Ippogrifo 1-2003:Ippogrifo 1/2003 - Comune di Jesi
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Anno 19 N. 1 • In<strong>di</strong>rizzi: Classico • Socio Psico Pedagogico • Scienze Sociali<br />
ARGOMENTI DI RIFLESSIONE<br />
ESPERIENZE E ATTIVITÀ FORMATIVE
2<br />
5/03<br />
UN’ESPERIENZA GRATIFICANTE<br />
Dopo quarantacinque<br />
anni vissuti da alunno,<br />
da docente e da preside<br />
negli Istituti Tecnici, lavorare<br />
nel Liceo classico <strong>di</strong> <strong>Jesi</strong>, una<br />
realtà che conoscevo sulla base<br />
<strong>di</strong> quanto mi riferiva chi ne<br />
aveva una conoscenza <strong>di</strong>retta,<br />
è bello perché consente <strong>di</strong> fare<br />
un’esperienza per alcuni aspetti<br />
<strong>di</strong>versa da quella vissuta in<br />
precedenza, è stimolante perchè<br />
si devono rinnovare e adeguare<br />
gli stili <strong>di</strong> lavoro per tanto<br />
tempo seguiti, è interessante<br />
perchè si può apprezzare la<br />
bellezza e l’attualità del mondo<br />
classico.<br />
I venticinque anni <strong>di</strong> lavoro<br />
all'ITAS, ove da ventidue anni<br />
era attivato l’in<strong>di</strong>rizzo Servizi<br />
Sociali, m’hanno facilitato l’inserimento<br />
nella realtà degli<br />
altri due licei, il Liceo delle<br />
Scienze sociali e il Liceo socio<br />
psicopedagogico.<br />
Diversi amici m’avevano detto<br />
che, andando al Classico, avrei<br />
trovato un ambiente tranquillo<br />
e ... riposante. Avrei dovuto<br />
portare avanti una tra<strong>di</strong>zione<br />
saldamente ra<strong>di</strong>cata e gestire l’e-<br />
sistente. In sostanza avevo la<br />
possibilità <strong>di</strong> riposarmi e <strong>di</strong>menticare<br />
tutta la complessità della<br />
gestione degli Istituti tecnici.<br />
Dopo alcuni giorni mi sono<br />
reso conto che invece sarei<br />
stato impegnato tantissimo per<br />
conoscere profondamente le<br />
tra<strong>di</strong>zioni, le consuetu<strong>di</strong>ni, le<br />
potenzialità, le risorse umane,<br />
culturali e progettuali del<br />
Classico, che dovevo organizzare<br />
secondo quanto mi prescriveva<br />
il contratto stipulato il<br />
4 luglio 2002 con il Direttore<br />
generale.<br />
Subito mi sono reso conto che<br />
quanto conoscevo del Classico<br />
non era più attuale; la realtà era<br />
completamente <strong>di</strong>versa.<br />
L’offerta formativa era ampia,<br />
<strong>di</strong>versificata e strutturata in<br />
modo tale che le alunne e gli<br />
alunni avevano la possibilità <strong>di</strong><br />
conoscere le richieste del<br />
mondo del lavoro e, <strong>di</strong> conseguenza,<br />
<strong>di</strong> progettare il percorso<br />
formativo e professionalizzante<br />
da seguire dopo aver<br />
superato l’esame <strong>di</strong> Stato.<br />
Le ragazze e i ragazzi sin dal<br />
quarto anno avevano l’oppor-<br />
tunità <strong>di</strong> partecipare a stages<br />
formativi presso <strong>di</strong>verse realtà<br />
produttive, <strong>di</strong> seguire corsi integrativi<br />
per acquisire conoscenze<br />
e competenze <strong>di</strong> base per<br />
lavorare nelle imprese <strong>di</strong> produzione<br />
e/o nelle strutture che<br />
producono servizi per la collettività.<br />
I laboratori formativi<br />
<strong>di</strong> giornalismo, <strong>di</strong> fotografia, <strong>di</strong><br />
regia televisiva, <strong>di</strong> progettazione<br />
e realizzazione <strong>di</strong> prodotti<br />
multime<strong>di</strong>ali, <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mento<br />
delle <strong>di</strong>verse forme <strong>di</strong><br />
espressione musicale, <strong>di</strong> recitazione,<br />
<strong>di</strong> danza classica e<br />
moderna, <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mento<br />
delle competenze informatiche<br />
nel settore della grafica e<br />
della progettazione e gestione<br />
dei siti internet ecc. davano ai<br />
ragazzi e alle ragazze la possibilità<br />
<strong>di</strong> valorizzare le loro<br />
potenzialità, <strong>di</strong> testimoniare ai<br />
docenti il <strong>di</strong>versificato impegno<br />
culturale e, soprattutto, <strong>di</strong><br />
orientarsi nella scelta <strong>di</strong> cosa<br />
fare dopo il <strong>di</strong>ploma.<br />
I corsi <strong>di</strong> aggiornamento progettati<br />
per i Docenti, per le<br />
alunne e per gli alunni completavano<br />
la ricchezza della<br />
produzione culturale del<br />
Classico <strong>di</strong> <strong>Jesi</strong>.<br />
La ricchezza e la modernità<br />
delle attrezzature <strong>di</strong>sponibili,<br />
la vivacità delle iniziative programmate<br />
e, soprattutto, l’entusiasmo,<br />
l’impegno e l’interesse<br />
<strong>di</strong>mostrati dai Docenti,<br />
dalle alunne e dagli alunni<br />
costituiscono i punti <strong>di</strong> forza<br />
che assicureranno al Classico <strong>di</strong><br />
<strong>Jesi</strong> un futuro degno delle gloriose<br />
tra<strong>di</strong>zioni e dei tanti meriti<br />
acquisiti.<br />
La integrale applicazione della<br />
nuova normativa che <strong>di</strong>sciplina<br />
la gestione del bilancio, l’acquisizione<br />
della Certificazione<br />
del servizio scolastico e la completa<br />
applicazione dello Statuto<br />
degli studenti e delle studentesse<br />
costituiscono gli obiettivi<br />
che mi sono proposto <strong>di</strong> raggiungere<br />
entro il 2004, allorchè<br />
dovrò, per raggiunti limiti <strong>di</strong><br />
età, lasciare, con tanto rimpianto<br />
e tanta nostalgia, il Liceo<br />
Classico <strong>di</strong> <strong>Jesi</strong>.<br />
Il Preside<br />
Prof. Piergiorgio Magnanelli<br />
IL PRESIDE GERMANO<br />
LASCIA LA NOSTRA SCUOLA<br />
9settembre 2002, “un<br />
incontro speciale” nell’aula<br />
magna del Liceo<br />
Classico per salutare il Preside<br />
prof. Pietro Germano, che<br />
lascia la scuola e, soprattutto,<br />
il nostro Liceo dopo due anni<br />
<strong>di</strong> Dirigenza.<br />
Una cerimonia molto sentita a<br />
cui hanno partecipato i docenti,<br />
gli studenti, i Presi<strong>di</strong> delle<br />
scuole della città, le Autorità<br />
scolastiche, gli amici e un gruppo<br />
<strong>di</strong> docenti del “Volterra”.<br />
Alcuni alunni (Francesco Di<br />
Nicola, Rosa Coscia, Piccioni<br />
Lucia e Mari Susanna) hanno<br />
letto un testo <strong>di</strong> Quintiliano e la<br />
poesia “Padre” <strong>di</strong> C. Sbarbaro<br />
per sottolineare le doti professionali<br />
ed umane <strong>di</strong> un Preside<br />
che ha contribuito alla formazione<br />
<strong>di</strong> generazioni <strong>di</strong> studenti<br />
e <strong>di</strong> docenti ed ha insegnato,<br />
non solo con le parole ma<br />
soprattutto con l’esempio, a credere<br />
nei giovani, a renderli partecipi,<br />
a coinvolgere tutti gli<br />
operatori della Scuola nella realizzazione<br />
<strong>di</strong> Progetti, contribuendo<br />
così al loro sviluppo.<br />
Sotto la sua Presidenza il nostro<br />
Liceo è cresciuto ed ha realizzato<br />
nuovi progetti collegandosi<br />
maggiormente con il territorio.<br />
Come personale tutto ci siamo<br />
sentiti gratificati perché coin-<br />
volti nella progettazione e nella<br />
realizzazione del “Progetto<br />
Scuola”. Come studenti ci siamo<br />
sentiti ugualmente gratificati per-<br />
ché siamo riusciti a dare il nostro<br />
contributo per il miglioramento<br />
<strong>di</strong> questo Liceo.<br />
Un grazie <strong>di</strong> cuore.
Il Liceo si è aperto al Sociale<br />
LA FORMAZIONE INTEGRATA<br />
SUPERIORE<br />
Mi accingo a riflettere<br />
ad alta voce sul corso<br />
IFTS “Assistente animatore<br />
per anziani e adulti <strong>di</strong>sabili”,<br />
un’esperienza molto coinvolgente<br />
sia per quanto<br />
riguarda la progettazione sia il<br />
coor<strong>di</strong>namento e <strong>di</strong> conseguenza<br />
la possibilità <strong>di</strong> relazionarsi<br />
in modo costruttivo con<br />
i docenti e con gli studenti coinvolti.<br />
Forse è bene fare un po’ <strong>di</strong> storia<br />
<strong>di</strong> questa esperienza.<br />
Alla fine del 2000 abbiamo<br />
cominciato a pensare alla progettazione;<br />
quattro enti, il Liceo<br />
Classico, la Facoltà <strong>di</strong> Economia<br />
e Commercio dell’Università<br />
degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Ancona, la<br />
COO.SS. Marche e lo IAL<br />
CISL si incontrano per la prima<br />
volta e incominciano a pensare<br />
al Progetto che si configura<br />
come un percorso <strong>di</strong> formazione<br />
rivolto al sociale.<br />
Dopo un attento esame delle<br />
figure che necessitano in questo<br />
settore e delle informazioni<br />
che ogni struttura possiede,<br />
si confrontano “le forze”<br />
e si incomincia a lavorare.<br />
Un’esperienza molto positiva<br />
anche se non priva <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà,<br />
sia perché per tutti noi era la<br />
prima volta, tranne per il<br />
Preside Prof. Germano che ci<br />
ha fatto da guida, sia perché<br />
le competenze che ciascuno <strong>di</strong><br />
noi possedeva erano decisamente<br />
<strong>di</strong>verse.<br />
Quali sono i lati positivi <strong>di</strong> una<br />
progettazione <strong>di</strong> gruppo:<br />
• Il confronto frutto <strong>di</strong> <strong>di</strong>scussioni<br />
costruttive tra le componenti<br />
• Le competenze variegate dei<br />
soggetti<br />
• I rapporti umani <strong>di</strong> collaborazione<br />
che si instaurano fra le<br />
parti.<br />
Una progettazione seria ha bisogno<br />
<strong>di</strong> tempi lunghi e <strong>di</strong> con-<br />
Una esperienza nuova per il Liceo Classico<br />
tinui confronti.<br />
Altra questione da non sottovalutare:<br />
la selezione dei partecipanti.<br />
Importante capire, almeno nel<br />
nostro ambito, l’interesse e la<br />
motivazione a svolgere un lavoro<br />
orientato verso gli anziani e<br />
i <strong>di</strong>sabili.<br />
29 settembre, si parte: presentazione<br />
del corso agli allievi,<br />
comunicazione degli obiettivi<br />
e del percoso.<br />
Dopo un primo approccio <strong>di</strong><br />
tipo orientativo, iniziano gli<br />
insegnamenti teorici e successivamente<br />
i primi laboratori.<br />
Molto importante è risultato il<br />
ruolo del tutor d’aula, una presenza<br />
significativa per gli studenti<br />
e per i docenti.<br />
Come coor<strong>di</strong>natrice mi sento<br />
<strong>di</strong> poter affermare che i docenti<br />
hanno rispettato in modo<br />
serio il calendario; relativamente<br />
limitate sono state le<br />
variazioni rispetto alle date<br />
comunicate alla Regione<br />
Marche.<br />
Che cosa hanno detto gli stu-<br />
denti?<br />
Sono stati molto sod<strong>di</strong>sfatti del<br />
percorso che hanno svolto e<br />
dell’operato dei docenti; speriamo<br />
che lo siano anche per<br />
il lavoro che alcuni stanno già<br />
svolgendo ed altri andranno a<br />
svolgere quanto prima.<br />
Che cosa <strong>di</strong>re complessivamente<br />
<strong>di</strong> questa esperienza?<br />
Forse siamo stati fortunati perché<br />
le componenti sono riuscite<br />
a collaborare e a mettere<br />
in comune le positività ed<br />
hanno contribuito ad offrire<br />
agli studenti un percorso integrato<br />
con l’Università (riconoscimento<br />
<strong>di</strong> cre<strong>di</strong>ti) e il mondo<br />
del lavoro.<br />
Quando siamo passati alla progettazione<br />
dello Stage sono<br />
e m e r s e l e c o m p e t e n z e<br />
dell’Azienda COO.SS Marche<br />
che aveva evidenziato la necessità<br />
<strong>di</strong> formare questa figura <strong>di</strong><br />
“Assistente animatore per anziani<br />
e adulti <strong>di</strong>sabili” con conseguente<br />
assunzione del personale.<br />
Si è evidenziata la necessità <strong>di</strong><br />
una figura professionale che<br />
operi a <strong>di</strong>retto contatto con la<br />
persona me<strong>di</strong>ante conoscenze<br />
ed abilità che le permettano <strong>di</strong><br />
sod<strong>di</strong>sfare la globalità dei suoi<br />
bisogni: una figura che faccia da<br />
tramite tra l’in<strong>di</strong>viduo in <strong>di</strong>fficoltà,<br />
l’ambiente familiare <strong>di</strong><br />
appartenenza, le reti informali<br />
e formali del territorio.<br />
Terminata la fase <strong>di</strong> progettazione<br />
si è passati alla scelta dei<br />
docenti coinvolti nella formazione<br />
con lezioni teoriche e <strong>di</strong><br />
laboratorio.<br />
Per ogni modulo sono stati pre<strong>di</strong>sposti<br />
insegnamenti teorici e<br />
laboratori in un percorso <strong>di</strong><br />
1200 ore con 400 ore <strong>di</strong> stage.<br />
In accordo con quanto suggerito<br />
dalla Regione Marche e<br />
dal MPI, è stato attivato un<br />
modulo <strong>di</strong> Inglese ed uno <strong>di</strong><br />
