Corso di Laurea in Fisica Equazioni Differenziali e Sistemi Dinamici
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20 <strong>Equazioni</strong> <strong>Differenziali</strong> e <strong>Sistemi</strong> D<strong>in</strong>amici<br />
i sistemi del primo or<strong>di</strong>ne; pertanto omettiamo <strong>di</strong> esplicitare gli enunciati e lasciamo<br />
i dettagli per il lettore.<br />
<strong>Equazioni</strong> autonome del secondo or<strong>di</strong>ne. Vedremo nel prossimo paragrafo cosa<br />
si <strong>in</strong>tende <strong>in</strong> generale per “equazione autonoma”. Per il momento, vogliamo semplicemente<br />
sviluppare una tecnica “pratica” che consenta <strong>di</strong> risolvere o quantomeno<br />
<strong>di</strong> “semplificare” le equazioni (scalari) della forma<br />
o, più <strong>in</strong> generale,<br />
y ′′ (t) = f(y(t), y ′ (t)) (1.55)<br />
f(y(t), y ′ (t), y ′′ (t)) = 0. (1.56)<br />
Si noti che la (1.56) è un’equazione non <strong>in</strong> forma normale. Dunque, anche nel caso f<br />
sia molto regolare potrebbero non valere i risultati teorici <strong>di</strong> esistenza e unicità delle<br />
soluzioni.<br />
Il trucco consiste nel supporre la funzione y localmente <strong>in</strong>vertibile nell’<strong>in</strong>torno <strong>di</strong><br />
ogni punto t; il proce<strong>di</strong>mento potrà essere poi giustificato a posteriori. Proviamo allora<br />
a cercare la funzione <strong>in</strong>versa t = t(y). Ponendo v = v(y) := y ′ (t(y)), si ha subito<br />
y ′′ = dy′<br />
dt<br />
dunque ottengo da (1.55) la nuova equazione<br />
dy′ dy<br />
=<br />
dy dt = v′ (y)y ′ (t(y)) = v ′ (y)v(y); (1.57)<br />
v ′ (y) =<br />
f(y, v(y))<br />
v(y)<br />
(1.58)<br />
nella variabile <strong>in</strong><strong>di</strong>pendente y (o un’espressione simile nel caso (1.56)). A questo punto,<br />
non è detto che si riesca a risolvere (1.57); tuttavia ci si è quantomeno ricondotti ad<br />
un’equazione del primo or<strong>di</strong>ne. Notiamo anche che qualora sia dato un problema <strong>di</strong><br />
Cauchy per la (1.55), sarà da imporre dapprima la con<strong>di</strong>zione v(y0) = y1. In secondo<br />
luogo, una volta determ<strong>in</strong>ata la v, si potrà ricavare la y per <strong>in</strong>tegrazione imponendo<br />
la con<strong>di</strong>zione y(t0) = y0. Invitiamo il lettore a svolgere esercizi su questo tipo <strong>di</strong><br />
equazioni: <strong>in</strong> generale, quando si ha a che fare con proce<strong>di</strong>menti tecnici, la pratica<br />
aiuta più delle considerazioni teoriche.<br />
1.6 <strong>Equazioni</strong> autonome – rappresentazione delle soluzioni<br />
Si <strong>di</strong>cono autonome le equazioni della forma<br />
y ′ (t) = f(y(t)), f : Ω → R N , (1.59)<br />
quelle cioè <strong>in</strong> cui la f a secondo membro non <strong>di</strong>pende esplicitamente dal tempo. In<br />
questo paragrafo, Ω sarà qu<strong>in</strong><strong>di</strong> un aperto <strong>di</strong> RN (e non <strong>di</strong> RN+1 e f : Ω → RN almeno<br />
cont<strong>in</strong>ua. È evidente che per tornare alle notazioni usuali, basta porre Λ := R × Ω ⊂<br />
RN+1 , porre<br />
g : Λ → R N , g(t, y) := f(y), ∀ (t, y) ∈ Λ, (1.60)<br />
e riscrivere la (1.59) nella forma equivalente y ′ (t) = g(t, y(t)).