Ippogrifo 1-2003:Ippogrifo 1/2003 - Comune di Jesi
Ippogrifo 1-2003:Ippogrifo 1/2003 - Comune di Jesi
Ippogrifo 1-2003:Ippogrifo 1/2003 - Comune di Jesi
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
6<br />
5/03<br />
CON GLI OCCHI LUCIDI<br />
Chi piange non ha carattere<br />
ed è debole?<br />
“ Bisogna essere forti, maturi <strong>di</strong><br />
carattere”<br />
Ma chi l’ha detto? Perché reprimere<br />
quello che si prova? E chi<br />
ha deciso che i veri uomini non<br />
piangono?…”Ebbene sì, io piango<br />
e non me ne vergogno! Ho<br />
15 anni, ammetto <strong>di</strong> essere un<br />
po’ troppo sensibile e permalosa,<br />
ma non considero il pianto<br />
una debolezza, anzi… piangendo<br />
riesco a dare sfogo ai miei sentimenti,<br />
al mio dolore, alle mie<br />
paure… riesco a leggere dentro<br />
il mio cuore. Piangere mi fa bene,<br />
è una mia reazione naturale! Il<br />
fatto è che il mio cuore è stato<br />
calpestato e ignorato un miliardo<br />
<strong>di</strong> volte, ma che <strong>di</strong>co…un<br />
miliardo è troppo poco, ma<br />
un’infinità <strong>di</strong> volte e mai nessuno<br />
si è preoccupato <strong>di</strong> riattaccare<br />
i pezzi del mio cuore, <strong>di</strong> tentare<br />
almeno <strong>di</strong> incollare qualche<br />
frammento che non si trovava<br />
più! Piango anche quando provo<br />
un’emozione forte, positiva o<br />
negativa che sia. Piango, soprattutto,<br />
quando sono inferocita:<br />
non riesco a farci niente, le lacrime<br />
mi sgorgano giù dagli occhi<br />
senza che io riesca a controllarle.<br />
Mi preoccupo poco <strong>di</strong> quello<br />
che gli altri pensano, non sento<br />
il bisogno <strong>di</strong> giustificarmi. Mi<br />
sono sfogata, ecco tutto!”<br />
Sono sicura che molti la pensano<br />
come me, però c’è anche da<br />
<strong>di</strong>re che i tempi sono cambiati!<br />
Già, gli uomini… Si sa, le donne<br />
hanno la lacrimuccia più facile,<br />
ecc…<br />
I maschietti, invece, non possono<br />
mica fare la figura dalle femminucce…<br />
Calma e sangue freddo.<br />
I tempi sono cambiati. I pro<strong>di</strong><br />
combattenti e le fanciulle svenevoli,<br />
con il fazzoletto sempre<br />
sotto il naso, non esistono più!<br />
I ruoli, maschile e femminile,<br />
non sono più gli stessi. Oggi trovi<br />
l’uomo che, a cambiare pannolini<br />
e a cucinare, è più bravo<br />
della donna e la donna in carriera<br />
che guida un’azienda con mano<br />
ferma e sicura. E allora? Allora<br />
via libera alle lacrime, senza esagerare<br />
però. Se non scendono<br />
spontaneamente, non possiamo<br />
certo autoflagellarci perché abbiamo<br />
il cuore duro. Di pianti forzati<br />
in giro se ne vedono forse<br />
un po’ troppi. Basta guardare<br />
certi programmi alla tv, dove le<br />
lacrime degli “sfigati” (veri o falsi),<br />
servono a inchiodare allo schermo<br />
gli spettatori per propinare<br />
loro storie <strong>di</strong> or<strong>di</strong>naria umanità.<br />
Per sentirsi meno soli, però, c’è<br />
bisogno <strong>di</strong> piangere e <strong>di</strong> veder<br />
piangere, per ricordarci che a<br />
tenere tutto dentro, nel faticosissimo<br />
tentativo <strong>di</strong> essere imperturbabili<br />