informatica e moduli <strong>di</strong> base,<br />
quali competenze aritmeticomatematiche<br />
e linguisticocomunicative.<br />
Costantina Marchegiani<br />
3<br />
5/03
4<br />
5/03<br />
Alcuni docenti del liceo classico “ V. Emanuele II ” e dei licei Socio-psico-pedagogico e delle Scienze<br />
sociali hanno rivolto un appello al Presidente della Repubblica, perché intervenga a <strong>di</strong>fesa del principio<br />
costituzionale della libertà <strong>di</strong> insegnamento<br />
SIGNOR PRESIDENTE DELLA<br />
REPUBBLICA<br />
Noi docenti inten<strong>di</strong>amo<br />
esprimere il nostro più<br />
caloroso ringraziamento<br />
per i Suoi interventi a <strong>di</strong>fesa dell’in<strong>di</strong>pendenza<br />
della magistratura,<br />
garanzia della libertà del citta<strong>di</strong>no,<br />
nonché vivo apprezzamento<br />
per le Sue sollecitazioni in materia<br />
<strong>di</strong> comunicazione, volte a<br />
garantire pluralismo, imparzialità<br />
ed autonomia dell’informazione,<br />
con<strong>di</strong>zioni queste <strong>di</strong>rette “a formare<br />
un’opinione pubblica critica<br />
e consapevole in grado <strong>di</strong> esercitare<br />
responsabilmente i propri<br />
<strong>di</strong>ritti democratici” come Ella ha<br />
riba<strong>di</strong>to ricordando il Suo messaggio<br />
alle Camere del mese <strong>di</strong><br />
Luglio. Ma, ora, un altro valore fondamentalmente<br />
che l’Or<strong>di</strong>namento<br />
Costituzionale a posto a<br />
tutela della libertà del citta<strong>di</strong>no,<br />
rischia <strong>di</strong> venire calpestato: trattasi<br />
della libertà d’insegnamento che,<br />
in forza <strong>di</strong> una risoluzione appro-<br />
Sono stanca <strong>di</strong> quello che sta<br />
accadendo. Vorrei che cambiasse,<br />
vorrei che si trasformasse<br />
questa situazione, vorrei<br />
poter modellare ciò che dovrà<br />
avvenire…<br />
Non voglio che rimanga tutto così<br />
com’è, vorrei un mondo <strong>di</strong>verso,<br />
vorrei l’amore, la felicità, la spensieratezza<br />
<strong>di</strong> un tempo, vorrei qualcosa<br />
che mai ho avuto, possibilità<br />
che cambino quel “qualcosa” che<br />
è in me.<br />
Vorrei poter essere libera da tutte<br />
le catene che mi opprimono, vorrei<br />
respirare a pieni polmoni un'aria<br />
nuova, senza costrizioni, senza<br />
muri; vorrei l’allegria, la gioia <strong>di</strong><br />
vivere, vorrei una maggior coor<strong>di</strong>nazione<br />
tra noi, vorrei poter scoprire<br />
ciò che mi è sempre stato<br />
nascosto, vorrei pensare liberamente<br />
senza che nessuno mi<br />
conformi.<br />
Vorrei che qualcuno comprendesse<br />
che il futuro è fatto da noi,<br />
vata in data 11-12-2002 dalla<br />
Commissione Cultura della<br />
Camera viene sacrificata, assieme<br />
alle norme più elementari della<br />
democrazia e del pluralismo, sull’altare<br />
<strong>di</strong> un potere politico sempre<br />
più invadente.<br />
Tale risoluzione “impegna, il governo<br />
ad attivarsi per far sì che, nelle<br />
scuole <strong>di</strong> ogni or<strong>di</strong>ne e grado, l’insegnamento<br />
della storia, in particolare<br />
<strong>di</strong> quella contemporanea,<br />
si svolga secondo criteri oggettivi<br />
rispettosi della verità storica”.<br />
Dunque, il governo, mettendo in<br />
dubbio la serietà professionale dei<br />
docenti, si arroga il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> fissare<br />
i criteri per <strong>di</strong>scernere il vero<br />
dal falso, dopo essere assurto al<br />
rango <strong>di</strong> depositario della verità<br />
assoluta. Noi riteniamo, invece,<br />
in perfetta sintonia con quanto<br />
da Lei riba<strong>di</strong>to all’apertura dell’anno<br />
scolastico, che la Scuola<br />
debba favorire il libero confronto<br />
vorrei scoprire cos’è che oscura il<br />
mondo, capirne i motivi, imparare<br />
i perché, vorrei provare a togliere<br />
quel velo che ci copre gli occhi.<br />
Vorrei poter risolvere ogni questione<br />
civilmente, vorrei cancellare<br />
o<strong>di</strong>o e rancore dalle menti e<br />
imparare che non siamo soli.<br />
Vorrei far cadere dal cielo una<br />
serenità bianca e pulita, una musica<br />
che ci invade il cuore, che lasci<br />
dentro <strong>di</strong> noi solo la voglia <strong>di</strong><br />
amare, vorrei convivere col prossimo<br />
come fratelli, vorrei accrescere<br />
l’altruismo, vorrei cancellare<br />
la solitu<strong>di</strong>ne, quella solitu<strong>di</strong>ne<br />
che spesso ci portiamo dentro,<br />
vorrei liberarmene senza soffocare,<br />
vorrei mettere al suo posto il<br />
calore che le compagnie ti danno.<br />
Vorrei più rispetto per gli altri, vorrei<br />
una maggior considerazione<br />
per le scelte altrui, vorrei aprire le<br />
finestre e sentire i suoni della natura,<br />
vorrei ci risvegliasse il ricordo<br />
<strong>di</strong> sé, che siamo tutti suoi figli.<br />
tra <strong>di</strong>versi modelli interpretativi,<br />
perché tale Istituzione è “il luogo<br />
dove si costruisce la citta<strong>di</strong>nanza<br />
europea e mon<strong>di</strong>ale e si forma, nel<br />
confronto tra opinioni, storie e<br />
culture, la coscienza democratica,<br />
collettiva, identitaria del Paese”.<br />
Se, poi, vogliamo entrare nel merito<br />
della questione, riteniamo che<br />
la risoluzione che impegna il governo<br />
a controllare i libri <strong>di</strong> storia, oltre<br />
ad essere incostituzionale, risulta<br />
anche insostenibile sul piano epistemologico.<br />
Infatti, si cerca <strong>di</strong> stabilire un rapporto<br />
<strong>di</strong> inter<strong>di</strong>pendenza tra il<br />
concetto <strong>di</strong> oggettività e quello <strong>di</strong><br />
verità; tutti sanno, invece, che “ una<br />
conoscenza è oggettiva non quando<br />
è vera, ma quando è non-soggettiva,<br />
cioè quando viene formulata<br />
secondo dei criteri che la<br />
rendono impersonale, vale a <strong>di</strong>re<br />
comunicabile agli altri e riproducibile<br />
dagli altri in<strong>di</strong>pendentemente<br />
Vorrei far rispettare la <strong>di</strong>versità tra<br />
i popoli del pianeta, vorrei aiutare<br />
chiunque anche se mi rendo<br />
conto che devo badare ancora a<br />
me, vorrei una libertà maggiore per<br />
ogni uomo, vorrei rafforzare i suoi<br />
<strong>di</strong>ritti, i quali non possono essere<br />
soppressi.<br />
Vorrei che la storia ci insegnasse<br />
a non ripetere gli stessi errori, vorrei<br />
poter evitare sacrifici inutili,<br />
vorrei sempre vedere scorrere<br />
un’acqua pura e cristallina invece<br />
<strong>di</strong> vederla sporca della vita delle<br />
persone, a volte vorrei non dover<br />
decidere, vorrei che la gente comprendesse<br />
i propri torti, vorrei che<br />
la nostra esistenza dovesse continuare<br />
come se dovesse ricominciare<br />
dal principio, vorrei non<br />
vedere ciò che sta accadendo nel<br />
mondo; vorrei rovesciare le nostre<br />
vicende.<br />
Vorrei superare quella paura che<br />
mi si è attaccata al cuore, vorrei<br />
lasciar uscire tutto ciò che ho den-<br />
da noi. La verità <strong>di</strong> una conoscenza<br />
è sempre assai <strong>di</strong>fficile da<br />
<strong>di</strong>mostrare e molti ritengono anzi<br />
che non sia affatto possibile.<br />
Proprio per questo, il valore <strong>di</strong><br />
quei saperi che gli uomini chiamano<br />
scienze, non sta nel loro<br />
carattere <strong>di</strong> verità, ma in quello <strong>di</strong><br />
oggettività ”. ( P. Volontè, C. Luigi,<br />
M. Magatti, E. Mora: “Concetti,<br />
meto<strong>di</strong>, temi <strong>di</strong> sociologia”).<br />
Queste le ragioni del nostro accorato<br />
appello, Signor Presidente, e<br />
con l’auspicio <strong>di</strong> un Suo autorevole<br />
intervento a tutela della libera<br />
espressione culturale del docente<br />
che la Corte Costituzionale<br />
riconosce come la “pietra angolare<br />
dello sviluppo democratico in<br />
quanto con<strong>di</strong>zione del modo <strong>di</strong><br />
essere e dello sviluppo della vita<br />
del Paese in ogni suo aspetto culturale,<br />
politico, sociale”. La preghiamo<br />
<strong>di</strong> accettare i nostri più cor<strong>di</strong>ali<br />
saluti.<br />
VORREI ... CAMBIARE QUEL “ QUALCOSA”<br />
tro, vorrei mostrare i miei sentimenti<br />
senza vergogna, vorrei avere<br />
una maggior comprensione, vorrei<br />
far sparire quella superficialità<br />
che chiude le persone in se stesse,<br />
vorrei cambiare, vorrei un poco<br />
più <strong>di</strong> interesse per un fatto qualsiasi;<br />
anche se sono solo una piccolissima<br />
formica in un grande e<br />
verde prato, con i suoi profumi, i<br />
suoi colori, le sue forme.<br />
Sì, vorrei un mondo come un<br />
prato, unito in tutti i suoi sistemi,<br />
libero senza recinto, uguale per<br />
tutte le sue creature.<br />
Non vorrei tutto ciò per egoismo,<br />
per me sola, bensì per cercare <strong>di</strong><br />
riempire, almeno un poco, quel<br />
vuoto che è in ognuno <strong>di</strong> noi, con<br />
cui abbiamo a che fare ogni giorno,<br />
con cui affrontiamo qualsiasi<br />
problema; quel qualcosa che<br />
manca e <strong>di</strong> cui nonostante tutto<br />
non ci siamo mai resi conto…<br />
Nicoletta Quirino<br />
L.S.P.P., IB
GUERRA O<br />
PACE?<br />
Mentre i benpensanti,<br />
i furbi ed i servi balbettano<br />
qualcosa <strong>di</strong><br />
incomprensibile, noi, persone<br />
libere <strong>di</strong>ciamo chiaro e forte<br />
“NO” alla guerra. Questa posizione<br />
<strong>di</strong> netto rifiuto della<br />
guerra è emersa da un’inchiesta<br />
effettuata dalle alunne<br />
della classe III B del Liceo<br />
socio psico-pedagogico che<br />
hanno intervistato sulla questione<br />
irachena quasi tutti gli<br />
studenti delle scuole. Dal questionario<br />
intitolato “GUERRA<br />
O PACE” sono emersi i<br />
seguenti dati:<br />
*1) Lei ritiene che l’Italia debba<br />
partecipare alla guerra contro<br />
l’Iraq qualora l’ONU autorizzi<br />
l’intervento militare?<br />
Le domande che seguono<br />
sono state proposte soltanto<br />
a coloro che hanno risposto <strong>di</strong><br />
SI alla domanda numero 1,<br />
cioè il 9.2% degli intervistati.<br />
1) Lei è d’accordo che l’Italia<br />
partecipi alla guerra anche<br />
s e n z a l ’ a u t o r i z z a z i o n e<br />
dell’ONU?<br />
2) In che modo l’Italia dovrà<br />
partecipare al conflitto?<br />
A – Con interventi <strong>di</strong> tipo<br />
umanitario.<br />
B – Limitandosi soltanto a fornire<br />
le proprie basi militari e<br />
sostegno logistico ai Paesi che<br />
intervengono al conflitto.<br />
C – Inviando i propri soldati<br />
al fronte.<br />
D – Altro<br />
3) Qualora un suo familiare<br />
venisse inviato al fronte e partecipasse<br />
alle operazioni militari,<br />
sarebbe ugualmente favorevole<br />
alla guerra?<br />
L’ultima domanda è stata rivolta<br />
a coloro che hanno manifestato<br />
la propria opposizione<br />
alla domanda numero *1, cioè<br />
il 91.3% degli intervistati.<br />
Se no, è contrario alla guerra<br />
perché:<br />
A - Per il timore <strong>di</strong> ritorsioni<br />
da parte dei terroristi che<br />
potrebbero usare armi <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>struzioni <strong>di</strong> massa ( armi chimiche,<br />
batteriologiche…).<br />
B - Per ragioni ideologiche, <strong>di</strong><br />
natura morale, religiosa…<br />
C - Perché le controversie fra<br />
i popoli devono essere risolte<br />
con mezzi pacifici.<br />
D - Perché la nostra costituzione<br />
ripu<strong>di</strong>a la guerra come<br />
mezzo <strong>di</strong> risoluzione delle controversie<br />
internazionali.<br />
E - Per evitare gravi sofferenze<br />
alla popolazione civile<br />
(donne, bambini ...).<br />
F - Altro.<br />
LA PACE E’ UTOPIA?<br />
Insorgenze, guerriglie, rivoluzioni,<br />
scontri tra civiltà, guerre <strong>di</strong>fensive,<br />
guerre civili, genoci<strong>di</strong> e in ultimo<br />
la guerra preventiva hanno impe<strong>di</strong>to<br />
nel corso della storia dell’uomo l’attuarsi<br />
<strong>di</strong> una pace reale e duratura.<br />
Questi conflitti hanno portato squilibri<br />
economici e politici tra gli stati o<br />
tra più vaste aree geografiche e sopratutto,<br />
la morte <strong>di</strong> milioni <strong>di</strong> uomini.<br />
È da qualche mese ormai che la parola<br />
pace risuona ancora <strong>di</strong> più nei <strong>di</strong>battiti<br />
politici, tra la gente comune, spicca<br />
sulle ban<strong>di</strong>ere arcobaleno.<br />
La guerra del paese più potente - o<br />
forse sarebbe meglio <strong>di</strong>re, la guerra dell’amministrazione<br />
Bush - tanto temuta<br />
dalla maggioranza dei citta<strong>di</strong>ni del<br />
mondo e da molti capi <strong>di</strong> governo, al<br />
tiranno Saddam è scoppiata.<br />
