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Ippogrifo 1-2003:Ippogrifo 1/2003 - Comune di Jesi

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Anno 19 N. 1 • In<strong>di</strong>rizzi: Classico • Socio Psico Pedagogico • Scienze Sociali<br />

ARGOMENTI DI RIFLESSIONE<br />

ESPERIENZE E ATTIVITÀ FORMATIVE


2<br />

5/03<br />

UN’ESPERIENZA GRATIFICANTE<br />

Dopo quarantacinque<br />

anni vissuti da alunno,<br />

da docente e da preside<br />

negli Istituti Tecnici, lavorare<br />

nel Liceo classico <strong>di</strong> <strong>Jesi</strong>, una<br />

realtà che conoscevo sulla base<br />

<strong>di</strong> quanto mi riferiva chi ne<br />

aveva una conoscenza <strong>di</strong>retta,<br />

è bello perché consente <strong>di</strong> fare<br />

un’esperienza per alcuni aspetti<br />

<strong>di</strong>versa da quella vissuta in<br />

precedenza, è stimolante perchè<br />

si devono rinnovare e adeguare<br />

gli stili <strong>di</strong> lavoro per tanto<br />

tempo seguiti, è interessante<br />

perchè si può apprezzare la<br />

bellezza e l’attualità del mondo<br />

classico.<br />

I venticinque anni <strong>di</strong> lavoro<br />

all'ITAS, ove da ventidue anni<br />

era attivato l’in<strong>di</strong>rizzo Servizi<br />

Sociali, m’hanno facilitato l’inserimento<br />

nella realtà degli<br />

altri due licei, il Liceo delle<br />

Scienze sociali e il Liceo socio<br />

psicopedagogico.<br />

Diversi amici m’avevano detto<br />

che, andando al Classico, avrei<br />

trovato un ambiente tranquillo<br />

e ... riposante. Avrei dovuto<br />

portare avanti una tra<strong>di</strong>zione<br />

saldamente ra<strong>di</strong>cata e gestire l’e-<br />

sistente. In sostanza avevo la<br />

possibilità <strong>di</strong> riposarmi e <strong>di</strong>menticare<br />

tutta la complessità della<br />

gestione degli Istituti tecnici.<br />

Dopo alcuni giorni mi sono<br />

reso conto che invece sarei<br />

stato impegnato tantissimo per<br />

conoscere profondamente le<br />

tra<strong>di</strong>zioni, le consuetu<strong>di</strong>ni, le<br />

potenzialità, le risorse umane,<br />

culturali e progettuali del<br />

Classico, che dovevo organizzare<br />

secondo quanto mi prescriveva<br />

il contratto stipulato il<br />

4 luglio 2002 con il Direttore<br />

generale.<br />

Subito mi sono reso conto che<br />

quanto conoscevo del Classico<br />

non era più attuale; la realtà era<br />

completamente <strong>di</strong>versa.<br />

L’offerta formativa era ampia,<br />

<strong>di</strong>versificata e strutturata in<br />

modo tale che le alunne e gli<br />

alunni avevano la possibilità <strong>di</strong><br />

conoscere le richieste del<br />

mondo del lavoro e, <strong>di</strong> conseguenza,<br />

<strong>di</strong> progettare il percorso<br />

formativo e professionalizzante<br />

da seguire dopo aver<br />

superato l’esame <strong>di</strong> Stato.<br />

Le ragazze e i ragazzi sin dal<br />

quarto anno avevano l’oppor-<br />

tunità <strong>di</strong> partecipare a stages<br />

formativi presso <strong>di</strong>verse realtà<br />

produttive, <strong>di</strong> seguire corsi integrativi<br />

per acquisire conoscenze<br />

e competenze <strong>di</strong> base per<br />

lavorare nelle imprese <strong>di</strong> produzione<br />

e/o nelle strutture che<br />

producono servizi per la collettività.<br />

I laboratori formativi<br />

<strong>di</strong> giornalismo, <strong>di</strong> fotografia, <strong>di</strong><br />

regia televisiva, <strong>di</strong> progettazione<br />

e realizzazione <strong>di</strong> prodotti<br />

multime<strong>di</strong>ali, <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mento<br />

delle <strong>di</strong>verse forme <strong>di</strong><br />

espressione musicale, <strong>di</strong> recitazione,<br />

<strong>di</strong> danza classica e<br />

moderna, <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mento<br />

delle competenze informatiche<br />

nel settore della grafica e<br />

della progettazione e gestione<br />

dei siti internet ecc. davano ai<br />

ragazzi e alle ragazze la possibilità<br />

<strong>di</strong> valorizzare le loro<br />

potenzialità, <strong>di</strong> testimoniare ai<br />

docenti il <strong>di</strong>versificato impegno<br />

culturale e, soprattutto, <strong>di</strong><br />

orientarsi nella scelta <strong>di</strong> cosa<br />

fare dopo il <strong>di</strong>ploma.<br />

I corsi <strong>di</strong> aggiornamento progettati<br />

per i Docenti, per le<br />

alunne e per gli alunni completavano<br />

la ricchezza della<br />

produzione culturale del<br />

Classico <strong>di</strong> <strong>Jesi</strong>.<br />

La ricchezza e la modernità<br />

delle attrezzature <strong>di</strong>sponibili,<br />

la vivacità delle iniziative programmate<br />

e, soprattutto, l’entusiasmo,<br />

l’impegno e l’interesse<br />

<strong>di</strong>mostrati dai Docenti,<br />

dalle alunne e dagli alunni<br />

costituiscono i punti <strong>di</strong> forza<br />

che assicureranno al Classico <strong>di</strong><br />

<strong>Jesi</strong> un futuro degno delle gloriose<br />

tra<strong>di</strong>zioni e dei tanti meriti<br />

acquisiti.<br />

La integrale applicazione della<br />

nuova normativa che <strong>di</strong>sciplina<br />

la gestione del bilancio, l’acquisizione<br />

della Certificazione<br />

del servizio scolastico e la completa<br />

applicazione dello Statuto<br />

degli studenti e delle studentesse<br />

costituiscono gli obiettivi<br />

che mi sono proposto <strong>di</strong> raggiungere<br />

entro il 2004, allorchè<br />

dovrò, per raggiunti limiti <strong>di</strong><br />

età, lasciare, con tanto rimpianto<br />

e tanta nostalgia, il Liceo<br />

Classico <strong>di</strong> <strong>Jesi</strong>.<br />

Il Preside<br />

Prof. Piergiorgio Magnanelli<br />

IL PRESIDE GERMANO<br />

LASCIA LA NOSTRA SCUOLA<br />

9settembre 2002, “un<br />

incontro speciale” nell’aula<br />

magna del Liceo<br />

Classico per salutare il Preside<br />

prof. Pietro Germano, che<br />

lascia la scuola e, soprattutto,<br />

il nostro Liceo dopo due anni<br />

<strong>di</strong> Dirigenza.<br />

Una cerimonia molto sentita a<br />

cui hanno partecipato i docenti,<br />

gli studenti, i Presi<strong>di</strong> delle<br />

scuole della città, le Autorità<br />

scolastiche, gli amici e un gruppo<br />

<strong>di</strong> docenti del “Volterra”.<br />

Alcuni alunni (Francesco Di<br />

Nicola, Rosa Coscia, Piccioni<br />

Lucia e Mari Susanna) hanno<br />

letto un testo <strong>di</strong> Quintiliano e la<br />

poesia “Padre” <strong>di</strong> C. Sbarbaro<br />

per sottolineare le doti professionali<br />

ed umane <strong>di</strong> un Preside<br />

che ha contribuito alla formazione<br />

<strong>di</strong> generazioni <strong>di</strong> studenti<br />

e <strong>di</strong> docenti ed ha insegnato,<br />

non solo con le parole ma<br />

soprattutto con l’esempio, a credere<br />

nei giovani, a renderli partecipi,<br />

a coinvolgere tutti gli<br />

operatori della Scuola nella realizzazione<br />

<strong>di</strong> Progetti, contribuendo<br />

così al loro sviluppo.<br />

Sotto la sua Presidenza il nostro<br />

Liceo è cresciuto ed ha realizzato<br />

nuovi progetti collegandosi<br />

maggiormente con il territorio.<br />

Come personale tutto ci siamo<br />

sentiti gratificati perché coin-<br />

volti nella progettazione e nella<br />

realizzazione del “Progetto<br />

Scuola”. Come studenti ci siamo<br />

sentiti ugualmente gratificati per-<br />

ché siamo riusciti a dare il nostro<br />

contributo per il miglioramento<br />

<strong>di</strong> questo Liceo.<br />

Un grazie <strong>di</strong> cuore.


Il Liceo si è aperto al Sociale<br />

LA FORMAZIONE INTEGRATA<br />

SUPERIORE<br />

Mi accingo a riflettere<br />

ad alta voce sul corso<br />

IFTS “Assistente animatore<br />

per anziani e adulti <strong>di</strong>sabili”,<br />

un’esperienza molto coinvolgente<br />

sia per quanto<br />

riguarda la progettazione sia il<br />

coor<strong>di</strong>namento e <strong>di</strong> conseguenza<br />

la possibilità <strong>di</strong> relazionarsi<br />

in modo costruttivo con<br />

i docenti e con gli studenti coinvolti.<br />

Forse è bene fare un po’ <strong>di</strong> storia<br />

<strong>di</strong> questa esperienza.<br />

Alla fine del 2000 abbiamo<br />

cominciato a pensare alla progettazione;<br />

quattro enti, il Liceo<br />

Classico, la Facoltà <strong>di</strong> Economia<br />

e Commercio dell’Università<br />

degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Ancona, la<br />

COO.SS. Marche e lo IAL<br />

CISL si incontrano per la prima<br />

volta e incominciano a pensare<br />

al Progetto che si configura<br />

come un percorso <strong>di</strong> formazione<br />

rivolto al sociale.<br />

Dopo un attento esame delle<br />

figure che necessitano in questo<br />

settore e delle informazioni<br />

che ogni struttura possiede,<br />

si confrontano “le forze”<br />

e si incomincia a lavorare.<br />

Un’esperienza molto positiva<br />

anche se non priva <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà,<br />

sia perché per tutti noi era la<br />

prima volta, tranne per il<br />

Preside Prof. Germano che ci<br />

ha fatto da guida, sia perché<br />

le competenze che ciascuno <strong>di</strong><br />

noi possedeva erano decisamente<br />

<strong>di</strong>verse.<br />

Quali sono i lati positivi <strong>di</strong> una<br />

progettazione <strong>di</strong> gruppo:<br />

• Il confronto frutto <strong>di</strong> <strong>di</strong>scussioni<br />

costruttive tra le componenti<br />

• Le competenze variegate dei<br />

soggetti<br />

• I rapporti umani <strong>di</strong> collaborazione<br />

che si instaurano fra le<br />

parti.<br />

Una progettazione seria ha bisogno<br />

<strong>di</strong> tempi lunghi e <strong>di</strong> con-<br />

Una esperienza nuova per il Liceo Classico<br />

tinui confronti.<br />

Altra questione da non sottovalutare:<br />

la selezione dei partecipanti.<br />

Importante capire, almeno nel<br />

nostro ambito, l’interesse e la<br />

motivazione a svolgere un lavoro<br />

orientato verso gli anziani e<br />

i <strong>di</strong>sabili.<br />

29 settembre, si parte: presentazione<br />

del corso agli allievi,<br />

comunicazione degli obiettivi<br />

e del percoso.<br />

Dopo un primo approccio <strong>di</strong><br />

tipo orientativo, iniziano gli<br />

insegnamenti teorici e successivamente<br />

i primi laboratori.<br />

Molto importante è risultato il<br />

ruolo del tutor d’aula, una presenza<br />

significativa per gli studenti<br />

e per i docenti.<br />

Come coor<strong>di</strong>natrice mi sento<br />

<strong>di</strong> poter affermare che i docenti<br />

hanno rispettato in modo<br />

serio il calendario; relativamente<br />

limitate sono state le<br />

variazioni rispetto alle date<br />

comunicate alla Regione<br />

Marche.<br />

Che cosa hanno detto gli stu-<br />

denti?<br />

Sono stati molto sod<strong>di</strong>sfatti del<br />

percorso che hanno svolto e<br />

dell’operato dei docenti; speriamo<br />

che lo siano anche per<br />

il lavoro che alcuni stanno già<br />

svolgendo ed altri andranno a<br />

svolgere quanto prima.<br />

Che cosa <strong>di</strong>re complessivamente<br />

<strong>di</strong> questa esperienza?<br />

Forse siamo stati fortunati perché<br />

le componenti sono riuscite<br />

a collaborare e a mettere<br />

in comune le positività ed<br />

hanno contribuito ad offrire<br />

agli studenti un percorso integrato<br />

con l’Università (riconoscimento<br />

<strong>di</strong> cre<strong>di</strong>ti) e il mondo<br />

del lavoro.<br />

Quando siamo passati alla progettazione<br />

dello Stage sono<br />

e m e r s e l e c o m p e t e n z e<br />

dell’Azienda COO.SS Marche<br />

che aveva evidenziato la necessità<br />

<strong>di</strong> formare questa figura <strong>di</strong><br />

“Assistente animatore per anziani<br />

e adulti <strong>di</strong>sabili” con conseguente<br />

assunzione del personale.<br />

Si è evidenziata la necessità <strong>di</strong><br />

una figura professionale che<br />

operi a <strong>di</strong>retto contatto con la<br />

persona me<strong>di</strong>ante conoscenze<br />

ed abilità che le permettano <strong>di</strong><br />

sod<strong>di</strong>sfare la globalità dei suoi<br />

bisogni: una figura che faccia da<br />

tramite tra l’in<strong>di</strong>viduo in <strong>di</strong>fficoltà,<br />

l’ambiente familiare <strong>di</strong><br />

appartenenza, le reti informali<br />

e formali del territorio.<br />

Terminata la fase <strong>di</strong> progettazione<br />

si è passati alla scelta dei<br />

docenti coinvolti nella formazione<br />

con lezioni teoriche e <strong>di</strong><br />

laboratorio.<br />

Per ogni modulo sono stati pre<strong>di</strong>sposti<br />

insegnamenti teorici e<br />

laboratori in un percorso <strong>di</strong><br />

1200 ore con 400 ore <strong>di</strong> stage.<br />

In accordo con quanto suggerito<br />

dalla Regione Marche e<br />

dal MPI, è stato attivato un<br />

modulo <strong>di</strong> Inglese ed uno <strong>di</strong><br />

informatica e moduli <strong>di</strong> base,<br />

quali competenze aritmeticomatematiche<br />

e linguisticocomunicative.<br />

Costantina Marchegiani<br />

3<br />

5/03


4<br />

5/03<br />

Alcuni docenti del liceo classico “ V. Emanuele II ” e dei licei Socio-psico-pedagogico e delle Scienze<br />

sociali hanno rivolto un appello al Presidente della Repubblica, perché intervenga a <strong>di</strong>fesa del principio<br />

costituzionale della libertà <strong>di</strong> insegnamento<br />

SIGNOR PRESIDENTE DELLA<br />

REPUBBLICA<br />

Noi docenti inten<strong>di</strong>amo<br />

esprimere il nostro più<br />

caloroso ringraziamento<br />

per i Suoi interventi a <strong>di</strong>fesa dell’in<strong>di</strong>pendenza<br />

della magistratura,<br />

garanzia della libertà del citta<strong>di</strong>no,<br />

nonché vivo apprezzamento<br />

per le Sue sollecitazioni in materia<br />

<strong>di</strong> comunicazione, volte a<br />

garantire pluralismo, imparzialità<br />

ed autonomia dell’informazione,<br />

con<strong>di</strong>zioni queste <strong>di</strong>rette “a formare<br />

un’opinione pubblica critica<br />

e consapevole in grado <strong>di</strong> esercitare<br />

responsabilmente i propri<br />

<strong>di</strong>ritti democratici” come Ella ha<br />

riba<strong>di</strong>to ricordando il Suo messaggio<br />

alle Camere del mese <strong>di</strong><br />

Luglio. Ma, ora, un altro valore fondamentalmente<br />

che l’Or<strong>di</strong>namento<br />

Costituzionale a posto a<br />

tutela della libertà del citta<strong>di</strong>no,<br />

rischia <strong>di</strong> venire calpestato: trattasi<br />

della libertà d’insegnamento che,<br />

in forza <strong>di</strong> una risoluzione appro-<br />

Sono stanca <strong>di</strong> quello che sta<br />

accadendo. Vorrei che cambiasse,<br />

vorrei che si trasformasse<br />

questa situazione, vorrei<br />

poter modellare ciò che dovrà<br />

avvenire…<br />

Non voglio che rimanga tutto così<br />

com’è, vorrei un mondo <strong>di</strong>verso,<br />

vorrei l’amore, la felicità, la spensieratezza<br />

<strong>di</strong> un tempo, vorrei qualcosa<br />

che mai ho avuto, possibilità<br />

che cambino quel “qualcosa” che<br />

è in me.<br />

Vorrei poter essere libera da tutte<br />

le catene che mi opprimono, vorrei<br />

respirare a pieni polmoni un'aria<br />

nuova, senza costrizioni, senza<br />

muri; vorrei l’allegria, la gioia <strong>di</strong><br />

vivere, vorrei una maggior coor<strong>di</strong>nazione<br />

tra noi, vorrei poter scoprire<br />

ciò che mi è sempre stato<br />

nascosto, vorrei pensare liberamente<br />

senza che nessuno mi<br />

conformi.<br />

Vorrei che qualcuno comprendesse<br />

che il futuro è fatto da noi,<br />

vata in data 11-12-2002 dalla<br />

Commissione Cultura della<br />

Camera viene sacrificata, assieme<br />

alle norme più elementari della<br />

democrazia e del pluralismo, sull’altare<br />

<strong>di</strong> un potere politico sempre<br />

più invadente.<br />

Tale risoluzione “impegna, il governo<br />

ad attivarsi per far sì che, nelle<br />

scuole <strong>di</strong> ogni or<strong>di</strong>ne e grado, l’insegnamento<br />

della storia, in particolare<br />

<strong>di</strong> quella contemporanea,<br />

si svolga secondo criteri oggettivi<br />

rispettosi della verità storica”.<br />

Dunque, il governo, mettendo in<br />

dubbio la serietà professionale dei<br />

docenti, si arroga il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> fissare<br />

i criteri per <strong>di</strong>scernere il vero<br />

dal falso, dopo essere assurto al<br />

rango <strong>di</strong> depositario della verità<br />

assoluta. Noi riteniamo, invece,<br />

in perfetta sintonia con quanto<br />

da Lei riba<strong>di</strong>to all’apertura dell’anno<br />

scolastico, che la Scuola<br />

debba favorire il libero confronto<br />

vorrei scoprire cos’è che oscura il<br />

mondo, capirne i motivi, imparare<br />

i perché, vorrei provare a togliere<br />

quel velo che ci copre gli occhi.<br />

Vorrei poter risolvere ogni questione<br />

civilmente, vorrei cancellare<br />

o<strong>di</strong>o e rancore dalle menti e<br />

imparare che non siamo soli.<br />

Vorrei far cadere dal cielo una<br />

serenità bianca e pulita, una musica<br />

che ci invade il cuore, che lasci<br />

dentro <strong>di</strong> noi solo la voglia <strong>di</strong><br />

amare, vorrei convivere col prossimo<br />

come fratelli, vorrei accrescere<br />

l’altruismo, vorrei cancellare<br />

la solitu<strong>di</strong>ne, quella solitu<strong>di</strong>ne<br />

che spesso ci portiamo dentro,<br />

vorrei liberarmene senza soffocare,<br />

vorrei mettere al suo posto il<br />

calore che le compagnie ti danno.<br />

Vorrei più rispetto per gli altri, vorrei<br />

una maggior considerazione<br />

per le scelte altrui, vorrei aprire le<br />

finestre e sentire i suoni della natura,<br />

vorrei ci risvegliasse il ricordo<br />

<strong>di</strong> sé, che siamo tutti suoi figli.<br />

tra <strong>di</strong>versi modelli interpretativi,<br />

perché tale Istituzione è “il luogo<br />

dove si costruisce la citta<strong>di</strong>nanza<br />

europea e mon<strong>di</strong>ale e si forma, nel<br />

confronto tra opinioni, storie e<br />

culture, la coscienza democratica,<br />

collettiva, identitaria del Paese”.<br />

Se, poi, vogliamo entrare nel merito<br />

della questione, riteniamo che<br />

la risoluzione che impegna il governo<br />

a controllare i libri <strong>di</strong> storia, oltre<br />

ad essere incostituzionale, risulta<br />

anche insostenibile sul piano epistemologico.<br />

Infatti, si cerca <strong>di</strong> stabilire un rapporto<br />

<strong>di</strong> inter<strong>di</strong>pendenza tra il<br />

concetto <strong>di</strong> oggettività e quello <strong>di</strong><br />

verità; tutti sanno, invece, che “ una<br />

conoscenza è oggettiva non quando<br />

è vera, ma quando è non-soggettiva,<br />

cioè quando viene formulata<br />

secondo dei criteri che la<br />

rendono impersonale, vale a <strong>di</strong>re<br />

comunicabile agli altri e riproducibile<br />

dagli altri in<strong>di</strong>pendentemente<br />

Vorrei far rispettare la <strong>di</strong>versità tra<br />

i popoli del pianeta, vorrei aiutare<br />

chiunque anche se mi rendo<br />

conto che devo badare ancora a<br />

me, vorrei una libertà maggiore per<br />

ogni uomo, vorrei rafforzare i suoi<br />

<strong>di</strong>ritti, i quali non possono essere<br />

soppressi.<br />

Vorrei che la storia ci insegnasse<br />

a non ripetere gli stessi errori, vorrei<br />

poter evitare sacrifici inutili,<br />

vorrei sempre vedere scorrere<br />

un’acqua pura e cristallina invece<br />

<strong>di</strong> vederla sporca della vita delle<br />

persone, a volte vorrei non dover<br />

decidere, vorrei che la gente comprendesse<br />

i propri torti, vorrei che<br />

la nostra esistenza dovesse continuare<br />

come se dovesse ricominciare<br />

dal principio, vorrei non<br />

vedere ciò che sta accadendo nel<br />

mondo; vorrei rovesciare le nostre<br />

vicende.<br />

Vorrei superare quella paura che<br />

mi si è attaccata al cuore, vorrei<br />

lasciar uscire tutto ciò che ho den-<br />

da noi. La verità <strong>di</strong> una conoscenza<br />

è sempre assai <strong>di</strong>fficile da<br />

<strong>di</strong>mostrare e molti ritengono anzi<br />

che non sia affatto possibile.<br />

Proprio per questo, il valore <strong>di</strong><br />

quei saperi che gli uomini chiamano<br />

scienze, non sta nel loro<br />

carattere <strong>di</strong> verità, ma in quello <strong>di</strong><br />

oggettività ”. ( P. Volontè, C. Luigi,<br />

M. Magatti, E. Mora: “Concetti,<br />

meto<strong>di</strong>, temi <strong>di</strong> sociologia”).<br />

Queste le ragioni del nostro accorato<br />

appello, Signor Presidente, e<br />

con l’auspicio <strong>di</strong> un Suo autorevole<br />

intervento a tutela della libera<br />

espressione culturale del docente<br />

che la Corte Costituzionale<br />

riconosce come la “pietra angolare<br />

dello sviluppo democratico in<br />

quanto con<strong>di</strong>zione del modo <strong>di</strong><br />

essere e dello sviluppo della vita<br />

del Paese in ogni suo aspetto culturale,<br />

politico, sociale”. La preghiamo<br />

<strong>di</strong> accettare i nostri più cor<strong>di</strong>ali<br />

saluti.<br />

VORREI ... CAMBIARE QUEL “ QUALCOSA”<br />

tro, vorrei mostrare i miei sentimenti<br />

senza vergogna, vorrei avere<br />

una maggior comprensione, vorrei<br />

far sparire quella superficialità<br />

che chiude le persone in se stesse,<br />

vorrei cambiare, vorrei un poco<br />

più <strong>di</strong> interesse per un fatto qualsiasi;<br />

anche se sono solo una piccolissima<br />

formica in un grande e<br />

verde prato, con i suoi profumi, i<br />

suoi colori, le sue forme.<br />

Sì, vorrei un mondo come un<br />

prato, unito in tutti i suoi sistemi,<br />

libero senza recinto, uguale per<br />

tutte le sue creature.<br />

Non vorrei tutto ciò per egoismo,<br />

per me sola, bensì per cercare <strong>di</strong><br />

riempire, almeno un poco, quel<br />

vuoto che è in ognuno <strong>di</strong> noi, con<br />

cui abbiamo a che fare ogni giorno,<br />

con cui affrontiamo qualsiasi<br />

problema; quel qualcosa che<br />

manca e <strong>di</strong> cui nonostante tutto<br />

non ci siamo mai resi conto…<br />

Nicoletta Quirino<br />

L.S.P.P., IB


GUERRA O<br />

PACE?<br />

Mentre i benpensanti,<br />

i furbi ed i servi balbettano<br />

qualcosa <strong>di</strong><br />

incomprensibile, noi, persone<br />

libere <strong>di</strong>ciamo chiaro e forte<br />

“NO” alla guerra. Questa posizione<br />

<strong>di</strong> netto rifiuto della<br />

guerra è emersa da un’inchiesta<br />

effettuata dalle alunne<br />

della classe III B del Liceo<br />

socio psico-pedagogico che<br />

hanno intervistato sulla questione<br />

irachena quasi tutti gli<br />

studenti delle scuole. Dal questionario<br />

intitolato “GUERRA<br />

O PACE” sono emersi i<br />

seguenti dati:<br />

*1) Lei ritiene che l’Italia debba<br />

partecipare alla guerra contro<br />

l’Iraq qualora l’ONU autorizzi<br />

l’intervento militare?<br />

Le domande che seguono<br />

sono state proposte soltanto<br />

a coloro che hanno risposto <strong>di</strong><br />

SI alla domanda numero 1,<br />

cioè il 9.2% degli intervistati.<br />

1) Lei è d’accordo che l’Italia<br />

partecipi alla guerra anche<br />

s e n z a l ’ a u t o r i z z a z i o n e<br />

dell’ONU?<br />

2) In che modo l’Italia dovrà<br />

partecipare al conflitto?<br />

A – Con interventi <strong>di</strong> tipo<br />

umanitario.<br />

B – Limitandosi soltanto a fornire<br />

le proprie basi militari e<br />

sostegno logistico ai Paesi che<br />

intervengono al conflitto.<br />

C – Inviando i propri soldati<br />

al fronte.<br />

D – Altro<br />

3) Qualora un suo familiare<br />

venisse inviato al fronte e partecipasse<br />

alle operazioni militari,<br />

sarebbe ugualmente favorevole<br />

alla guerra?<br />

L’ultima domanda è stata rivolta<br />

a coloro che hanno manifestato<br />

la propria opposizione<br />

alla domanda numero *1, cioè<br />

il 91.3% degli intervistati.<br />

Se no, è contrario alla guerra<br />

perché:<br />

A - Per il timore <strong>di</strong> ritorsioni<br />

da parte dei terroristi che<br />

potrebbero usare armi <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>struzioni <strong>di</strong> massa ( armi chimiche,<br />

