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Ippogrifo 1-2003:Ippogrifo 1/2003 - Comune di Jesi

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Ad un bambino <strong>di</strong> otto anni<br />

viene fatto acquistare dalla<br />

sua insegnante d’italiano un<br />

libro: il bambino lo compra e a casa<br />

non lo legge nemmeno perché la lettura<br />

del testo sarà fatta in classe. Quel<br />

bambino <strong>di</strong> otto anni sono io ed il<br />

libro in questione è “Il piccolo principe”<br />

<strong>di</strong> Antoine de Saint Exupery.<br />

Durante la prima lettura, avvenuta<br />

in terza elementare, non ero in grado<br />

né <strong>di</strong> capire il significato della de<strong>di</strong>ca<br />

iniziale (“de<strong>di</strong>cato a Leone Werth<br />

quando era un bambino”) né <strong>di</strong> cogliere<br />

il messaggio del libro. Infatti, l’avevo<br />

trovato un racconto carino, ma<br />

dopo questa lettura “obbligata” in classe,<br />

quel piccolo libricino non è stato<br />

più aperto per otto anni…<br />

È stato un mio amico, Alessio, a farmi<br />

riscoprire questa fantastica storia che<br />

io avevo <strong>di</strong>menticato nel fondo <strong>di</strong> un<br />

arma<strong>di</strong>o. Devo ammettere che all’inizio<br />

ero un po’ scettico e pensavo che<br />

fosse un libro esclusivamente per bambini,<br />

ma grazie all’insistenza del mio<br />

amico, un giorno dell’estate 2001,<br />

mi sono messo a frugare tra le mie<br />

vecchie robe e sono riuscito a trovare,<br />

sotto altri libri <strong>di</strong>menticati, “Il piccolo<br />

principe”. Allora, mi sono sdraiato<br />

sul mio letto ed ho iniziato a leggere.<br />

Dopo meno <strong>di</strong> un’ora ero all’ultima<br />

pagina e, concluso il libro, è stato<br />

come svegliarsi da un dolce sogno: con<br />

le lacrime agli occhi, commosso, mi<br />

<strong>di</strong>spiacevo per il fatto che quello che<br />

avevo appena letto fosse solo un libro<br />

e, proprio come si fa con un bel sogno,<br />

desideravo (e desidero) che da qualche<br />

parte nel deserto, nel mondo o nell’universo<br />

vi fosse un piccolo principe<br />

da coccolare, da ascoltare e da<br />

capire.<br />

Purtroppo, un bambino <strong>di</strong> otto anni,<br />

non può intravedere ne “Il piccolo<br />

principe” quello che una persona più<br />

grande riesce a captare e forse è proprio<br />

perché da piccoli non si riesce a<br />

capirlo pienamente che, crescendo, si<br />

rischia <strong>di</strong> non apprezzarlo, ma è necessario<br />

riscoprirlo. Per me è stato come<br />

un grido, un rispecchiarmi dentro a<br />

delle pagine <strong>di</strong> carta; è stato un po’<br />

come se quello che sono mi fosse stato<br />

in parte spiegato: nel mio modo d’essere<br />

c’è sempre stato un qualcosa che<br />

ho constatato ne “Il piccolo principe”.<br />

Leggendo il capitolo dove il piccolo<br />

principe incontra la volpe, mi sono<br />

messo a piangere: “ Mi vorresti addomesticare?”<br />

“Cos’è addomesticare?”.<br />

Nel <strong>di</strong>alogo tra i due personaggi è spiegato<br />

nella maniera più chiara e sem-<br />

IL PICCOLO PRINCIPE<br />

plice perché ci si affeziona a delle persone<br />

ed anche ad alcune cose; quando<br />

il piccolo principe chiede alla volpe<br />

perché voleva essere addomesticata da<br />

lui, nella risposta c’è uno dei passi<br />

più belli per chiarezza, semplicità e<br />

grandezza che io abbia mai letto:<br />

“Perché in questo modo i tuoi capelli<br />

bion<strong>di</strong> saranno per me il campo <strong>di</strong><br />

grano e così, ogni volta che vedrò un<br />

campo <strong>di</strong> grano, io sarò felice e penserò<br />

a te anche quando sarai lontano…”.<br />

Dopo essere stata addomesticata,<br />

nel mondo non ci sarà più<br />

nessuno come il suo piccolo principe<br />

e per la volpe il guadagno sarà il<br />

vento che scuote il grano nei campi,<br />

che gli ricorderà i suoi capelli bion<strong>di</strong>.<br />

E così mi sono reso conto <strong>di</strong> essere stato<br />

addomesticato anch’ io in qualche<br />

modo ed ho capito il motivo per cui<br />

la mia lei è per me una su sei miliar<strong>di</strong>:<br />