Alla fine, anche questa guerra porterà<br />
alla morte <strong>di</strong> migliaia <strong>di</strong> civili<br />
innocenti.<br />
In questi giorni in cui televisioni, giornali,<br />
Internet, non fanno altro che parlarci<br />
della guerra in Iraq, ventiquattro<br />
ore su ventiquattro mi chiedo il perchè<br />
la stessa attenzione non venga<br />
riservata alle altre trenta - quaranta<br />
guerre che si stanno combattendo in<br />
luoghi altrettanto remoti come l’Iraq.<br />
Almeno coloro che manifestano per<br />
la pace dovrebbero ricordarsi degli<br />
altri conflitti in Africa, in Sud America<br />
o in Asia, che minacciano allo stesso<br />
modo della guerra in Iraq questo grande<br />
ideale.<br />
La guerra in Iraq ha però un elemento<br />
peculiare rispetto agli altri conflitti. In<br />
questa guerra è stato omesso da parte<br />
<strong>di</strong> un paese membro, gli Stati Uniti, il<br />
giu<strong>di</strong>zio delle Nazioni Unite, organo<br />
internazionale nato per preservare<br />
appunto, la pace nel mondo. In questa<br />
guerra ha vinto l’unilaterismo o<br />
come lo chiama lo scrittore e giornalista<br />
del Washington Post, Robert<br />
Kagan, un multilateralismo strumentale<br />
o in stile americano dove cioè si<br />
ricerca un consenso internazionale,<br />
ma se non viene ottenuto, si va avanti<br />
da soli.<br />
In questa guerra ha vinto l’imperialismo<br />
politico, economico, giuri<strong>di</strong>co <strong>di</strong><br />
chi ha in mano l’impero.<br />
Sappiamo dai tempi <strong>di</strong> Augusto che<br />
per mantenere in vita l’impero occorre<br />
il tipo <strong>di</strong> guerra che oggi a <strong>di</strong>stanza<br />
<strong>di</strong> duemila anni sta perpetuando il<br />
presidente Bush. Una guerra <strong>di</strong> periferia,<br />
atta a stabilizzare e a controllare<br />
i confini. Chi sogna la pace, chi<br />
crede nella pace non può avere interessi<br />
<strong>di</strong> molti miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> dollari, non<br />
può pretendere <strong>di</strong> avere sotto la sua<br />
egemonia il mondo (eppure è quanto<br />
emerge da un sito Internet legato<br />
a l l ’ a m m i n i s t r a z i o n e B u s h :<br />
www.newamericancentury.org).<br />
San Francesco d’Assisi, uno dei più<br />
gran<strong>di</strong> pacifisti della storia riteneva<br />
che per non essere attaccati, per non<br />
aver bisogno <strong>di</strong> armi per <strong>di</strong>fendersi<br />
occorreva privarsi delle proprie ricchezze.<br />
Le parole <strong>di</strong> San Francesco invitano<br />
tutti alla moderazione, al <strong>di</strong>alogo, elementi<br />
in<strong>di</strong>spensabili per raggiungere<br />
la pace. La pace universale che profetizzava<br />
Kant nell’opera “Per la pace<br />
perpetua” è probabilmente un’utopia.<br />
Sono convinto però, che la storia sia<br />
determinata oltre che da gran<strong>di</strong> interessi<br />
economici, anche da gran<strong>di</strong> ideali.<br />
La pace è uno <strong>di</strong> questi.<br />
Mattia Vico<br />
L.C., II A<br />
LA POESIA ... DI PARIGI<br />
Siamo ad oltre 300 metri d’altezza.<br />
Nonostante sia quasi mezzogiorno,<br />
quassù si muore <strong>di</strong><br />
freddo. I giorni sono volati ... , non<br />
ci siamo nemmeno accorti che siamo<br />
già arrivati alla fine <strong>di</strong> questa avventura.<br />
Che peccato!<br />
Se non l'avete ancora capito siamo<br />
sulla Torre Eiffel. Da qui si vede Parigi<br />
a 360°!<br />
Guarda: Notredame, la cattedrale <strong>di</strong><br />
Parigi con la maestosa facciata! E il<br />
Pantheon, il tempio laico delle glorie<br />
francesi, destinato a custo<strong>di</strong>re le<br />
spoglie <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> uomini, come Victor<br />
Hugo, Rousseau, Voltaire e Dumas.<br />
Là si vede il Louvre, un palazzo gran<strong>di</strong>oso,<br />
oggi il più grande museo d'arte<br />
del mondo.<br />
Una città davvero maestosa Parigi, in<br />
cui ci si perde per la sua immensità.<br />
E questa è solo una piccolissima parte<br />
<strong>di</strong> questa affascinante capitale.<br />
Oltre a tutti i magnifici monumenti<br />
e alle opere d'arte, come ricordo <strong>di</strong><br />
questo fantastico viaggio rimarrà l'immagine<br />
<strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> do<strong>di</strong>ci ragazzi,<br />
vincitori <strong>di</strong> un concorso <strong>di</strong> poesia<br />
internazionale, che sono riusciti subito<br />
ad affiatarsi e a volersi bene.<br />
Quattro giorni <strong>di</strong> risate e <strong>di</strong>vertimento<br />
allo stato puro!<br />
Un invito a tutti i ragazzi a partecipare<br />
ai concorsi: ne vale proprio la<br />
pena!<br />
Adelia Buratti, Myriam Geronzi<br />
L.C., II B<br />
5<br />
5/03
6<br />
5/03<br />
CON GLI OCCHI LUCIDI<br />
Chi piange non ha carattere<br />
ed è debole?<br />
“ Bisogna essere forti, maturi <strong>di</strong><br />
carattere”<br />
Ma chi l’ha detto? Perché reprimere<br />
quello che si prova? E chi<br />
ha deciso che i veri uomini non<br />
piangono?…”Ebbene sì, io piango<br />
e non me ne vergogno! Ho<br />
15 anni, ammetto <strong>di</strong> essere un<br />
po’ troppo sensibile e permalosa,<br />
ma non considero il pianto<br />
una debolezza, anzi… piangendo<br />
riesco a dare sfogo ai miei sentimenti,<br />
al mio dolore, alle mie<br />
paure… riesco a leggere dentro<br />
il mio cuore. Piangere mi fa bene,<br />
è una mia reazione naturale! Il<br />
fatto è che il mio cuore è stato<br />
calpestato e ignorato un miliardo<br />
<strong>di</strong> volte, ma che <strong>di</strong>co…un<br />
miliardo è troppo poco, ma<br />
un’infinità <strong>di</strong> volte e mai nessuno<br />
si è preoccupato <strong>di</strong> riattaccare<br />
i pezzi del mio cuore, <strong>di</strong> tentare<br />
almeno <strong>di</strong> incollare qualche<br />
frammento che non si trovava<br />
più! Piango anche quando provo<br />
un’emozione forte, positiva o<br />
negativa che sia. Piango, soprattutto,<br />
quando sono inferocita:<br />
non riesco a farci niente, le lacrime<br />
mi sgorgano giù dagli occhi<br />
senza che io riesca a controllarle.<br />
Mi preoccupo poco <strong>di</strong> quello<br />
che gli altri pensano, non sento<br />
il bisogno <strong>di</strong> giustificarmi. Mi<br />
sono sfogata, ecco tutto!”<br />
Sono sicura che molti la pensano<br />
come me, però c’è anche da<br />
<strong>di</strong>re che i tempi sono cambiati!<br />
Già, gli uomini… Si sa, le donne<br />
hanno la lacrimuccia più facile,<br />
ecc…<br />
I maschietti, invece, non possono<br />
mica fare la figura dalle femminucce…<br />
Calma e sangue freddo.<br />
I tempi sono cambiati. I pro<strong>di</strong><br />
combattenti e le fanciulle svenevoli,<br />
con il fazzoletto sempre<br />
sotto il naso, non esistono più!<br />
I ruoli, maschile e femminile,<br />
non sono più gli stessi. Oggi trovi<br />
l’uomo che, a cambiare pannolini<br />
e a cucinare, è più bravo<br />
della donna e la donna in carriera<br />
che guida un’azienda con mano<br />
ferma e sicura. E allora? Allora<br />
via libera alle lacrime, senza esagerare<br />
però. Se non scendono<br />
spontaneamente, non possiamo<br />
certo autoflagellarci perché abbiamo<br />
il cuore duro. Di pianti forzati<br />
in giro se ne vedono forse<br />
un po’ troppi. Basta guardare<br />
certi programmi alla tv, dove le<br />
lacrime degli “sfigati” (veri o falsi),<br />
servono a inchiodare allo schermo<br />
gli spettatori per propinare<br />
loro storie <strong>di</strong> or<strong>di</strong>naria umanità.<br />
Per sentirsi meno soli, però, c’è<br />
bisogno <strong>di</strong> piangere e <strong>di</strong> veder<br />
piangere, per ricordarci che a<br />
tenere tutto dentro, nel faticosissimo<br />
tentativo <strong>di</strong> essere imperturbabili<br />
e <strong>di</strong> indossare maschere<br />
senza espressione, nessuno ci<br />
guadagna. Di fronte a certe trage<strong>di</strong>e,<br />
poi, è quasi impossibile<br />
mantenere il cosiddetto contegno.<br />
“Quando a settembre del<br />
2001 c’è stato l’attentato terroristico<br />
contro l’America, io ho<br />
pianto. Ho pianto per le scene<br />
che ho visto, per tutte quelle<br />
persone morte e per la paura <strong>di</strong><br />
cosa sarebbe potuto capitare al<br />
mondo. Alla tv ho visto piangere<br />
anche presentatori e giornalisti,<br />
visibilmente sconvolti. Quelle<br />
non erano lacrime facili, l’emozione<br />
era troppo forte per riuscire<br />
a reprimerle. Perfino in classe<br />
abbiamo parlato <strong>di</strong> quanto stava<br />
succedendo e anche altri hanno<br />
pianto. Nessuno si è vergognato!”<br />
Trage<strong>di</strong>e collettive, la per<strong>di</strong>ta<br />
<strong>di</strong> una persona cara, gravi<br />
malattie, fallimenti, ma anche<br />
paura, rabbia, sconforto, esasperazione,<br />
il bisogno inconfessato<br />
<strong>di</strong> attirare l’attenzione degli<br />
altri, per farsi magari anche un<br />
po’ compatire, per sentirsi meno<br />
soli. Sono tante le cause che<br />
provocano il pianto. A volte,<br />
però, <strong>di</strong>etro a copiose e amare<br />
lacrime <strong>di</strong> <strong>di</strong>sperazione, si<br />
nasconde un <strong>di</strong>sagio psicologico,<br />
l’incapacità <strong>di</strong> affrontare i problemi<br />
per quello che veramente<br />
sono e cioè ostacoli che, nella<br />
stragrande maggioranza dei casi,<br />
possono essere risolti. Sono<br />
poche le cose irreparabili. E non<br />
è finita qui, perché ci sono anche<br />
ragazzi che piangono a lungo e<br />
davanti a tutti, quando vengono<br />
bocciati, se un compito va male<br />
o se fanno scena muta alle interrogazioni.<br />
È un’impresa sempre<br />
più <strong>di</strong>fficile, oggi, imparare a<br />
fronteggiare i problemi, piccoli o<br />
gran<strong>di</strong>, collocandoli nel loro giusto<br />
contesto senza lasciarsi travolgere<br />
dall’onda devastante dell’autocommiserazione,<br />
della<br />
sfiducia e del pessimismo. La<br />
cronaca nera riferisce troppo<br />
spesso <strong>di</strong> trage<strong>di</strong>e consumate<br />
nella più completa solitu<strong>di</strong>ne,<br />
nella più totale <strong>di</strong>sperazione per<br />
essere stati mollati dal ragazzo o<br />
perché il fratello ha <strong>di</strong>strutto il<br />
motorino o per una bocciatura<br />
a scuola.<br />
Come se fossero accadute delle<br />
catastrofi a cui non c’è rime<strong>di</strong>o:<br />
ed è proprio con questi stati d’animo<br />
che certi fatti vengono vissuti.<br />
Mamma mia, com’è faticoso<br />
vivere così! Intanto, però, non<br />
<strong>di</strong>mentichiamo che ci sono<br />
anche lacrime <strong>di</strong> gioia, <strong>di</strong> sollievo,<br />
<strong>di</strong> tenerezza, quelle che sgorgano<br />
inarrestabili quando viviamo<br />
emozioni intense che<br />
chiamano a rapporto la nostra<br />
istintività, la nostra natura umana,<br />
la nostra capacità <strong>di</strong> commuoverci.<br />
A casa, quando io e la mia<br />
famiglia guar<strong>di</strong>amo insieme un<br />
film strappalacrime, un po’ a tutti<br />
esce almeno una lacrima. E se<br />
capita <strong>di</strong> piangere, lo facciamo<br />
in silenzio, coprendoci la faccia<br />
con le mani o facendo finta <strong>di</strong><br />
avere il raffreddore. Diventano<br />
molto luci<strong>di</strong> anche gli occhi <strong>di</strong><br />
mia madre, che pure è una<br />
donna forte e che <strong>di</strong> esperienze<br />
nella vita, ne ha vissute tante! Mi<br />
fa tanta tenerezza nel vedere la<br />
sua vergogna, è vero, ma non ha<br />
perso la capacità <strong>di</strong> piangere e<br />
<strong>di</strong> commuoversi. E lei non è<br />
certo una persona debole!<br />
Che altro <strong>di</strong>re: piangete e non<br />
vergognatevi se lo fate, perché<br />
quando avete bisogno <strong>di</strong> sfogarvi<br />
o siete tremendamente tristi,<br />
chi meglio <strong>di</strong> un bel pianto<br />
può aiutarvi a ritrovare il sorriso?<br />
Debora Gagliar<strong>di</strong><br />
L.S.P.P., I C<br />
TRISTEZZA<br />
Ci sono sofferenze che tutti<br />
noi conosciamo, ma ce<br />
ne sono tante altre nascoste<br />
nel cuore <strong>di</strong> una sola persona,<br />
sofferenze <strong>di</strong> cui nessuno conosce<br />
l’esistenza.<br />
Ed è lì che la tristezza si fa sentire.<br />
Attraverso i sentieri dell’anima,<br />
attraverso quel magone che non<br />
riusciamo a mandare giù … essa<br />
arriva fino al nostro cuore come<br />
un fiume che erode e porta via<br />
pian piano tutti i nostri sentimenti,<br />
le nostre speranze, i nostri sogni<br />
… e ci lascia solo un vuoto incolmabile,<br />
quel vuoto che emerge<br />
attraverso lo sguardo <strong>di</strong> tutti coloro<br />
che conoscono la tristezza, uno<br />
sguardo spento, assente … che<br />
raramente si lascia penetrare.<br />