e <strong>di</strong> indossare maschere<br />
senza espressione, nessuno ci<br />
guadagna. Di fronte a certe trage<strong>di</strong>e,<br />
poi, è quasi impossibile<br />
mantenere il cosiddetto contegno.<br />
“Quando a settembre del<br />
2001 c’è stato l’attentato terroristico<br />
contro l’America, io ho<br />
pianto. Ho pianto per le scene<br />
che ho visto, per tutte quelle<br />
persone morte e per la paura <strong>di</strong><br />
cosa sarebbe potuto capitare al<br />
mondo. Alla tv ho visto piangere<br />
anche presentatori e giornalisti,<br />
visibilmente sconvolti. Quelle<br />
non erano lacrime facili, l’emozione<br />
era troppo forte per riuscire<br />
a reprimerle. Perfino in classe<br />
abbiamo parlato <strong>di</strong> quanto stava<br />
succedendo e anche altri hanno<br />
pianto. Nessuno si è vergognato!”<br />
Trage<strong>di</strong>e collettive, la per<strong>di</strong>ta<br />
<strong>di</strong> una persona cara, gravi<br />
malattie, fallimenti, ma anche<br />
paura, rabbia, sconforto, esasperazione,<br />
il bisogno inconfessato<br />
<strong>di</strong> attirare l’attenzione degli<br />
altri, per farsi magari anche un<br />
po’ compatire, per sentirsi meno<br />
soli. Sono tante le cause che<br />
provocano il pianto. A volte,<br />
però, <strong>di</strong>etro a copiose e amare<br />
lacrime <strong>di</strong> <strong>di</strong>sperazione, si<br />
nasconde un <strong>di</strong>sagio psicologico,<br />
l’incapacità <strong>di</strong> affrontare i problemi<br />
per quello che veramente<br />
sono e cioè ostacoli che, nella<br />
stragrande maggioranza dei casi,<br />
possono essere risolti. Sono<br />
poche le cose irreparabili. E non<br />
è finita qui, perché ci sono anche<br />
ragazzi che piangono a lungo e<br />
davanti a tutti, quando vengono<br />
bocciati, se un compito va male<br />
o se fanno scena muta alle interrogazioni.<br />
È un’impresa sempre<br />
più <strong>di</strong>fficile, oggi, imparare a<br />
fronteggiare i problemi, piccoli o<br />
gran<strong>di</strong>, collocandoli nel loro giusto<br />
contesto senza lasciarsi travolgere<br />
dall’onda devastante dell’autocommiserazione,<br />
della<br />
sfiducia e del pessimismo. La<br />
cronaca nera riferisce troppo<br />
spesso <strong>di</strong> trage<strong>di</strong>e consumate<br />
nella più completa solitu<strong>di</strong>ne,<br />
nella più totale <strong>di</strong>sperazione per<br />
essere stati mollati dal ragazzo o<br />
perché il fratello ha <strong>di</strong>strutto il<br />
motorino o per una bocciatura<br />
a scuola.<br />
Come se fossero accadute delle<br />
catastrofi a cui non c’è rime<strong>di</strong>o:<br />
ed è proprio con questi stati d’animo<br />
che certi fatti vengono vissuti.<br />
Mamma mia, com’è faticoso<br />
vivere così! Intanto, però, non<br />
<strong>di</strong>mentichiamo che ci sono<br />
anche lacrime <strong>di</strong> gioia, <strong>di</strong> sollievo,<br />
<strong>di</strong> tenerezza, quelle che sgorgano<br />
inarrestabili quando viviamo<br />
emozioni intense che<br />
chiamano a rapporto la nostra<br />
istintività, la nostra natura umana,<br />
la nostra capacità <strong>di</strong> commuoverci.<br />
A casa, quando io e la mia<br />
famiglia guar<strong>di</strong>amo insieme un<br />