batteriologiche…).<br />

B - Per ragioni ideologiche, <strong>di</strong><br />

natura morale, religiosa…<br />

C - Perché le controversie fra<br />

i popoli devono essere risolte<br />

con mezzi pacifici.<br />

D - Perché la nostra costituzione<br />

ripu<strong>di</strong>a la guerra come<br />

mezzo <strong>di</strong> risoluzione delle controversie<br />

internazionali.<br />

E - Per evitare gravi sofferenze<br />

alla popolazione civile<br />

(donne, bambini ...).<br />

F - Altro.<br />

LA PACE E’ UTOPIA?<br />

Insorgenze, guerriglie, rivoluzioni,<br />

scontri tra civiltà, guerre <strong>di</strong>fensive,<br />

guerre civili, genoci<strong>di</strong> e in ultimo<br />

la guerra preventiva hanno impe<strong>di</strong>to<br />

nel corso della storia dell’uomo l’attuarsi<br />

<strong>di</strong> una pace reale e duratura.<br />

Questi conflitti hanno portato squilibri<br />

economici e politici tra gli stati o<br />

tra più vaste aree geografiche e sopratutto,<br />

la morte <strong>di</strong> milioni <strong>di</strong> uomini.<br />

È da qualche mese ormai che la parola<br />

pace risuona ancora <strong>di</strong> più nei <strong>di</strong>battiti<br />

politici, tra la gente comune, spicca<br />

sulle ban<strong>di</strong>ere arcobaleno.<br />

La guerra del paese più potente - o<br />

forse sarebbe meglio <strong>di</strong>re, la guerra dell’amministrazione<br />

Bush - tanto temuta<br />

dalla maggioranza dei citta<strong>di</strong>ni del<br />

mondo e da molti capi <strong>di</strong> governo, al<br />

tiranno Saddam è scoppiata.<br />

Alla fine, anche questa guerra porterà<br />

alla morte <strong>di</strong> migliaia <strong>di</strong> civili<br />

innocenti.<br />

In questi giorni in cui televisioni, giornali,<br />

Internet, non fanno altro che parlarci<br />

della guerra in Iraq, ventiquattro<br />

ore su ventiquattro mi chiedo il perchè<br />

la stessa attenzione non venga<br />

riservata alle altre trenta - quaranta<br />

guerre che si stanno combattendo in<br />

luoghi altrettanto remoti come l’Iraq.<br />

Almeno coloro che manifestano per<br />

la pace dovrebbero ricordarsi degli<br />

altri conflitti in Africa, in Sud America<br />

o in Asia, che minacciano allo stesso<br />

modo della guerra in Iraq questo grande<br />

ideale.<br />

La guerra in Iraq ha però un elemento<br />

peculiare rispetto agli altri conflitti. In<br />

questa guerra è stato omesso da parte<br />

<strong>di</strong> un paese membro, gli Stati Uniti, il<br />

giu<strong>di</strong>zio delle Nazioni Unite, organo<br />

internazionale nato per preservare<br />

appunto, la pace nel mondo. In questa<br />

guerra ha vinto l’unilaterismo o<br />

come lo chiama lo scrittore e giornalista<br />

del Washington Post, Robert<br />

Kagan, un multilateralismo strumentale<br />

o in stile americano dove cioè si<br />

ricerca un consenso internazionale,<br />

ma se non viene ottenuto, si va avanti<br />

da soli.<br />

In questa guerra ha vinto l’imperialismo<br />

politico, economico, giuri<strong>di</strong>co <strong>di</strong><br />

chi ha in mano l’impero.<br />

Sappiamo dai tempi <strong>di</strong> Augusto che<br />

per mantenere in vita l’impero occorre<br />

il tipo <strong>di</strong> guerra che oggi a <strong>di</strong>stanza<br />

<strong>di</strong> duemila anni sta perpetuando il<br />

presidente Bush. Una guerra <strong>di</strong> periferia,<br />

atta a stabilizzare e a controllare<br />

i confini. Chi sogna la pace, chi<br />

crede nella pace non può avere interessi<br />

<strong>di</strong> molti miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> dollari, non<br />

può pretendere <strong>di</strong> avere sotto la sua<br />

egemonia il mondo (eppure è quanto<br />

emerge da un sito Internet legato<br />

a l l ’ a m m i n i s t r a z i o n e B u s h :<br />

www.newamericancentury.org).<br />

San Francesco d’Assisi, uno dei più<br />

gran<strong>di</strong> pacifisti della storia riteneva<br />

che per non essere attaccati, per non<br />

aver bisogno <strong>di</strong> armi per <strong>di</strong>fendersi<br />

occorreva privarsi delle proprie ricchezze.<br />

Le parole <strong>di</strong> San Francesco invitano<br />

tutti alla moderazione, al <strong>di</strong>alogo, elementi<br />

in<strong>di</strong>spensabili per raggiungere<br />

la pace. La pace universale che profetizzava<br />

Kant nell’opera “Per la pace<br />

perpetua” è probabilmente un’utopia.<br />

Sono convinto però, che la storia sia<br />

determinata oltre che da gran<strong>di</strong> interessi<br />

economici, anche da gran<strong>di</strong> ideali.<br />

La pace è uno <strong>di</strong> questi.<br />

Mattia Vico<br />

L.C., II A<br />

LA POESIA ... DI PARIGI<br />

Siamo ad oltre 300 metri d’altezza.<br />

Nonostante sia quasi mezzogiorno,<br />

quassù si muore <strong>di</strong><br />

freddo. I giorni sono volati ... , non<br />

ci siamo nemmeno accorti che siamo<br />

già arrivati alla fine <strong>di</strong> questa avventura.<br />

Che peccato!<br />

Se non l'avete ancora capito siamo<br />

sulla Torre Eiffel. Da qui si vede Parigi<br />

a 360°!<br />

Guarda: Notredame, la cattedrale <strong>di</strong><br />

Parigi con la maestosa facciata! E il<br />

Pantheon, il tempio laico delle glorie<br />

francesi, destinato a custo<strong>di</strong>re le<br />

spoglie <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> uomini, come Victor<br />

Hugo, Rousseau, Voltaire e Dumas.<br />

Là si vede il Louvre, un palazzo gran<strong>di</strong>oso,<br />

oggi il più grande museo d'arte<br />

del mondo.<br />

Una città davvero maestosa Parigi, in<br />

cui ci si perde per la sua immensità.<br />

E questa è solo una piccolissima parte<br />

<strong>di</strong> questa affascinante capitale.<br />

Oltre a tutti i magnifici monumenti<br />

e alle opere d'arte, come ricordo <strong>di</strong><br />

questo fantastico viaggio rimarrà l'immagine<br />

<strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> do<strong>di</strong>ci ragazzi,<br />

vincitori <strong>di</strong> un concorso <strong>di</strong> poesia<br />

internazionale, che sono riusciti subito<br />

ad affiatarsi e a volersi bene.<br />

Quattro giorni <strong>di</strong> risate e <strong>di</strong>vertimento<br />

allo stato puro!<br />

Un invito a tutti i ragazzi a partecipare<br />

ai concorsi: ne vale proprio la<br />

pena!<br />

Adelia Buratti, Myriam Geronzi<br />

L.C., II B<br />

5<br />

5/03


6<br />

5/03<br />

CON GLI OCCHI LUCIDI<br />

Chi piange non ha carattere<br />

ed è debole?<br />

“ Bisogna essere forti, maturi <strong>di</strong><br />

carattere”<br />

Ma chi l’ha detto? Perché reprimere<br />

quello che si prova? E chi<br />

ha deciso che i veri uomini non<br />

piangono?…”Ebbene sì, io piango<br />

e non me ne vergogno! Ho<br />

15 anni, ammetto <strong>di</strong> essere un<br />

po’ troppo sensibile e permalosa,<br />

ma non considero il pianto<br />

una debolezza, anzi… piangendo<br />

riesco a dare sfogo ai miei sentimenti,<br />

al mio dolore, alle mie<br />

paure… riesco a leggere dentro<br />

il mio cuore. Piangere mi fa bene,<br />

è una mia reazione naturale! Il<br />

fatto è che il mio cuore è stato<br />

calpestato e ignorato un miliardo<br />

<strong>di</strong> volte, ma che <strong>di</strong>co…un<br />

miliardo è troppo poco, ma<br />

un’infinità <strong>di</strong> volte e mai nessuno<br />

si è preoccupato <strong>di</strong> riattaccare<br />

i pezzi del mio cuore, <strong>di</strong> tentare<br />

almeno <strong>di</strong> incollare qualche<br />

frammento che non si trovava<br />

più! Piango anche quando provo<br />

un’emozione forte, positiva o<br />

negativa che sia. Piango, soprattutto,<br />

quando sono inferocita:<br />

non riesco a farci niente, le lacrime<br />

mi sgorgano giù dagli occhi<br />

senza che io riesca a controllarle.<br />

Mi preoccupo poco <strong>di</strong> quello<br />

che gli altri pensano, non sento<br />

il bisogno <strong>di</strong> giustificarmi. Mi<br />

sono sfogata, ecco tutto!”<br />

Sono sicura che molti la pensano<br />

come me, però c’è anche da<br />

<strong>di</strong>re che i tempi sono cambiati!<br />

Già, gli uomini… Si sa, le donne<br />

hanno la lacrimuccia più facile,<br />

ecc…<br />

I maschietti, invece, non possono<br />

mica fare la figura dalle femminucce…<br />

Calma e sangue freddo.<br />

I tempi sono cambiati. I pro<strong>di</strong><br />

combattenti e le fanciulle svenevoli,<br />

con il fazzoletto sempre<br />

sotto il naso, non esistono più!<br />

I ruoli, maschile e femminile,<br />

non sono più gli stessi. Oggi trovi<br />

l’uomo che, a cambiare pannolini<br />

e a cucinare, è più bravo<br />

della donna e la donna in carriera<br />

che guida un’azienda con mano<br />

ferma e sicura. E allora? Allora<br />

via libera alle lacrime, senza esagerare<br />

però. Se non scendono<br />

spontaneamente, non possiamo<br />

certo autoflagellarci perché abbiamo<br />

il cuore duro. Di pianti forzati<br />

in giro se ne vedono forse<br />

un po’ troppi. Basta guardare<br />

certi programmi alla tv, dove le<br />

lacrime degli “sfigati” (veri o falsi),<br />

servono a inchiodare allo schermo<br />

gli spettatori per propinare<br />

loro storie <strong>di</strong> or<strong>di</strong>naria umanità.<br />

Per sentirsi meno soli, però, c’è<br />

bisogno <strong>di</strong> piangere e <strong>di</strong> veder<br />

piangere, per ricordarci che a<br />

tenere tutto dentro, nel faticosissimo<br />

tentativo <strong>di</strong> essere imperturbabili<br />

e <strong>di</strong> indossare maschere<br />

senza espressione, nessuno ci<br />

guadagna. Di fronte a certe trage<strong>di</strong>e,<br />

poi, è quasi impossibile<br />

mantenere il cosiddetto contegno.<br />

“Quando a settembre del<br />

2001 c’è stato l’attentato terroristico<br />

contro l’America, io ho<br />

pianto. Ho pianto per le scene<br />

che ho visto, per tutte quelle<br />

persone morte e per la paura <strong>di</strong><br />

cosa sarebbe potuto capitare al<br />

mondo. Alla tv ho visto piangere<br />

anche presentatori e giornalisti,<br />

visibilmente sconvolti. Quelle<br />

non erano lacrime facili, l’emozione<br />

era troppo forte per riuscire<br />

a reprimerle. Perfino in classe<br />

abbiamo parlato <strong>di</strong> quanto stava<br />

succedendo e anche altri hanno<br />

pianto. Nessuno si è vergognato!”<br />

Trage<strong>di</strong>e collettive, la per<strong>di</strong>ta<br />

<strong>di</strong> una persona cara, gravi<br />

malattie, fallimenti, ma anche<br />

paura, rabbia, sconforto, esasperazione,<br />

il bisogno inconfessato<br />

<strong>di</strong> attirare l’attenzione degli<br />

altri, per farsi magari anche un<br />

po’ compatire, per sentirsi meno<br />

soli. Sono tante le cause che<br />

provocano il pianto. A volte,<br />

però, <strong>di</strong>etro a copiose e amare<br />

lacrime <strong>di</strong> <strong>di</strong>sperazione, si<br />

nasconde un <strong>di</strong>sagio psicologico,<br />

l’incapacità <strong>di</strong> affrontare i problemi<br />

per quello che veramente<br />

sono e cioè ostacoli che, nella<br />

stragrande maggioranza dei casi,<br />

possono essere risolti. Sono<br />

poche le cose irreparabili. E non<br />

è finita qui, perché ci sono anche<br />

ragazzi che piangono a lungo e<br />

davanti a tutti, quando vengono<br />

bocciati, se un compito va male<br />

o se fanno scena muta alle interrogazioni.<br />

È un’impresa sempre<br />

più <strong>di</strong>fficile, oggi, imparare a<br />

fronteggiare i problemi, piccoli o<br />

gran<strong>di</strong>, collocandoli nel loro giusto<br />

contesto senza lasciarsi travolgere<br />

dall’onda devastante dell’autocommiserazione,<br />

della<br />

sfiducia e del pessimismo. La<br />

cronaca nera riferisce troppo<br />

spesso <strong>di</strong> trage<strong>di</strong>e consumate<br />

nella più completa solitu<strong>di</strong>ne,<br />

nella più totale <strong>di</strong>sperazione per<br />

essere stati mollati dal ragazzo o<br />

perché il fratello ha <strong>di</strong>strutto il<br />

motorino o per una bocciatura<br />

a scuola.<br />

Come se fossero accadute delle<br />

catastrofi a cui non c’è rime<strong>di</strong>o:<br />

ed è proprio con questi stati d’animo<br />

che certi fatti vengono vissuti.<br />

Mamma mia, com’è faticoso<br />

vivere così! Intanto, però, non<br />

<strong>di</strong>mentichiamo che ci sono<br />

anche lacrime <strong>di</strong> gioia, <strong>di</strong> sollievo,<br />

<strong>di</strong> tenerezza, quelle che sgorgano<br />

inarrestabili quando viviamo<br />

emozioni intense che<br />

chiamano a rapporto la nostra<br />

istintività, la nostra natura umana,<br />

la nostra capacità <strong>di</strong> commuoverci.<br />

A casa, quando io e la mia<br />

famiglia guar<strong>di</strong>amo insieme un<br />

film strappalacrime, un po’ a tutti<br />

esce almeno una lacrima. E se<br />

capita <strong>di</strong> piangere, lo facciamo<br />

in silenzio, coprendoci la faccia<br />

con le mani o facendo finta <strong>di</strong><br />

avere il raffreddore. Diventano<br />

molto luci<strong>di</strong> anche gli occhi <strong>di</strong><br />

mia madre, che pure è una<br />

donna forte e che <strong>di</strong> esperienze<br />

nella vita, ne ha vissute tante! Mi<br />

fa tanta tenerezza nel vedere la<br />

sua vergogna, è vero, ma non ha<br />

perso la capacità <strong>di</strong> piangere e<br />

<strong>di</strong> commuoversi. E lei non è<br />

certo una persona debole!<br />

Che altro <strong>di</strong>re: piangete e non<br />

vergognatevi se lo fate, perché<br />

quando avete bisogno <strong>di</strong> sfogarvi<br />

o siete tremendamente tristi,<br />

chi meglio <strong>di</strong> un bel pianto<br />

può aiutarvi a ritrovare il sorriso?<br />

Debora Gagliar<strong>di</strong><br />

L.S.P.P., I C<br />

TRISTEZZA<br />

Ci sono sofferenze che tutti<br />

noi conosciamo, ma ce<br />

ne sono tante altre nascoste<br />

nel cuore <strong>di</strong> una sola persona,<br />

sofferenze <strong>di</strong> cui nessuno conosce<br />

l’esistenza.<br />

Ed è lì che la tristezza si fa sentire.<br />

Attraverso i sentieri dell’anima,<br />

attraverso quel magone che non<br />

riusciamo a mandare giù … essa<br />

arriva fino al nostro cuore come<br />

un fiume che erode e porta via<br />

pian piano tutti i nostri sentimenti,<br />

le nostre speranze, i nostri sogni<br />

… e ci lascia solo un vuoto incolmabile,<br />

quel vuoto che emerge<br />

attraverso lo sguardo <strong>di</strong> tutti coloro<br />

che conoscono la tristezza, uno<br />

sguardo spento, assente … che<br />

raramente si lascia penetrare.<br />

A pochi è concesso <strong>di</strong> guardare al<br />

<strong>di</strong> là <strong>di</strong> quello sguardo, a pochi è<br />

concesso <strong>di</strong> osservare la tristezza<br />

senza esserne le vittime.<br />

A quanti <strong>di</strong> voi sarà capitato <strong>di</strong><br />

essere tristi, almeno per un<br />

momento?<br />

Credo che non esista persona al<br />

mondo che non abbia mai sofferto<br />

ma … vedete … a volte la<br />

tristezza è solo <strong>di</strong> passaggio: ti<br />

guarda, ti stu<strong>di</strong>a, capisce che non<br />

sei il suo tipo e se ne va .<br />

A volte, però, rimane più a lungo:<br />

ti <strong>di</strong>strugge, ti segna ed è impossibile<br />

tornare gli stessi <strong>di</strong> prima. E’<br />

come un male incurabile che giorno<br />

dopo giorno ti indebolisce e ti<br />

rende vulnerabile su qualsiasi fronte.<br />

Molti, arrivati a questo punto, decidono<br />

<strong>di</strong> arrendersi, <strong>di</strong> lasciarsi<br />

andare … altri si chiudono a riccio,<br />

innalzano un muro impossibile<br />

da <strong>di</strong>struggere, un muro che<br />

li isola da tutto e da tutti per sempre.<br />

Ecco che cos’è la tristezza.<br />

Non è alzarsi un mattino e <strong>di</strong>re:<br />

“oggi sono triste perché ho il compito<br />

<strong>di</strong> matematica e ho litigato<br />

con il mio ragazzo”.<br />

La vera tristezza c’é solo quando<br />

tu, vittima, riesci a descriverla.<br />

Cristiana Stramazzotti<br />

L.S.P.P., IC


Come tutti sanno,la<br />

prima repubblica,la<br />

più antica in or<strong>di</strong>ne<br />

storico,è stata la res<br />

pubblica romana,la forma<br />

<strong>di</strong> governo tanto lodata da<br />

Cicerone come la migliore<br />

e la sola capace <strong>di</strong> resistere<br />

a l l a c o r r o s i o n e d e l<br />

t e m p o e d e i c o s t u -<br />

mi,seppur allora oligarchica<br />

e senatoria.Si è dovuto<br />

però aspettare fino alla<br />

metà del secolo scorso per<br />

poter tornare a parlare <strong>di</strong><br />

repubblica,ora democratica,in<br />

Italia,quando il voto<br />

degli uomini e,per la prima<br />

volta,delle donne ha segnato<br />

una svolta democratica<br />

e repubblicana della nazio-<br />

Q uesti giar<strong>di</strong>ni sono deserti<br />

Neanche un bambino che gioca<br />

O un gruppo <strong>di</strong> ragazzi<br />

Che siedono su una panchina…<br />

Ci sono solo io,<br />

io e il rumore delle automobili<br />

che passano qui sotto,<br />

neanche gli uccelli<br />

si posano più su questi rami…<br />

ci sono solo io,<br />

io e questo immenso cielo che mi sovrasta<br />

ci sono solo io,<br />

io e me stessa…<br />

e sto lottando<br />

per far allontanare la parte peggiore,<br />

quella pessimista che ama la solitu<strong>di</strong>ne.<br />

Forse ce la faccio,<br />

o forse è troppo tar<strong>di</strong> per cambiare.<br />

Spero solo che qualcuno<br />

Venga qui,<br />

in questi giar<strong>di</strong>ni deserti e mi chieda <strong>di</strong> partire,<br />

<strong>di</strong> andare via e ricominciare…<br />

non mi importa chi,<br />

non mi importa se è un bravo ragazzo o no…<br />

io lo seguirò<br />

perché voglio vivere in un altro mondo,<br />

qualsiasi mondo…<br />

ma non questo.<br />

Cristina Stramazzotti<br />

L.S.P.P., I C<br />

ne;pertanto il cambiamento<br />

delle strutture politiche ha<br />

influito ra<strong>di</strong>calmente sulla<br />

società e sulla cultura italiana.<br />

De<strong>di</strong>cato a questo tema è il<br />

ciclo <strong>di</strong> conferenze,intitolato<br />

“Le origini della repubblica”,tenuto<br />

presso la Sala del<br />

l a m p a d a r i o d e l C i r c o l o<br />

Citta<strong>di</strong>no <strong>di</strong> <strong>Jesi</strong> nel primo<br />

semestre del presente anno<br />

scolastico.Grazie all’organizzazione<br />

dei docenti del Liceo<br />

classico Vittorio Emanuele II<br />

e in collab orazione con<br />

l’Istituto Regionale per la Storia<br />

del Movimento <strong>di</strong> Liberazione<br />

nelle Marche,alcuni tra i più<br />

importanti storici <strong>di</strong> rilievo<br />

nazionale si sono avvicendati<br />

LA SOLITUDINE<br />

Corso <strong>di</strong> storia al liceo classico<br />

LE ORIGINI<br />

DELLA REPUBBLICA<br />

nella trattazione <strong>di</strong> argomenti<br />

<strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne politico,sociale e<br />

culturale.<br />

Oltre alla ricca e interessante<br />

documentazione esposta dai<br />

relatori,hanno avuto un nuovo<br />

ed importante ruolo anche gli<br />

studenti:alcuni,su incoraggiamento<br />

dei professori,si sono<br />

improvvisati presentatori delle<br />

conferenze,illustrando al pubblico<br />

un breve excursus degli<br />

stu<strong>di</strong> universitari e delle pubblicazioni<br />

degli storici.Una nota<br />

particolare merita la lezione<br />

tenuta dal professor Renato<br />

Moro (il nipote dello statista<br />

ucciso dalle BR) che è stata<br />

accompagnata al pianoforte<br />

da una studentessa del liceo<br />

con la melo<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Francesco<br />

De Gregori “La storia siamo<br />

noi”.<br />

Si è registrata tra il pubblico,oltre<br />

alla maggioranza degli<br />

studenti dell’ultimo anno,una<br />

grande affluenza <strong>di</strong> ragazzi<br />

delle classi inferiori,dovuta probabilmente<br />

ai nuovi punti <strong>di</strong><br />

vista attraverso cui è stato esaminato<br />

il periodo e le situazioni<br />

storiche in questione:tra<br />

questi si segnalano i nuovi<br />

sistemi <strong>di</strong> propaganda eletto-<br />

rale utilizzati dai partiti nei<br />

primi anni ’50 e presentati dal<br />

professor Giorgio Vecchio;il<br />

ruolo delle donne nei movimenti<br />

politici e quali compagne<br />

<strong>di</strong> importanti uomini <strong>di</strong><br />

stato che hanno determinato<br />

il passaggio da una forma istituzionale<br />

all’altra;lo sport<br />

come collante che ha unito<br />

un’Italia frammentata da regionalismi<br />

e da <strong>di</strong>sparità economiche<br />

e sociali.La nascita della<br />

repubblica è stata così presentata<br />

anche attraverso tematiche<br />

innovative e originali che<br />

sono servite a contestualizzarla<br />

in maniera più approfon<strong>di</strong>ta.<br />

Questa iniziativa culturale,al<br />

suo secondo anno <strong>di</strong> attuazione,ha<br />

contribuito a rinsaldare<br />

e a tutelare nei giovani<br />

ascoltatori,in un momento così<br />

<strong>di</strong>fficile come quello presente,alle<br />

soglie <strong>di</strong> una probabile<br />

guerra nel Me<strong>di</strong>o Oriente,i<br />

valori fondanti del nostro Stato<br />

dettati dalla Costituzione.<br />

Un ringraziamento particolare<br />

alla professoressa Paola<br />

Pa l m i e r i e a l p r o f e s s o r<br />

Federico Lecchi che si sono<br />

adoperati per organizzare al<br />

meglio gli incontri,apprezzati<br />

vivamente dagli studenti.<br />

Carlo Bottegoni<br />

L.C,. II B<br />

Antonio Fontanesi, Solitu<strong>di</strong>ne. Olio su tela. Cm 115x150. 1875 ca.<br />