A pochi è concesso <strong>di</strong> guardare al<br />
<strong>di</strong> là <strong>di</strong> quello sguardo, a pochi è<br />
concesso <strong>di</strong> osservare la tristezza<br />
senza esserne le vittime.<br />
A quanti <strong>di</strong> voi sarà capitato <strong>di</strong><br />
essere tristi, almeno per un<br />
momento?<br />
Credo che non esista persona al<br />
mondo che non abbia mai sofferto<br />
ma … vedete … a volte la<br />
tristezza è solo <strong>di</strong> passaggio: ti<br />
guarda, ti stu<strong>di</strong>a, capisce che non<br />
sei il suo tipo e se ne va .<br />
A volte, però, rimane più a lungo:<br />
ti <strong>di</strong>strugge, ti segna ed è impossibile<br />
tornare gli stessi <strong>di</strong> prima. E’<br />
come un male incurabile che giorno<br />
dopo giorno ti indebolisce e ti<br />
rende vulnerabile su qualsiasi fronte.<br />
Molti, arrivati a questo punto, decidono<br />
<strong>di</strong> arrendersi, <strong>di</strong> lasciarsi<br />
andare … altri si chiudono a riccio,<br />
innalzano un muro impossibile<br />
da <strong>di</strong>struggere, un muro che<br />
li isola da tutto e da tutti per sempre.<br />
Ecco che cos’è la tristezza.<br />
Non è alzarsi un mattino e <strong>di</strong>re:<br />
“oggi sono triste perché ho il compito<br />
<strong>di</strong> matematica e ho litigato<br />
con il mio ragazzo”.<br />
La vera tristezza c’é solo quando<br />
tu, vittima, riesci a descriverla.<br />
Cristiana Stramazzotti<br />
L.S.P.P., IC
Come tutti sanno,la<br />
prima repubblica,la<br />
più antica in or<strong>di</strong>ne<br />
storico,è stata la res<br />
pubblica romana,la forma<br />
<strong>di</strong> governo tanto lodata da<br />
Cicerone come la migliore<br />
e la sola capace <strong>di</strong> resistere<br />
a l l a c o r r o s i o n e d e l<br />
t e m p o e d e i c o s t u -<br />
mi,seppur allora oligarchica<br />
e senatoria.Si è dovuto<br />
però aspettare fino alla<br />
metà del secolo scorso per<br />
poter tornare a parlare <strong>di</strong><br />
repubblica,ora democratica,in<br />
Italia,quando il voto<br />
degli uomini e,per la prima<br />
volta,delle donne ha segnato<br />
una svolta democratica<br />
e repubblicana della nazio-<br />
Q uesti giar<strong>di</strong>ni sono deserti<br />
Neanche un bambino che gioca<br />
O un gruppo <strong>di</strong> ragazzi<br />
Che siedono su una panchina…<br />
Ci sono solo io,<br />
io e il rumore delle automobili<br />
che passano qui sotto,<br />
neanche gli uccelli<br />
si posano più su questi rami…<br />
ci sono solo io,<br />
io e questo immenso cielo che mi sovrasta<br />
ci sono solo io,<br />
io e me stessa…<br />
e sto lottando<br />
per far allontanare la parte peggiore,<br />
quella pessimista che ama la solitu<strong>di</strong>ne.<br />
Forse ce la faccio,<br />
o forse è troppo tar<strong>di</strong> per cambiare.<br />
Spero solo che qualcuno<br />
Venga qui,<br />
in questi giar<strong>di</strong>ni deserti e mi chieda <strong>di</strong> partire,<br />
<strong>di</strong> andare via e ricominciare…<br />
non mi importa chi,<br />
non mi importa se è un bravo ragazzo o no…<br />
io lo seguirò<br />
perché voglio vivere in un altro mondo,<br />
qualsiasi mondo…<br />
ma non questo.<br />
Cristina Stramazzotti<br />
L.S.P.P., I C<br />
ne;pertanto il cambiamento<br />
delle strutture politiche ha<br />
influito ra<strong>di</strong>calmente sulla<br />
società e sulla cultura italiana.<br />
De<strong>di</strong>cato a questo tema è il<br />
ciclo <strong>di</strong> conferenze,intitolato<br />
“Le origini della repubblica”,tenuto<br />
presso la Sala del<br />
l a m p a d a r i o d e l C i r c o l o<br />
Citta<strong>di</strong>no <strong>di</strong> <strong>Jesi</strong> nel primo<br />
semestre del presente anno<br />
scolastico.Grazie all’organizzazione<br />
dei docenti del Liceo<br />
classico Vittorio Emanuele II<br />
e in collab orazione con<br />
l’Istituto Regionale per la Storia<br />
del Movimento <strong>di</strong> Liberazione<br />
nelle Marche,alcuni tra i più<br />
importanti storici <strong>di</strong> rilievo<br />
nazionale si sono avvicendati<br />
LA SOLITUDINE<br />
Corso <strong>di</strong> storia al liceo classico<br />
LE ORIGINI<br />
DELLA REPUBBLICA<br />
nella trattazione <strong>di</strong> argomenti<br />
<strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne politico,sociale e<br />
culturale.<br />
Oltre alla ricca e interessante<br />
documentazione esposta dai<br />
relatori,hanno avuto un nuovo<br />
ed importante ruolo anche gli<br />
studenti:alcuni,su incoraggiamento<br />
dei professori,si sono<br />
improvvisati presentatori delle<br />
conferenze,illustrando al pubblico<br />
un breve excursus degli<br />
stu<strong>di</strong> universitari e delle pubblicazioni<br />
degli storici.Una nota<br />
particolare merita la lezione<br />
tenuta dal professor Renato<br />
Moro (il nipote dello statista<br />
ucciso dalle BR) che è stata<br />
accompagnata al pianoforte<br />
da una studentessa del liceo<br />
con la melo<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Francesco<br />
De Gregori “La storia siamo<br />
noi”.<br />
Si è registrata tra il pubblico,oltre<br />
alla maggioranza degli<br />
studenti dell’ultimo anno,una<br />
grande affluenza <strong>di</strong> ragazzi<br />
delle classi inferiori,dovuta probabilmente<br />
ai nuovi punti <strong>di</strong><br />
vista attraverso cui è stato esaminato<br />
il periodo e le situazioni<br />
storiche in questione:tra<br />
questi si segnalano i nuovi<br />
sistemi <strong>di</strong> propaganda eletto-<br />
rale utilizzati dai partiti nei<br />
primi anni ’50 e presentati dal<br />
professor Giorgio Vecchio;il<br />
ruolo delle donne nei movimenti<br />
politici e quali compagne<br />
<strong>di</strong> importanti uomini <strong>di</strong><br />
stato che hanno determinato<br />
il passaggio da una forma istituzionale<br />
all’altra;lo sport<br />
come collante che ha unito<br />
un’Italia frammentata da regionalismi<br />
e da <strong>di</strong>sparità economiche<br />
e sociali.La nascita della<br />
repubblica è stata così presentata<br />
anche attraverso tematiche<br />
innovative e originali che<br />
sono servite a contestualizzarla<br />
in maniera più approfon<strong>di</strong>ta.<br />
Questa iniziativa culturale,al<br />
suo secondo anno <strong>di</strong> attuazione,ha<br />
contribuito a rinsaldare<br />
e a tutelare nei giovani<br />
ascoltatori,in un momento così<br />
<strong>di</strong>fficile come quello presente,alle<br />
soglie <strong>di</strong> una probabile<br />
guerra nel Me<strong>di</strong>o Oriente,i<br />
valori fondanti del nostro Stato<br />
dettati dalla Costituzione.<br />
Un ringraziamento particolare<br />
alla professoressa Paola<br />
Pa l m i e r i e a l p r o f e s s o r<br />
Federico Lecchi che si sono<br />
adoperati per organizzare al<br />
meglio gli incontri,apprezzati<br />
vivamente dagli studenti.<br />
Carlo Bottegoni<br />
L.C,. II B<br />
Antonio Fontanesi, Solitu<strong>di</strong>ne. Olio su tela. Cm 115x150. 1875 ca.<br />
(Reggio Emilia, Musei Civici).<br />
7<br />
5/03
8<br />
5/03<br />
GENITORI E FIGLI: AMICI O<br />
NEMICI?<br />
1. Hai paura <strong>di</strong> confessare ai tuoi<br />
genitori le tue trasgressioni?<br />
2. I tuoi genitori ti lasciano uscire<br />
dopo cena?<br />
3. I tuoi genitori sono costantemente<br />
preoccupati per il lavoro ed<br />
il denaro?<br />
4. I tuoi genitori sono troppo rigi<strong>di</strong><br />
per quanto riguarda i tuoi appuntamenti?<br />
5. I genitori interferiscono nella scelta<br />
dei tuoi amici?<br />
6. I tuoi genitori ti assillano continuamente<br />
per lo stu<strong>di</strong>o?<br />
7. I tuoi genitori ammettono che<br />
qualche volta puoi avere ragione?<br />
8. Quando sarai adulto e avrai dei<br />
figli adotterai lo stesso metodo educativo<br />
usato dai tuoi genitori nei<br />
tuoi confronti?<br />
9. Secondo te i genitori si comportano<br />
in maniera <strong>di</strong>versa a seconda<br />
del sesso del proprio figlio?<br />
10. I tuoi genitori fanno delle parzialità<br />
nei confronti dei propri figli<br />
in<strong>di</strong>pendentemente dal sesso?<br />
11. Vorresti che i tuoi genitori ti trattassero<br />
da adulto?<br />
12. I tuoi genitori interferiscono nel<br />
modo in cui spen<strong>di</strong> il tuo denaro?<br />
La trage<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Novi Ligure ed altri<br />
drammatici fatti <strong>di</strong> cronaca ci hanno<br />
indotto a riflettere sulla qualità dei<br />
rapporti tra genitori e figli: amici, nemici<br />
o complici?<br />
Dall’analisi dei grafici (risultato dell’inchiesta<br />
condotta su tutti gli alunni<br />
frequentanti il Liceo Socio-Psico<br />
Pedagogico e il Liceo delle Scienze<br />
Sociali) emerge un quadro variegato;<br />
ma il dato, che non può essere in<br />
nessun modo ignorato, è quello<br />
relativo al desiderio <strong>di</strong> autonomia<br />
degli adolescenti che è una costante<br />
del questionario. Alla domanda:<br />
“ Vorresti che i tuoi genitori ti trattassero<br />
da adulto?” un consistente<br />
81% ha detto SI, mentre soltanto<br />
il residuo 19% <strong>di</strong>chiara <strong>di</strong> non essere<br />
affatto <strong>di</strong>spiaciuto del modo in<br />
cui i propri genitori lo trattano.<br />
Quello della “interferenza” nelle<br />
proprie questioni personali è un<br />
altro tema spinoso ed inevitabilmente<br />
connesso alla volontà <strong>di</strong> recidere<br />
in maniera più o meno forte<br />
i legami con i propri genitori. Così<br />
che se l’influenza “esterna” non<br />
sembra essere particolarmente pressante<br />
per quel che concerne l’uscire<br />
dopo cena e altri appuntamenti,<br />
la scelta degli amici o la gestione<br />
del proprio denaro, questa si fa<br />
alquanto marcata quando si parla<br />
<strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o: 1\4 dei giovani intervistati<br />
ammette <strong>di</strong> essere continuamente<br />
assillato dai propri familiari mentre<br />
la percentuale dei ragazzi “immuni”<br />
dal coinvolgimento dei genitori<br />
si attesta intorno al 27%.<br />
Stando alla nostra inchiesta, emerge<br />
un ritratto dei genitori <strong>di</strong> oggi in<br />
cui molti non potranno non riconoscersi:<br />
sono quelli per i quali il<br />
denaro e il lavoro rappresentano<br />
ancora preoccupazioni notevoli,<br />
sono quelli nei confronti dei quali<br />
i figli nutrono ancora un certo timore<br />
nel confessare le loro trasgressioni,<br />
sono quelli che adottano trattamenti<br />
<strong>di</strong>fferenti verso i propri figli,<br />
spesso a seconda del sesso, ma in<br />
certe occasioni anche in<strong>di</strong>pendentemente<br />
da questa variabile; occorre<br />
però riconoscere, ad onor del<br />
vero, che i nostri genitori (e questo<br />
non è poco) sono capaci, non sempre<br />
ma talvolta, <strong>di</strong> riconoscere che<br />
possiamo aver ragione.<br />
Altamente significativa la domanda<br />
numero otto nella quale si trova la<br />
chiave <strong>di</strong> risposta a numerosi inter-<br />
rogativi. Il fatto che solo il 18% dei<br />
giovani si sia <strong>di</strong>chiarato <strong>di</strong>sposto ad<br />
adottare nei confronti dei propri<br />
figli la stessa strategia educativa utilizzata<br />
dai propri genitori con loro,<br />
contro il 30% dei contrari e il 52%<br />
degli insicuri deve indurre, da un<br />
lato, chi <strong>di</strong> dovere a riflettere sul proprio<br />
metodo educativo e, dall’ altro<br />
gli adolescenti a capire le <strong>di</strong>fficoltà<br />
che anche i genitori vivono in questo<br />
periodo, al fine <strong>di</strong> creare una relazione<br />
nella quale le esigenze degli<br />
uni collimino o, per lo meno, non<br />
vengano represse dagli altri e <strong>di</strong> dar<br />
vita quin<strong>di</strong> ad un rapporto improntato<br />
alla comprensione e al rispetto<br />
reciproco.<br />
Quali sono le attività più <strong>di</strong>vertenti per<br />
gli adolescenti?<br />
Conclusione<br />
Dall’analisi del seguente grafico si<br />
evince che le attività pre<strong>di</strong>lette dai<br />
ragazzi sottoposti al test sono:<br />
1. ascoltare la musica ed andare ai<br />
concerti;<br />
2. svolgere attività sociali con gli<br />
amici;<br />
3. stare in compagnia del proprio<br />
patner;<br />
4. fare shopping;<br />
5. guardare la televisione ed andare<br />
al cinema.<br />
Difatti la prima ha raggiunto una<br />
percentuali pari al 100%, la seconda<br />
pari al 94,4%, la terza al 77,7%<br />
e infine le ultime due sono state scelte<br />
a parimerito dal 66,6% degli<br />
intervistati.<br />
Realizzato e redatto al computer:<br />
Silvia Serini, Giulia Romagnoli<br />
Realizzazione copertina a cura <strong>di</strong>:<br />
Paola Ramazzotti, Stefania Gresti<br />
Alla realizzazione del questionario<br />
hanno collaborato tutte le alunne<br />
delle classe IV B, L.S.P.P.
