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Ippogrifo 1-2003:Ippogrifo 1/2003 - Comune di Jesi

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SUONERÒ IL MANDOLINO!<br />

…non mi arrischierei nel<br />

tentativo <strong>di</strong> pensarci<br />

su… è aperta la contrad<strong>di</strong>zione!<br />

Non dalle singole situazioni<br />

arriva la precarietà ed il<br />

contrasto, in grado <strong>di</strong> cogliere<br />

in uno spiacevole sconcerto chi<br />

desideri confrontare ed accostare<br />

le mutevoli impressioni<br />

su <strong>di</strong> un mondo che è ormai<br />

arrivato al punto <strong>di</strong> trascinarci<br />

con sé. Inaspettatamente l’inconciliabilità<br />

delle situazioni<br />

assume proporzioni incomprimibili,<br />

coinvolgendo le esperienze<br />

in maniera tanto palese<br />

da passare, come spesso<br />

accade, inosservata. Ciò, naturalmente,<br />

in virtù della frammentarietà<br />

della conoscenza<br />

che riusciamo a raggiungere<br />

circa le <strong>di</strong>namiche della vita.<br />

Paradossalmente, così, accostiamo<br />

con semplicità la sensibilizzazione<br />

ai pressanti problemi <strong>di</strong><br />

sviluppo eco-sostenibile a campagne<br />

<strong>di</strong> incentivi alla produzione<br />

ed al consumo, cerchiamo<br />

semplici felicità in para<strong>di</strong>si complessi,<br />

appen<strong>di</strong>amo ban<strong>di</strong>ere colorate<br />

ai portoncini blindati gridando<br />

alla violenza per la pace,<br />

alla guerra per la violenza, alla<br />

guerra per la pace, alla pace<br />

per… in un guazzabuglio <strong>di</strong> pensieri<br />

mal mescolati. Eppure tutto<br />

colpisce come il più abile dei registi<br />

attraverso shock isolati e violenti,<br />

così razionalmente comprensibili<br />

da sembrare quasi del<br />

tutto opportuni.<br />

Lo spavento <strong>di</strong> chi si arrischia a<br />

considerare il problema globalmente<br />

sta nel non scorgere, alme-<br />

Considerazioni su una scelta<br />

no per il momento, alcuna possibilità<br />

<strong>di</strong> sintesi o superamento<br />

della costante negazione <strong>di</strong> ogni<br />

constatazione, in grado <strong>di</strong> risvegliare<br />

la fiacca che scuote il frenetico<br />

movimento fino a renderlo<br />

un’immobile accon<strong>di</strong>scendenza<br />

al gioco, troppo spesso assurdo.<br />

Ancora da studentessa continuo<br />

a prendermi cura della mia formazione<br />

(ed in-formazione), e<br />

prima <strong>di</strong> cominciare il mio “lavoro”<br />

scelgo il “come” proseguire a<br />

vedere le mie giornate. Forse in<br />

pochi hanno mai avuto l’occasione<br />

<strong>di</strong> ascoltare il suono del<br />

mandolino dal vivo: l’orecchio a<br />

poco a poco si abitua al suono originale,<br />

facendolo proprio, arrivando<br />

a percepire le sfumature<br />

del tutto estranee alla consuetu<strong>di</strong>ne.<br />

Si <strong>di</strong>stacca così da una<br />

<strong>di</strong>mensione sensoriale imposta e<br />

giunge a nuove considerazioni<br />

che nascono dalla acquisita capacità<br />

<strong>di</strong> afferrare combinazioni e<br />

consonanze. Suonerò, allora, il<br />

mandolino, per entrare idealmente<br />

nella musica popolare portatrice<br />

ancora <strong>di</strong> una coscienza<br />

non trasformata, mi darò ad un<br />

sistema musicale non temperato,<br />

ai quarti <strong>di</strong> tono che inizialmente<br />

stridono nelle orecchie ma<br />

presto si trasformano in piacevolissimi<br />

accor<strong>di</strong>, a suoni squillanti<br />

e lievi allo stesso tempo, che<br />

non trascinano ma invitano…<br />

giungo sulla via per afferrare un<br />

tempo che è mio. Sì, suonerò il<br />

mandolino!<br />

Eugenia Di Meco<br />

L.C., III A<br />

UNA SCOMMESSA PER RITORNARE A VIVERE<br />

“<br />

…Vivere anche se sei morto dentro,<br />

vivere e devi essere sempre<br />

contento, vivere è come un comandamento,<br />

vivere o sopravvivere,<br />

senza perdersi d’animo mai e combattere<br />

e lottare contro tutto il<br />

mondo…”<br />

La comunità <strong>di</strong> S. Patrignano si propone<br />

proprio <strong>di</strong> far riscoprire la vita<br />

a chi aveva accettato <strong>di</strong> sopravvivere;<br />

una sfida che ha come obiettivo la<br />

riscoperta della propria <strong>di</strong>gnità; una<br />

battaglia contro il “para<strong>di</strong>so artificiale”.<br />

Il progetto della comunità<br />

nasce nel 1979, quando Vincenzo<br />

Muccioli si propone <strong>di</strong> costruire un<br />

ambiente all’interno del quale ospitare<br />

e curare le persone con problemi<br />

<strong>di</strong> tossico<strong>di</strong>pendenza; una<br />