(Reggio Emilia, Musei Civici).<br />

7<br />

5/03


8<br />

5/03<br />

GENITORI E FIGLI: AMICI O<br />

NEMICI?<br />

1. Hai paura <strong>di</strong> confessare ai tuoi<br />

genitori le tue trasgressioni?<br />

2. I tuoi genitori ti lasciano uscire<br />

dopo cena?<br />

3. I tuoi genitori sono costantemente<br />

preoccupati per il lavoro ed<br />

il denaro?<br />

4. I tuoi genitori sono troppo rigi<strong>di</strong><br />

per quanto riguarda i tuoi appuntamenti?<br />

5. I genitori interferiscono nella scelta<br />

dei tuoi amici?<br />

6. I tuoi genitori ti assillano continuamente<br />

per lo stu<strong>di</strong>o?<br />

7. I tuoi genitori ammettono che<br />

qualche volta puoi avere ragione?<br />

8. Quando sarai adulto e avrai dei<br />

figli adotterai lo stesso metodo educativo<br />

usato dai tuoi genitori nei<br />

tuoi confronti?<br />

9. Secondo te i genitori si comportano<br />

in maniera <strong>di</strong>versa a seconda<br />

del sesso del proprio figlio?<br />

10. I tuoi genitori fanno delle parzialità<br />

nei confronti dei propri figli<br />

in<strong>di</strong>pendentemente dal sesso?<br />

11. Vorresti che i tuoi genitori ti trattassero<br />

da adulto?<br />

12. I tuoi genitori interferiscono nel<br />

modo in cui spen<strong>di</strong> il tuo denaro?<br />

La trage<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Novi Ligure ed altri<br />

drammatici fatti <strong>di</strong> cronaca ci hanno<br />

indotto a riflettere sulla qualità dei<br />

rapporti tra genitori e figli: amici, nemici<br />

o complici?<br />

Dall’analisi dei grafici (risultato dell’inchiesta<br />

condotta su tutti gli alunni<br />

frequentanti il Liceo Socio-Psico<br />

Pedagogico e il Liceo delle Scienze<br />

Sociali) emerge un quadro variegato;<br />

ma il dato, che non può essere in<br />

nessun modo ignorato, è quello<br />

relativo al desiderio <strong>di</strong> autonomia<br />

degli adolescenti che è una costante<br />

del questionario. Alla domanda:<br />

“ Vorresti che i tuoi genitori ti trattassero<br />

da adulto?” un consistente<br />

81% ha detto SI, mentre soltanto<br />

il residuo 19% <strong>di</strong>chiara <strong>di</strong> non essere<br />

affatto <strong>di</strong>spiaciuto del modo in<br />

cui i propri genitori lo trattano.<br />

Quello della “interferenza” nelle<br />

proprie questioni personali è un<br />

altro tema spinoso ed inevitabilmente<br />

connesso alla volontà <strong>di</strong> recidere<br />

in maniera più o meno forte<br />

i legami con i propri genitori. Così<br />

che se l’influenza “esterna” non<br />

sembra essere particolarmente pressante<br />

per quel che concerne l’uscire<br />

dopo cena e altri appuntamenti,<br />

la scelta degli amici o la gestione<br />

del proprio denaro, questa si fa<br />

alquanto marcata quando si parla<br />

<strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o: 1\4 dei giovani intervistati<br />

ammette <strong>di</strong> essere continuamente<br />

assillato dai propri familiari mentre<br />

la percentuale dei ragazzi “immuni”<br />

dal coinvolgimento dei genitori<br />

si attesta intorno al 27%.<br />

Stando alla nostra inchiesta, emerge<br />

un ritratto dei genitori <strong>di</strong> oggi in<br />

cui molti non potranno non riconoscersi:<br />

sono quelli per i quali il<br />

denaro e il lavoro rappresentano<br />

ancora preoccupazioni notevoli,<br />

sono quelli nei confronti dei quali<br />

i figli nutrono ancora un certo timore<br />

nel confessare le loro trasgressioni,<br />

sono quelli che adottano trattamenti<br />

<strong>di</strong>fferenti verso i propri figli,<br />

spesso a seconda del sesso, ma in<br />

certe occasioni anche in<strong>di</strong>pendentemente<br />

da questa variabile; occorre<br />

però riconoscere, ad onor del<br />

vero, che i nostri genitori (e questo<br />

non è poco) sono capaci, non sempre<br />

ma talvolta, <strong>di</strong> riconoscere che<br />

possiamo aver ragione.<br />

Altamente significativa la domanda<br />

numero otto nella quale si trova la<br />

chiave <strong>di</strong> risposta a numerosi inter-<br />

rogativi. Il fatto che solo il 18% dei<br />

giovani si sia <strong>di</strong>chiarato <strong>di</strong>sposto ad<br />

adottare nei confronti dei propri<br />

figli la stessa strategia educativa utilizzata<br />

dai propri genitori con loro,<br />

contro il 30% dei contrari e il 52%<br />

degli insicuri deve indurre, da un<br />

lato, chi <strong>di</strong> dovere a riflettere sul proprio<br />

metodo educativo e, dall’ altro<br />

gli adolescenti a capire le <strong>di</strong>fficoltà<br />

che anche i genitori vivono in questo<br />

periodo, al fine <strong>di</strong> creare una relazione<br />

nella quale le esigenze degli<br />

uni collimino o, per lo meno, non<br />

vengano represse dagli altri e <strong>di</strong> dar<br />

vita quin<strong>di</strong> ad un rapporto improntato<br />

alla comprensione e al rispetto<br />

reciproco.<br />

Quali sono le attività più <strong>di</strong>vertenti per<br />

gli adolescenti?<br />

Conclusione<br />

Dall’analisi del seguente grafico si<br />

evince che le attività pre<strong>di</strong>lette dai<br />

ragazzi sottoposti al test sono:<br />

1. ascoltare la musica ed andare ai<br />

concerti;<br />

2. svolgere attività sociali con gli<br />

amici;<br />

3. stare in compagnia del proprio<br />

patner;<br />

4. fare shopping;<br />

5. guardare la televisione ed andare<br />

al cinema.<br />

Difatti la prima ha raggiunto una<br />

percentuali pari al 100%, la seconda<br />

pari al 94,4%, la terza al 77,7%<br />

e infine le ultime due sono state scelte<br />

a parimerito dal 66,6% degli<br />

intervistati.<br />

Realizzato e redatto al computer:<br />

Silvia Serini, Giulia Romagnoli<br />

Realizzazione copertina a cura <strong>di</strong>:<br />

Paola Ramazzotti, Stefania Gresti<br />

Alla realizzazione del questionario<br />

hanno collaborato tutte le alunne<br />

delle classe IV B, L.S.P.P.


E’probabilmente la prima<br />

volta, a livello regionale,<br />

che un Liceo Socio<br />

Psico Pedagogico si affianca<br />

ad una Cooperativa Sociale<br />

per realizzare un incontro<br />

scuola- lavoro.<br />

Ne è nato un progetto che ha<br />

permesso ad un<strong>di</strong>ci ragazze delle<br />

attuali quinte del Liceo Socio<br />

Psico Pedagogico <strong>di</strong> <strong>Jesi</strong>, <strong>di</strong>vise in<br />

coppie, <strong>di</strong> affiancare gli educatori<br />

nei centri <strong>di</strong>urni per <strong>di</strong>sabili gestiti<br />

dalla Coo.S.S. Marche.<br />

Elemento ispiratore <strong>di</strong> tale<br />

Cooperativa è la promozione<br />

umana e l’integrazione sociale<br />

dei citta<strong>di</strong>ni, tramite l’erogazione<br />

<strong>di</strong> servizi socio- sanitari ed educativi,<br />

in favore delle fasce più<br />

deboli della popolazione, al fine<br />

<strong>di</strong> completare le funzioni svolte<br />

dagli enti pubblici.<br />

I servizi sociali promossi dalla<br />

Cooperativa sono destinati a<br />

<strong>di</strong>verse categorie <strong>di</strong> utenti: terza<br />

età, infanzia, minori a rischio,<br />

psichiatria, tossico<strong>di</strong>pendenza e<br />

<strong>di</strong>sabilità.<br />

Proprio nel servizio han<strong>di</strong>cap del<br />

<strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Jesi</strong> e della Vallesina<br />

Ingre<strong>di</strong>enti:<br />

Il Liceo Socio Psico Pedagogico <strong>di</strong> <strong>Jesi</strong> incontra la Coo.S.S. Marche<br />

UN’ESTATE PARTICOLARE<br />

Un<strong>di</strong>ci ragazze affiancano gli educatori nei centri per <strong>di</strong>sabili<br />

(gestito dalla Coo.S.S. Marche)<br />

sono state inserite le un<strong>di</strong>ci ragazze<br />

che durante l’estate si sono<br />

alternate nei vari centri <strong>di</strong>urni<br />

presenti nel territorio.<br />

Gli obiettivi <strong>di</strong> partenza <strong>di</strong> questo<br />

tirocinio erano sia una prima<br />

opportunità <strong>di</strong> avvicinarsi al<br />

mondo del lavoro e trovare un<br />

riscontro pratico delle <strong>di</strong>scipline<br />

d’in<strong>di</strong>rizzo, sia un orientamento<br />

per una futura scelta in ambito<br />

lavorativo o universitario, nonché<br />

una crescita personale.<br />

Lo stage effettivo è stato preceduto<br />

da una settimana <strong>di</strong> preparazione<br />

“molto particolare”<br />

mirata ad esteriorizzare le capacità<br />

<strong>di</strong> ognuna delle ragazze, in<br />

particolare quelle che sarebbero<br />

potute risultare utili nelle settimane<br />

seguenti.<br />

Dall’osservazione dei vari centri,<br />

le ragazze hanno riscontrato<br />

che questi, pur perseguendo lo<br />

stesso obiettivo <strong>di</strong> riabilitazione<br />

ed inserimento sociale, si <strong>di</strong>fferenziano<br />

per le <strong>di</strong>verse attività<br />

manuali, che vanno dalla lavorazione<br />

della ceramica, a quella<br />

del cuoio, da quella del midolli-<br />

no , a quella della rilegatura dei<br />

libri, stabilite in base alla tipologia<br />

e alla gravità dell’han<strong>di</strong>cap<br />

dell’utenza.<br />

Altra attività promossa dalla<br />

Cooperativa è l’educazione<br />

motoria, sia in piscina, sia in<br />

un’apposita struttura dove si alternano<br />

gli utenti dei vari centri.<br />

La produzione dei manufatti ha<br />

finalità educative: rendere i ragazzi<br />

consapevoli delle proprie capacità,<br />

instaurare rapporti <strong>di</strong> collaborazione<br />

e amicizia fra <strong>di</strong> loro,<br />

responsabilizzarli e renderli consapevoli<br />

della sequenzialità delle<br />

azioni, così da utilizzarla nella<br />

semplice vita quoti<strong>di</strong>ana.<br />

A conclusione del tirocinio le<br />

ragazze hanno avuto la possibilità<br />

<strong>di</strong> confrontare le proprie esperienze<br />

rivivendo le emozioni, ma<br />

anche i momenti <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà.<br />

Ne è emerso che tutte sono riuscite<br />

a sod<strong>di</strong>sfare pienamente le<br />

proprie aspettative, nonostante<br />

fossero molto <strong>di</strong>fferenti: c’è chi<br />

è riuscita a chiarire le proprie<br />

aspirazioni lavorative, chi ha trovato<br />

un momento per riflettere,<br />

chi ha acquisito nuove capacità<br />

e chi le ha scoperte.<br />

Si sono rese conto che il lavoro<br />

dell’educatore, a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong><br />

altri, richiede molta pazienza,<br />

devozione e soprattutto flessibilità<br />

nei tempi, nei ritmi e nelle<br />

metodologie da applicare; persone<br />

come ragazzi <strong>di</strong>sabili infatti,<br />

ogni giorno potrebbero evidenziare<br />

una parte <strong>di</strong>versa del<br />

loro essere, della loro personalità,<br />

che molte volte è <strong>di</strong>fficile adeguare<br />

agli obiettivi fissati.<br />

Tutte inoltre sono giunte a conclusione<br />

che questo tirocinio è<br />

stato veramente formativo, perché<br />

ha permesso loro <strong>di</strong> capire<br />

quanto sia importante, in una<br />

società frenetica come la nostra,<br />

fermarsi <strong>di</strong> tanto in tanto a riflettere<br />

e pensare che esistono persone<br />

che, anche se non riescono<br />

a seguirci, potrebbero darci ugualmente<br />

tanto.<br />

Emanuela Banchetti, Maila Cannucciari<br />

L.S.P.P., V B<br />

Alessandra David, Elisa Santinelli<br />

L.S.P.P., V C<br />

RICETTA DEL BUON<br />

LABORATORIO TEATRALE<br />

q una ventina <strong>di</strong> ragazzi<br />

(o meglio, una ventina<br />

<strong>di</strong> ragazze più Gabriele<br />

Sarti L.C., II C)<br />

q un uomo dall’aspetto<br />

bizzarro: una faccia<br />

simpatica da persona<br />

non troppo seria ( ma<br />

non giu<strong>di</strong>cate dalle<br />

apparenze) il, così<br />

detto, Maestro<br />

q una stanza<br />

Preparazione:<br />

q inserire gli ingre<strong>di</strong>enti<br />

nella stanza<br />

q mescolate bene<br />

aggiungendo un po’ <strong>di</strong><br />

passione per la recitazione<br />

q allungate l’impasto con<br />

stupidaggini varie svolazzanti<br />

qua e là e un<br />

po’ <strong>di</strong> pazzia<br />

Consigli dello chef:<br />

q fornite all’impasto un<br />

qualsiasi testo teatrale<br />

per ottenere una lievitazione<br />

ottimale<br />

q gustate il sapore amichevole<br />

e confidenziale<br />

che affiora dopo<br />

poco tempo<br />

q mettete in conto paura,<br />

successi, delusioni<br />

N.B. La seguente ricetta descrive un prodotto D.O.C. fornito dal laboratorio teatrale del Liceo<br />

Classico Vittorio Emanuele II <strong>di</strong> <strong>Jesi</strong> ( completo <strong>di</strong> sezioni annesse).<br />

Presentazione in tavola:<br />

q arricchire con costumi<br />

e giar<strong>di</strong>no del Liceo<br />

Socio-Psico Pedagogico<br />

e Liceo delle Scienze<br />

Sociali<br />

q aggiungere la frenesia<br />

e le palpitazioni della<br />

“prima” (momento in<br />

cui l’attore ha un solo<br />

pensiero fisso: “si va in<br />

scena!!!”)<br />

q far risuonare <strong>di</strong>etro le<br />

quinte ( uno degli alberi<br />

del giar<strong>di</strong>no citato)<br />

un motto tipico che in<br />

francese suona così:<br />

“Tanta, tanta merda!!!”<br />

9<br />

5/03


10<br />

5/03<br />

UN VIAGGIO ALLE ORIGINI<br />

DELLA STAMPA<br />

Sabato 5 ottobre 2002 la classe<br />

V A del Liceo Classico<br />

Statale “Vittorio Emanuele<br />

II” si è recata a Palazzo Pianetti<br />

Vecchio, ex monastero <strong>di</strong> clarisse<br />

e o<strong>di</strong>erna sede del S.A.S. o Museo<br />

delle Arti Grafiche.<br />

Nel 1450, con l’invenzione della<br />

stampa <strong>di</strong> Gutenberg, sorsero<br />

molte tipografie in Europa e, in<br />

quel periodo, Federico Conti nel<br />

1455 vi aprì la sua tipografia proprio<br />

a <strong>Jesi</strong>.<br />

L’invenzione della stampa fu una<br />

grande innovazione poiché sostituì<br />

il lavoro che prima veniva svolto<br />

dai monaci amanuensi.<br />

Nel museo, oltre a macchine tipografiche<br />

moderne, vi è un torchio<br />

del Settecento. Il torchio, interamente<br />

in legno, è composto da<br />

una vite senza fine, da un torcolo e<br />

da un carrello, su cui veniva posto<br />

il foglio; dopo questa operazione,<br />

veniva mosso il torcolo e le lettere,<br />

incise su caratteri mobili <strong>di</strong><br />

piombo, (posizionati sul compositoio)<br />

venivano così impresse sul<br />

foglio.<br />

Nel museo sono inoltre presenti<br />

parecchie copie <strong>di</strong> libri <strong>di</strong> cui vengono<br />

evidenziate le parti principali:<br />

- Il colofon<br />

- La miniatura<br />

- Il frontespizio<br />

- L’illustrazione<br />

- La marca tipografica<br />

Il colofon è la frase che l’autore scri-<br />

Il salone del Museo delle Arti Grafiche <strong>di</strong> <strong>Jesi</strong>.<br />