E’probabilmente la prima<br />
volta, a livello regionale,<br />
che un Liceo Socio<br />
Psico Pedagogico si affianca<br />
ad una Cooperativa Sociale<br />
per realizzare un incontro<br />
scuola- lavoro.<br />
Ne è nato un progetto che ha<br />
permesso ad un<strong>di</strong>ci ragazze delle<br />
attuali quinte del Liceo Socio<br />
Psico Pedagogico <strong>di</strong> <strong>Jesi</strong>, <strong>di</strong>vise in<br />
coppie, <strong>di</strong> affiancare gli educatori<br />
nei centri <strong>di</strong>urni per <strong>di</strong>sabili gestiti<br />
dalla Coo.S.S. Marche.<br />
Elemento ispiratore <strong>di</strong> tale<br />
Cooperativa è la promozione<br />
umana e l’integrazione sociale<br />
dei citta<strong>di</strong>ni, tramite l’erogazione<br />
<strong>di</strong> servizi socio- sanitari ed educativi,<br />
in favore delle fasce più<br />
deboli della popolazione, al fine<br />
<strong>di</strong> completare le funzioni svolte<br />
dagli enti pubblici.<br />
I servizi sociali promossi dalla<br />
Cooperativa sono destinati a<br />
<strong>di</strong>verse categorie <strong>di</strong> utenti: terza<br />
età, infanzia, minori a rischio,<br />
psichiatria, tossico<strong>di</strong>pendenza e<br />
<strong>di</strong>sabilità.<br />
Proprio nel servizio han<strong>di</strong>cap del<br />
<strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Jesi</strong> e della Vallesina<br />
Ingre<strong>di</strong>enti:<br />
Il Liceo Socio Psico Pedagogico <strong>di</strong> <strong>Jesi</strong> incontra la Coo.S.S. Marche<br />
UN’ESTATE PARTICOLARE<br />
Un<strong>di</strong>ci ragazze affiancano gli educatori nei centri per <strong>di</strong>sabili<br />
(gestito dalla Coo.S.S. Marche)<br />
sono state inserite le un<strong>di</strong>ci ragazze<br />
che durante l’estate si sono<br />
alternate nei vari centri <strong>di</strong>urni<br />
presenti nel territorio.<br />
Gli obiettivi <strong>di</strong> partenza <strong>di</strong> questo<br />
tirocinio erano sia una prima<br />
opportunità <strong>di</strong> avvicinarsi al<br />
mondo del lavoro e trovare un<br />
riscontro pratico delle <strong>di</strong>scipline<br />
d’in<strong>di</strong>rizzo, sia un orientamento<br />
per una futura scelta in ambito<br />
lavorativo o universitario, nonché<br />
una crescita personale.<br />
Lo stage effettivo è stato preceduto<br />
da una settimana <strong>di</strong> preparazione<br />
“molto particolare”<br />
mirata ad esteriorizzare le capacità<br />
<strong>di</strong> ognuna delle ragazze, in<br />
particolare quelle che sarebbero<br />
potute risultare utili nelle settimane<br />
seguenti.<br />
Dall’osservazione dei vari centri,<br />
le ragazze hanno riscontrato<br />
che questi, pur perseguendo lo<br />
stesso obiettivo <strong>di</strong> riabilitazione<br />
ed inserimento sociale, si <strong>di</strong>fferenziano<br />
per le <strong>di</strong>verse attività<br />
manuali, che vanno dalla lavorazione<br />
della ceramica, a quella<br />
del cuoio, da quella del midolli-<br />
no , a quella della rilegatura dei<br />
libri, stabilite in base alla tipologia<br />
e alla gravità dell’han<strong>di</strong>cap<br />
dell’utenza.<br />
Altra attività promossa dalla<br />
Cooperativa è l’educazione<br />
motoria, sia in piscina, sia in<br />
un’apposita struttura dove si alternano<br />
gli utenti dei vari centri.<br />
La produzione dei manufatti ha<br />
finalità educative: rendere i ragazzi<br />
consapevoli delle proprie capacità,<br />
instaurare rapporti <strong>di</strong> collaborazione<br />
e amicizia fra <strong>di</strong> loro,<br />
responsabilizzarli e renderli consapevoli<br />
della sequenzialità delle<br />
azioni, così da utilizzarla nella<br />
semplice vita quoti<strong>di</strong>ana.<br />
A conclusione del tirocinio le<br />
ragazze hanno avuto la possibilità<br />
<strong>di</strong> confrontare le proprie esperienze<br />
rivivendo le emozioni, ma<br />
anche i momenti <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà.<br />
Ne è emerso che tutte sono riuscite<br />
a sod<strong>di</strong>sfare pienamente le<br />
proprie aspettative, nonostante<br />
fossero molto <strong>di</strong>fferenti: c’è chi<br />
è riuscita a chiarire le proprie<br />
aspirazioni lavorative, chi ha trovato<br />
un momento per riflettere,<br />
chi ha acquisito nuove capacità<br />
e chi le ha scoperte.<br />
Si sono rese conto che il lavoro<br />
dell’educatore, a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong><br />
altri, richiede molta pazienza,<br />
devozione e soprattutto flessibilità<br />
nei tempi, nei ritmi e nelle<br />
metodologie da applicare; persone<br />
come ragazzi <strong>di</strong>sabili infatti,<br />
ogni giorno potrebbero evidenziare<br />
una parte <strong>di</strong>versa del<br />
loro essere, della loro personalità,<br />
che molte volte è <strong>di</strong>fficile adeguare<br />
agli obiettivi fissati.<br />
Tutte inoltre sono giunte a conclusione<br />
che questo tirocinio è<br />
stato veramente formativo, perché<br />
ha permesso loro <strong>di</strong> capire<br />
quanto sia importante, in una<br />
società frenetica come la nostra,<br />
fermarsi <strong>di</strong> tanto in tanto a riflettere<br />
e pensare che esistono persone<br />
che, anche se non riescono<br />
a seguirci, potrebbero darci ugualmente<br />
tanto.<br />
Emanuela Banchetti, Maila Cannucciari<br />
L.S.P.P., V B<br />
Alessandra David, Elisa Santinelli<br />
L.S.P.P., V C<br />
RICETTA DEL BUON<br />
LABORATORIO TEATRALE<br />
q una ventina <strong>di</strong> ragazzi<br />
(o meglio, una ventina<br />
<strong>di</strong> ragazze più Gabriele<br />
Sarti L.C., II C)<br />
q un uomo dall’aspetto<br />
bizzarro: una faccia<br />
simpatica da persona<br />
non troppo seria ( ma<br />
non giu<strong>di</strong>cate dalle<br />
apparenze) il, così<br />
detto, Maestro<br />
q una stanza<br />
Preparazione:<br />
q inserire gli ingre<strong>di</strong>enti<br />
nella stanza<br />
q mescolate bene<br />
aggiungendo un po’ <strong>di</strong><br />
passione per la recitazione<br />
q allungate l’impasto con<br />
stupidaggini varie svolazzanti<br />
qua e là e un<br />
po’ <strong>di</strong> pazzia<br />
Consigli dello chef:<br />
q fornite all’impasto un<br />
qualsiasi testo teatrale<br />
per ottenere una lievitazione<br />
ottimale<br />
q gustate il sapore amichevole<br />
e confidenziale<br />
che affiora dopo<br />
poco tempo<br />
q mettete in conto paura,<br />
successi, delusioni<br />
N.B. La seguente ricetta descrive un prodotto D.O.C. fornito dal laboratorio teatrale del Liceo<br />
Classico Vittorio Emanuele II <strong>di</strong> <strong>Jesi</strong> ( completo <strong>di</strong> sezioni annesse).<br />
Presentazione in tavola:<br />
q arricchire con costumi<br />
e giar<strong>di</strong>no del Liceo<br />
Socio-Psico Pedagogico<br />
e Liceo delle Scienze<br />
Sociali<br />
q aggiungere la frenesia<br />
e le palpitazioni della<br />
“prima” (momento in<br />
cui l’attore ha un solo<br />
pensiero fisso: “si va in<br />
scena!!!”)<br />
q far risuonare <strong>di</strong>etro le<br />
quinte ( uno degli alberi<br />
del giar<strong>di</strong>no citato)<br />
un motto tipico che in<br />
francese suona così:<br />
“Tanta, tanta merda!!!”<br />
9<br />
5/03
10<br />
5/03<br />
UN VIAGGIO ALLE ORIGINI<br />
DELLA STAMPA<br />
Sabato 5 ottobre 2002 la classe<br />
V A del Liceo Classico<br />
Statale “Vittorio Emanuele<br />
II” si è recata a Palazzo Pianetti<br />
Vecchio, ex monastero <strong>di</strong> clarisse<br />
e o<strong>di</strong>erna sede del S.A.S. o Museo<br />
delle Arti Grafiche.<br />
Nel 1450, con l’invenzione della<br />
stampa <strong>di</strong> Gutenberg, sorsero<br />
molte tipografie in Europa e, in<br />
quel periodo, Federico Conti nel<br />
1455 vi aprì la sua tipografia proprio<br />
a <strong>Jesi</strong>.<br />
L’invenzione della stampa fu una<br />
grande innovazione poiché sostituì<br />
il lavoro che prima veniva svolto<br />
dai monaci amanuensi.<br />
Nel museo, oltre a macchine tipografiche<br />
moderne, vi è un torchio<br />
del Settecento. Il torchio, interamente<br />
in legno, è composto da<br />
una vite senza fine, da un torcolo e<br />
da un carrello, su cui veniva posto<br />
il foglio; dopo questa operazione,<br />
veniva mosso il torcolo e le lettere,<br />
incise su caratteri mobili <strong>di</strong><br />
piombo, (posizionati sul compositoio)<br />
venivano così impresse sul<br />
foglio.<br />
Nel museo sono inoltre presenti<br />
parecchie copie <strong>di</strong> libri <strong>di</strong> cui vengono<br />
evidenziate le parti principali:<br />
- Il colofon<br />
- La miniatura<br />
- Il frontespizio<br />
- L’illustrazione<br />
- La marca tipografica<br />
Il colofon è la frase che l’autore scri-<br />
Il salone del Museo delle Arti Grafiche <strong>di</strong> <strong>Jesi</strong>.<br />
veva a termine della sua opera:<br />
solitamente è una frase <strong>di</strong> ringraziamento<br />
a Dio per avergli conferito<br />
la forza <strong>di</strong> portare a compimento<br />
la sua opera.<br />
La miniatura è la prima lettera del<br />
testo che i monaci amanuensi<br />
decoravano con oro e colori.<br />
Il frontespizio è la prima pagina del<br />
libro, in cui compaiono il titolo,<br />
l’autore del libro e anche la tipografia<br />
in cui è stato stampato.<br />
La marca tipografica è un piccolo<br />
<strong>di</strong>segno che variava da tipografia<br />
a tipografia e corrisponde all’attuale<br />
‘stemma” delle varie case e<strong>di</strong>trici.<br />
Nel museo sono presenti un’e<strong>di</strong>zione<br />
dell’Iliade in greco, vari volumi<br />
per l’insegnamento della musica<br />
gregoriana e una copia della<br />
Divina Comme<strong>di</strong>a che appartiene<br />
alla categoria degli incunaboli.<br />
Gli incunaboli sono i libri stampati<br />
prima del Cinquecento e prendono<br />
il loro nome dal termine<br />
latino incunabulum (culla): essi conservano<br />
le caratteristiche <strong>di</strong> manoscritti<br />
perchè il popolo non li avrebbe<br />
accettati, dal momento che essi<br />
erano una novità per quel periodo.<br />
Negli incunaboli non compaiono<br />
il frontespizio nè la miniatura;<br />
compaiono le iniziali<br />
xilografiche, ossia le miniature<br />
“stampate”.<br />
La copia della Divina Comme<strong>di</strong>a<br />
conservata nel museo è una delle<br />
tre che appartengono alle e<strong>di</strong>zioni<br />
principi ed è il primo libro che è<br />
stato stampato a <strong>Jesi</strong>. Le altre due<br />
copie sono conservate a Foligno<br />
e a Mantova. Il primo libro stampato<br />
della storia è un’e<strong>di</strong>zione<br />
della Bibbia pubblicata da<br />
Gutenberg.<br />
Alla fine della visita agli alunni è<br />
stata proposta un’interessante attività:<br />
sono stati <strong>di</strong>visi in gruppi e<br />
sono state <strong>di</strong>stribuite loro delle<br />
immagini nelle quali dovevano<br />
THREE<br />
WONDERFUL<br />
DAYS!<br />
You have probably heard<br />
about it and this time it<br />
was our turn!….<br />
We are the students of the third<br />
year of Liceo delle Scienze Sociali<br />