“piccola società” dove riprendere<br />

un percorso <strong>di</strong> vita <strong>di</strong>gnitoso; una<br />

realtà che è cresciuta sebbene le<br />

obiezioni e le critiche <strong>di</strong> molti e che<br />

attualmente ospita circa 2000 persone.<br />

La scelta <strong>di</strong> entrare a S. Patrignano<br />

deve essere spontanea, libera da<br />

forzature e costrizioni; soltanto scegliendo<br />

spontaneamente l’ingresso<br />

in comunità si realizza la prima con<strong>di</strong>zione<br />

per affrontare e risolvere il<br />

problema: riconoscere <strong>di</strong> avere un<br />

problema. All’interno della comunità<br />

tutti, pur perseguendo lo stesso<br />

obiettivo, si propongono con la propria<br />

storia, i propri vissuti, la propria<br />

soggettività. La <strong>di</strong>versità <strong>di</strong>viene in<br />

tale ambito estremamente preziosa:<br />

l’unicità e l’irripetibilità <strong>di</strong> ognuno<br />

permette un continuo confronto e<br />

dunque un arricchimento personale;<br />

il rapporto con gli altri consente<br />

<strong>di</strong> realizzare la propria natura sociale,<br />

il bisogno <strong>di</strong> appartenenza, <strong>di</strong><br />

stima e <strong>di</strong> sicurezza. E in effetti tutti<br />

i momenti della giornata sono con<strong>di</strong>visi<br />

con gli altri; l’altro è la guida,<br />

lo specchio, il punto <strong>di</strong> riferimento<br />

sempre costante. Un conoscersi per<br />

conoscere, un capirsi per capire,<br />

un’amarsi per amare, un io che seppure<br />

necessita del tu deve conoscersi<br />

per riconoscere.<br />

Una piccola società che propone il<br />

lavoro come terapia attraverso la<br />

quale abbandonare il mondo delle<br />

droghe. Il lavoro è organizzato in<br />

<strong>di</strong>versi settori: tessile, agricolo, lavanderia,<br />

falegnameria, ceramica, grafica;<br />

vi sono inoltre allevamenti bovini<br />

e suini, un allevamento <strong>di</strong> cani,<br />

un piccolo zoo, una scuderia; infine<br />

alcune strutture per lo svago:<br />

cinema, campo sportivo, piscina e<br />

giar<strong>di</strong>ni.<br />

Le <strong>di</strong>verse attività consentono <strong>di</strong><br />

mettere in gioco le proprie capacità;<br />

è cosi possibile l’auto-realizzazione,<br />

risultato della propria espressione<br />

lavorativa e ricreativa; in tal modo<br />

l’in<strong>di</strong>viduo avrà l’opportunità <strong>di</strong> sentirsi<br />

riconosciuto (bisogno <strong>di</strong> riuscita),<br />

partecipe e allo stesso tempo<br />

responsabile non solo verso gli altri<br />

ma anche verso se stesso.<br />

La comunità si contrad<strong>di</strong>stingue poi<br />

per lo stile <strong>di</strong> vita imposto: gli ospiti<br />

devono comportarsi coerentemente<br />

con una serie rigorosa <strong>di</strong><br />

regole ( i pasti, i momenti <strong>di</strong> svago<br />

e i vari appuntamenti hanno orari<br />

precisi) che hanno uno scopo terapeutico:<br />

il raggiungimento <strong>di</strong> un<br />

equilibrio, e la gestione <strong>di</strong> sé in rapporto<br />

agli altri. A tal proposito è<br />

interessante sottolineare la consapevolezza<br />

da parte <strong>di</strong> alcuni giovani<br />

degli errori passati e degli scopi<br />

rieducativi della comunità. Questi<br />

riconoscono <strong>di</strong> “non aver saputo<br />

gestire la propria libertà” e pertanto<br />

ritengono che le regole, malgrado<br />

la loro severità, siano in<strong>di</strong>spensabili”.<br />

Dalle parole dei residenti<br />

emerge poi una forte stima e un<br />

grande rispetto per la comunità e in<br />

particolar modo per il suo fondatore<br />

Vincenzo Muccioli.<br />

La terapia adottata tenta così <strong>di</strong><br />

risolvere i problemi del singolo in<br />

modo naturale: la convivenza, la<br />

<strong>di</strong>sponibilità reciproca, il lavoro, le<br />

regole sono le uniche me<strong>di</strong>cine utilizzate;<br />

me<strong>di</strong>cine che permettono<br />

<strong>di</strong> recuperare o forse scoprire finalmente<br />

la propria identità in<strong>di</strong>viduale<br />

e sociale. Ognuno è compagno,<br />

amico e me<strong>di</strong>co all’altro, si instaurano<br />

così legami forti ed unici che<br />

spesso portano a scegliere <strong>di</strong> rimanere<br />

in comunità oltre il periodo <strong>di</strong><br />

cura e in alcuni casi per tutta la vita.<br />

Queste le emozioni e le sensazioni<br />

che abbiamo provato, noi, ragazze<br />

della IV A del liceo delle scienze<br />

sociali!<br />

Monni Ilaria, Morici Selena<br />

L.S.S., IV A<br />

17<br />

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