veva a termine della sua opera:<br />

solitamente è una frase <strong>di</strong> ringraziamento<br />

a Dio per avergli conferito<br />

la forza <strong>di</strong> portare a compimento<br />

la sua opera.<br />

La miniatura è la prima lettera del<br />

testo che i monaci amanuensi<br />

decoravano con oro e colori.<br />

Il frontespizio è la prima pagina del<br />

libro, in cui compaiono il titolo,<br />

l’autore del libro e anche la tipografia<br />

in cui è stato stampato.<br />

La marca tipografica è un piccolo<br />

<strong>di</strong>segno che variava da tipografia<br />

a tipografia e corrisponde all’attuale<br />

‘stemma” delle varie case e<strong>di</strong>trici.<br />

Nel museo sono presenti un’e<strong>di</strong>zione<br />

dell’Iliade in greco, vari volumi<br />

per l’insegnamento della musica<br />

gregoriana e una copia della<br />

Divina Comme<strong>di</strong>a che appartiene<br />

alla categoria degli incunaboli.<br />

Gli incunaboli sono i libri stampati<br />

prima del Cinquecento e prendono<br />

il loro nome dal termine<br />

latino incunabulum (culla): essi conservano<br />

le caratteristiche <strong>di</strong> manoscritti<br />

perchè il popolo non li avrebbe<br />

accettati, dal momento che essi<br />

erano una novità per quel periodo.<br />

Negli incunaboli non compaiono<br />

il frontespizio nè la miniatura;<br />

compaiono le iniziali<br />

xilografiche, ossia le miniature<br />

“stampate”.<br />

La copia della Divina Comme<strong>di</strong>a<br />

conservata nel museo è una delle<br />

tre che appartengono alle e<strong>di</strong>zioni<br />

principi ed è il primo libro che è<br />

stato stampato a <strong>Jesi</strong>. Le altre due<br />

copie sono conservate a Foligno<br />

e a Mantova. Il primo libro stampato<br />

della storia è un’e<strong>di</strong>zione<br />

della Bibbia pubblicata da<br />

Gutenberg.<br />

Alla fine della visita agli alunni è<br />

stata proposta un’interessante attività:<br />

sono stati <strong>di</strong>visi in gruppi e<br />

sono state <strong>di</strong>stribuite loro delle<br />

immagini nelle quali dovevano<br />

THREE<br />

WONDERFUL<br />

DAYS!<br />

You have probably heard<br />

about it and this time it<br />

was our turn!….<br />

We are the students of the third<br />

year of Liceo delle Scienze Sociali<br />

and Liceo Socio-Psico-Pedagogico<br />

and on the 27 th and 28 th of<br />

February and on the 1 st of March<br />

we participated in the activity that<br />

every year is held in our school:<br />

THREE DAYS IN ENGLISH.<br />

The two classes were <strong>di</strong>vided into<br />

three groups: the RAINBOW, the<br />

CHILD and the DOVE. In the<br />

first two days every group had to<br />

prepare something <strong>di</strong>fferent guided<br />

by our English teachers: Mrs<br />

Maceratini, Mrs Ragaglia and our<br />

English assistant Julia.<br />

This year we dealt with the world<br />

of children and their games.<br />

The group of CHILD and DOVE<br />

prepared tra<strong>di</strong>tional English nursery<br />

rhymes, chants, songs for skipping<br />

the rope, counting rhymes<br />

and miming songs.<br />

We have chosen rhymes that have<br />

been sung and repeated by English<br />

children for many generations and<br />

we enjoyed learning them very<br />

much. For a short time we went<br />

back to our childhood, we behaved<br />

like little children.<br />

The group of the RAINBOW<br />

worked on the famous tale “Little<br />

Red Ri<strong>di</strong>ng Hood”: a group prepared<br />

the tra<strong>di</strong>tional version,<br />

essere riconosciute le varie parti<br />

precedentemente menzionate: il<br />

colofon, le miniature, la marca tipografica,<br />

il frontespizio e l’illustrazione.<br />

Valentina Carboni<br />

Ilaria Marrocchi<br />

Jessica Sebastianelli<br />

Roberta Tittarelli<br />

L.C. , V A<br />

another a very modern remake of<br />

it and a third a funny rhyme by<br />

Roal Dahl.<br />

On the third day we presented our<br />

works to the other schoolmates:<br />

of course we not only tried to live<br />

our part to our best, but we also<br />

dressed up as children.<br />

On the second day we organised<br />

an ENGLISH LUNCH with typical<br />

English food which we prepared<br />

ourselves, and we invited<br />

our teachers and our Headmaster<br />

to enjoy the meal together. They<br />

seemed to appreciate it!<br />

In the afternoon we played some<br />

games and an exciting TREASU-<br />

RE HUNT which aroused all our<br />

energy and enthusiasm.<br />

At the end we can say that those<br />

were three very hard days, sometimes<br />

the activities were deman<strong>di</strong>ng<br />

and stressing but never<br />

boring. We all feel it was a good<br />

experience: we have improved<br />

our English learning new words<br />

and using the language in a <strong>di</strong>ffer<br />

e n t w ay , w e h av e l e a r n t<br />

something new about English life<br />

and above all we enjoyed working<br />

with pupils of another class and<br />

we had the chance to get to know<br />

each other better.<br />

Eleonora Bastari<br />

Lorena Massaccesi<br />

L.S.P.P., III B


Nel pomeriggio <strong>di</strong> giovedì<br />

6 marzo <strong>2003</strong><br />

si è tenuta la presentazione<br />

finale delle attività<br />

svolte durante le due giornate<br />

in lingua delle classi IA<br />

e IB del Liceo Classico.<br />

Sebbene le due sezioni non<br />

abbiano mai intrecciato rapporti<br />

<strong>di</strong> convivenza pacifica,<br />

il lavoro <strong>di</strong> gruppo ci ha<br />

costretti ad operare insieme…Ma<br />

che fatica sotterrare<br />

l’ascia <strong>di</strong> guerra!<br />

L’infanzia è stato il tema<br />

principale della nostra attività,<br />

argomento che ci ha a<br />

poco a poco avvicinati,<br />

facendoci scoprire i lati in<br />

comune e le nostre costruttive<br />

<strong>di</strong>fferenze. Ci ha fatto<br />

riflettere sulla nostra con<strong>di</strong>zione<br />

privilegiata rispetto alle<br />

realtà <strong>di</strong> tanti fratelli lontani,<br />

ci ha fatto capire che, prima<br />

<strong>di</strong> abbracciare ideali estremi,<br />

come molto spesso accade<br />

fra i nostri coetanei,<br />

dovremmo soffermarci su<br />

quelli che sono i veri valori<br />

dell’esistenza.<br />

Queste intense giornate in<br />

lingua durante le quali ci<br />

siamo ritrovati a parlare fra<br />

<strong>di</strong> noi, “rigorosamente” in<br />

inglese, delle passioni, debolezze,<br />

giochi e paure che ci<br />

hanno tenuto per mano<br />

durante il nostro cammino <strong>di</strong><br />

crescita, dai nostri primi timi<strong>di</strong><br />

passi nel mondo fino ad<br />

oggi, hanno colpito nel<br />

segno. Ma all’inizio non ci<br />

sembrava poi così scontato.<br />

Noi alunni, nostro malgrado,<br />

siamo stati schierati in quattro<br />

battaglioni eterogenei,<br />

capeggiati da altrettanti abili<br />

condottieri (i prof!) che <strong>di</strong><br />

tanto in tanto organizzavano<br />

dei briefing decisivi per l’esito<br />

finale dell’impresa.<br />

Trincerati ognuno <strong>di</strong>etro il<br />

nostro banco, ci guardavamo<br />

in cagnesco, scrutando con<br />

fare circospetto i movimenti<br />

dell’avversario e guardan-<br />

DALLA LORO PARTE<br />

do attoniti i cartellini recanti<br />

le insegne dei quattro gruppi<br />

appesi controvoglia sui<br />

maglioni: “R ainb ows”,<br />

“Toddlers”, “Children” e<br />

“Doves”. In effetti queste<br />

definizioni così pacifiche ci<br />

apparivano un po’ fuori<br />

luogo e in pieno contrasto<br />

con l’atmosfera bellicosa che<br />

si respirava.<br />

Giunto il momento <strong>di</strong><br />

mostrare le foto <strong>di</strong> quando<br />

eravamo bambini per l’attività<br />

“The children we were”,<br />

il ghiaccio ha iniziato a rompersi<br />

e qualche sorriso<br />

abbozzato ha fatto capolino<br />

sui volti imbarazzati dei compagni<br />

<strong>di</strong> sventura. E’ bastato<br />

poco e ogni gruppo si è<br />

immerso con impegno nel<br />

p r o p r i o l av o r o : g l i<br />

“Arcobaleni”, investiti da inaspettata<br />

ispirazione, si sono<br />

cimentati nell’ardua composizione<br />

<strong>di</strong> poesie in lingua;<br />

i “Piccoli che gattonano”<br />

e i “Bambini” hanno preparato<br />

un programma ra<strong>di</strong>o<br />

farcito <strong>di</strong> quiz, reportages e<br />

m u s i c a , m e n t r e l e<br />

“Colombe” hanno provve-<br />

duto alla realizzazione <strong>di</strong><br />

spots, jingles e simpatiche<br />

scommesse; il tutto naturalmente<br />

legato al mondo dell’infanzia.<br />

A poco a poco i corridoi<br />

hanno incominciato a brulicare<br />

<strong>di</strong> ragazze e ragazzi<br />

<strong>di</strong>sinvolti nel portare i propri<br />

coloratissimi <strong>di</strong>stintivi.<br />

Rimaneva un solo piccolo<br />

problema: chi avrebbe provveduto<br />

al vettovagliamento?<br />

Stando al programma,<br />

avremmo dovuto assaporare<br />

le delizie culinarie <strong>di</strong> un<br />

tipico pranzo inglese cucinato<br />

con le nostre abili manine.<br />

A questo scopo una insegnante<br />

aveva generosamente<br />

<strong>di</strong>stribuito ricette con cui<br />

cimentarsi a casa, a piccoli<br />

gruppi, per l’intero pomer<br />

i g g i o d e l m e r c o l e d ì .<br />

Finalmente era arrivato il fati<strong>di</strong>co<br />

giorno.<br />

Qualche brivido ... ma il rinfresco<br />

si è concluso in maniera<br />

sod<strong>di</strong>sfacente, contro ogni<br />

aspettativa: l’addetto alla<br />

lavanda gastrica è rimasto<br />

tristemente <strong>di</strong>soccupato tutto<br />

il pomeriggio; neanche i ten-<br />

tativi mal celati <strong>di</strong> far sentire<br />

momentaneamente e leggermente<br />

“in imbarazzo”<br />

docenti, preside e bidelle<br />

sono stati coronati da successo.<br />

Dopo il lauto banchetto …<br />

niente siesta: subito all’opera<br />

per portare in scena le<br />

varie rappresentazioni, tutte<br />

raccolte in un ironico e brillante<br />

programma ra<strong>di</strong>ofonico<br />

trasmesso dalla stazione<br />

“Sunny Funny Ra<strong>di</strong>o”.<br />

I conflitti, la <strong>di</strong>ffidenza, le<br />

incomprensioni, il <strong>di</strong>sagio si<br />

erano <strong>di</strong>leguati, sostituiti da<br />

sorrisi e complicità fino ad<br />

esplodere in un grande,<br />

unico, commosso abbraccio<br />

finale, senza <strong>di</strong>stinzioni <strong>di</strong><br />

sezioni e cartellini, per intonare,<br />

tutti insieme appassionatamente,<br />

“We are the<br />

world, we are the children…”.<br />

Ambra Avallone<br />

L.C., I A<br />

Ilaria Campagna<br />

Julie Mazzocchini<br />

L.C., I B<br />

11<br />

5/03


12<br />

5/03<br />

Oggi, 14 Marzo, il nostro progetto<br />

prosegue e vive il suo<br />

secondo momento importante.<br />

Sì, perché la lingua inglese<br />

non era l’unica protagonista né l’unico<br />

obiettivo del lavoro dei ragazzi.<br />

Era un percorso non svelato che<br />

attraversava non solo i giochi, le filastrocche,<br />

le storie e le paure, ma che<br />

li avrebbe portati a riflettere sul<br />

loro mondo, a confrontarlo con<br />

quello dei coetanei inglesi, ad<br />

approfon<strong>di</strong>re la conoscenza della<br />

realtà dei propri pari in <strong>di</strong>verse parti<br />

della terra, e a consolidare il senso<br />

<strong>di</strong> una vera “sympathy” e solidarietà<br />

per chi vive in situazioni <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>sagio e <strong>di</strong> svantaggio.<br />

Questo viaggio fatto <strong>di</strong> imbarazzi, <strong>di</strong><br />

ricor<strong>di</strong>, <strong>di</strong> ricerca e <strong>di</strong> consapevolezza<br />

ha preso la forma <strong>di</strong> poesie, <strong>di</strong> nursery<br />

rhymes, <strong>di</strong> reportage, <strong>di</strong> spots,<br />

<strong>di</strong> storie rivisitate per un programma<br />

ra<strong>di</strong>o sull’infanzia volto a sensibilizzare,<br />

ma anche a <strong>di</strong>vertire, e a<br />

promuovere una virtuale raccolta<br />

<strong>di</strong> fon<strong>di</strong> destinata ad una associazione<br />

a favore dell’infanzia.<br />

E’ assieme alla complicità del Centro<br />

Stu<strong>di</strong> Casa Natale M. Montessori <strong>di</strong><br />

Chiaravalle, e alle immagini del fotografo<br />

Giorgio Marinelli che continuiamo<br />

questo itinerario che ci conduce<br />

in In<strong>di</strong>a, in Birmania, in<br />

Afghanistan, in Venezuela per incontrare<br />

l’universo dei bimbi lontani,<br />

fatto <strong>di</strong> giochi semplici, <strong>di</strong> sorrisi, <strong>di</strong><br />

colori, <strong>di</strong> luce, <strong>di</strong> suggestioni, per sentirci<br />