and Liceo Socio-Psico-Pedagogico<br />
and on the 27 th and 28 th of<br />
February and on the 1 st of March<br />
we participated in the activity that<br />
every year is held in our school:<br />
THREE DAYS IN ENGLISH.<br />
The two classes were <strong>di</strong>vided into<br />
three groups: the RAINBOW, the<br />
CHILD and the DOVE. In the<br />
first two days every group had to<br />
prepare something <strong>di</strong>fferent guided<br />
by our English teachers: Mrs<br />
Maceratini, Mrs Ragaglia and our<br />
English assistant Julia.<br />
This year we dealt with the world<br />
of children and their games.<br />
The group of CHILD and DOVE<br />
prepared tra<strong>di</strong>tional English nursery<br />
rhymes, chants, songs for skipping<br />
the rope, counting rhymes<br />
and miming songs.<br />
We have chosen rhymes that have<br />
been sung and repeated by English<br />
children for many generations and<br />
we enjoyed learning them very<br />
much. For a short time we went<br />
back to our childhood, we behaved<br />
like little children.<br />
The group of the RAINBOW<br />
worked on the famous tale “Little<br />
Red Ri<strong>di</strong>ng Hood”: a group prepared<br />
the tra<strong>di</strong>tional version,<br />
essere riconosciute le varie parti<br />
precedentemente menzionate: il<br />
colofon, le miniature, la marca tipografica,<br />
il frontespizio e l’illustrazione.<br />
Valentina Carboni<br />
Ilaria Marrocchi<br />
Jessica Sebastianelli<br />
Roberta Tittarelli<br />
L.C. , V A<br />
another a very modern remake of<br />
it and a third a funny rhyme by<br />
Roal Dahl.<br />
On the third day we presented our<br />
works to the other schoolmates:<br />
of course we not only tried to live<br />
our part to our best, but we also<br />
dressed up as children.<br />
On the second day we organised<br />
an ENGLISH LUNCH with typical<br />
English food which we prepared<br />
ourselves, and we invited<br />
our teachers and our Headmaster<br />
to enjoy the meal together. They<br />
seemed to appreciate it!<br />
In the afternoon we played some<br />
games and an exciting TREASU-<br />
RE HUNT which aroused all our<br />
energy and enthusiasm.<br />
At the end we can say that those<br />
were three very hard days, sometimes<br />
the activities were deman<strong>di</strong>ng<br />
and stressing but never<br />
boring. We all feel it was a good<br />
experience: we have improved<br />
our English learning new words<br />
and using the language in a <strong>di</strong>ffer<br />
e n t w ay , w e h av e l e a r n t<br />
something new about English life<br />
and above all we enjoyed working<br />
with pupils of another class and<br />
we had the chance to get to know<br />
each other better.<br />
Eleonora Bastari<br />
Lorena Massaccesi<br />
L.S.P.P., III B
Nel pomeriggio <strong>di</strong> giovedì<br />
6 marzo <strong>2003</strong><br />
si è tenuta la presentazione<br />
finale delle attività<br />
svolte durante le due giornate<br />
in lingua delle classi IA<br />
e IB del Liceo Classico.<br />
Sebbene le due sezioni non<br />
abbiano mai intrecciato rapporti<br />
<strong>di</strong> convivenza pacifica,<br />
il lavoro <strong>di</strong> gruppo ci ha<br />
costretti ad operare insieme…Ma<br />
che fatica sotterrare<br />
l’ascia <strong>di</strong> guerra!<br />
L’infanzia è stato il tema<br />
principale della nostra attività,<br />
argomento che ci ha a<br />
poco a poco avvicinati,<br />
facendoci scoprire i lati in<br />
comune e le nostre costruttive<br />
<strong>di</strong>fferenze. Ci ha fatto<br />
riflettere sulla nostra con<strong>di</strong>zione<br />
privilegiata rispetto alle<br />
realtà <strong>di</strong> tanti fratelli lontani,<br />
ci ha fatto capire che, prima<br />
<strong>di</strong> abbracciare ideali estremi,<br />
come molto spesso accade<br />
fra i nostri coetanei,<br />
dovremmo soffermarci su<br />
quelli che sono i veri valori<br />
dell’esistenza.<br />
Queste intense giornate in<br />
lingua durante le quali ci<br />
siamo ritrovati a parlare fra<br />
<strong>di</strong> noi, “rigorosamente” in<br />
inglese, delle passioni, debolezze,<br />
giochi e paure che ci<br />
hanno tenuto per mano<br />
durante il nostro cammino <strong>di</strong><br />
crescita, dai nostri primi timi<strong>di</strong><br />
passi nel mondo fino ad<br />
oggi, hanno colpito nel<br />
segno. Ma all’inizio non ci<br />
sembrava poi così scontato.<br />
Noi alunni, nostro malgrado,<br />
siamo stati schierati in quattro<br />
battaglioni eterogenei,<br />
capeggiati da altrettanti abili<br />
condottieri (i prof!) che <strong>di</strong><br />
tanto in tanto organizzavano<br />
dei briefing decisivi per l’esito<br />
finale dell’impresa.<br />
Trincerati ognuno <strong>di</strong>etro il<br />
nostro banco, ci guardavamo<br />
in cagnesco, scrutando con<br />
fare circospetto i movimenti<br />
dell’avversario e guardan-<br />
DALLA LORO PARTE<br />
do attoniti i cartellini recanti<br />
le insegne dei quattro gruppi<br />
appesi controvoglia sui<br />
maglioni: “R ainb ows”,<br />
“Toddlers”, “Children” e<br />
“Doves”. In effetti queste<br />
definizioni così pacifiche ci<br />
apparivano un po’ fuori<br />
luogo e in pieno contrasto<br />
con l’atmosfera bellicosa che<br />
si respirava.<br />
Giunto il momento <strong>di</strong><br />
mostrare le foto <strong>di</strong> quando<br />
eravamo bambini per l’attività<br />
“The children we were”,<br />
il ghiaccio ha iniziato a rompersi<br />
e qualche sorriso<br />
abbozzato ha fatto capolino<br />
sui volti imbarazzati dei compagni<br />
<strong>di</strong> sventura. E’ bastato<br />
poco e ogni gruppo si è<br />
immerso con impegno nel<br />
p r o p r i o l av o r o : g l i<br />
“Arcobaleni”, investiti da inaspettata<br />
ispirazione, si sono<br />
cimentati nell’ardua composizione<br />
<strong>di</strong> poesie in lingua;<br />
i “Piccoli che gattonano”<br />
e i “Bambini” hanno preparato<br />
un programma ra<strong>di</strong>o<br />
farcito <strong>di</strong> quiz, reportages e<br />
m u s i c a , m e n t r e l e<br />
“Colombe” hanno provve-<br />
duto alla realizzazione <strong>di</strong><br />
spots, jingles e simpatiche<br />
scommesse; il tutto naturalmente<br />
legato al mondo dell’infanzia.<br />
A poco a poco i corridoi<br />
hanno incominciato a brulicare<br />
<strong>di</strong> ragazze e ragazzi<br />
<strong>di</strong>sinvolti nel portare i propri<br />
coloratissimi <strong>di</strong>stintivi.<br />
Rimaneva un solo piccolo<br />
problema: chi avrebbe provveduto<br />
al vettovagliamento?<br />
Stando al programma,<br />
avremmo dovuto assaporare<br />
le delizie culinarie <strong>di</strong> un<br />
tipico pranzo inglese cucinato<br />
con le nostre abili manine.<br />
A questo scopo una insegnante<br />
aveva generosamente<br />
<strong>di</strong>stribuito ricette con cui<br />
cimentarsi a casa, a piccoli<br />
gruppi, per l’intero pomer<br />
i g g i o d e l m e r c o l e d ì .<br />
Finalmente era arrivato il fati<strong>di</strong>co<br />
giorno.<br />
Qualche brivido ... ma il rinfresco<br />
si è concluso in maniera<br />
sod<strong>di</strong>sfacente, contro ogni<br />
aspettativa: l’addetto alla<br />
lavanda gastrica è rimasto<br />
tristemente <strong>di</strong>soccupato tutto<br />
il pomeriggio; neanche i ten-<br />
tativi mal celati <strong>di</strong> far sentire<br />
momentaneamente e leggermente<br />
“in imbarazzo”<br />
docenti, preside e bidelle<br />
sono stati coronati da successo.<br />
Dopo il lauto banchetto …<br />
niente siesta: subito all’opera<br />
per portare in scena le<br />
varie rappresentazioni, tutte<br />
raccolte in un ironico e brillante<br />
programma ra<strong>di</strong>ofonico<br />
trasmesso dalla stazione<br />
“Sunny Funny Ra<strong>di</strong>o”.<br />
I conflitti, la <strong>di</strong>ffidenza, le<br />
incomprensioni, il <strong>di</strong>sagio si<br />
erano <strong>di</strong>leguati, sostituiti da<br />
sorrisi e complicità fino ad<br />
esplodere in un grande,<br />
unico, commosso abbraccio<br />
finale, senza <strong>di</strong>stinzioni <strong>di</strong><br />
sezioni e cartellini, per intonare,<br />
tutti insieme appassionatamente,<br />
“We are the<br />
world, we are the children…”.<br />
Ambra Avallone<br />
L.C., I A<br />
Ilaria Campagna<br />
Julie Mazzocchini<br />
L.C., I B<br />
11<br />
5/03
12<br />
5/03<br />
Oggi, 14 Marzo, il nostro progetto<br />
prosegue e vive il suo<br />
secondo momento importante.<br />
Sì, perché la lingua inglese<br />
non era l’unica protagonista né l’unico<br />
obiettivo del lavoro dei ragazzi.<br />
Era un percorso non svelato che<br />
attraversava non solo i giochi, le filastrocche,<br />
le storie e le paure, ma che<br />
li avrebbe portati a riflettere sul<br />
loro mondo, a confrontarlo con<br />
quello dei coetanei inglesi, ad<br />
approfon<strong>di</strong>re la conoscenza della<br />
realtà dei propri pari in <strong>di</strong>verse parti<br />
della terra, e a consolidare il senso<br />
<strong>di</strong> una vera “sympathy” e solidarietà<br />
per chi vive in situazioni <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>sagio e <strong>di</strong> svantaggio.<br />
Questo viaggio fatto <strong>di</strong> imbarazzi, <strong>di</strong><br />
ricor<strong>di</strong>, <strong>di</strong> ricerca e <strong>di</strong> consapevolezza<br />
ha preso la forma <strong>di</strong> poesie, <strong>di</strong> nursery<br />
rhymes, <strong>di</strong> reportage, <strong>di</strong> spots,<br />
<strong>di</strong> storie rivisitate per un programma<br />
ra<strong>di</strong>o sull’infanzia volto a sensibilizzare,<br />
ma anche a <strong>di</strong>vertire, e a<br />
promuovere una virtuale raccolta<br />
<strong>di</strong> fon<strong>di</strong> destinata ad una associazione<br />
a favore dell’infanzia.<br />
E’ assieme alla complicità del Centro<br />
Stu<strong>di</strong> Casa Natale M. Montessori <strong>di</strong><br />
Chiaravalle, e alle immagini del fotografo<br />
Giorgio Marinelli che continuiamo<br />
questo itinerario che ci conduce<br />
in In<strong>di</strong>a, in Birmania, in<br />
Afghanistan, in Venezuela per incontrare<br />
l’universo dei bimbi lontani,<br />
fatto <strong>di</strong> giochi semplici, <strong>di</strong> sorrisi, <strong>di</strong><br />
colori, <strong>di</strong> luce, <strong>di</strong> suggestioni, per sentirci<br />
parte <strong>di</strong> esso, per trovare la<br />
magia dell’altrove e, con riconoscenza,<br />
dare una testimonianza<br />
concreta <strong>di</strong> solidarietà: raccogliere<br />
veramente fon<strong>di</strong> da destinare all’acquisto<br />
<strong>di</strong> materiale sanitario per un<br />
lebbrosario dell’In<strong>di</strong>a.<br />
E’ la scuola che si apre, che si fa coinvolgere<br />
e al tempo stesso coinvolge,<br />
che valorizza le sinergie <strong>di</strong> soggetti<br />
ed enti, le professionalità, le<br />
passioni presenti sul territorio e al<br />
suo interno e crea eventi culturali<br />
che al territorio ritornano.<br />
E i nostri ragazzi sono lì, al Circolo<br />
Citta<strong>di</strong>no, pronti a fare gli onori <strong>di</strong><br />
