

in solitaria), progettata già ai tempi del liceo<br />

Matteo Mineo<br />

L’autore <strong>di</strong> questo avvincente<br />

reportage, che “<strong>IDEA</strong>” è orgogliosa<br />

<strong>di</strong> proporre ai lettori, è maggiore<br />

degli alpini in servizio presso<br />

il secondo Reggimento <strong>di</strong> Cuneo.<br />

Con il colonnello Massimo Biagini,<br />

ha realizzato il libro “Caposaldo<br />

Cavour” (e<strong>di</strong>zioni Uniart) sulla<br />

missione in Afghanistan del 2010<br />

Affrontata la letteratura<br />

<strong>di</strong> viaggio in circolazione<br />

ai tempi del<br />

liceo, tracciati itinerari<br />

che intrecciavano quelli descritti<br />

in <strong>di</strong>versi testi, decisi <strong>di</strong> fare dello<br />

zaino il mio unico compagno.<br />

Rimandato il viaggio a data da<br />

destinarsi per il mio ingresso in<br />

48 á 12 gennaio 2012 á un viaggio per crescere<br />

Accademia, sono riuscito a partire<br />

solo dopo quasi vent’anni.<br />

Dopo aver letto “Un indovino mi<br />

<strong>di</strong>sse” <strong>di</strong> Tiziano Terzani, avevo<br />

deciso <strong>di</strong> evitare qualsiasi volo<br />

interno per non correre il rischio <strong>di</strong><br />

incontrare solo un’umanità da sala<br />

d’aspetto o da business class, così<br />

<strong>di</strong>versa da quella reale in quei<br />

GALEOTTA FU L’IMMENSA<br />

«Prima della parrucca e della giubba<br />

furono i fiu mi, i fiumi ar teriali: furono<br />

le cor<strong>di</strong>gliere sulle cui onde consunte<br />

il condor o la neve sembravano im -<br />

mobili. Fu il tuono ancora senza no -<br />

me, le pampas planetarie. L’uomo fu<br />

terra, vaso, palpebra del tremulo fan -<br />

go, calco dell’argilla, anfora caraibica,<br />

coppa imperiale o silice araucana.<br />

Fu tenero e cruento, ma sull’impugnatura<br />

della sua arma d’umido<br />

cristallo, le iniziali della TERRA erano<br />

scritte». Così inizia il “Canto general”<br />

<strong>di</strong> Pablo Neruda, opera in cui il grande<br />

poeta descrisse il suo continente<br />

creando quello che Ernesto “Che”<br />

Gue vara descrisse come «il più vasto<br />

poema sinfonico d’America».<br />

Letto per la prima volta quando frequentavo<br />

il liceo, Pablo Neruda mi<br />

fece nascere alcuni interrogativi fino<br />

ad allora mai posti.

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