parte <strong>di</strong> esso, per trovare la<br />

magia dell’altrove e, con riconoscenza,<br />

dare una testimonianza<br />

concreta <strong>di</strong> solidarietà: raccogliere<br />

veramente fon<strong>di</strong> da destinare all’acquisto<br />

<strong>di</strong> materiale sanitario per un<br />

lebbrosario dell’In<strong>di</strong>a.<br />

E’ la scuola che si apre, che si fa coinvolgere<br />

e al tempo stesso coinvolge,<br />

che valorizza le sinergie <strong>di</strong> soggetti<br />

ed enti, le professionalità, le<br />

passioni presenti sul territorio e al<br />

suo interno e crea eventi culturali<br />

che al territorio ritornano.<br />

E i nostri ragazzi sono lì, al Circolo<br />

Citta<strong>di</strong>no, pronti a fare gli onori <strong>di</strong><br />

casa e a ricevere, con l’orgoglio <strong>di</strong><br />

chi si sente responsabile della riuscita<br />

<strong>di</strong> un progetto, quanti sono accorsi<br />

all’inaugurazione della mostra<br />

“Dalla loro parte” che resterà aperta<br />

al pubblico per due settimane.<br />

Sono sull’ingresso, pronti ad appiccicare<br />

su giacche e maglioni degli<br />

intervenuti un adesivo azzurro con<br />

lo stemma della scuola su cui è scritto<br />

“School for life”.<br />

Dopo i saluti del Preside, c’è l’intervento<br />

acceso e vigoroso del prof.<br />

Alfio Albani su “La scuola per la vita”,<br />

la relazione calma e intensa del<br />

SCHOOL FOR LIFE<br />

Prof. Augusto Scocchera su “Il bambino<br />

padre dell’uomo e costruttore <strong>di</strong><br />

pace”, l’agile presentazione delle<br />

foto fatta da Giorgio Marinelli (“perché<br />

subito dopo saranno le foto a<br />

parlare”), la forte testimonianza <strong>di</strong><br />

Giovanni, uno dei volontari che<br />

opera nel lebbrosario dell’In<strong>di</strong>a a<br />

cui le somme raccolte in questa<br />

prova <strong>di</strong> solidarietà sono destinate.<br />

E il fil rouge che lega e precede gli<br />

interventi sono le parole dei poeti<br />

a cui dà voce e significato Mauro<br />

D’Ignazio, in un crescendo <strong>di</strong> emozione<br />

e partecipazione. Sono poesie<br />

<strong>di</strong> Blake, Wordsworth, Tagore,<br />

Latif (bambino in<strong>di</strong>ano <strong>di</strong> 11 anni,<br />

cucitore <strong>di</strong> palloni) Primo Levi,<br />

Blackburn e, per finire, nel silenzio<br />

ormai carico <strong>di</strong> suggestione, la voce<br />

<strong>di</strong> Alessandra, la studentessa più<br />

giovane del nostro liceo, che recita:<br />

Avevo una scatola <strong>di</strong> colori<br />

Brillanti, decisi, vivi.<br />

Avevo una scatola <strong>di</strong> colori<br />

Alcuni cal<strong>di</strong>, altri molto fred<strong>di</strong>.<br />

Non avevo il rosso<br />

per il sangue dei feriti.<br />

Non avevo il nero<br />

per il pianto degli orfani.<br />

Non avevo il bianco<br />

per le mani e il volto dei morti.<br />

Non avevo il giallo<br />

per la sabbia ardente.<br />

Ma avevo l’arancio<br />

per la gioia della vita,<br />

e il verde per i germogli e i ni<strong>di</strong>,<br />

e il celeste dei chiari cieli splendenti,<br />

e il rosa per il sogno e il riposo.<br />

Mi sono seduta ed ho <strong>di</strong>pinto la pace.<br />

E dopo la poesia <strong>di</strong> Tali Sorek,, bambina<br />

israeliana <strong>di</strong> 12 anni, è con una<br />

citazione <strong>di</strong> Maria Montessori che<br />

l’ incontro si conclude:<br />

“La Pace è una meta che si può raggiungere<br />

soltanto attraverso l’accordo,<br />

e due sono i mezzi che cond<br />

u c o n o a q u e s t a u n i o n e<br />

pacificatrice:<br />

uno è lo sforzo imme<strong>di</strong>ato <strong>di</strong> risolvere<br />

senza violenza i conflitti, vale<br />

a <strong>di</strong>re <strong>di</strong> eludere le guerre;<br />

l’altro è lo sforzo prolungato <strong>di</strong><br />

costruire stabilmente la pace tra gli<br />

uomini.<br />

Ora evitare i conflitti è opera della<br />

politica: costruire la pace è opera dell’educazione.”<br />

Si va tutti al Liceo. I ragazzi trotterellano<br />

e fanno da battistrada, perché<br />

hanno ancora un compito, loro:<br />

mettersi <strong>di</strong>etro ad un tavolo e raccogliere<br />

eventuali donazioni dei visitatori<br />

che andranno ad aggiungersi<br />

a quelle del Centro Stu<strong>di</strong> Casa<br />

Natale M. Montessori, <strong>di</strong> Canonici<br />

& Scalseggi, <strong>di</strong> Planet Pieretti e<br />

Gonzagarre<strong>di</strong>. Alle prese con cataloghi<br />

da <strong>di</strong>stribuire, conti e resti,<br />

sembrano dei…… giganti!<br />

Grazie ragazzi, soprattutto grazie<br />

NEAR THE RIVER DAN ...<br />

NOTHINGCHILD<br />

AND NOTHINGMAN<br />

“Once upon a time<br />

My little child near the river Dan<br />

Oh, my friend<br />

Look at my eyes and smile with me today<br />

(Cuz’ there’s nothing else to do).<br />

Once upon a time<br />

My little child with a nothingman<br />

Oh, my friend<br />

Look at the smiles after gag.<br />

What’s going on my little child?<br />

Once upon a time<br />

My little child cried with nothingman<br />

Nothingman with red and black t-shirt<br />

He broke the mirror for my little child,<br />

For her smile<br />

My little child near the river Dan<br />

Oh,my friend: look at my honesty<br />

And look at my little child today<br />

She wants to love her nothingman<br />

Her nothingman with a flower in his mouth.<br />

They go away in a cloud of dust…<br />

What’s going on my little child?<br />

Why do you want to love this nothingman?<br />

Nothingchild and Nothingman”<br />

per loro. Avete veramente <strong>di</strong>mostrato<br />

cosa significa “school for life”<br />

.<br />

Luciana Lombar<strong>di</strong><br />

Civerchia Margherita<br />

L.S.S., II A


... C’ERA UNA VOLTA ITALIA ...<br />

C’era una volta Italia. Guardava il<br />

riflesso della sua pelle, che aveva<br />

toccato la guerra, attraverso la<br />

finestra.<br />

Ora guardava il suo volto, ora quel<br />

che le offriva quella citta<strong>di</strong>na marchigiana<br />

fatta <strong>di</strong> tante vie.<br />

Io ero lì, per strada.Lei mi guardava<br />

crescere mentre giocavo con le<br />

altre bambine del vicinato.Guardava<br />

le mie manine raccogliere una palla<br />

e le mie gambette leggere correre<br />

ovunque.<br />

Guardava i miei sorrisi, assaporandoli<br />

profondamente.<br />

Sapeva che un giorno sia io sia lei<br />

li avremmo rimpianti.<br />

Lei mi guardava, ma io non mi<br />

accorgevo <strong>di</strong> niente. Continuava a<br />

riflettere sul tempo, sul presente sul<br />

passato e il futuro, su ciò che io<br />

avevo e che lei non aveva avuto,sul<br />

sentiero che un giorno avrei intrapreso<br />

sperando per me il minor<br />

numero <strong>di</strong> sofferenze e ostacoli.<br />

Ascoltava la mia allegra vocina che<br />

pian piano si allontanava.<br />

Italia osservava <strong>di</strong> nuovo la sua pelle<br />

riflessa sul vetro della finestra.<br />

Pensava.<br />

Pensava <strong>di</strong> nuovo.<br />

Contava le rughe: sapeva che non<br />

erano state sempre lì e comunque<br />

non riusciva a capire perché non si<br />

era mai accorta <strong>di</strong> averne accumulate<br />

così tante.<br />

Le rughe del suo volto erano il risultato<br />

della sua vita, come un premio<br />

per il coraggio <strong>di</strong>mostrato nel compiere<br />

imprese e prendere decisioni.<br />

Tornava ad osservare le mura delle<br />

case,non erano state sempre così.Per<br />

un motivo o per l’altro il tempo le<br />

aveva corrose, le aveva cambiate,<br />

rovinate, erano state abbattute e<br />

nuovamente costruite.<br />

Italia se ne ricordava:quei muri che<br />

lei vedeva quoti<strong>di</strong>anamente l’avevano<br />

vista ridere,piangere,innamorarsi<br />

e arrabbiarsi.<br />

Italia poteva scappare ma quelle<br />

mura, ovunque lei fosse e qualunque<br />

cosa facesse, erano lì.<br />

Erano lì anche per me che giocavo<br />

con la palla e che un giorno molto<br />

lungo mi misi ad osservare.<br />

Li osservai a lungo immaginandoci<br />

storie fantastiche, cercando <strong>di</strong><br />

ipotizzare quel che avevano passato,<br />

sentendole nel cuore come se<br />

fossero state loro a generarmi, amandole<br />

con tutta l’anima per quel che<br />

mi avevano dato, come si ama una<br />

madre.<br />

Ed ogni giorno che passava le idee<br />

nella mia testa si evolvevano come<br />

il paesaggio.<br />

L’amore per quelle mura che mi avevano<br />

protetta colava giù attraverso<br />

le lacrime; le manine non vollero<br />

più saperne <strong>di</strong> raccogliere la palla<br />

e si racchiusero in pugni. Battevano<br />

incessantemente sulle mura,quasi<br />

volessero abbatterle.<br />

La vocina allegra ora singhiozzava;<br />

ne aveva abbastanza della protezione<br />

e ora voleva uscire e cercare<br />

la libertà.<br />

Questa parola quando veniva pronunciata,<br />

creava una sensazione<br />

mai provata prima.<br />

Rendeva potenti,invincibili.<br />

Italia osservava il paesaggio come<br />

al solito: ormai sapeva che la sua<br />

nipotina un giorno l’avrebbe ripu<strong>di</strong>ato,<br />

anche sua figlia a suo tempo<br />

l’aveva fatto.<br />

Ora però Italia era preparata: sapeva<br />

che è una ruota che gira.<br />

Lei in primis era stata bambina,era<br />

stata innaffiata con pesanti dolori e<br />

velate gioie, aveva provato l’amarezza<br />

del <strong>di</strong>vieto, aveva richiesto<br />

<strong>di</strong>ritti non svolgendo i doveri, poi<br />

era stata madre, aveva dato alla<br />

luce, aveva <strong>di</strong>menticato commettendo<br />

errori.<br />

Ora sapeva tutto.<br />

Io ero ancora lì ad osservare. A<br />

volte mi stancavo e cercavo <strong>di</strong> igno-<br />

rare le mura, altre volte tentavo <strong>di</strong><br />

apprezzarle. La libertà inevitabilmente<br />

attira troppo ed io, ancora<br />

incapace <strong>di</strong> razionalizzare mi viziavo<br />

con essa…ne volevo sempre <strong>di</strong><br />

più pur rendendomi conto <strong>di</strong> quanto<br />

io ne avessi.<br />

Ma non ero io a comandare: i pensieri<br />

erano talmente accalcati l’uno<br />

sopra l’altro che non sapevo domarli.<br />

Non esisteva criterio per cui uno<br />

prevaleva sull’altro.<br />

Accadeva e basta. Io mi facevo<br />

1000 domande.<br />

Io non raggiungevo mezza risposta.<br />

Io volevo sempre <strong>di</strong> più.<br />

Io se ottenevo, non ero comunque<br />

saziata.<br />

Sapevo <strong>di</strong> sapere, ma non potevo<br />

credere <strong>di</strong> essere un caso tra tanti<br />

altri casi così plasmavo un’identità,<br />

la mia identità , che era solo mia e<br />

<strong>di</strong> nessun altro.<br />

La ruota continuava a girare sopra<br />

la testa della vita,per qualcuno finiva<br />

e per qualcuno stava solo cominciando.<br />

Tutto è accaduto, accade e accadrà…basta<br />

avere il fegato <strong>di</strong> passarci<br />

in mezzo.<br />

Un giorno qualcuno scriverà:<br />

c’era una volta Margherita….<br />

Margherita Civerchia<br />

L.S.S., II A<br />

E TUTTO QUESTO È PER VOI<br />

Un brivido pungente<br />

mi intrappola, mi<br />

stringe e immagini,<br />

seppur <strong>di</strong> un impalpabile<br />

spessore, riempiono il pensiero<br />

e lo inebriano.<br />

Tutto è emozione; tutto è,<br />

paradossalmente, concentrato<br />

nell’assoluta inestensione <strong>di</strong><br />

un attimo sfuggente.<br />

Nella fatica del volgersi in<strong>di</strong>etro,<br />

ci si riconosce lontani,<br />

indefiniti, incompleti, nella<br />

<strong>di</strong>ssolvenza <strong>di</strong> una luce che si<br />

fa,ora, sempre più viva, brillante.<br />

Ci si ferma ad ammirare la<br />

propria forma, illuminata e<br />

apparentemente contornata<br />

da un tratto sicuro e deciso,<br />

Saremo lontani, ed è ancora <strong>di</strong>fficile crederlo ...<br />

e si tenta <strong>di</strong> ricondurla ai fragili<br />

frammenti <strong>di</strong> memoria che<br />

ci proteggono, ci rassicurano,<br />

fissati e custo<strong>di</strong>ti nella più<br />

dolce cura.<br />

Un semplice sussurro s’insinua<br />

sommessamente, assumendo<br />

sembianze <strong>di</strong> sogno.<br />

Ed è proprio nella percezione<br />

<strong>di</strong> tale intima associazione <strong>di</strong><br />

suoni (e pause) e trasparenze<br />

che si prende coscienza <strong>di</strong> ciò<br />

che si è stati, delle parole e dei<br />

<strong>di</strong>scorsi urlati o taciuti.<br />

Ci si proietta, sfiorati da un flebile<br />

timore, all’inizio dell’avventura<br />

<strong>di</strong> cui ora, stremati,<br />

ma pur colmi <strong>di</strong> una strepitante<br />

contentezza, ci si sente<br />

parte in<strong>di</strong>spensabile, cui, ora,<br />

si sente <strong>di</strong> appartenere.<br />

Profumi e sapori <strong>di</strong> paesi<br />

<strong>di</strong>stanti hanno offerto un sottile<br />

filo su cui rimanere attentamente<br />

in equilibrio, da cui,<br />

senza le tracce invisibili, ma<br />

indelebili, <strong>di</strong> un vissuto quoti<strong>di</strong>ano<br />

e forgiatore <strong>di</strong> essenza,<br />

si sarebbe <strong>di</strong>strattamente<br />

precipitati.<br />

Colori cangianti <strong>di</strong> gessetti<br />

variopinti o <strong>di</strong> vernici, faticosa<br />

sistemazione <strong>di</strong> sillabe in<br />

spazi talvolta scomo<strong>di</strong> da<br />

riempire, l’eco e l’odore del<br />

mare, del più bel mare inventato;<br />

e lacrime e sorrisi e.<br />

Ogni tassello ha assunto, giorno<br />

dopo giorno, un ineguagliabile<br />

spessore, un aspetto<br />

inconfon<strong>di</strong>bile.<br />

Si è costruito, <strong>di</strong>strutto, riparato.<br />

Si è cambiati.<br />

Ma basterà un’attenta interruzione<br />

dell’interminabile<br />

corsa per riscoprirsi un tutto,<br />

un unico elemento (e si avrà<br />

<strong>di</strong> nuovo la forza).<br />

Che siate rosa o grano, vi<br />

custo<strong>di</strong>rò nel segreto profondo<br />

<strong>di</strong> me e, voltandomi,<br />

<strong>di</strong>verrò ubriaca <strong>di</strong> gioia nel<br />

percepire quell’assordante sussurro<br />

che la vostra appartenenza<br />

mi regalerà.<br />

Francesca Scaturro<br />

L.C., III A<br />

13<br />

5/03


14<br />

5/03<br />

LIFE<br />

RIFLESSIONI SULLA VITA<br />

What’s my destiny…?<br />

Who am I? Chi sono<br />

io? …cosa devo <strong>di</strong>ventare?<br />

Domande forse comuni, a cui l’umana<br />

percezione non trova risposta…<br />

La vita… che cos’è la vita?<br />

Me lo sono sempre domandato…<br />

Potrebbe anche darsi che la vita sia<br />

solo un inutile tentativo <strong>di</strong> resistenza<br />

alla morte… una ricerca<br />

continua, d’una felicità imperitura<br />

che altro non è che un’utopia<br />

dell’esistenza umana.<br />

Voglio sapere… voglio capire…<br />

…cos’è la vita, attraverso la<br />

morte…<br />

Morire per sentirmi vivo.<br />

Un singolare connubio…<br />

Oggi lo scoprirò, infine.<br />

Perverrò al compimento della<br />

ricerca.<br />

In cima a questa torre <strong>di</strong>roccata,<br />

in mezzo a una <strong>di</strong>stesa <strong>di</strong> campagna…<br />

…non mi vedrà nessuno…<br />

Nessuno piangerà la mia caduta…<br />

Nessuno su questo corpo ormai<br />

immoto, a versar <strong>di</strong>sperazione per<br />

il bastardo ch’io sono…<br />

Perché io sono solo… dannatamente<br />

ed invariabilmente solo…<br />

Non merito <strong>di</strong> stare in questo<br />

mondo… la vita è dono troppo<br />

grande per me…<br />

…sono fragile… terribilmente solo<br />

e terribilmente debole…<br />

…ma così come la vita ci fu alfine<br />

donata, altresì ci fu dato in<br />

dono l’eterno sonno…<br />

Eppure… i miei pie<strong>di</strong> esitano nel<br />

proiettarmi verso l’oblio dell’anima…<br />

Che cos’è?<br />

Paura?<br />

Rimpianto?<br />

Semplice ripensamento d’un<br />

momento…?<br />

No… niente <strong>di</strong> tutto ciò…<br />

Un flash… una sensazione… un<br />

ricordo…<br />

Di cosa?<br />

…<strong>di</strong> una storia già sentita…<br />

…una storia fantastica…<br />

…una storia che parlava <strong>di</strong> un<br />

gruppo <strong>di</strong> ragazzi, ragazzi <strong>di</strong> razza<br />

<strong>di</strong>versa…<br />

…alcuni elfi, alcuni demoni, altri<br />

umani, mezzosangue perfino…<br />

I miei occhi si chiudono, mentre<br />

mi getto nel vuoto… perfettamente<br />

lucido e cosciente… <strong>di</strong> ciò<br />

che sto per lasciare… tra pochi attimi<br />

cesserà tutto…<br />

…eppure…<br />

…non riesco a non pensare a quella<br />

storia… a quei ragazzi in cui ciascuno<br />

potrebbe riflettersi… che<br />

come unica colpa avevano quella<br />

<strong>di</strong> essere nati nel luogo sbagliato…<br />

…considerati “bastar<strong>di</strong>” solo per<br />

aver ere<strong>di</strong>tato il sangue <strong>di</strong> due<br />

razze…<br />

…soli anch’essi… giacché trattati<br />

alla stregua della feccia <strong>di</strong> un appestato…<br />

…come unica compagnia, la <strong>di</strong>fficoltà<br />

<strong>di</strong> crescere e <strong>di</strong>ventare adulti<br />

in un mondo ostile nel quale si<br />

è <strong>di</strong> troppo…<br />

…ora che ci penso…<br />

…io sono veramente solo?...<br />

…non è che forse…<br />

…pure <strong>di</strong> me stesso è la colpa <strong>di</strong><br />

tutto questo?<br />

…ora capisco…<br />

…e le lacrime mi rigano gli occhi…<br />

…adesso è tar<strong>di</strong> per ravvedersi…<br />

…però… avrei voluto leggere<br />

ancora quella storia…<br />

…avrei voluto possedere la<br />

volontà <strong>di</strong> credere nella bellezza<br />

della vita…<br />

…nonostante la devastazione del<br />

mondo ne sia l’antitesi…<br />

…proprio come facevano quei<br />

ragazzi…<br />

…legati dall’amicizia…<br />

…legati da quella che è la più<br />

salda fra le forme d’amore…<br />

…fondamentale per superare i<br />

momenti <strong>di</strong>fficili…<br />

…insieme…<br />

…mai da soli…<br />

…trovare la forza <strong>di</strong> sottrarsi al<br />

letale gioco del destino…<br />

…mantenendosi fedeli ai propri<br />

ideali…<br />

…e desiderando affermare una<br />

<strong>di</strong>gnità <strong>di</strong> persona che non si è<br />

ancora consapevoli <strong>di</strong> avere…<br />

…o che nessun altro è <strong>di</strong>sposto a<br />

riconoscere…<br />

…ma ormai è tar<strong>di</strong>…<br />

…troppo tar<strong>di</strong>…<br />

…e soltanto ora, ora che tra pochi<br />

istanti toccherò finalmente il culmine<br />

del baratro in cui mi sono<br />

gettato, capisco qual era il vero<br />

messaggio <strong>di</strong> quel libro…<br />

…il vero messaggio del libro della<br />

vita che nessuno mai dovrebbe<br />

<strong>di</strong>menticare…<br />

…la morte è una fuga… la massima<br />

evasione dalle incognite che<br />

la vita ci esibisce lungo il percorso…<br />

ma se si muore… tutto resta<br />

identico… se invece si sopravvive…<br />

…si può far ancora qualcosa per<br />

cambiare…<br />

“…voce <strong>di</strong> una verità…<br />

…voce <strong>di</strong> un desiderio…<br />

….voce <strong>di</strong> una frustrazione che<br />

corrode l’anima…<br />

…grido violento <strong>di</strong> palpito confuso,<br />

che stritola il cuore in una<br />

morsa ardente…<br />

…un’immensa bugia…<br />

…questa vita d’illusioni, <strong>di</strong> illusorie<br />

speranze, <strong>di</strong> sogni infranti…<br />

…smettila <strong>di</strong> mentire…”<br />

“Vorrei…<br />

…trovare la forza <strong>di</strong> spiegare le<br />

mie ali…<br />

…trovare la forza <strong>di</strong> alzarmi in<br />

volo…<br />

…con le mie uniche forze…<br />

…da quando sono nato fino a<br />

quando morirò, vivrò contando<br />

Conosco un ragazzo<br />

che ha iniziato a<br />

suonare la chitarra<br />

a tre<strong>di</strong>ci anni. Si esercitava<br />

tutti i giorni col chiaro<br />

obiettivo <strong>di</strong> migliorarsi.<br />

Si è fatto in quattro per<br />

riuscire a mettere su un<br />

gruppo e ci è riuscito. Ha<br />

iniziato a suonare in giro<br />

per locali, il primo concerto?<br />

Un <strong>di</strong>sastro: tanti<br />

fischi e pochi applausi;<br />

poi però la situazione è<br />

migliorata: gli applausi<br />

crescevano e i fischi <strong>di</strong>minuivano.<br />

Ha continuato a<br />

s u o n a r e , h a i n c i s o u n<br />

SENZA<br />

solo su me stesso…<br />

…vorrei essere in grado <strong>di</strong> fidarmi<br />

<strong>di</strong> qualcuno…<br />

…ma non ci riesco…<br />

…non mi lego per non soffrire…<br />

…perché il mio cuore non reggerebbe<br />

un abbandono…”<br />

“È vita…<br />

…che si afferma in ogni angolo del<br />

mondo…<br />

…hai oltrepassato il non ritorno…<br />

…dal passato viene il futuro, ma<br />

dal futuro non si può tornare al<br />

passato…<br />

…quello che è stato non tornerà,<br />

ma può arrivare qualcosa <strong>di</strong><br />

nuovo…<br />

…Nuovo…<br />

…fa paura…<br />

…è facile <strong>di</strong>rti <strong>di</strong> lottare quando<br />

non c’è più speranza…<br />

…so che è <strong>di</strong>fficile, lo so bene, ma<br />

rintanarsi dentro un mondo ideale<br />

porta solo delusione…<br />

…la vita non è questa…<br />

…cercala…<br />

…non voltarle le spalle…<br />

Vivi.”<br />

M. Letizia Car<strong>di</strong>nali<br />

L.S.S., II A<br />

RIMPIANTI<br />

demo. Il mio amico componeva<br />

le canzoni e poi <strong>di</strong>stribuiva<br />

al basso il pezzo del<br />

basso, alla batteria il pezzo<br />

della batteria, alle tastiere il<br />

pezzo delle tastiere e così<br />

facendo hanno quasi ottenuto<br />

un contratto con una casa<br />

<strong>di</strong>scografica <strong>di</strong> Milano. Dico<br />

quasi perchè non se n’è mai<br />

fatto niente, non so cosa sia<br />

successo esattamente, non me<br />

l’ha mai raccontato.<br />

So che suonavano insieme da<br />

otto anni quando hanno visto<br />

il sogno che tanto rincorrevano<br />

materializzarsi e poi <strong>di</strong>ssolversi<br />

nel nulla, prima che


avessero il tempo <strong>di</strong> afferrarlo.<br />

Cosa è successo poi? Il gruppo<br />

si è sciolto: il tastierista<br />

non so che fine abbia fatto, il<br />

bassista ha perso ogni interesse,<br />

il batterista si è messo<br />

in proprio e ha aperto un<br />

locale con musica dal vivo e<br />

il mio amico è rimasto così,<br />

con la sua chitarra e il suo<br />

amore per la musica. Perchè<br />

ho raccontato questa storia?!<br />

Certo non vuole essere un<br />

tentativo <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssuadere chiunque<br />

<strong>di</strong> voi abbia intrapreso<br />

o intenzione <strong>di</strong> intraprendere<br />

la stessa strada, no <strong>di</strong> certo!<br />

Il mio è solo un esempio, il<br />

racconto <strong>di</strong> un ragazzo che<br />

credeva in qualcosa e ha deciso<br />

<strong>di</strong> buttarsi, <strong>di</strong> rischiare e<br />

benchè il primo tentativo non<br />

sia andato come lui sperava<br />

può sempre rimettersi in<br />

gioco, può sempre ritentare.<br />

Certo, il colpo è stato duro e<br />

ora lo sconforto e la delusione<br />

sono gran<strong>di</strong>, ma non sono<br />

mai tanto gran<strong>di</strong> da spegnere<br />

l’amore smisurato che il<br />

mio amico ha per la musica.<br />

Sì, perché per lui la musica<br />

non è solo piacere, lui la musica<br />

la sente, la sente dentro, la<br />

vive.<br />

E per questo si è buttato a<br />

capofitto nel suo sogno, ci ha<br />

creduto fino in fondo e adesso<br />

vive senza rimpianti, perchè<br />

la paura <strong>di</strong> una delusio-<br />

ne non gli ha impe<strong>di</strong>to <strong>di</strong><br />

mettersi in gioco, comunque<br />

siano andate le cose. Ed è<br />

questo che voglio farvi capire.<br />

Se ami qualcosa, se la vivi,<br />

se la senti dentro (e non intendo<br />

solo musica ma posso parlare<br />

anche <strong>di</strong> arte, <strong>di</strong> teatro,<br />

<strong>di</strong> danza o <strong>di</strong> qualsiasi altra<br />

passione si possa coltivare),<br />

allora non puoi fare a meno<br />

<strong>di</strong> dargli tutto te stesso. Come<br />

quando senti una canzone e<br />

non puoi fare a meno <strong>di</strong> ballare,<br />

come quando cre<strong>di</strong> in un<br />

ideale e non puoi fare a meno<br />

<strong>di</strong> gridarlo.<br />

Come quando sei innamorato<br />

e non puoi fare a meno <strong>di</strong><br />

confessarlo e se non vieni<br />

ricambiato in fin dei conti non<br />

è poi così importante, certo fa<br />

male, però vivi senza rimpianti,<br />

per ciò che sarebbe<br />

potuto succedere ma che non<br />

è successo solo perché la<br />

paura <strong>di</strong> andare a battere è<br />

stata più forte della voglia <strong>di</strong><br />

guidare.<br />

Se avete voglia <strong>di</strong> gridare,<br />

gridate!!! Se avete voglia <strong>di</strong><br />

ballare, ballate!!! Se avete<br />

voglia <strong>di</strong> cantare, cantate!!!<br />

Se avete voglia <strong>di</strong> scrivere,<br />

scrivete!!! Se avete voglia <strong>di</strong><br />

correre, correte!!! Se sentite<br />

qualcosa scorrere nelle vene<br />

non potete far finta <strong>di</strong> niente<br />

... dovete viverlo!!!<br />

Giulia Fabini<br />

L.C., II C<br />

NOI E LO<br />

Successi e non…abbiamo stilato<br />

per voi un veloce riassunto<br />

delle attività sportive<br />

del nostro Liceo, ecco nomi e<br />

cognomi dei vostri colleghi e delle<br />

loro prestazioni …<br />

Per il secondo anno consecutivo, le<br />

squadre femminili <strong>di</strong> pallavolo<br />

hanno vinto la fase comunale dei<br />

Campionati Studenteschi, superando<br />

le loro coetane e del<br />

“Cuppari” e dello “Scientifico”.<br />

Ma non finisce qui, per la categoria<br />

Juniores (Belegni L., Bolognini<br />

M., Contempo G., Cecchetti S.,<br />

Mangoni R., Mencarelli G., Pirani<br />

L., Pigliapoco E., Santoni E., Trillini<br />

C.) le nostre pallavoliste hanno<br />

vinto la fase Provinciale mentre per<br />

la categoria Allieve (Aquilani E.,<br />

Barocci V., Federici S., Girolimini S.,<br />

Jacono C., Melchiorri A., Mercuri<br />

L., Mingo G., Perella G., Tiberi M.,<br />

Vescovo F.) la nostra squadra si è<br />

piazzata al II posto nelle fasi provinciali.<br />

Ma nel nostro liceo non c’è<br />

solo Volley: la rappresentanza<br />

maschile <strong>di</strong> Corso Matteotti 48 ha<br />

infatti messo in pie<strong>di</strong> una squadra<br />

<strong>di</strong> calcio a un<strong>di</strong>ci (Amagliani N.,<br />

Ciullo L., Gigli N., Maffia M.,<br />

Nardella M., Ripanti F., Pandolfi L.,<br />

Rossi FM., Coltorti F., Copparoni L.,<br />

Santoni G., Tinti M., Vico M.,<br />

Carboni L., Giaccaglini T., Senesi<br />

A., Gigli R., Salzano M., Bugatti N.,<br />

Graciotti A., Triccoli FM.) con risultati<br />

sui quali, però, soprasse<strong>di</strong>amo;<br />

tutt’altra storia per la formazione<br />

maschile e quella femminile ( Butini<br />

R., Bruciati MS., Canestrai C.,<br />

Canestrai V.,Cini M., Melchiorri A.,<br />

Tittarelli R.) <strong>di</strong> calcio a cinque che<br />

hanno saputo farsi onore nel panorama<br />

delle loro categorie. Altro<br />

importante risultato è quello ripor-<br />

SPORT<br />

Storie che sono leggende<br />

tato dalle sorelle Bartolucci, M.<br />

Lavinia per la categoria Juniores e<br />

M.Vittoria per la categoria Allieve,<br />

che alle fasi provinciali <strong>di</strong> sci alpino<br />

( alle quali abbiamo partecipato<br />

con una squadra maschile e una<br />

femminile per le due categorie) si<br />

sono classificate rispettivamente III<br />

e IV. Ultima serie <strong>di</strong> successi, ma<br />

non per questo meno importanti,<br />

quelli delle squadre d’atletica che<br />

ancora una volta si <strong>di</strong>mostrano in<br />

grado <strong>di</strong> sostenere la sfida contro<br />

le altre scuole superiori jesine e<br />

provinciali.<br />

Proposta che si rinnova anche quest’anno<br />

è quella delle uscite extras<br />

c o l a s t i ch e d i Tr e k k i n g -<br />

Oriente ening nella zona <strong>di</strong><br />

Frasassi-Genga, volte a scoprire le<br />

bellezze naturali del pre-appennino<br />

marchigiano e a stimolare gli<br />

alunni allo svolgimento <strong>di</strong> attività<br />

sportive all’aperto ed in particolare<br />

immersi nella natura.<br />

Accompagnati da due simpatici<br />

conoscitori delle nostre montagne,<br />

Carlo Borioni e Marco Perini, già<br />

dei nostri nelle trascorse e<strong>di</strong>zioni<br />

dell’iniziativa, gli interessati svolgono<br />

percorsi accessibili a chiunque<br />

abbia un po’ <strong>di</strong> fiato in gola e non<br />

soffra <strong>di</strong> vertigini.<br />

Questa attività, organizzata dai<br />

docenti <strong>di</strong> Educazione Fisica del<br />

nostro Liceo, si svolge <strong>di</strong> domenica<br />

ed è dunque giusto sottolineare<br />

il ruolo fondamentale dei genitori<br />

degli alunni stessi, nello<br />

svolgimento della suddetta.<br />

L’invito a partecipare è esteso a<br />

tutti gli alunni che trarranno <strong>di</strong><br />

certo molti benefici da questa attività<br />

a contatto con la natura.<br />

Enrico Brugnoli<br />

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16<br />

5/03<br />

Qual è il significato<br />

d e l l a p a r o l a<br />

“Comunica-zione ”<br />

?Il termine stes-so ci rimanda<br />

all’aggettivo “comune“,<br />

usato quando si vuole in<strong>di</strong>care<br />

con<strong>di</strong>visione, partecipazione<br />

ad un’identica realtà.<br />

La base della comunicazione<br />

consiste proprio in questo:<br />

nel vivere un’esperienza<br />

insieme ad un’altra persona.<br />

Solo se tale premessa è verificata,<br />

la comunicazione può<br />

avere luogo.<br />

Comunicare significa essere<br />

capaci <strong>di</strong> ascoltarsi vicendevolmente<br />

e <strong>di</strong> scambiarsi consigli e<br />

suggerimenti. La comunicazione<br />

<strong>di</strong>venta molto <strong>di</strong>fficile se avviene<br />

tra due interlocutori che non<br />

con<strong>di</strong>vidono una medesima<br />

realtà economica e sociale.<br />

Purtroppo, però, è un contesto<br />

<strong>di</strong> questo genere quello in cui<br />

dovrebbe avvenire la comunicazione<br />

fra i giovani <strong>di</strong> oggi, i<br />

loro genitori e i genitori dei loro<br />

genitori: assistiamo a continue e<br />

rapide trasformazioni. I nostri<br />

nonni hanno vissuto in un contesto<br />

completamente <strong>di</strong>verso da<br />

quello in cui noi siamo nati e cresciuti:<br />

da questa constatazione<br />

nasce la <strong>di</strong>ffusissima espressione:<br />

“Ai miei tempi …” Di solito<br />

è così che iniziano lunghi <strong>di</strong>scorsi<br />

con i quali essi intendono<br />

esternare il loro <strong>di</strong>sappunto circa<br />

il comportamento degli amatissimi<br />

“ nipotini “. Questi monologhi<br />

segnalano, però, anche il<br />

senso <strong>di</strong> <strong>di</strong>sorientamento che gli<br />

anziani avvertono <strong>di</strong> fronte ad<br />

una società che non riconoscono<br />

più. Questa sensazione è<br />

stata descritta da Pietro Citati<br />

ed Eugenio Scalfari in due articoli<br />

<strong>di</strong> opinione <strong>di</strong> qualche anno<br />

fa. Su “La Repubblica “ del 2<br />

Agosto 1999 è comparso un<br />

pezzo <strong>di</strong> Citati dal titolo “ Questa<br />

generazione che non vuol essere<br />

mai “. Citati si sofferma a<br />

lungo sui caratteri peculiari che<br />

contrad<strong>di</strong>stinguono i giovani <strong>di</strong><br />

oggi. Afferma che essi “guardano<br />

le cose, attraversano il<br />

mondo, contemplano se stessi<br />

con una curiosità ed una tener<br />

e z z a i n f i n i t e . G i o c a n o .<br />

Rallentano il tempo della crescita<br />

(…) tardando a laurearsi, tar-<br />

CHI C’È IN ASCOLTO?<br />

dando ad uscire dalla casa paterna<br />

, rinviando o aggirando il<br />

matrimonio, proiettando sempre<br />

più lontano il momento del<br />

lavoro. (…) Si chiedono sempre<br />

quale sia il loro IO, e non<br />

lo identificano in un carattere<br />

stabilito, ma in un complesso<br />

quasi inesauribile <strong>di</strong> possibilità.<br />

(…) Forse ciò che pre<strong>di</strong>ligono<br />

non è l’esperienza. (…) Non<br />

hanno volontà (…) Preferiscono<br />

restare passivi, comportandosi<br />

in modo sinuoso ed informe<br />

come l’acqua, trasformandosi in<br />

tutto ciò che viene loro proposto<br />

(…). Non amano il tempo.<br />

L’unico loro tempo è una serie<br />

<strong>di</strong> attimi, che non vengono legati<br />

in una catena od organizzati<br />

in una storia”. Gli spunti <strong>di</strong> riflessione<br />

sono tantissimi. Anche se<br />

non bisogna mai generalizzare,<br />

alcuni dei fenomeni osservati<br />

da Citati sono molto <strong>di</strong>ffusi.<br />

Sono numerosissimi i ragazzi<br />

che s’iscrivono all’università e<br />

che si laureano molto tar<strong>di</strong>,<br />

oppure, ad<strong>di</strong>rittura, che non arrivano<br />

affatto alla laurea. Anche<br />

l’amore per l’esperienza, per<br />

qualsiasi tipo d’esperienza, è<br />

molto comune. Molti ragazzi,<br />

proprio perché “il loro tempo è<br />

una serie <strong>di</strong> attimi”, vogliono<br />

sperimentare tutto e subito, non<br />

sanno più aspettare e questa<br />

fretta <strong>di</strong> vivere la vita come se<br />

ogni giorno fosse l’ultimo li porta<br />

a compiere azioni le cui conseguenze,<br />

poi, sfuggono loro <strong>di</strong><br />

mano. E’ <strong>di</strong> pochi giorni fa la<br />

notizia <strong>di</strong> un adolescente che si<br />

è ucciso perché la sua “fidanzatina“<br />

aveva scoperto <strong>di</strong> aspettare<br />

un bambino: lei non voleva<br />

comunicarlo ai genitori e, dopo<br />

un primo contatto con gli assistenti<br />

sociali, lui, sopraffatto dalla<br />

paura <strong>di</strong> affrontare una situazione<br />

<strong>di</strong>fficilissima da gestire a<br />

soli se<strong>di</strong>ci anni, si è tolto la vita.<br />

Leggevo ieri, su un settimanale,<br />

le dure parole <strong>di</strong> Don Mazzi<br />

riguardo a questo fatto <strong>di</strong> cronaca:<br />

le sue critiche nascevano,<br />

soprattutto, dalla preoccupazione<br />

per il futuro <strong>di</strong> quella creaturina<br />

che si sta sviluppando nel<br />

grembo <strong>di</strong> una “ donna ” <strong>di</strong> quin<strong>di</strong>ci<br />

anni. Questa è senza dubbio<br />

una situazione estrema, ma<br />

che, comunque, non dovrebbe<br />

lasciarci in<strong>di</strong>fferenti. Ci sono,<br />

infatti, degli aspetti contrad<strong>di</strong>tori<br />

nell’atteggiamento dei giovani<br />

<strong>di</strong> oggi: da una parte essi<br />

indugiano <strong>di</strong> fronte alle <strong>di</strong>fficoltà<br />

e alle responsabilità che<br />

devono assumersi; dall’altra vivono<br />

giorno per giorno, preoccupandosi<br />

molto poco delle ripercussioni<br />

che le azioni che<br />

compiono oggi potrebbero avere<br />

sul domani. Citati, però, coglie<br />

alcuni aspetti positivi in questo<br />

modo <strong>di</strong> vivere: “ Quanto a me,<br />

questi eterni adolescenti mi piacciono:<br />

mi piacciono i loro indugi,<br />

le loro lentezze, la loro passività<br />

e d i lunghi sguar<strong>di</strong><br />

contemplativi. Continuare a serbare<br />

nell’occhio la freschezza<br />

dello sguardo giovanile; <strong>di</strong>ventare<br />

maturi e poi vecchi quasi<br />

per caso; non <strong>di</strong>segnare mai il<br />

proprio IO; concepire la vita<br />

come un gioco indefinito <strong>di</strong> possibilità,<br />

che può portare a moltissimi<br />

volti; rallentare, rallentare,<br />

non costruirsi e non irrigi<strong>di</strong>rsi<br />

mai <strong>di</strong>etro mura …”. In risposta<br />

a questo articolo, il 5 Agosto<br />

1999 “ La Repubblica ” ha pubblicato<br />

un pezzo <strong>di</strong> Eugenio<br />

Scalfari, dal titolo “ Quel vuoto<br />

<strong>di</strong> plastica che soffoca i giovani<br />

”. Citati aveva sottolineato l’eterna<br />

indecisione dei giovani <strong>di</strong><br />

oggi; Scalfari legge fra le righe<br />

l’intenzione del suo collega <strong>di</strong><br />

voler mettere in risalto la maggiore<br />

in<strong>di</strong>pendenza e sicurezza<br />

della propria generazione e afferma<br />

“ A me non sembra che noi<br />

fossimo così padroni del nostro<br />

IO ed autonomi nel costruircelo<br />

(…), Di molle cera eravamo<br />

fatti e assumevamo la forma con<br />

cui le <strong>di</strong>ta altrui, a volte affettuose<br />

a volte imperiose, ci plasmavano.<br />

I figli dei conta<strong>di</strong>ni<br />

erano destinati a restare conta<strong>di</strong>ni<br />

(…), i figli degli operai restavano<br />

operai e così i figli dei professionisti<br />

venivano avviati alle<br />

libere professioni ”. La conclusione<br />

alla quale Scalfari giunge<br />

mi ha stupito: “ Ciò che intendo<br />

<strong>di</strong>re è che la nostra adolescenza<br />

era per questo priva d’incertezza<br />

e <strong>di</strong> nevrosi: sapevamo<br />

quale era la nostra strada ed<br />

eravamo docili nell’imboccarla ”.<br />

Un atteggiamento <strong>di</strong> questo tipo,<br />

dal mio punto <strong>di</strong> vista, è sinto-<br />

mo d’immaturità ancor più dell’eterna<br />

indecisione posta sotto<br />

accusa dallo stesso Scalfari. Non<br />

si cresce facendosi guidare passivamente<br />

dagli altri; è molto<br />

più <strong>di</strong>fficile ma anche molto più<br />

costruttivo vivere per un po’ nell’incertezza,<br />

riflettere a lungo,<br />

ponderare ogni possibilità <strong>di</strong><br />

scelta, lasciarsi aperte più strade.<br />

A patto, però, che questo non<br />

si trasformi in un pretesto per<br />

rimandare qualunque decisione.<br />

Trovo molto interessanti,<br />

d’altra parte le cause che Scalfari<br />

ha in<strong>di</strong>viduato per spiegare il<br />

cambiamento nel modo <strong>di</strong> vivere<br />

dei ragazzi. “La ferita, credo<br />

io, è stata la per<strong>di</strong>ta d’identità e<br />

della memoria; la ferita è stata<br />

anche l’abbondanza per i molti<br />

che ne fruiscono, ed è stata la<br />

frustrazione perché hanno creduto<br />

che tutto quello che c’era<br />

da fare fosse stato già fatto, sicché<br />

al già fatto null’altro c’era da<br />

aggiungere, mentre il malfatto<br />

era irrime<strong>di</strong>abilmente e comunque<br />

richiedeva un impegno<br />

impari alle loro forze. La ferita<br />

è stata il silenzio dei padri troppo<br />

impegnati nella conquista del<br />

successo e del potere, la velocità<br />

del vivere, la morte da sfidare<br />

con le sfide più inutilmente estreme,<br />

l’anonimato da vincere con<br />

ogni mezzo, anche il più effimero,<br />

… La ferita è stata la noia,<br />

l’invincibile noia, la noia esistenziale<br />

che ha ucciso il tempo<br />

e la storia, le passioni e le speranze<br />

”. Per curare queste ferite<br />

i giovani hanno bisogno <strong>di</strong><br />

qualcuno che comprenda il loro<br />

<strong>di</strong>sorientamento <strong>di</strong> fronte agli<br />

stimoli, non sempre positivi, che<br />

il mondo moderno offre; hanno<br />

bisogno d’avere dei valori che<br />

<strong>di</strong>ventino sal<strong>di</strong> punti <strong>di</strong> riferimento;<br />

