di verduno - Rivista IDEA

QUATTORDICI
NEONATI DI FAMIGLIE
POVERISSIME UCCISI
IN ARGENTINA
DAGLI ESPERIMENTI
MEDICI CONDOTTI
DA UN LABORATORIO
AMERICANO.
RACCONTO DI UNA
CONDANNA BLANDA
(APPENA 180 MILA
EURO DI MULTA),
DI UNA DIFESA
STRENUA E DI UN
DUBBIO: PERCHÉ CERTI
TEST VENGONO
EFFETTUATI SOLTANTO
IN SACCHE
DI DEPRESSIONE
CULTURALE
ED ECONOMICA?
14 á 12 gennaio 2012
Il ficcanaso
IL PREZZO DELLA SCIENZA
Antonio Barillà
Ci sono notizie raccapriccianti che restano sommerse: forse perché lontane,
forse perché insopportabili. Qualunque sia la ragione, stupisce e
amareggia la minuscola risonanza assegnata al caso d’un laboratorio
medico statunitense che sperimentava nuove medicine sui neonati di
famiglie argentine poverissime.
Secondo i mass media sudamericani, in tre città del nord-ovest sono stati testati
infatti alcuni farmaci per la realizzazione di importanti vaccini: uno per la prevenzione
della polmonite acquisita, l’altro dell’otite acuta.
Il risultato atteso, però, non è stato raggiunto e l’esperimento avrebbe provocato
un’autentica strage: quattordici piccoli innocenti morti, sacrificati alla scienza o,
peggio, al profitto.
La giustizia, per la verità, s’è mossa, e all’alba del 2012 ha espresso la sua condanna:
un milione di pesos di multa al laboratorio e a due suoi dottori.
Ora, a parte che il prezzo di una vita appena sbocciata è incommensurabile e nemmeno
tutto l’oro del mondo consola una mamma, non lasciatevi ingannare da
quel “milione” che l’epoca dell’euro ha restituito al fascino antico come nei
fumetti del signor Bonaventura.
Cambio alla mano, la morte di quattordici bambini è valutata 180 mila euro.
S’erano opposti, i ricercatori. E preparano comunque l’appello.
Nonostante le indagini del Dipartimento nazionale argentino su medicine, alimenti
e tecnologie mediche abbiano infatti riscontrato irregolarità nelle sperimentazioni,
sostengono d’aver rispettato le norme che impongono di avvisare
degli esperimenti le famiglie e ricordano come, allo stesso scopo, ne siano stati
effettuati complessivamente quattordicimila tra Argentina, Panama e Colombia.
È nostra abitudine rimandare i giudizi morali all’emanazione dei giudizi finali
d’un tribunale, ché spesso le prime impressioni tradiscono e incollano accuse
ingiuste e pesanti, ma forse manifestando un dubbio, stavolta, non facciamo uno
strappo. Diciamo che è una banale riflessione.
Povertà estrema, in molti casi, coincide con ignoranza, e mal si comprende come
in certe realtà depresse dal punto di vista culturale ed economico una famiglia
possa comprendere e accettare la sperimentazione.
Il medico, agli occhi bisognosi, è un angelo, un luminare, un salvatore e chi gli
affida un piccolino non discute: annuisce supinamente, molto spesso non comprende,
ha remore a chiedere spiegazioni e pudore a dissentire.
Detto questo, ci facciamo anche una domanda che non vuole sollevare per forza
sospetti o allungare ombre: semplicemente ci assale ed è giusto
condividerla con i lettori, commentando la notizia sommersa,
ché magari loro hanno una spiegazione e ci colgono in -
chiodati a dietrologie e pregiudizi. Una possibilità che è anche
una speranza, perché la domanda, nella sua semplicità, è in -
quietante: come mai, per ammissione del laboratorio peraltro
inserita nella tesi difensiva, gli esperimenti venivano condotti
in Paesi del Sud america dove, notoriamente, s’annidano sacche
d’indigenza e di sofferenza? E come mai i piccolini morti
appartenevano tutti a famiglie poverissime?