film strappalacrime, un po’ a tutti<br />
esce almeno una lacrima. E se<br />
capita <strong>di</strong> piangere, lo facciamo<br />
in silenzio, coprendoci la faccia<br />
con le mani o facendo finta <strong>di</strong><br />
avere il raffreddore. Diventano<br />
molto luci<strong>di</strong> anche gli occhi <strong>di</strong><br />
mia madre, che pure è una<br />
donna forte e che <strong>di</strong> esperienze<br />
nella vita, ne ha vissute tante! Mi<br />
fa tanta tenerezza nel vedere la<br />
sua vergogna, è vero, ma non ha<br />
perso la capacità <strong>di</strong> piangere e<br />
<strong>di</strong> commuoversi. E lei non è<br />
certo una persona debole!<br />
Che altro <strong>di</strong>re: piangete e non<br />
vergognatevi se lo fate, perché<br />
quando avete bisogno <strong>di</strong> sfogarvi<br />
o siete tremendamente tristi,<br />
chi meglio <strong>di</strong> un bel pianto<br />
può aiutarvi a ritrovare il sorriso?<br />
Debora Gagliar<strong>di</strong><br />
L.S.P.P., I C<br />
TRISTEZZA<br />
Ci sono sofferenze che tutti<br />
noi conosciamo, ma ce<br />
ne sono tante altre nascoste<br />
nel cuore <strong>di</strong> una sola persona,<br />
sofferenze <strong>di</strong> cui nessuno conosce<br />
l’esistenza.<br />
Ed è lì che la tristezza si fa sentire.<br />
Attraverso i sentieri dell’anima,<br />
attraverso quel magone che non<br />
riusciamo a mandare giù … essa<br />
arriva fino al nostro cuore come<br />
un fiume che erode e porta via<br />
pian piano tutti i nostri sentimenti,<br />
le nostre speranze, i nostri sogni<br />
… e ci lascia solo un vuoto incolmabile,<br />
quel vuoto che emerge<br />
attraverso lo sguardo <strong>di</strong> tutti coloro<br />
che conoscono la tristezza, uno<br />
sguardo spento, assente … che<br />
raramente si lascia penetrare.<br />
A pochi è concesso <strong>di</strong> guardare al<br />
<strong>di</strong> là <strong>di</strong> quello sguardo, a pochi è<br />
concesso <strong>di</strong> osservare la tristezza<br />
senza esserne le vittime.<br />
A quanti <strong>di</strong> voi sarà capitato <strong>di</strong><br />
essere tristi, almeno per un<br />
momento?<br />
Credo che non esista persona al<br />
mondo che non abbia mai sofferto<br />
ma … vedete … a volte la<br />
tristezza è solo <strong>di</strong> passaggio: ti<br />
guarda, ti stu<strong>di</strong>a, capisce che non<br />
sei il suo tipo e se ne va .<br />
A volte, però, rimane più a lungo:<br />
ti <strong>di</strong>strugge, ti segna ed è impossibile<br />
tornare gli stessi <strong>di</strong> prima. E’<br />
come un male incurabile che giorno<br />
dopo giorno ti indebolisce e ti<br />
rende vulnerabile su qualsiasi fronte.<br />
Molti, arrivati a questo punto, decidono<br />
<strong>di</strong> arrendersi, <strong>di</strong> lasciarsi<br />
andare … altri si chiudono a riccio,<br />
innalzano un muro impossibile<br />
da <strong>di</strong>struggere, un muro che<br />
li isola da tutto e da tutti per sempre.<br />
Ecco che cos’è la tristezza.<br />
Non è alzarsi un mattino e <strong>di</strong>re:<br />
“oggi sono triste perché ho il compito<br />
<strong>di</strong> matematica e ho litigato<br />
con il mio ragazzo”.<br />
La vera tristezza c’é solo quando<br />
tu, vittima, riesci a descriverla.<br />
Cristiana Stramazzotti<br />
L.S.P.P., IC