hanno, però, anche bisogno<br />

d’essere lasciati liberi <strong>di</strong> scegliere<br />

e <strong>di</strong> essere posti <strong>di</strong> fronte<br />

alle proprie responsabilità. Per<br />

tutti questi motivi è importante<br />

che fin da piccoli si sia abituati<br />

a <strong>di</strong>alogare serenamente con i<br />

propri genitori: nonostante le<br />

<strong>di</strong>fferenze generazionali, comunicare<br />

è ancora possibile ed è<br />

necessario che continui ad esserlo.<br />

Valentina Giacometti<br />

L.C., III A


SUONERÒ IL MANDOLINO!<br />

…non mi arrischierei nel<br />

tentativo <strong>di</strong> pensarci<br />

su… è aperta la contrad<strong>di</strong>zione!<br />

Non dalle singole situazioni<br />

arriva la precarietà ed il<br />

contrasto, in grado <strong>di</strong> cogliere<br />

in uno spiacevole sconcerto chi<br />

desideri confrontare ed accostare<br />

le mutevoli impressioni<br />

su <strong>di</strong> un mondo che è ormai<br />

arrivato al punto <strong>di</strong> trascinarci<br />

con sé. Inaspettatamente l’inconciliabilità<br />

delle situazioni<br />

assume proporzioni incomprimibili,<br />

coinvolgendo le esperienze<br />

in maniera tanto palese<br />

da passare, come spesso<br />

accade, inosservata. Ciò, naturalmente,<br />

in virtù della frammentarietà<br />

della conoscenza<br />

che riusciamo a raggiungere<br />

circa le <strong>di</strong>namiche della vita.<br />

Paradossalmente, così, accostiamo<br />

con semplicità la sensibilizzazione<br />

ai pressanti problemi <strong>di</strong><br />

sviluppo eco-sostenibile a campagne<br />

<strong>di</strong> incentivi alla produzione<br />

ed al consumo, cerchiamo<br />

semplici felicità in para<strong>di</strong>si complessi,<br />

appen<strong>di</strong>amo ban<strong>di</strong>ere colorate<br />

ai portoncini blindati gridando<br />

alla violenza per la pace,<br />

alla guerra per la violenza, alla<br />

guerra per la pace, alla pace<br />

per… in un guazzabuglio <strong>di</strong> pensieri<br />

mal mescolati. Eppure tutto<br />

colpisce come il più abile dei registi<br />

attraverso shock isolati e violenti,<br />

così razionalmente comprensibili<br />

da sembrare quasi del<br />

tutto opportuni.<br />

Lo spavento <strong>di</strong> chi si arrischia a<br />

considerare il problema globalmente<br />

sta nel non scorgere, alme-<br />

Considerazioni su una scelta<br />

no per il momento, alcuna possibilità<br />

<strong>di</strong> sintesi o superamento<br />

della costante negazione <strong>di</strong> ogni<br />

constatazione, in grado <strong>di</strong> risvegliare<br />

la fiacca che scuote il frenetico<br />

movimento fino a renderlo<br />

un’immobile accon<strong>di</strong>scendenza<br />

al gioco, troppo spesso assurdo.<br />

Ancora da studentessa continuo<br />

a prendermi cura della mia formazione<br />

(ed in-formazione), e<br />

prima <strong>di</strong> cominciare il mio “lavoro”<br />

scelgo il “come” proseguire a<br />

vedere le mie giornate. Forse in<br />

pochi hanno mai avuto l’occasione<br />

<strong>di</strong> ascoltare il suono del<br />

mandolino dal vivo: l’orecchio a<br />

poco a poco si abitua al suono originale,<br />

facendolo proprio, arrivando<br />

a percepire le sfumature<br />

del tutto estranee alla consuetu<strong>di</strong>ne.<br />

Si <strong>di</strong>stacca così da una<br />

<strong>di</strong>mensione sensoriale imposta e<br />

giunge a nuove considerazioni<br />

che nascono dalla acquisita capacità<br />

<strong>di</strong> afferrare combinazioni e<br />

consonanze. Suonerò, allora, il<br />

mandolino, per entrare idealmente<br />

nella musica popolare portatrice<br />

ancora <strong>di</strong> una coscienza<br />

non trasformata, mi darò ad un<br />

sistema musicale non temperato,<br />

ai quarti <strong>di</strong> tono che inizialmente<br />

stridono nelle orecchie ma<br />

presto si trasformano in piacevolissimi<br />

accor<strong>di</strong>, a suoni squillanti<br />

e lievi allo stesso tempo, che<br />

non trascinano ma invitano…<br />

giungo sulla via per afferrare un<br />

tempo che è mio. Sì, suonerò il<br />

mandolino!<br />

Eugenia Di Meco<br />

L.C., III A<br />

UNA SCOMMESSA PER RITORNARE A VIVERE<br />

“<br />

…Vivere anche se sei morto dentro,<br />

vivere e devi essere sempre<br />

contento, vivere è come un comandamento,<br />

vivere o sopravvivere,<br />

senza perdersi d’animo mai e combattere<br />

e lottare contro tutto il<br />

mondo…”<br />

La comunità <strong>di</strong> S. Patrignano si propone<br />

proprio <strong>di</strong> far riscoprire la vita<br />

a chi aveva accettato <strong>di</strong> sopravvivere;<br />

una sfida che ha come obiettivo la<br />

riscoperta della propria <strong>di</strong>gnità; una<br />

battaglia contro il “para<strong>di</strong>so artificiale”.<br />

Il progetto della comunità<br />

nasce nel 1979, quando Vincenzo<br />

Muccioli si propone <strong>di</strong> costruire un<br />

ambiente all’interno del quale ospitare<br />

e curare le persone con problemi<br />

<strong>di</strong> tossico<strong>di</strong>pendenza; una<br />

“piccola società” dove riprendere<br />

un percorso <strong>di</strong> vita <strong>di</strong>gnitoso; una<br />

realtà che è cresciuta sebbene le<br />

obiezioni e le critiche <strong>di</strong> molti e che<br />

attualmente ospita circa 2000 persone.<br />

La scelta <strong>di</strong> entrare a S. Patrignano<br />

deve essere spontanea, libera da<br />

forzature e costrizioni; soltanto scegliendo<br />

spontaneamente l’ingresso<br />

in comunità si realizza la prima con<strong>di</strong>zione<br />

per affrontare e risolvere il<br />

problema: riconoscere <strong>di</strong> avere un<br />

problema. All’interno della comunità<br />

tutti, pur perseguendo lo stesso<br />

obiettivo, si propongono con la propria<br />

storia, i propri vissuti, la propria<br />

soggettività. La <strong>di</strong>versità <strong>di</strong>viene in<br />

tale ambito estremamente preziosa:<br />

l’unicità e l’irripetibilità <strong>di</strong> ognuno<br />

permette un continuo confronto e<br />

dunque un arricchimento personale;<br />

il rapporto con gli altri consente<br />

<strong>di</strong> realizzare la propria natura sociale,<br />

il bisogno <strong>di</strong> appartenenza, <strong>di</strong><br />

stima e <strong>di</strong> sicurezza. E in effetti tutti<br />

i momenti della giornata sono con<strong>di</strong>visi<br />

con gli altri; l’altro è la guida,<br />

lo specchio, il punto <strong>di</strong> riferimento<br />

sempre costante. Un conoscersi per<br />

conoscere, un capirsi per capire,<br />

un’amarsi per amare, un io che seppure<br />

necessita del tu deve conoscersi<br />

per riconoscere.<br />

Una piccola società che propone il<br />

lavoro come terapia attraverso la<br />

quale abbandonare il mondo delle<br />

droghe. Il lavoro è organizzato in<br />

<strong>di</strong>versi settori: tessile, agricolo, lavanderia,<br />

falegnameria, ceramica, grafica;<br />

vi sono inoltre allevamenti bovini<br />

e suini, un allevamento <strong>di</strong> cani,<br />

un piccolo zoo, una scuderia; infine<br />

alcune strutture per lo svago:<br />

cinema, campo sportivo, piscina e<br />

giar<strong>di</strong>ni.<br />

Le <strong>di</strong>verse attività consentono <strong>di</strong><br />

mettere in gioco le proprie capacità;<br />

è cosi possibile l’auto-realizzazione,<br />

risultato della propria espressione<br />

lavorativa e ricreativa; in tal modo<br />

l’in<strong>di</strong>viduo avrà l’opportunità <strong>di</strong> sentirsi<br />

riconosciuto (bisogno <strong>di</strong> riuscita),<br />

partecipe e allo stesso tempo<br />

responsabile non solo verso gli altri<br />

ma anche verso se stesso.<br />

La comunità si contrad<strong>di</strong>stingue poi<br />

per lo stile <strong>di</strong> vita imposto: gli ospiti<br />

devono comportarsi coerentemente<br />

con una serie rigorosa <strong>di</strong><br />

regole ( i pasti, i momenti <strong>di</strong> svago<br />

e i vari appuntamenti hanno orari<br />

precisi) che hanno uno scopo terapeutico:<br />

il raggiungimento <strong>di</strong> un<br />

equilibrio, e la gestione <strong>di</strong> sé in rapporto<br />

agli altri. A tal proposito è<br />

interessante sottolineare la consapevolezza<br />

da parte <strong>di</strong> alcuni giovani<br />

degli errori passati e degli scopi<br />

rieducativi della comunità. Questi<br />

riconoscono <strong>di</strong> “non aver saputo<br />

gestire la propria libertà” e pertanto<br />

ritengono che le regole, malgrado<br />

la loro severità, siano in<strong>di</strong>spensabili”.<br />

Dalle parole dei residenti<br />

emerge poi una forte stima e un<br />

grande rispetto per la comunità e in<br />

particolar modo per il suo fondatore<br />

Vincenzo Muccioli.<br />

La terapia adottata tenta così <strong>di</strong><br />

risolvere i problemi del singolo in<br />

modo naturale: la convivenza, la<br />

<strong>di</strong>sponibilità reciproca, il lavoro, le<br />

regole sono le uniche me<strong>di</strong>cine utilizzate;<br />

me<strong>di</strong>cine che permettono<br />

<strong>di</strong> recuperare o forse scoprire finalmente<br />

la propria identità in<strong>di</strong>viduale<br />

e sociale. Ognuno è compagno,<br />

amico e me<strong>di</strong>co all’altro, si instaurano<br />

così legami forti ed unici che<br />

spesso portano a scegliere <strong>di</strong> rimanere<br />

in comunità oltre il periodo <strong>di</strong><br />

cura e in alcuni casi per tutta la vita.<br />

Queste le emozioni e le sensazioni<br />

che abbiamo provato, noi, ragazze<br />

della IV A del liceo delle scienze<br />

sociali!<br />

Monni Ilaria, Morici Selena<br />

L.S.S., IV A<br />

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5/03<br />

FANTASTICA EVASIONE<br />

Istintivamente le mie palpebre<br />

si chiudono. Questa luce ...<br />

troppo intensa, estremamente<br />

bianca e poi una cascata <strong>di</strong> colori<br />

... Dove sono?<br />

Che meraviglioso spazio è questo?<br />

Cerco <strong>di</strong> muovere una mano, ed<br />

essa fluttua sospesa nell’aria ...<br />

Aria? Non so se questa sia propriamente<br />

aria come la inten<strong>di</strong>amo<br />

noi ... ma è qualcosa <strong>di</strong> simile<br />

...<br />

E poi, le gambe sembrano solleticate<br />

da qualcosa: abbasso incuriosita<br />

lo sguardo e vedo farfalle,<br />

minutissime e sgargianti, si rincorrono<br />

e sembrano giocare, ma<br />

non capisco ...<br />

Muovono velocissime le piccole<br />

antenne ... forse parlano, del più<br />

e del meno proprio come noi<br />

uomini davanti un caffé ... Sorrido.<br />

Gli occhi si stanno abituando al<br />

bagliore, riesco a scorgere una<br />

specie <strong>di</strong> ruscello ... sento sete e mi<br />

avvicino, mi chino e immergo le<br />

mani nell’acqua ... è freschissima:<br />

la porto alle labbra e bevo: in<br />

bocca mi resta profumo <strong>di</strong> rose.<br />

Non capisco, concludo che forse<br />

non è acqua, eppure ha la stessa<br />

consistenza, la stessa trasparenza<br />

... magari non è acqua come la<br />

inten<strong>di</strong>amo noi. Mi alzo <strong>di</strong> nuovo<br />

e sento un soffio leggero sul viso,<br />

mi piace e allora cerco <strong>di</strong> capire<br />

da dove provenga ma attorno non<br />

scorgo che stupende piante ver<strong>di</strong>,<br />

che nella loro posizione assomigliano<br />

a donne truccate <strong>di</strong> fiori<br />

variopinti e adorne <strong>di</strong> goccioline<br />

<strong>di</strong> rugiada ...<br />

Le sfioro ma sembrano essere <strong>di</strong><br />

vapore, nuvole ... Io non conosco<br />

piante fatte <strong>di</strong> vapori colorati!<br />

Penso e concludo nuovamente <strong>di</strong><br />

trovarmi dove tutto, perfino le<br />

piante, non è come noi lo inten<strong>di</strong>amo.<br />

Vorrei trovare qualche certezza,<br />

non che sia spaventata, qui la<br />

paura non esiste, solo meraviglia<br />

e confusione ad animarmi ... come<br />

sono arrivata qui? E perchè?<br />

Continuo a camminare, voglio<br />

sapere! Al naso arriva odore <strong>di</strong><br />

grano tagliato, come campi coltivati<br />

dopo la mietitura <strong>di</strong> maggio<br />

... inizio a correre ... Al posto della<br />

terra bruna e dorata mi aspetta un<br />

prato <strong>di</strong> un verde intensissimo, e<br />

al centro, se <strong>di</strong> uno spazio così<br />

immenso si può limitarne un centro,<br />

c’è un bellissimo castagno ...<br />

Mi domando se l’odor <strong>di</strong> grano sia<br />

in questo spazio l’odor dell’erba,<br />

e scorgo attaccato con grazia e<br />

meticolosa precisione, un alveare<br />

al ramo più basso. Mi avvicino<br />

ancora, quello delle api non è un<br />

fasti<strong>di</strong>oso rumore, anzi sembra<br />

che le loro ali riproducano il suono<br />

dell’onda che accarezza la sponda,<br />

e non ho paura mi pungano,<br />

tanto che timidamente infilo una<br />

mano nel loro castello e sulle <strong>di</strong>ta<br />

avverto l’essenza dolcissima del<br />

miele.<br />

Lo assaggio e sa <strong>di</strong> lamponi!<br />

Quasi non ci credo, ma è così!<br />

Sono serena e non so attribuirlo<br />

a nulla, forse è questa la felicità<br />

umana!<br />

Comunque inizio a saltellare e<br />

salgo colline, scivolo sopra neve<br />

azzurrina e mi bagno nel mare<br />

perlaceo, ora vorrei vedere una<br />

persona, una qualsiasi persona,<br />

per <strong>di</strong>rle della gioia <strong>di</strong> vivere che<br />

mi guida nella danza folle <strong>di</strong> questi<br />

attimi ... il mio desiderio viene<br />

esau<strong>di</strong>to ...<br />

Ecco un vecchio che ritira una<br />

rete dal mare, gli corro incontro,<br />

lo sguardo felice e il sorriso sincero,<br />

e lui si volta, ricambia la mia<br />

espressione <strong>di</strong> sentito benessere,<br />

poi, come se mi conoscesse da<br />

tanto, mi abbraccia lasciando cadere<br />

la rete.<br />

Gli <strong>di</strong>co che il mare la sta portando<br />

via e così perderà i suoi pesci, ma<br />

lui mi rassicura spiegandomi che<br />

non sta pescando, ma lanciando<br />

un appiglio alle anime che forse<br />

arriveranno. Resto un po’ confusa,<br />

non so intuire il significato <strong>di</strong><br />

tutto questo e il vecchio mi <strong>di</strong>ce<br />

con voce paterna che questo è il<br />

mondo riflesso del mondo in cui<br />

ho sempre vissuto e <strong>di</strong> qui si arriva<br />

solo cercandosi intimamente<br />

senza temere responsabilità e<br />

dubbi, senza nascondere errori e<br />

debolezze e credendo a noi e non<br />

a ciò che gli altri ci lasciano credere<br />

come verità assolute.<br />

Sembro sciocca lo so, ma non<br />

capisco e poi cosa c’entrano queste<br />

anime nel mare ...<br />

Lui sorride ancora e continua a<br />

spiegare: ogni uomo che ha forte<br />

la volontà <strong>di</strong> trovare se stesso e<br />

non restare intrappolato dall’o<strong>di</strong>o<br />

che la società semina come risanatore<br />

ad ogni problema, si specchia<br />

nell’immagine <strong>di</strong> ciò che sa <strong>di</strong><br />

essere in un mondo che non può<br />

accettare e allora cerca <strong>di</strong> trovare<br />

il modo <strong>di</strong> cambiare le cose, <strong>di</strong> renderle<br />

migliori e per farlo deve<br />

vedere dentro la propria anima e<br />

si tuffa in questo viaggio interiore.<br />

Ecco che rinasce in queste<br />

acque e vive ciò che è la sua essenza.<br />

Inizio a capire.<br />

Di là il mondo delle guerre, delle<br />

carestie, delle corruzioni, delle violenze,<br />

delle apparenze; <strong>di</strong> qua il<br />

mondo vero per ognuno <strong>di</strong> noi, il<br />

mondo intimo e speciale che carat-<br />

terizza la nostra personalità.<br />

Quin<strong>di</strong> tutto questo è pura fantasia,<br />

l’acqua che ha sapore <strong>di</strong> rose,<br />

le piante come cumuli <strong>di</strong> nuvole<br />

l’erba che profuma <strong>di</strong> grano battuto<br />

e il miele che sembra lampone<br />

... questo è solo il mio desiderio<br />

<strong>di</strong> vedere e percepire la vita per<br />

come io sono, e non per come gli<br />

altri vogliono farmi credere ... è la<br />

mia fuga verso la libertà, la fuga<br />

<strong>di</strong> tanti, inconsapevole <strong>di</strong> tutti ...<br />

La luce perde incanto e bagliore,<br />

i colori si opacizzano e l’aria torna<br />

l’aria tormentata delle nostre città,<br />

l’acqua torna priva <strong>di</strong> sapore e<br />

l’erba profuma <strong>di</strong> ... fumo ... sono<br />

tornata dalla mia fuga, e nella mia<br />

stanza è <strong>di</strong> nuovo il presente, non<br />

più astrazioni e non più spazi infiniti<br />

da vedere e correre ...<br />

In testa la speranza <strong>di</strong> torvare me<br />

stessa, la certezza dei tempi <strong>di</strong>fficili<br />

che dovremo vivere tutti, la<br />

razionalità delle barbarie umane e<br />

della troppa concreta materialità...<br />

Eppure in cuore l’immagine stupenda<br />

della meraviglia <strong>di</strong> crescere<br />

e volersi vivi a tutti i costi, anche<br />

a quello <strong>di</strong> star male e vedere il<br />

male del mondo.<br />

Della mia fantastica evasione mi<br />

resta il ricordo della felicità, a cui<br />

forse non si riesce a trovar spiegazione<br />

e nasce da sè, in un sorriso<br />

estasiato <strong>di</strong> voglia <strong>di</strong> vivere ...<br />

Clau<strong>di</strong>a Sbarbati<br />

L.S.S., II A


Eh sì, proprio a noi, la classe II A<br />

del Liceo delle Scienze Sociali, è<br />

arrivato l’invito a seguire il progetto<br />

“Il Passato nel Presente per il<br />

Futuro”, e credendo <strong>di</strong> poter riuscire o<br />

se non altro poter provare a dare luce<br />

a questa bellissima immagine che ci è<br />

stata proposta, abbiamo pensato <strong>di</strong> partecipare,<br />

<strong>di</strong> non restare sempre nell’ombra!<br />

Ecco perché abbiamo preso carta e<br />

penna e tirato fuori un fiume <strong>di</strong> idee sul<br />

come voler realizzare la nostra pittura<br />

sulle relazioni fra questi tre tempi, queste<br />

tre generazioni protagoniste, gli<br />

anziani gli adolescenti e i bambini… ma<br />

si sa che il volere e la possibilità <strong>di</strong> realizzare<br />

ciò che si vorrebbe, non sempre<br />

coincidono, così abbiamo dovuto seguire<br />

nuovamente il percorso <strong>di</strong> quel nostro<br />

fiume <strong>di</strong> idee dalla sorgente, restrin-<br />

Giornata nazionale per i <strong>di</strong>ritti dell’infanzia e dell’adolescenza<br />

IL PASSATO NEL PRESENTE<br />

PER IL FUTURO<br />

gendone un po’ gli argini e trovando un<br />

sentiero che portasse più facilmente al<br />

mare…non per questo il significato <strong>di</strong><br />

ciò che il nostro <strong>di</strong>pinto voleva essere è<br />

cambiato, anzi si è intensificato visto che<br />

le nostre esperienze hanno assunto un<br />

valore molto più forte, noi più in gioco,sia<br />

come persone e sia come adolescenti,<br />

come tempo del presente e generazione<br />

interme<strong>di</strong>a…<br />

Infatti, abbiamo creduto che coinvolgere<br />

dei bambini, con <strong>di</strong>scorsoni e lunghi<br />

questionari sarebbe stato davvero troppo<br />

noioso e il valore del nostro lavoro<br />

sarebbe stato vanificato…<br />

È nata così la pazza idea <strong>di</strong> metterci in<br />

scena, <strong>di</strong> condurre una storia nella quale<br />

si parlasse <strong>di</strong> un paese ideale, del ruolo<br />

degli adulti in queste nostre città e dei<br />

sogni dei più piccoli!<br />

I preparativi sono stati tanti, un po’ <strong>di</strong><br />

timidezza ci faceva tremare la voce,<br />

ma alla fine la prova generale è risultata<br />

un successone!<br />

Grazie alla collaborazione con la Scuola<br />

elementare Monte Tabor, abbiamo potuto<br />

far <strong>di</strong>venire la prova generale la<br />

prima del nostro spettacolo, mettendola<br />

in scena <strong>di</strong> fronte al pubblico attento<br />

delle classi V A e V B.<br />

Ci siamo scoperte più <strong>di</strong>sinvolte <strong>di</strong> quanto<br />

non credessimo d’essere e negli occhi<br />

dei bambini c’era tutta la curiosità che<br />

avevamo bisogno <strong>di</strong> cogliere in loro per<br />

non lasciarci vincere dall’imbarazzo.<br />

Dopo lo spettacolo, abbiamo parlato <strong>di</strong><br />

cosa vorrebbero <strong>di</strong>verso nella loro città<br />

e <strong>di</strong> quali sono i problemi che in essa<br />

avvertono maggiormente.<br />

Hanno <strong>di</strong>segnato per noi città <strong>di</strong> cioccolata<br />

piene <strong>di</strong> parchi gioco, e ci hanno<br />

lasciato entrare un po’ nei loro colora-<br />

ti e fantastici mon<strong>di</strong>, dove a regnare sono<br />

streghette ed animaletti e dove tutto è<br />

libertà!<br />

Quando gli abbiamo chiesto <strong>di</strong> intervistare<br />

a loro volta i nonni sono tutti stati<br />

molto <strong>di</strong>sponibili ed entusiasti, e non<br />

volevano assolutamente vederci andar<br />

via (in realtà, ad essere sinceri, non<br />

volevamo andare neanche noi!).<br />

È stata un’ esperienza davvero costruttiva<br />

e soprattutto ci ha <strong>di</strong>vertiti poter<br />

essere testimoni della loro spontaneità<br />

che oggigiorno si perde sempre più man<br />

mano che si cresce. Tornando a scuola,<br />

ricordando quelle ore, abbiamo pensato<br />

a come il tutto <strong>di</strong> questo nostro lavoro<br />

sarà per noi una piccola pittura <strong>di</strong><br />

armoniche figure in movimento…<br />

IL BOOM DEI CD PIRATA<br />

Dilaga anche in Vallesina, Finanza in azione: oltre 11 mila sequestri, 17 denunce in appena un anno<br />