lei è per me il profumo <strong>di</strong> vaniglia,<br />

il verde <strong>di</strong> un prato, un cielo stellato,<br />

una canzone e quando vedo o sento<br />

queste cose io penso a lei e sono felice.<br />

Leggendo quel passo, ho capito che<br />

quella volpe rappresentava per lui<br />

l’unica volpe e la rosa del suo pianeta<br />

l’unica rosa, come la mia lei rappresenta<br />

per me l’unica lei ed in quel<br />

momento (e tuttora) mi sono sentito<br />

un po’ piccolo principe anch’io.<br />

Quest’aspetto affettivo del piccolo principe<br />

mi si è trasmesso anche sulle<br />

cose materiali: non sarei in grado <strong>di</strong><br />

cambiare il mio zaino con nessun<br />

altro zaino al mondo, nonostante il<br />

fatto che sia vecchio e danneggiato perché<br />

per me quello zaino rappresenta<br />

i miei quattro anni <strong>di</strong> superiori, i concerti<br />

cui sono andato, le marce per la<br />

pace, il mare, la Spagna. L’esempio<br />

non è superficiale, ma bisogna pensare<br />

da bambini per poterlo capire<br />

pienamente.<br />

In tutto il racconto, vi sono delle allegorie,<br />

che possono apparire <strong>di</strong> per sé<br />

buffe, ma se lette più attentamente<br />

nascondono una triste ironia: un esempio<br />

è il povero ubriacone che beve continuamente<br />

ed alla domanda del piccolo<br />

principe “Ma perché bevi ?”<br />

risponde “Bevo per <strong>di</strong>menticare che<br />

ho vergogna <strong>di</strong> bere”; oppure il re <strong>di</strong><br />

un pianeta senza abitanti che è convinto<br />

<strong>di</strong> avere dei sud<strong>di</strong>ti ( anche se<br />

pure lui ha qualche dubbio) e quando<br />

arriva il piccolo principe lo supplica<br />

<strong>di</strong> rimanere, ma poi, vedendo che<br />

non può fermarlo, lo nomina suo<br />

ambasciatore nell’ universo. Questi e<br />

gli altri incontri possono essere considerati<br />

allegorie della solitu<strong>di</strong>ne<br />

umana, portata all’estremo (ognuno<br />

dei personaggi è solo in un pianeta<br />

dell’universo), che, però, non è molto<br />

<strong>di</strong>fferente della solitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> chi vive<br />

chiuso in se stesso e si rifiuta, come il<br />

re, <strong>di</strong> rendersi conto della realtà o,<br />

come l’ubriacone, preferisce <strong>di</strong>menticare<br />

con l’alcool tutti i suoi guai ed<br />

anche se stesso.<br />

La conclusione è triste: il piccolo principe<br />

torna sulla sua stella, mentre l’<br />

autore-protagonista rimane qui sulla<br />

Terra. Tuttavia quando quest’ultimo<br />

alzerà gli occhi al cielo in una notte<br />

stellata, vedrà una stella più brillante<br />

<strong>di</strong> tutte e quella sarà la sua stella<br />

ed ogni volta che la guarderà, penserà<br />

anche lui al suo piccolo principe.<br />

In seguito alla lettura, alcuni aspetti<br />

del mio carattere si sono accentuati:<br />

“l’ essenziale è invisibile agli occhi”. Nei<br />

rapporti con le persone, gli aspetti<br />

materialistici non mi sono mai interessati<br />

molto, ma non avevo mai pensato<br />

in maniera seria e realmente<br />

cosciente che i vestiti, l’aspetto fisico<br />

e tutti gli altri caratteri esteriori non<br />

sono rilevanti nel determinare una<br />

persona, ed ho realizzato in pieno che<br />

la cosa importante, “essenziale”, è<br />

come uno si sente quando sta con<br />

una persona, l’emozione che prova e<br />

che nessun occhio umano è in grado<br />

<strong>di</strong> cogliere.<br />

Dopo aver chiuso il libro, ho iniziato<br />

a fantasticare sulla scomparsa nel<br />

deserto <strong>di</strong> Antoine de Saint Exupery<br />

con il suo aeroplano e mi piace immaginare<br />

che egli abbia realmente incontrato<br />

il piccolo principe e sia andato<br />

con lui sulla sua stella. Se ciò non<br />

fosse vero,io so che il piccolo principe<br />

è dentro ognuno <strong>di</strong> noi ed è lì per<br />

ricordarci il bambino che tutti siamo<br />

stati. Tuttavia a volte ce ne <strong>di</strong>mentichiamo,<br />

ma è nelle nostre capacità riuscire<br />

ad ascoltarlo e soprattutto a<br />

capirlo.<br />

•<br />

Mosé Tinti<br />

L.C., II A<br />

21<br />

5/03

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