casa e a ricevere, con l’orgoglio <strong>di</strong><br />
chi si sente responsabile della riuscita<br />
<strong>di</strong> un progetto, quanti sono accorsi<br />
all’inaugurazione della mostra<br />
“Dalla loro parte” che resterà aperta<br />
al pubblico per due settimane.<br />
Sono sull’ingresso, pronti ad appiccicare<br />
su giacche e maglioni degli<br />
intervenuti un adesivo azzurro con<br />
lo stemma della scuola su cui è scritto<br />
“School for life”.<br />
Dopo i saluti del Preside, c’è l’intervento<br />
acceso e vigoroso del prof.<br />
Alfio Albani su “La scuola per la vita”,<br />
la relazione calma e intensa del<br />
SCHOOL FOR LIFE<br />
Prof. Augusto Scocchera su “Il bambino<br />
padre dell’uomo e costruttore <strong>di</strong><br />
pace”, l’agile presentazione delle<br />
foto fatta da Giorgio Marinelli (“perché<br />
subito dopo saranno le foto a<br />
parlare”), la forte testimonianza <strong>di</strong><br />
Giovanni, uno dei volontari che<br />
opera nel lebbrosario dell’In<strong>di</strong>a a<br />
cui le somme raccolte in questa<br />
prova <strong>di</strong> solidarietà sono destinate.<br />
E il fil rouge che lega e precede gli<br />
interventi sono le parole dei poeti<br />
a cui dà voce e significato Mauro<br />
D’Ignazio, in un crescendo <strong>di</strong> emozione<br />
e partecipazione. Sono poesie<br />
<strong>di</strong> Blake, Wordsworth, Tagore,<br />
Latif (bambino in<strong>di</strong>ano <strong>di</strong> 11 anni,<br />
cucitore <strong>di</strong> palloni) Primo Levi,<br />
Blackburn e, per finire, nel silenzio<br />
ormai carico <strong>di</strong> suggestione, la voce<br />
<strong>di</strong> Alessandra, la studentessa più<br />
giovane del nostro liceo, che recita:<br />
Avevo una scatola <strong>di</strong> colori<br />
Brillanti, decisi, vivi.<br />
Avevo una scatola <strong>di</strong> colori<br />
Alcuni cal<strong>di</strong>, altri molto fred<strong>di</strong>.<br />
Non avevo il rosso<br />
per il sangue dei feriti.<br />
Non avevo il nero<br />
per il pianto degli orfani.<br />
Non avevo il bianco<br />
per le mani e il volto dei morti.<br />
Non avevo il giallo<br />
per la sabbia ardente.<br />
Ma avevo l’arancio<br />
per la gioia della vita,<br />
e il verde per i germogli e i ni<strong>di</strong>,<br />
e il celeste dei chiari cieli splendenti,<br />
e il rosa per il sogno e il riposo.<br />
Mi sono seduta ed ho <strong>di</strong>pinto la pace.<br />
E dopo la poesia <strong>di</strong> Tali Sorek,, bambina<br />
israeliana <strong>di</strong> 12 anni, è con una<br />
citazione <strong>di</strong> Maria Montessori che<br />
l’ incontro si conclude:<br />
“La Pace è una meta che si può raggiungere<br />
soltanto attraverso l’accordo,<br />
e due sono i mezzi che cond<br />
u c o n o a q u e s t a u n i o n e<br />
pacificatrice:<br />
uno è lo sforzo imme<strong>di</strong>ato <strong>di</strong> risolvere<br />
senza violenza i conflitti, vale<br />
a <strong>di</strong>re <strong>di</strong> eludere le guerre;<br />
l’altro è lo sforzo prolungato <strong>di</strong><br />
costruire stabilmente la pace tra gli<br />
uomini.<br />
Ora evitare i conflitti è opera della<br />
politica: costruire la pace è opera dell’educazione.”<br />
Si va tutti al Liceo. I ragazzi trotterellano<br />
e fanno da battistrada, perché<br />
hanno ancora un compito, loro:<br />
mettersi <strong>di</strong>etro ad un tavolo e raccogliere<br />
eventuali donazioni dei visitatori<br />
che andranno ad aggiungersi<br />
a quelle del Centro Stu<strong>di</strong> Casa<br />
Natale M. Montessori, <strong>di</strong> Canonici<br />
& Scalseggi, <strong>di</strong> Planet Pieretti e<br />
Gonzagarre<strong>di</strong>. Alle prese con cataloghi<br />
da <strong>di</strong>stribuire, conti e resti,<br />
sembrano dei…… giganti!<br />
Grazie ragazzi, soprattutto grazie<br />
NEAR THE RIVER DAN ...<br />
NOTHINGCHILD<br />
AND NOTHINGMAN<br />
“Once upon a time<br />
My little child near the river Dan<br />
Oh, my friend<br />
Look at my eyes and smile with me today<br />
(Cuz’ there’s nothing else to do).<br />
Once upon a time<br />
My little child with a nothingman<br />
Oh, my friend<br />
Look at the smiles after gag.<br />
What’s going on my little child?<br />
Once upon a time<br />
My little child cried with nothingman<br />
Nothingman with red and black t-shirt<br />
He broke the mirror for my little child,<br />
For her smile<br />
My little child near the river Dan<br />
Oh,my friend: look at my honesty<br />
And look at my little child today<br />
She wants to love her nothingman<br />
Her nothingman with a flower in his mouth.<br />
They go away in a cloud of dust…<br />
What’s going on my little child?<br />
Why do you want to love this nothingman?<br />
Nothingchild and Nothingman”<br />
per loro. Avete veramente <strong>di</strong>mostrato<br />
cosa significa “school for life”<br />
.<br />
Luciana Lombar<strong>di</strong><br />
Civerchia Margherita<br />
L.S.S., II A
... C’ERA UNA VOLTA ITALIA ...<br />
C’era una volta Italia. Guardava il<br />
riflesso della sua pelle, che aveva<br />
toccato la guerra, attraverso la<br />
finestra.<br />
Ora guardava il suo volto, ora quel<br />
che le offriva quella citta<strong>di</strong>na marchigiana<br />
fatta <strong>di</strong> tante vie.<br />
Io ero lì, per strada.Lei mi guardava<br />
crescere mentre giocavo con le<br />
altre bambine del vicinato.Guardava<br />
le mie manine raccogliere una palla<br />
e le mie gambette leggere correre<br />
ovunque.<br />
Guardava i miei sorrisi, assaporandoli<br />
profondamente.<br />
Sapeva che un giorno sia io sia lei<br />
li avremmo rimpianti.<br />
Lei mi guardava, ma io non mi<br />
accorgevo <strong>di</strong> niente. Continuava a<br />
riflettere sul tempo, sul presente sul<br />
passato e il futuro, su ciò che io<br />
avevo e che lei non aveva avuto,sul<br />
sentiero che un giorno avrei intrapreso<br />
sperando per me il minor<br />
numero <strong>di</strong> sofferenze e ostacoli.<br />
Ascoltava la mia allegra vocina che<br />
pian piano si allontanava.<br />
Italia osservava <strong>di</strong> nuovo la sua pelle<br />
riflessa sul vetro della finestra.<br />
Pensava.<br />
Pensava <strong>di</strong> nuovo.<br />
Contava le rughe: sapeva che non<br />
erano state sempre lì e comunque<br />
non riusciva a capire perché non si<br />
era mai accorta <strong>di</strong> averne accumulate<br />
così tante.<br />
Le rughe del suo volto erano il risultato<br />
della sua vita, come un premio<br />
per il coraggio <strong>di</strong>mostrato nel compiere<br />
imprese e prendere decisioni.<br />
Tornava ad osservare le mura delle<br />
case,non erano state sempre così.Per<br />
un motivo o per l’altro il tempo le<br />
aveva corrose, le aveva cambiate,<br />
rovinate, erano state abbattute e<br />
nuovamente costruite.<br />
Italia se ne ricordava:quei muri che<br />
lei vedeva quoti<strong>di</strong>anamente l’avevano<br />
vista ridere,piangere,innamorarsi<br />
e arrabbiarsi.<br />
Italia poteva scappare ma quelle<br />
mura, ovunque lei fosse e qualunque<br />
cosa facesse, erano lì.<br />
Erano lì anche per me che giocavo<br />
con la palla e che un giorno molto<br />
lungo mi misi ad osservare.<br />
Li osservai a lungo immaginandoci<br />
storie fantastiche, cercando <strong>di</strong><br />
ipotizzare quel che avevano passato,<br />
sentendole nel cuore come se<br />
fossero state loro a generarmi, amandole<br />
con tutta l’anima per quel che<br />
mi avevano dato, come si ama una<br />
madre.<br />
Ed ogni giorno che passava le idee<br />
nella mia testa si evolvevano come<br />
il paesaggio.<br />
L’amore per quelle mura che mi avevano<br />
protetta colava giù attraverso<br />
le lacrime; le manine non vollero<br />
più saperne <strong>di</strong> raccogliere la palla<br />
e si racchiusero in pugni. Battevano<br />
incessantemente sulle mura,quasi<br />
volessero abbatterle.<br />
La vocina allegra ora singhiozzava;<br />
ne aveva abbastanza della protezione<br />
e ora voleva uscire e cercare<br />
la libertà.<br />
Questa parola quando veniva pronunciata,<br />
creava una sensazione<br />
mai provata prima.<br />
Rendeva potenti,invincibili.<br />
Italia osservava il paesaggio come<br />
al solito: ormai sapeva che la sua<br />
nipotina un giorno l’avrebbe ripu<strong>di</strong>ato,<br />
anche sua figlia a suo tempo<br />
l’aveva fatto.<br />
Ora però Italia era preparata: sapeva<br />
che è una ruota che gira.<br />
Lei in primis era stata bambina,era<br />
stata innaffiata con pesanti dolori e<br />
velate gioie, aveva provato l’amarezza<br />
del <strong>di</strong>vieto, aveva richiesto<br />
<strong>di</strong>ritti non svolgendo i doveri, poi<br />
era stata madre, aveva dato alla<br />
luce, aveva <strong>di</strong>menticato commettendo<br />
errori.<br />
Ora sapeva tutto.<br />
Io ero ancora lì ad osservare. A<br />
volte mi stancavo e cercavo <strong>di</strong> igno-<br />
rare le mura, altre volte tentavo <strong>di</strong><br />
apprezzarle. La libertà inevitabilmente<br />
attira troppo ed io, ancora<br />
incapace <strong>di</strong> razionalizzare mi viziavo<br />
con essa…ne volevo sempre <strong>di</strong><br />
più pur rendendomi conto <strong>di</strong> quanto<br />
io ne avessi.<br />
Ma non ero io a comandare: i pensieri<br />
erano talmente accalcati l’uno<br />
sopra l’altro che non sapevo domarli.<br />
Non esisteva criterio per cui uno<br />
prevaleva sull’altro.<br />
Accadeva e basta. Io mi facevo<br />
1000 domande.<br />
Io non raggiungevo mezza risposta.<br />
Io volevo sempre <strong>di</strong> più.<br />
Io se ottenevo, non ero comunque<br />
saziata.<br />
Sapevo <strong>di</strong> sapere, ma non potevo<br />
credere <strong>di</strong> essere un caso tra tanti<br />
altri casi così plasmavo un’identità,<br />
la mia identità , che era solo mia e<br />
<strong>di</strong> nessun altro.<br />
La ruota continuava a girare sopra<br />
la testa della vita,per qualcuno finiva<br />
e per qualcuno stava solo cominciando.<br />
Tutto è accaduto, accade e accadrà…basta<br />
avere il fegato <strong>di</strong> passarci<br />
in mezzo.<br />
Un giorno qualcuno scriverà:<br />
c’era una volta Margherita….<br />
Margherita Civerchia<br />
L.S.S., II A<br />
E TUTTO QUESTO È PER VOI<br />
Un brivido pungente<br />
mi intrappola, mi<br />
stringe e immagini,<br />
seppur <strong>di</strong> un impalpabile<br />
spessore, riempiono il pensiero<br />
e lo inebriano.<br />
Tutto è emozione; tutto è,<br />
paradossalmente, concentrato<br />
nell’assoluta inestensione <strong>di</strong><br />
un attimo sfuggente.<br />
Nella fatica del volgersi in<strong>di</strong>etro,<br />
ci si riconosce lontani,<br />
indefiniti, incompleti, nella<br />
<strong>di</strong>ssolvenza <strong>di</strong> una luce che si<br />
fa,ora, sempre più viva, brillante.<br />
Ci si ferma ad ammirare la<br />
propria forma, illuminata e<br />
apparentemente contornata<br />
da un tratto sicuro e deciso,<br />
Saremo lontani, ed è ancora <strong>di</strong>fficile crederlo ...<br />
e si tenta <strong>di</strong> ricondurla ai fragili<br />
frammenti <strong>di</strong> memoria che<br />
ci proteggono, ci rassicurano,<br />