Oltre 11 mila cd sequestrati<br />

e 17 persone denunciate.<br />

Questo il bilancio delle<br />

operazioni effettuate dalla Guar<strong>di</strong>a<br />

<strong>di</strong> Finanza nel solo 2002. Un trend<br />

in forte ascesa: basti pensare che il<br />

25% dei cd in circolazione è contraffatto<br />

e l’Italia è al terzo posto<br />

mon<strong>di</strong>ale per la pirateria.<br />

Ma quali sono le cause principali<br />

che portano i giovani a scaricare<br />

musica, masterizzare o comprare cd<br />

non originali? In primo luogo il costo<br />

eccessivo, dovuto in gran parte all’incasso<br />

delle case <strong>di</strong>scografiche, all’Iva,<br />

ai <strong>di</strong>ritti d’autore (S.I.A.E.) e ai guadagni<br />

dei negozianti. Poi la facilità nel<br />

reperire masterizzatori e il notevole<br />

risparmio rispetto all’acquisto nei<br />

negozi. Infine la poca consapevolezza<br />

dei rischi penali in cui si può<br />

incorrere. E i rischi sono molti. La<br />

legge prevede fino a tre anni <strong>di</strong> detenzione<br />

e multe fino a 15 mila Euro per<br />

chi duplica, riproduce, <strong>di</strong>ffonde opere<br />

dell’ingegno umano.<br />

Se non si vogliono spendere 20 Euro,<br />

questo solitamente il costo <strong>di</strong> un cd,<br />

dove si possono rifornire i giovani <strong>di</strong><br />

musica pirata? Le alternative sono<br />

due: scaricare file musicali da internet<br />

o rifornirsi da ven<strong>di</strong>tori ambulanti,<br />

per lo più immigrati clandestinamente<br />

in Italia. Chi compra pensa <strong>di</strong><br />

fornire loro un aiuto economico,<br />

senza essere consapevoli delle organizzazioni<br />

criminali da cui questi<br />

<strong>di</strong>pendono. Secondo la Guar<strong>di</strong>a <strong>di</strong><br />

Finanza questo fenomeno si ricollega<br />

ad un’altra serie <strong>di</strong> traffici illegali<br />

come quello della droga. Infatti si<br />

sono verificati casi, anche nella nostra<br />

realtà locale, <strong>di</strong> arresti d’immigrati<br />

coinvolti anche nello spaccio <strong>di</strong><br />

sostanze stupefacenti. I finanzieri,<br />

per far fronte al problema della pirateria<br />

au<strong>di</strong>o-visiva, hanno svolto operazione<br />

<strong>di</strong> prevenzione, informazione<br />

e repressione.<br />

Ultimamente le numerose perquisizioni<br />

effettuate hanno portato al<br />

sequestro <strong>di</strong> enormi quantità <strong>di</strong> materiali<br />

contraffatti, spesso contenuti nei<br />

caveau e <strong>di</strong> laboratori molto sofisticati.<br />

Da qualche anno è stato istituito<br />

all’interno delle Fiamme Gialle anche<br />

il GAT ( gruppo anticrimine tecno-<br />

Clau<strong>di</strong>a Sbarbati<br />

L.S.S., II A<br />

logico), che opera nel campo informatico,<br />

in particolare in Internet, per<br />

contrastare i siti che offrono musica<br />

pirata. L’operato delle forze dell’or<strong>di</strong>ne<br />

è fondamentale per reprimere<br />

i reati ma per prevenirli efficacemente,<br />

oltre ad informare la gente,<br />

è importante anche fare pressione<br />

sulle case <strong>di</strong>scografiche per abbassare<br />

i prezzi. Inoltre gli organi competenti<br />

dovrebbero comprendere che<br />

la musica, come i libri, è una forma<br />

<strong>di</strong> cultura e va considerata tale, abbassando<br />

perciò l’Iva dall’attuale 20%<br />

al 4%, come in altri paesi europei.<br />

Fosco Maria Rossi<br />

Marco Romanini<br />

L.C., II B<br />

19<br />

5/03


20<br />

5/03<br />

DALLA TERRA AL CIELO<br />

E’ i l C e n t r o d i S t u d i<br />

Metapsichici <strong>di</strong> Camerino,<br />

che pubblica nel 1974 il<br />

poema “Dalla terra al cielo” ad<br />

offrirci la stupefacente opportunità<br />

<strong>di</strong> leggere e conoscere un<br />

nuovo Dante, un Dante ine<strong>di</strong>to.<br />

Pare infatti che, attraverso sedute<br />

me<strong>di</strong>aniche, un’Entità, definitasi<br />

Dante Alighieri, abbia dettato,<br />

post-mortem, centinaia <strong>di</strong><br />

versi che indubbiamente lasciano<br />

toccato il lettore che, pure<br />

incredulo, ad essi si accosta.<br />

“Dalla terra al cielo” rappresenta<br />

il perfezionamento, a livello cont<br />

e n u t i s t i c o , d e l l a D i v i n a<br />

Comme<strong>di</strong>a: non soltanto vengono<br />

ra<strong>di</strong>calmente scar<strong>di</strong>nati taluni<br />

principi della dottrina cristiana <strong>di</strong><br />

c u i s i e r g e v a a d i f e s a l a<br />

Comme<strong>di</strong>a, ma l’opera, complessivamente,<br />

si presenta come<br />

riflessione drammatica e personale<br />

dello spirito che me<strong>di</strong>ta sul<br />

suo post-mortem, sulle leggi universali<br />

che regolano vita ed oltrevita:<br />

terra e, appunto, cielo, nonché<br />

il fondamentale nesso <strong>di</strong><br />

complementarità che li lega inscin<strong>di</strong>bilmente,<br />

proponendosi l’obiettivo<br />

d’illuminare all’uomo la<br />

via della salvezza, attraverso il<br />

ricordo e la dettagliata descrizione<br />

dell’esperienza post-mortem;<br />

sicché assente è il gran<strong>di</strong>oso apparato<br />

scenografico che costituiva un<br />

perno della Comme<strong>di</strong>a, quale<br />

assente è la figura d’uno scrittore<br />

giu<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> un’epoca e dell’umanità.<br />

Dante mette <strong>di</strong> nuovo in scena se<br />

stesso, questa volta protagonista<br />

reale dell’avventura spirituale:<br />

viene a cadere la finzione letteraria.<br />

D’altra parte il poema è una sorta<br />

<strong>di</strong> monologo interiore che, nel<br />

tentativo <strong>di</strong> creare un sacro ponte<br />

tra terra e cielo, una sorta <strong>di</strong> <strong>di</strong>alogo<br />

tra i due mon<strong>di</strong>, <strong>di</strong> tanto in<br />

tanto s’apre ad accorate esortazioni,<br />

concitati inviti volti all’intera<br />

umanità. Di tale peculiare natura<br />

è segno manifesto l’incipit<br />

stesso:<br />

“O popol che t’appresti al grande<br />

passo<br />

per superar la soglia della morte<br />

non cadere nel tragico collasso<br />

de li peccata e fa’ che tu sia forte:<br />

vicin ti guata il demone maligno<br />

perché <strong>di</strong>venti tua la sua mal sorte,<br />

fuggi quin<strong>di</strong> l’invito e quinci il ghigno<br />

acciocché tu possa salir festoso<br />

nel regno <strong>di</strong> Colui giusto e benigno.”<br />

In esso, accanto all’esplicito invito,<br />

si coglie il monito dantesco<br />

all’umanità (“popol”) che, <strong>di</strong> fatto,<br />

s’appresta a varcare la soglia che<br />

scinde vita e morte; l’esortazione<br />

alla forza rivela, d’altra parte, l’intrinseca<br />

debolezza umana: è “tragico<br />

collasso” la catastrofe che<br />

incombe sull’uomo qualora s’abbandoni<br />

a “li peccata”, le trame<br />

or<strong>di</strong>te dal demone del male.<br />

In tale prima sezione l’assunto<br />

fondamentale è che la vita postmortem<br />

si avrà gioiosa o meno in<br />

rispondenza delle azioni, della vita<br />

condotta in terra.<br />

Dante passa dunque a definire la<br />

natura immortale dell’anima (“Su<br />

quest’eterna Essenza anco la<br />

morte/ che regina ti sembra invitta<br />

e fiera, / mesta inchinar si dee<br />

perché men forte) e mette nettamente<br />

in luce l’ineluttabile sconfitta<br />

della morte, la quale, personificata,<br />

va ad assumere sembiante<br />

<strong>di</strong> tetra regina, regina del nulla; è<br />

codesta morte, mesta, abbattuta<br />

cui Dante si rivolge:<br />

“Non t’affannar, non darti pene e<br />

doglie<br />

col tuo ideal <strong>di</strong> sterminar le<br />

genti…<br />

Non t’affannar, perché come le<br />

foglie<br />

che a la triste stagion dei fred<strong>di</strong><br />

venti,<br />

allor che la natura sta nel sonno,<br />

morte giacciono e gialle, oppur<br />

cadenti,<br />

ma che al tornar <strong>di</strong> primavera<br />

ponno<br />

brulle rame vestir, così l’amata<br />

falciata gente, per amor del<br />

Donno,<br />

scossa dal suo torpor, risollevata<br />

d’ogni bassa tristezza e sofferenza,<br />

nel mondo tornerà rinnovellata.<br />

Nuova per suo vigor, per sua esperienza,<br />

l’antichi errori trova e li corregge<br />

migliorando così la sua esistenza:<br />

china quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> fronte a l’Alta<br />

Legge,<br />

tetra regina il volto tuo regale,<br />

ch’è più regal <strong>di</strong> te Chi tutto<br />

regge!”<br />

Perché mai la morte, che regna sull’uomo<br />

finché esso non riconosce<br />

il vano spauracchio ch’essa costituisce,<br />

nulla in realtà regge?<br />

Poiché il Donno (il Creatore) non<br />

solo concede agli animi l’immortalità,<br />

ma finanche permette ad<br />

essi il ritorno in terra, la palingenesi,<br />

finché, rinnovandosi attraverso<br />

la reiterata esperienza del<br />

Bene e del Male, l’umanità non<br />

giunga a perfezione e non s’involi<br />

finalmente nel Regno Celeste, laddove<br />

la morte non costituisce<br />

affatto un “essente”.<br />

Tale passo riprende una similitu<strong>di</strong>ne<br />

consolidata ormai dalla tra<strong>di</strong>zione:<br />

gli uomini sono come le<br />

foglie; pure, Dante fa <strong>di</strong> tale similitu<strong>di</strong>ne<br />

la forza dell’uomo, rovesciando<br />

manifestamente il tra<strong>di</strong>zionale<br />

significato. Il paragone<br />

non si concentra sulla precarietà<br />

e la fragilità dell’oggetto “foglia”,<br />

ma sulla possibilità <strong>di</strong> tornare alla<br />

vita, che <strong>di</strong> essa è prerogativa,<br />

con l’avvento della primavera: in<br />

tale modo la pianta, che si climatizza,<br />

si ambienta, si rafforza andrà<br />

a possedere una folta chioma <strong>di</strong><br />

foglie salde e resistenti.<br />

Ciò è in netta contrad<strong>di</strong>zione con<br />

la dottrina cristiana, una sorta <strong>di</strong><br />

aureo filone della Comme<strong>di</strong>a: è,<br />

dunque, come <strong>di</strong>cevo in principio,<br />

un nuovo Dante, temprato dall’esperienza<br />

spirituale, quello che<br />

ora ci parla, che generosamente<br />

offre il frutto della comprensione,<br />

scaturito dal proprio vissuto, che<br />

vuole fornire all’uomo un messaggio<br />

veri<strong>di</strong>co sull’al <strong>di</strong> là, dopo<br />

la finzione letteraria della<br />

Comme<strong>di</strong>a.<br />

Se i primi tre canti costituiscono<br />

<strong>di</strong> fatto il monito alla sempre vacillante<br />

umanità, è il IV canto che<br />

lascia il lettore più sorpreso; in<br />

esso compare la guida <strong>di</strong> Dante<br />

nell’oltretomba: è, ancora una<br />

volta, Virgilio, che il Cielo ha realmente<br />

concesso a Dante guida. Di<br />

ciò Dante stesso si sgomenta: pare<br />

infatti un premio troppo lauto, al<br />

sommo vate, poter ottenere ciò<br />

che aveva in terra meramente<br />

vagheggiato nella Comme<strong>di</strong>a:<br />

“O magnanimo Autor <strong>di</strong> ciò che<br />

esiste!<br />

Qual premio Tu volesti che assegnato<br />

Fusse a lo spirto mio! Ché se conquiste,<br />

finché venne il fatal commiato,<br />

potei vantar per intelletto e fede,<br />

pur non potei restar senza peccato.<br />

Chi sulla terra ispirazion mi <strong>di</strong>ede<br />

e in mio pensier fu guida al gran<br />

viaggio,<br />

fu da Colui che tutto presiede<br />

a me assegnato qual lucente raggio,<br />

qual guida che m’aiuti al gran<br />

capire<br />

col suo spirituale alto linguaggio.”<br />

Il tema che percorre l’opera è ad<br />

ogni modo l’esortazione all’uomo<br />

ad imboccare senza tentennamento<br />

la “<strong>di</strong>ritta via”, anticipata<br />

nell’incipit del nono canto<br />

dall’invocazione e preghiera rivolte<br />

all’ “Immortale Padre dei mortali”<br />

e ripresa più audacemente in<br />

quello del decimo, in cui Dante<br />

fervidamente sprona i mortali<br />

affinché lascino affiorare il supremo<br />

amore che <strong>di</strong> essi è esclusivo<br />

appannaggio; l’apostrofe all’amore,<br />

che fa il verso alle tre celeberrime<br />

terzine de<strong>di</strong>cate all’amore<br />

stesso intonate da Francesca<br />

nel canto V dell’Inferno (quantunque<br />

l’amore ora trattato sia <strong>di</strong><br />

natura esclusivamente <strong>di</strong>vina e si<br />

esplichi essenzialmente nell’esercizio<br />

assoluto del perdono incon<strong>di</strong>zionato),<br />

si accompagna all’ormai<br />

noto monito, che riverbera nel<br />

poema con <strong>di</strong>verse sfumature:<br />

“Surga l’amor che voi sopito avete<br />

per vostro agire e favella bugiarda<br />

dell’alma, prima che vi bagni il<br />

Lete!<br />

Surga l’amore in voi; dall’alto guarda<br />

Dio ch’Amor vi donò perch’il<br />

donaste<br />

E tal donar non sia vostr’opra<br />

tarda!<br />

Surga l’amor che voi, nati, serraste<br />

Nella coscienza, allor fulgido scrigno<br />

E fatto immondo, poi, perché peccaste!”<br />

E’ dunque tale connaturato, genuino,<br />

nobile amore che deve copiosamente<br />

fluire nell’uomo perché<br />

esso possa ritrovarsi celeste; sempre<br />

tale amore dev’essere l’oggetto<br />

<strong>di</strong> una quiete interiore che<br />

conduca alla definitiva sconfitta<br />

dei mali dell’animo, ad una completa<br />

liberazione: giunto a tale<br />

sublime con<strong>di</strong>zione, pure in terra,<br />

l’uomo non può che riconoscersi<br />

ed essere degno del Cielo.<br />

Gemma Polonara<br />

L.C., II B


Ad un bambino <strong>di</strong> otto anni<br />

viene fatto acquistare dalla<br />

sua insegnante d’italiano un<br />

libro: il bambino lo compra e a casa<br />

non lo legge nemmeno perché la lettura<br />

del testo sarà fatta in classe. Quel<br />

bambino <strong>di</strong> otto anni sono io ed il<br />

libro in questione è “Il piccolo principe”<br />

<strong>di</strong> Antoine de Saint Exupery.<br />

Durante la prima lettura, avvenuta<br />

in terza elementare, non ero in grado<br />

né <strong>di</strong> capire il significato della de<strong>di</strong>ca<br />

iniziale (“de<strong>di</strong>cato a Leone Werth<br />

quando era un bambino”) né <strong>di</strong> cogliere<br />

il messaggio del libro. Infatti, l’avevo<br />

trovato un racconto carino, ma<br />

dopo questa lettura “obbligata” in classe,<br />

quel piccolo libricino non è stato<br />

più aperto per otto anni…<br />

È stato un mio amico, Alessio, a farmi<br />

riscoprire questa fantastica storia che<br />

io avevo <strong>di</strong>menticato nel fondo <strong>di</strong> un<br />

arma<strong>di</strong>o. Devo ammettere che all’inizio<br />

ero un po’ scettico e pensavo che<br />

fosse un libro esclusivamente per bambini,<br />

ma grazie all’insistenza del mio<br />

amico, un giorno dell’estate 2001,<br />

mi sono messo a frugare tra le mie<br />

vecchie robe e sono riuscito a trovare,<br />

sotto altri libri <strong>di</strong>menticati, “Il piccolo<br />

principe”. Allora, mi sono sdraiato<br />

sul mio letto ed ho iniziato a leggere.<br />

Dopo meno <strong>di</strong> un’ora ero all’ultima<br />

pagina e, concluso il libro, è stato<br />

come svegliarsi da un dolce sogno: con<br />

le lacrime agli occhi, commosso, mi<br />

<strong>di</strong>spiacevo per il fatto che quello che<br />

avevo appena letto fosse solo un libro<br />

e, proprio come si fa con un bel sogno,<br />

desideravo (e desidero) che da qualche<br />

parte nel deserto, nel mondo o nell’universo<br />

vi fosse un piccolo principe<br />

da coccolare, da ascoltare e da<br />

capire.<br />

Purtroppo, un bambino <strong>di</strong> otto anni,<br />

non può intravedere ne “Il piccolo<br />

principe” quello che una persona più<br />

grande riesce a captare e forse è proprio<br />

perché da piccoli non si riesce a<br />

capirlo pienamente che, crescendo, si<br />

rischia <strong>di</strong> non apprezzarlo, ma è necessario<br />

riscoprirlo. Per me è stato come<br />

un grido, un rispecchiarmi dentro a<br />

delle pagine <strong>di</strong> carta; è stato un po’<br />

come se quello che sono mi fosse stato<br />

in parte spiegato: nel mio modo d’essere<br />

c’è sempre stato un qualcosa che<br />

ho constatato ne “Il piccolo principe”.<br />

Leggendo il capitolo dove il piccolo<br />

principe incontra la volpe, mi sono<br />

messo a piangere: “ Mi vorresti addomesticare?”<br />

“Cos’è addomesticare?”.<br />

Nel <strong>di</strong>alogo tra i due personaggi è spiegato<br />

nella maniera più chiara e sem-<br />

IL PICCOLO PRINCIPE<br />

plice perché ci si affeziona a delle persone<br />

ed anche ad alcune cose; quando<br />

il piccolo principe chiede alla volpe<br />

perché voleva essere addomesticata da<br />

lui, nella risposta c’è uno dei passi<br />

più belli per chiarezza, semplicità e<br />

grandezza che io abbia mai letto:<br />

“Perché in questo modo i tuoi capelli<br />

bion<strong>di</strong> saranno per me il campo <strong>di</strong><br />

grano e così, ogni volta che vedrò un<br />

campo <strong>di</strong> grano, io sarò felice e penserò<br />

a te anche quando sarai lontano…”.<br />

Dopo essere stata addomesticata,<br />

nel mondo non ci sarà più<br />

nessuno come il suo piccolo principe<br />

e per la volpe il guadagno sarà il<br />

vento che scuote il grano nei campi,<br />

che gli ricorderà i suoi capelli bion<strong>di</strong>.<br />

E così mi sono reso conto <strong>di</strong> essere stato<br />

addomesticato anch’ io in qualche<br />

modo ed ho capito il motivo per cui<br />

la mia lei è per me una su sei miliar<strong>di</strong>:<br />

lei è per me il profumo <strong>di</strong> vaniglia,<br />

il verde <strong>di</strong> un prato, un cielo stellato,<br />

una canzone e quando vedo o sento<br />

queste cose io penso a lei e sono felice.<br />

Leggendo quel passo, ho capito che<br />

quella volpe rappresentava per lui<br />

l’unica volpe e la rosa del suo pianeta<br />

l’unica rosa, come la mia lei rappresenta<br />

per me l’unica lei ed in quel<br />

momento (e tuttora) mi sono sentito<br />

un po’ piccolo principe anch’io.<br />

Quest’aspetto affettivo del piccolo principe<br />

mi si è trasmesso anche sulle<br />

cose materiali: non sarei in grado <strong>di</strong><br />

cambiare il mio zaino con nessun<br />

altro zaino al mondo, nonostante il<br />

fatto che sia vecchio e danneggiato perché<br />

per me quello zaino rappresenta<br />

i miei quattro anni <strong>di</strong> superiori, i concerti<br />

cui sono andato, le marce per la<br />

pace, il mare, la Spagna. L’esempio<br />

non è superficiale, ma bisogna pensare<br />

da bambini per poterlo capire<br />

pienamente.<br />

In tutto il racconto, vi sono delle allegorie,<br />

che possono apparire <strong>di</strong> per sé<br />

buffe, ma se lette più attentamente<br />

nascondono una triste ironia: un esempio<br />

è il povero ubriacone che beve continuamente<br />

ed alla domanda del piccolo<br />

principe “Ma perché bevi ?”<br />

risponde “Bevo per <strong>di</strong>menticare che<br />

ho vergogna <strong>di</strong> bere”; oppure il re <strong>di</strong><br />

un pianeta senza abitanti che è convinto<br />

<strong>di</strong> avere dei sud<strong>di</strong>ti ( anche se<br />

pure lui ha qualche dubbio) e quando<br />

arriva il piccolo principe lo supplica<br />

<strong>di</strong> rimanere, ma poi, vedendo che<br />

non può fermarlo, lo nomina suo<br />

ambasciatore nell’ universo. Questi e<br />

gli altri incontri possono essere considerati<br />

allegorie della solitu<strong>di</strong>ne<br />

umana, portata all’estremo (ognuno<br />

dei personaggi è solo in un pianeta<br />

dell’universo), che, però, non è molto<br />

<strong>di</strong>fferente della solitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> chi vive<br />

chiuso in se stesso e si rifiuta, come il<br />

re, <strong>di</strong> rendersi conto della realtà o,<br />

come l’ubriacone, preferisce <strong>di</strong>menticare<br />

con l’alcool tutti i suoi guai ed<br />

anche se stesso.<br />

La conclusione è triste: il piccolo principe<br />

torna sulla sua stella, mentre l’<br />

autore-protagonista rimane qui sulla<br />

Terra. Tuttavia quando quest’ultimo<br />

alzerà gli occhi al cielo in una notte<br />

stellata, vedrà una stella più brillante<br />

<strong>di</strong> tutte e quella sarà la sua stella<br />

ed ogni volta che la guarderà, penserà<br />

anche lui al suo piccolo principe.<br />

In seguito alla lettura, alcuni aspetti<br />

del mio carattere si sono accentuati:<br />

“l’ essenziale è invisibile agli occhi”. Nei<br />

rapporti con le persone, gli aspetti<br />

materialistici non mi sono mai interessati<br />

molto, ma non avevo mai pensato<br />

in maniera seria e realmente<br />

cosciente che i vestiti, l’aspetto fisico<br />

e tutti gli altri caratteri esteriori non<br />

sono rilevanti nel determinare una<br />

persona, ed ho realizzato in pieno che<br />

la cosa importante, “essenziale”, è<br />

come uno si sente quando sta con<br />

una persona, l’emozione che prova e<br />

che nessun occhio umano è in grado<br />

<strong>di</strong> cogliere.<br />

Dopo aver chiuso il libro, ho iniziato<br />

a fantasticare sulla scomparsa nel<br />

deserto <strong>di</strong> Antoine de Saint Exupery<br />

con il suo aeroplano e mi piace immaginare<br />

che egli abbia realmente incontrato<br />

il piccolo principe e sia andato<br />

con lui sulla sua stella. Se ciò non<br />

fosse vero,io so che il piccolo principe<br />

è dentro ognuno <strong>di</strong> noi ed è lì per<br />

ricordarci il bambino che tutti siamo<br />

stati. Tuttavia a volte ce ne <strong>di</strong>mentichiamo,<br />

ma è nelle nostre capacità riuscire<br />

ad ascoltarlo e soprattutto a<br />

capirlo.<br />

•<br />

Mosé Tinti<br />

L.C., II A<br />

21<br />

5/03


22<br />

5/03<br />

UN LIBRO, SOLTANTO UN<br />

LIBRO<br />

Un libro, soltanto un libro mi ha<br />

segnato così tanto da leggerlo e<br />

rileggerlo almeno <strong>di</strong>eci volte, da<br />

ricordare a memoria molte delle sue frasi<br />

più significative, da provare a farne un<br />

modello <strong>di</strong> vita.<br />

Questo libro è “Il Piccolo Principe”<br />

<strong>di</strong> Antoine de Saint – Exupery.<br />

La prima volta lessi il libro all’età <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>eci anni. Mi piaceva l’idea <strong>di</strong> un<br />

principe dai capelli d’oro, del suo<br />

pianeta con i tre vulcani e <strong>di</strong> tutti<br />

quei personaggi così bizzarri..<br />

Non potevo ancora capire cosa<br />

c’era <strong>di</strong>etro quella rosa o quella storia<br />

della volpe ma potevo apprezzare<br />

la grande abilità e semplicità dell’autore<br />

nel narrare le peripezie del<br />

piccolo protagonista.<br />

Dopo circa sette anni, mi capitò <strong>di</strong><br />

rileggerlo.<br />

Capii subito che in quei sette anni<br />

molte cose erano cambiate.<br />

Capii che “Il Piccolo principe” non<br />

è un libro per bambini.<br />

Il libro inizia con una de<strong>di</strong>ca davvero<br />

speciale: “A Leone Werth quando<br />

era bambino”. Già in quella<br />

prima pagina una frase mi colpì<br />

molto : “ …tutti i gran<strong>di</strong> sono stati<br />

bambini ma pochi <strong>di</strong> essi se ne<br />

ricordano…”<br />

È uno dei temi car<strong>di</strong>ne del libro:<br />

nel primo capitolo infatti Saint –<br />

Exupery ci narra quando ancora<br />

bambino veniva frainteso e non<br />

capito dai gran<strong>di</strong> nel tentativo <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>segnare un boa che inghiottisce<br />

un elefante, nel momento in cui il<br />

piccolo principe incontra l’uomo<br />

d’affari e il controllore dei treni.<br />

Quest’ultimo <strong>di</strong>ce al principe che gli<br />

uomini durante la loro vita prendono<br />

tanti treni e si spostano sempre<br />

perché non sanno quello che<br />

cercano. “Solamente i bambini<br />

schiacciano il naso contro i vetri”.<br />

Nel secondo capitolo c’è l’incontro<br />

tra il narratore e il piccolo principe,<br />

nel deserto del Sahara. Il piccolo<br />

principe avvicinandosi al narratore,<br />

gli chiede subito <strong>di</strong> <strong>di</strong>segnarli una<br />

pecora per il suo pianeta.<br />

E così il piccolo principe inizia a raccontare<br />

la sua vita. Nel suo piccolo<br />

pianeta ci sono tre vulcani e un<br />

fiore speciale trasportato lì dal vento.<br />

Il piccolo principe ama così tanto<br />

quel fiore che lo innaffia, <strong>di</strong> notte<br />

gli mette una campana <strong>di</strong> vetro per<br />

proteggerlo dal vento e dalle grinfie<br />

degli animali. Un giorno però il<br />

piccolo principe lascia il suo piccolo<br />

pianeta, il suo fiore e incomincia<br />

a fare degli incontri davvero particolari<br />

in altri pianeti.<br />

Parla con un re che governa sul<br />

niente, con un vanitoso che vuole<br />

soltanto sentirsi adulare, con un<br />

ubriacone che vive per <strong>di</strong>menticare<br />

che ha vergogna <strong>di</strong> bere, con un<br />

uomo d’affari che conta le stelle<br />

per possederle e non si <strong>di</strong>strae un<br />

attimo.<br />

Infine il lampionaio, il personaggio<br />

che il piccolo principe invi<strong>di</strong>a e<br />

apprezza <strong>di</strong> più.<br />

In quel pianeta i giorni durano<br />

minuti, così il lampionaio ogni minuto<br />

deve accendere e spegnere le luci,<br />

ma intanto in un giorno si gode<br />

millequattrocento tramonti.<br />

Il piccolo principe arriva finalmente<br />

sulla Terra, nel deserto del Sahara.<br />

Qui vedendo un campo <strong>di</strong> rose<br />

uguali a quel fiore che aveva sul suo<br />

pianeta e che riteneva unico al<br />

mondo, il piccolo principe comincia<br />

a piangere.<br />

Il nostro protagonista poi incontra<br />

la volpe. L’animale chiede subito<br />

<strong>di</strong> essere addomesticato. Secondo<br />

la volpe ciò sarà possibile solo con<br />

il tempo, solo se con il passare dei<br />

giorni lei e il piccolo principe si<br />

sederanno sempre più vicini, anche<br />

senza parlare, perché come <strong>di</strong>ce la<br />

volpe in una frase tanto vera quanto<br />

semplicissima “le parole sono<br />

fonte <strong>di</strong> malintesi”. Il piccolo principe<br />

inizia a raccontarle del suo rapporto<br />

con la rosa che pensava unica<br />

al mondo e invece ce ne sono cinquemila.<br />

Ma la volpe, voce <strong>di</strong> Saint – Exupery<br />

<strong>di</strong>ce che ciò che rende davvero<br />

importante una rosa, o una persona<br />

è il tempo passato a proteggerla<br />

dai venti fred<strong>di</strong>, a sentirla vantarsi<br />

e piangere, a farla crescere. La volpe<br />

riba<strong>di</strong>sce il concetto con la frase<br />

probabilmente più bella del libro:<br />

“l’essenziale è invisibile agli occhi,<br />

non si vede bene che con il cuore”.<br />

Il piccolo principe termina il suo racconto<br />

e inizia con Saint – Exupery<br />

la ricerca metafisica dell’acqua, per<br />

colmare la sete dovuta a giorni e<br />

giorni <strong>di</strong> permanenza nel deserto.<br />

L’acqua che troveranno in un pozzo<br />

sarà molto più <strong>di</strong>ssetante <strong>di</strong> qualsiasi<br />

altra acqua perché è il frutto <strong>di</strong> giorni<br />

<strong>di</strong> attesa, <strong>di</strong> ricerca.<br />

Qui rivolgendosi all’autore il pic-<br />

colo principe <strong>di</strong>mostra <strong>di</strong> aver capito<br />

la lezione della volpe: “Da te gli<br />

uomini cercano e non trovano quello<br />

che vogliono in cinquemila rose,<br />

ma lo potrebbero trovare in una sola<br />

rosa, in un po’ d’acqua”.<br />

A questo punto il piccolo principe<br />

può lasciare la Terra, dopo essere<br />

stato morso da un serpente e tornare<br />

al suo pianeta, alla sua rosa<br />

unica al mondo.<br />

L’ultima richiesta che fa il piccolo<br />

principe è una museruola per quella<br />

pecora che Saint – Exupery aveva<br />

all’inizio <strong>di</strong>segnato, in modo che<br />

poi non possa mangiare il suo fiore.<br />

Il libro termina con la convinzione<br />

<strong>di</strong> Saint – Exupery che tutto cambi<br />

nell’Universo, per lui e per chi come<br />

lui, ha amato il piccolo principe se<br />

il fiore sia stato mangiato o meno<br />

da quella pecora e come i gran<strong>di</strong>,<br />

questo, non lo potranno mai capire.<br />

A <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> pochi mesi ho riletto<br />

tante altre volte “Il piccolo principe”.<br />

È <strong>di</strong>ventato una parte <strong>di</strong> me.<br />

Mi ha cambiato. Parafrasando<br />

Gibran, il piccolo principe mi ha<br />

fatto capire che è nella rugiada delle<br />

piccole cose che il cuore trova il suo<br />

mattino e si ristora.<br />

Un saluto all’italiano più italiano che ci sia<br />

ALBERTONE,<br />

SEI TUTTI NOI<br />

Si è spento, a 82 anni, il 25 febbraio<br />

a Roma. Ma solo per l'anagrafe.<br />

Alberto Sor<strong>di</strong> continuerà a vivere<br />

nei cuori della gente comune <strong>di</strong><br />

cui si è fatto espressione per tutta<br />

una vita, nelle risate sincere e genuine<br />

che ha suscitato in ognuno <strong>di</strong> noi,<br />

in quella punta <strong>di</strong> amarezza e malinconia<br />

che talvolta trapelava attraverso<br />

le maschere tragicomiche dei<br />

suoi storici personaggi.<br />

No, Albertone non può morire.<br />

Come immortali sono quel "faccione",<br />

quel timbro caldo <strong>di</strong> voce<br />

che ha "regalato" in storici doppiaggi<br />

e quella inimitabile camminata.<br />

Per tutta una vita, Sor<strong>di</strong> ha fatto del<br />

proprio pubblico il più caro confidente,<br />

rendendolo oggi erede <strong>di</strong><br />

un ine<strong>di</strong>to ritratto d'Italia, fedele alla<br />

realtà a tal punto da permettere a<br />

chiunque sia seduto davanti allo<br />

schermo <strong>di</strong> vestire i panni del protagonista.<br />

L'attore, attraverso la sua straor<strong>di</strong>naria<br />

arte, si è armato <strong>di</strong> tavolozza<br />

e pennello e si è messo lì, a <strong>di</strong>pingere<br />

ogni personaggio nei suoi tratti<br />

caratterizzanti, servendosi dei colori<br />

dell'ironia, dell'ilarità, della<br />

spensieratezza, magistralmente<br />

mescolati a quelli della tristezza,<br />

della malinconia e della solitu<strong>di</strong>ne.<br />

Mattia Vico<br />

L.C., II A<br />

L'immagine che ne esce è quella <strong>di</strong><br />

una figura plastica, a tutto tondo,<br />

incisiva tanto per fisicità e nei gesti,<br />

quanto per spessore psicologico.<br />

I suoi personaggi incarnano i vizi e<br />

le virtù, le debolezze e i punti <strong>di</strong><br />

forza del tipico italiano.<br />

“Ho voluto far l’attore a tutti i costi<br />

perché ho desiderato, fin dall’inizio,<br />

ispirarmi alla gente comune”.<br />

Questo ha detto in un’intervista<br />

riproposta sugli schermi il giorno<br />

dopo la sua morte.<br />

Ogni italiano deve a Sor<strong>di</strong> il fatto<br />

<strong>di</strong> averlo reso protagonista.<br />

I suoi film sono capolavori e tali<br />

erano considerati ancor prima della<br />

sua morte. Lo stesso <strong>di</strong>casi dei suoi<br />

personaggi.<br />

Gli italiani e Roma, in particolar<br />

modo, volevano, vogliono bene a<br />

Sor<strong>di</strong> come a nessun altro personaggio<br />

dello spettacolo.<br />

A testimoniarlo sono stati quella<br />

folla oceanica presente ai suoi funerali<br />

e quel continuo pellegrinaggio,<br />

durato giorni, alla camera ardente<br />

del Campidoglio.<br />

Questo vuole essere un omaggio<br />

all’ambasciatore d’Italia per eccellenza,<br />

all’emblema <strong>di</strong> ogni italiano<br />

che si senta veramente tale.<br />

Chiara Santarelli<br />

L.C., III A


PRIMO LIBBRO<br />

L’ILIADE E ... L’ILIADE<br />

TRAVESTITA<br />

Iliade, Iliade…quante generazione l’hanno o<strong>di</strong>ata…eppure traduzioni e commenti <strong>di</strong> un certo rilievo la classificano<br />

come una delle opere più belle dell’antichità. Noi ne abbiamo trovata una versione un po’ particolare, nascosta<br />

nella biblioteca del nostro Liceo. Chissà che qualcuno, leggendo queste righe, non impari ad apprezzarla..<br />

‘Na ‘olta Achille s’astizzò de grosso<br />

e fece ‘na cagnara buzzarona<br />

nientemeno co’ Artride, e sto colosso<br />

quanno tel vidde che, non se cojona,<br />

come ‘na tigra je volea gi’ addosso,<br />

se <strong>di</strong>ce che ciavesse ‘na cagona,<br />

peggio de quella, vojo esse’ sincero,<br />

ch’io adè ciavria sci rsuscitasse Omero.<br />

Quel c’ha penado i Greci, pori ca’,<br />

pe sta scenada nfra l’Artride e Achille,<br />

quessa è ‘na cosa che Dio solo el sa!<br />

Se tratta che ‘l colèra più de mille<br />

‘gni du’ o tre giorni ne facea crepà…<br />

E tutto po’ per via de ‘n imbecille,<br />

de quel’Artride, de quel prepotente,<br />

che ciavèa ‘l gusto d’inzultà la gente.<br />

Era gito da lu Crise, un bon prede<br />

Co’ moje fiii e resto, in compagnia<br />

D’un sacco pieno zeppo de monede<br />

D’oro, <strong>di</strong>cenno: la fedaccia mia<br />

‘rdademe, eppò nfra tutti quanti sede,<br />

quanno nualtri semo gi<strong>di</strong> via,<br />

spartide sti guadrì ch’è tanti belli,<br />

me raccomando, da boni fradelli.<br />

Je fece al prede tutte le persone<br />

‘na sbattuta de ma’ pe ssa rtroada,<br />

ma, finido quel chiasso, Agamennone,<br />

che stava facenno ‘na pippada<br />

stravolto come ‘n porco in du’ poltrone,<br />

dopo d’aveje datto ‘na guardada<br />

da mette freddo, je tirò la pippa<br />

e je cchiappò nte mmezzo de la trippa.<br />

Eppò sgaggiò: brutta cornacchia, senti,<br />

bada a gi’ a casa, chè sci te ce pio<br />

‘n’antra olta vicino ai bastimenti,<br />

fai la morte del pollo, el <strong>di</strong>go io;<br />

non te ciazzardà più, chè te ne penti<br />

Scibbè che ciài la proteziò de’n Dio;<br />

la fija tua me piace multobè,<br />

finchè me piace à da sta chi commè.<br />

Per pogo ‘n cascò giù da la paura<br />

el poro predarello a ste parole<br />

e a vedè quela faccia tanta scura:<br />

s’arcomannò tremanno al Dio del Sole,<br />

eppò strillando come ‘na cratura<br />

quanno che non po’ avè quelo che vòle,<br />

nte na maniera da fa piagne un sasso,<br />

sgappò via più de fuga che de passo.<br />

(Jacopone da <strong>Jesi</strong> “Iliade travestita”)<br />

LIBRO I, vv 1- 36<br />

Cantami, o dea, l’ira d’Achille Pelide,<br />

rovinosa, che infiniti dolori inflisse agli Achei<br />

gettò in preda all’Ade molte vite gagliarde<br />

d’eroi, ne fece il bottino dei cani,<br />

<strong>di</strong> tutti gli uccelli – consiglio <strong>di</strong> Zeus si compivada<br />

quando prima si <strong>di</strong>visero contendendo<br />

l’Atride signore <strong>di</strong> eroi e Achille glorioso<br />

Ma chi fra gli dei li fece lottare in contesa?<br />

Il figlio <strong>di</strong> Zeus e Latona; egli, irato col re,<br />

mala peste fe’ nascer nel campo, la gente moriva,<br />

perché Crise l’Atride trattò malamente,<br />

il sacerdote; costui venne alla navi rapide degli Achei<br />

per liberare la figlia con riscatto infinito,<br />

avendo tra mano le bende d’Apollo che lungi saetta,<br />

intorno allo scettro d’oro, e pregava tutti gli Achei<br />

ma sopra tutto i due Atri<strong>di</strong>, or<strong>di</strong>natori <strong>di</strong> eserciti:<br />

“Atri<strong>di</strong>, e voi tutti, Achei schinieri robusti,<br />

a voi <strong>di</strong>ano gli dei, che hanno le case d’Olimpo,<br />

d’abbattere la città <strong>di</strong> Priamo, <strong>di</strong> ben tornare in patria,<br />

e voi liberate la mia creatura, accettate il riscatto,<br />

venerando il figlio <strong>di</strong> Zeus, Apollo che lungi saetta.<br />

Allora gli altri Achei tutti acclamarono,<br />

fosse onorato quel sacerdote, accolto quel ricco riscatto.<br />

Ma non piaceva in cuore al figlio d’Atreo, Agamennone,<br />

e lo cacciò malamente, aggiunse comando brutale:<br />

“ Mai te colga, vecchio, presso le navi concave,<br />

non adesso a indugiare,non in futuro a tornare,<br />

che non dovesse servirti più nulla lo scettro, la benda del Dio!<br />

Io non la libererò: prima la coglierà vecchiaia nella mia casa, in Argo, lontano<br />

dalla patria,<br />

mentre va e viene al telaio e accorre al mio letto ma vattene, non mi irritare,<br />

perché sano a salvo tu parta”.<br />

Disse così, tremò il vecchio, ubbidì al comando,<br />

e si avviò in silenzio verso la riva del mare urlante;<br />

ma poi, venuto in <strong>di</strong>sparte, molto il vegliardo pregò<br />

il sire Apollo che partorì Latona bella chioma.<br />

(Omero “Iliade” traduzione <strong>di</strong> R. Calzecchi Onesti)<br />

Rosa Coscia<br />

L.C., II C<br />

Exechias, Achille e Aiace che giocano ai da<strong>di</strong>, ca 550-525 a.C. Ceramica<br />

<strong>di</strong>pinta a figure nere, alteza 61 cm. (particolare).<br />

Città del Vaticano, Museo Etrusco-Gregoriano.<br />

23<br />

5/03


24<br />

5/03<br />

Verso la metà degli anni<br />

‘20 esplode in Italia e<br />

nel mondo il fenomeno<br />

del <strong>di</strong>vismo cinematografico. E<br />

il cinema anche da noi si sta<br />

trasformando in un’industria<br />

red<strong>di</strong>tizia, la cui <strong>di</strong>ffusione e<br />

i sempre maggiori consensi<br />

che ad esso tributa un pubblico<br />

entusiasta, determinano la<br />

nascita <strong>di</strong> riviste e rotocalchi<br />

specializzati. L’1 Dicembre<br />

1927 esce a Milano il primo<br />

numero <strong>di</strong> Cinemalia-rassegna<br />

d’arte cinematografica. L’evento,<br />

che <strong>di</strong> per sè non avrebbe un<br />

significato particolare, <strong>di</strong>viene<br />

per noi marchigiani eccezionale<br />

in quanto il fondatore e <strong>di</strong>rettore<br />

(insieme a Nino del Grande) nonché<br />

principale illustratore del<br />

quin<strong>di</strong>cinnale è Armando Pomi,<br />

pittore e noto grafico pubblicitario,<br />

giunto a Milano in giovane età<br />

da Filottrano, dove era nato il 14<br />

gennaio 1895. La rivista avrà una<br />

vita breve, nemmeno due anni,<br />

ma il grande impegno e l’ottima<br />

professionalità profusi dall’artista<br />

in questo progetto e<strong>di</strong>toriale traspaiono<br />

in modo evidente dall’eleganza<br />

e dalla ricercatezza<br />

della veste grafica. Di Pomi sono<br />

tutte le copertine con i ritratti a<br />

colori delle maggiori <strong>di</strong>ve italiane<br />

e straniere del momento, alcune<br />

retrocopertine pubblicitarie<br />

anch’esse a colori, molte vignette<br />

(<strong>di</strong> cui <strong>di</strong>verse fotografiche)<br />

ed illustrazioni che accompa-<br />

Quasi ottant’anni fa il pittore e grafico pubblicitario Armando Pomi <strong>di</strong> Filottrano fondava a Milano<br />

E<strong>di</strong>tore<br />

LICEO CLASSICO STATALE<br />

“V. EMANUELE II”<br />

C.so Matteotti, 48 - 60035 JESI (An)<br />

Tel. 0731.57444 - 0731.208151<br />

E-mail: clasjesi@tin.it<br />

C.F. 82001640422<br />

LICEO CLASSICO<br />

LICEO SOCIO PSICO PEDAGOGICO<br />

LICEO DELLE SCIENZE SOCIALI<br />

Preside:<br />

Piergiorgio Magnanelli<br />

Direttore Responsabile:<br />

Enrico Filonzi<br />

Reg. del Trib. <strong>di</strong> AN n.2 del 26.01.94<br />

CINEMALIA<br />

Rivista cinematografica nonché “... libro d’oro della bellezza e della seduzione italica” (Guido da Verona)<br />

gnano gli articoli, l’impaginazione.<br />

La rivista si è anche avvalsa<br />

della preziosa collaborazione <strong>di</strong><br />

illustratori famosi, quali Yambo<br />

(pseudonimo dello scrittore, giornalista<br />

e illustratore Giulio Enrico<br />

Novelli (1874-1943), personalità<br />

eclettica e ricca <strong>di</strong> talento, fu un<br />

pioniere del cinema: Otello, <strong>di</strong>retto<br />

nel 1909 e Fiorenza mia, <strong>di</strong> cui<br />

fu anche soggettita, nel (1914) e<br />

l’allora giovanissimo Bruno<br />

Munari (1907), il grande artista<br />

del ‘900, che dopo una prima<br />

m i l i t a n z a n e l m ov i m e n t o<br />

Futurista, nel secondo dopoguerra<br />

si occupò in particolare <strong>di</strong> design<br />

e <strong>di</strong> sperimentazione <strong>di</strong>dattica<br />

con i bambini, per poi approdare,<br />

negli anni ‘60, all’arte<br />

cinetica e programmata. Ma col-<br />

B. Munari, caricatura al tratto <strong>di</strong><br />

Charlot e <strong>di</strong>segno del Sommario<br />

(da “Cinemalia”, 1928).<br />

Comitato <strong>di</strong> Redazione<br />

Coor<strong>di</strong>natori:<br />

Prof. Attilio Coltorti<br />

Prof.ssa Paola Giombini<br />

Studenti:<br />

Francesco Di Nicola, Manuela<br />

Maccioni, Laura Tedeschi, Daniele<br />

Ceciliani, Martina Paccova, Giovanna<br />

Mingo, Nicoletta Rosetti.<br />

Logo: Prof. Luigi Pennacchietti<br />

Disegni originali:<br />

Valentina Lancioni, Martina<br />

Paccova, Nicoletta Ristè.<br />

Stampa: Stampa Nova, <strong>Jesi</strong><br />

laborarono anche uomini <strong>di</strong> cultura<br />

attratti dalla sperimentazione<br />

artistica, come il fotografo e<br />

regista Anton Giulio Bragaglia.<br />

Cinemalia, nella sua pur breve<br />

vita, non avrà nulla da invi<strong>di</strong>are<br />

alle consorelle inglesi ed americane,<br />

sul piano della “confezione”,<br />

dell’elevato numero <strong>di</strong> foto al<br />

suo interno, della completezza<br />

informativa, sempre tempestiva e<br />

ben documentata sui principali<br />

eventi cinematografici nazionali<br />

ed esteri.<br />

Attilio Coltorti<br />

A. Pomi, Testatina con illustrazione al tratto (da “Cinemalia”, 1928).<br />

Un’esperienza gratificante . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2<br />

Il preside Germano lascia la nostra scuola . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2<br />

La formazione integrata superiore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3<br />

Signor Presidente della Repubblica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4<br />

Vorrei... cambiare quel “qualcosa” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4<br />

Guerra o pace? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5<br />

La pace é utopia? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5<br />

La poesia... <strong>di</strong> Parigi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5<br />

Con gli occhi luci<strong>di</strong> . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6<br />

Tristezza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6<br />

Le origini della Repubblica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7<br />

La solitu<strong>di</strong>ne . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7<br />

Genitori e figli: amici o nemici? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8<br />

Un’estate particolare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9<br />

Ricetta del buon laboratorio teatrale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9<br />

Un viaggio alle origini della stampa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10<br />

Three wonderful days! . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10<br />

Dalla loro parte . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11<br />

School for life . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12<br />

Near river Dan nothingchild and nothingman . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12<br />

C’era una volta Italia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13<br />

E tutto questo é per voi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13<br />

Life. Riflessioni sulla vita . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14<br />

Senza rimpianti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14<br />

Noi e lo sport . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15<br />

Chi c’é in ascolto? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16<br />

Suonerò il mandolino! . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17<br />

Una scommessa per ritornare a vivere . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17<br />

Fantastica evasione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18<br />

Il passato nel presente per il futuro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19<br />

Il boom dei CD pirata . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19<br />

Dalla terra al cielo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20<br />

Il piccolo principe . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21<br />

Un libro soltanto un libro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .22<br />

Albertone sei tutti noi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22<br />

L’Iliade e l’Iliade travestita . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 23<br />

Cinemalia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24

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