fissati e custo<strong>di</strong>ti nella più<br />
dolce cura.<br />
Un semplice sussurro s’insinua<br />
sommessamente, assumendo<br />
sembianze <strong>di</strong> sogno.<br />
Ed è proprio nella percezione<br />
<strong>di</strong> tale intima associazione <strong>di</strong><br />
suoni (e pause) e trasparenze<br />
che si prende coscienza <strong>di</strong> ciò<br />
che si è stati, delle parole e dei<br />
<strong>di</strong>scorsi urlati o taciuti.<br />
Ci si proietta, sfiorati da un flebile<br />
timore, all’inizio dell’avventura<br />
<strong>di</strong> cui ora, stremati,<br />
ma pur colmi <strong>di</strong> una strepitante<br />
contentezza, ci si sente<br />
parte in<strong>di</strong>spensabile, cui, ora,<br />
si sente <strong>di</strong> appartenere.<br />
Profumi e sapori <strong>di</strong> paesi<br />
<strong>di</strong>stanti hanno offerto un sottile<br />
filo su cui rimanere attentamente<br />
in equilibrio, da cui,<br />
senza le tracce invisibili, ma<br />
indelebili, <strong>di</strong> un vissuto quoti<strong>di</strong>ano<br />
e forgiatore <strong>di</strong> essenza,<br />
si sarebbe <strong>di</strong>strattamente<br />
precipitati.<br />
Colori cangianti <strong>di</strong> gessetti<br />
variopinti o <strong>di</strong> vernici, faticosa<br />
sistemazione <strong>di</strong> sillabe in<br />
spazi talvolta scomo<strong>di</strong> da<br />
riempire, l’eco e l’odore del<br />
mare, del più bel mare inventato;<br />
e lacrime e sorrisi e.<br />
Ogni tassello ha assunto, giorno<br />
dopo giorno, un ineguagliabile<br />
spessore, un aspetto<br />
inconfon<strong>di</strong>bile.<br />
Si è costruito, <strong>di</strong>strutto, riparato.<br />
Si è cambiati.<br />
Ma basterà un’attenta interruzione<br />
dell’interminabile<br />
corsa per riscoprirsi un tutto,<br />
un unico elemento (e si avrà<br />
<strong>di</strong> nuovo la forza).<br />
Che siate rosa o grano, vi<br />
custo<strong>di</strong>rò nel segreto profondo<br />
<strong>di</strong> me e, voltandomi,<br />
<strong>di</strong>verrò ubriaca <strong>di</strong> gioia nel<br />
percepire quell’assordante sussurro<br />
che la vostra appartenenza<br />
mi regalerà.<br />
Francesca Scaturro<br />
L.C., III A<br />
13<br />
5/03
14<br />
5/03<br />
LIFE<br />
RIFLESSIONI SULLA VITA<br />
What’s my destiny…?<br />
Who am I? Chi sono<br />
io? …cosa devo <strong>di</strong>ventare?<br />
Domande forse comuni, a cui l’umana<br />
percezione non trova risposta…<br />
La vita… che cos’è la vita?<br />
Me lo sono sempre domandato…<br />
Potrebbe anche darsi che la vita sia<br />
solo un inutile tentativo <strong>di</strong> resistenza<br />
alla morte… una ricerca<br />
continua, d’una felicità imperitura<br />
che altro non è che un’utopia<br />
dell’esistenza umana.<br />
Voglio sapere… voglio capire…<br />
…cos’è la vita, attraverso la<br />
morte…<br />
Morire per sentirmi vivo.<br />
Un singolare connubio…<br />
Oggi lo scoprirò, infine.<br />
Perverrò al compimento della<br />
ricerca.<br />
In cima a questa torre <strong>di</strong>roccata,<br />
in mezzo a una <strong>di</strong>stesa <strong>di</strong> campagna…<br />
…non mi vedrà nessuno…<br />
Nessuno piangerà la mia caduta…<br />
Nessuno su questo corpo ormai<br />
immoto, a versar <strong>di</strong>sperazione per<br />
il bastardo ch’io sono…<br />
Perché io sono solo… dannatamente<br />
ed invariabilmente solo…<br />
Non merito <strong>di</strong> stare in questo<br />
mondo… la vita è dono troppo<br />
grande per me…<br />
…sono fragile… terribilmente solo<br />
e terribilmente debole…<br />
…ma così come la vita ci fu alfine<br />
donata, altresì ci fu dato in<br />
dono l’eterno sonno…<br />
Eppure… i miei pie<strong>di</strong> esitano nel<br />
proiettarmi verso l’oblio dell’anima…<br />
Che cos’è?<br />
Paura?<br />
Rimpianto?<br />
Semplice ripensamento d’un<br />
momento…?<br />
No… niente <strong>di</strong> tutto ciò…<br />
Un flash… una sensazione… un<br />
ricordo…<br />
Di cosa?<br />
…<strong>di</strong> una storia già sentita…<br />
…una storia fantastica…<br />
…una storia che parlava <strong>di</strong> un<br />
gruppo <strong>di</strong> ragazzi, ragazzi <strong>di</strong> razza<br />
<strong>di</strong>versa…<br />
…alcuni elfi, alcuni demoni, altri<br />
umani, mezzosangue perfino…<br />
I miei occhi si chiudono, mentre<br />
mi getto nel vuoto… perfettamente<br />
lucido e cosciente… <strong>di</strong> ciò<br />
che sto per lasciare… tra pochi attimi<br />
cesserà tutto…<br />
…eppure…<br />
…non riesco a non pensare a quella<br />
storia… a quei ragazzi in cui ciascuno<br />
potrebbe riflettersi… che<br />
come unica colpa avevano quella<br />
<strong>di</strong> essere nati nel luogo sbagliato…<br />
…considerati “bastar<strong>di</strong>” solo per<br />
aver ere<strong>di</strong>tato il sangue <strong>di</strong> due<br />
razze…<br />
…soli anch’essi… giacché trattati<br />
alla stregua della feccia <strong>di</strong> un appestato…<br />
…come unica compagnia, la <strong>di</strong>fficoltà<br />
<strong>di</strong> crescere e <strong>di</strong>ventare adulti<br />
in un mondo ostile nel quale si<br />
è <strong>di</strong> troppo…<br />
…ora che ci penso…<br />
…io sono veramente solo?...<br />
…non è che forse…<br />
…pure <strong>di</strong> me stesso è la colpa <strong>di</strong><br />
tutto questo?<br />
…ora capisco…<br />
…e le lacrime mi rigano gli occhi…<br />
…adesso è tar<strong>di</strong> per ravvedersi…<br />
…però… avrei voluto leggere<br />
ancora quella storia…<br />
…avrei voluto possedere la<br />
volontà <strong>di</strong> credere nella bellezza<br />
della vita…<br />
…nonostante la devastazione del<br />
mondo ne sia l’antitesi…<br />
…proprio come facevano quei<br />
ragazzi…<br />
…legati dall’amicizia…<br />
…legati da quella che è la più<br />
salda fra le forme d’amore…<br />
…fondamentale per superare i<br />
momenti <strong>di</strong>fficili…<br />
…insieme…<br />
…mai da soli…<br />
…trovare la forza <strong>di</strong> sottrarsi al<br />
letale gioco del destino…<br />
…mantenendosi fedeli ai propri<br />
ideali…<br />
…e desiderando affermare una<br />
<strong>di</strong>gnità <strong>di</strong> persona che non si è<br />
ancora consapevoli <strong>di</strong> avere…<br />
…o che nessun altro è <strong>di</strong>sposto a<br />
riconoscere…<br />
…ma ormai è tar<strong>di</strong>…<br />
…troppo tar<strong>di</strong>…<br />
…e soltanto ora, ora che tra pochi<br />
istanti toccherò finalmente il culmine<br />
del baratro in cui mi sono<br />
gettato, capisco qual era il vero<br />
messaggio <strong>di</strong> quel libro…<br />
…il vero messaggio del libro della<br />
vita che nessuno mai dovrebbe<br />
<strong>di</strong>menticare…<br />
…la morte è una fuga… la massima<br />
evasione dalle incognite che<br />
la vita ci esibisce lungo il percorso…<br />
ma se si muore… tutto resta<br />
identico… se invece si sopravvive…<br />
…si può far ancora qualcosa per<br />
cambiare…<br />
“…voce <strong>di</strong> una verità…<br />
…voce <strong>di</strong> un desiderio…<br />
….voce <strong>di</strong> una frustrazione che<br />
corrode l’anima…<br />
…grido violento <strong>di</strong> palpito confuso,<br />
che stritola il cuore in una<br />
morsa ardente…<br />
…un’immensa bugia…<br />
…questa vita d’illusioni, <strong>di</strong> illusorie<br />
speranze, <strong>di</strong> sogni infranti…<br />
…smettila <strong>di</strong> mentire…”<br />
“Vorrei…<br />
…trovare la forza <strong>di</strong> spiegare le<br />
mie ali…<br />
…trovare la forza <strong>di</strong> alzarmi in<br />
volo…<br />
…con le mie uniche forze…<br />
…da quando sono nato fino a<br />
quando morirò, vivrò contando<br />
Conosco un ragazzo<br />
che ha iniziato a<br />
suonare la chitarra<br />
a tre<strong>di</strong>ci anni. Si esercitava<br />
tutti i giorni col chiaro<br />
obiettivo <strong>di</strong> migliorarsi.<br />
Si è fatto in quattro per<br />
riuscire a mettere su un<br />
gruppo e ci è riuscito. Ha<br />
iniziato a suonare in giro<br />
per locali, il primo concerto?<br />
Un <strong>di</strong>sastro: tanti<br />
fischi e pochi applausi;<br />
poi però la situazione è<br />
migliorata: gli applausi<br />
crescevano e i fischi <strong>di</strong>minuivano.<br />
Ha continuato a<br />
s u o n a r e , h a i n c i s o u n<br />
SENZA<br />
solo su me stesso…<br />
…vorrei essere in grado <strong>di</strong> fidarmi<br />
<strong>di</strong> qualcuno…<br />
…ma non ci riesco…<br />
…non mi lego per non soffrire…<br />
…perché il mio cuore non reggerebbe<br />
un abbandono…”<br />
“È vita…<br />
…che si afferma in ogni angolo del<br />
mondo…<br />
…hai oltrepassato il non ritorno…<br />
…dal passato viene il futuro, ma<br />
dal futuro non si può tornare al<br />
passato…<br />
…quello che è stato non tornerà,<br />
ma può arrivare qualcosa <strong>di</strong><br />
nuovo…<br />
…Nuovo…<br />
…fa paura…<br />
…è facile <strong>di</strong>rti <strong>di</strong> lottare quando<br />
non c’è più speranza…<br />
…so che è <strong>di</strong>fficile, lo so bene, ma<br />
rintanarsi dentro un mondo ideale<br />
porta solo delusione…<br />
…la vita non è questa…<br />
…cercala…<br />
…non voltarle le spalle…<br />
Vivi.”<br />
M. Letizia Car<strong>di</strong>nali<br />
L.S.S., II A<br />
RIMPIANTI<br />
demo. Il mio amico componeva<br />
le canzoni e poi <strong>di</strong>stribuiva<br />
al basso il pezzo del<br />
basso, alla batteria il pezzo<br />
della batteria, alle tastiere il<br />
pezzo delle tastiere e così<br />
facendo hanno quasi ottenuto<br />
un contratto con una casa<br />
<strong>di</strong>scografica <strong>di</strong> Milano. Dico<br />
quasi perchè non se n’è mai<br />
fatto niente, non so cosa sia<br />
successo esattamente, non me<br />
l’ha mai raccontato.<br />
So che suonavano insieme da<br />
otto anni quando hanno visto<br />
il sogno che tanto rincorrevano<br />
materializzarsi e poi <strong>di</strong>ssolversi<br />
nel nulla, prima che
avessero il tempo <strong>di</strong> afferrarlo.<br />
Cosa è successo poi? Il gruppo<br />
si è sciolto: il tastierista<br />
non so che fine abbia fatto, il<br />
bassista ha perso ogni interesse,<br />
il batterista si è messo<br />
in proprio e ha aperto un<br />
locale con musica dal vivo e<br />
il mio amico è rimasto così,<br />
con la sua chitarra e il suo<br />
amore per la musica. Perchè<br />
ho raccontato questa storia?!<br />
Certo non vuole essere un<br />
tentativo <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssuadere chiunque<br />
<strong>di</strong> voi abbia intrapreso<br />
o intenzione <strong>di</strong> intraprendere<br />
la stessa strada, no <strong>di</strong> certo!<br />
Il mio è solo un esempio, il<br />
racconto <strong>di</strong> un ragazzo che<br />
credeva in qualcosa e ha deciso<br />
<strong>di</strong> buttarsi, <strong>di</strong> rischiare e<br />
benchè il primo tentativo non<br />
sia andato come lui sperava<br />
può sempre rimettersi in<br />
gioco, può sempre ritentare.<br />
Certo, il colpo è stato duro e<br />
ora lo sconforto e la delusione<br />
sono gran<strong>di</strong>, ma non sono<br />
mai tanto gran<strong>di</strong> da spegnere<br />
l’amore smisurato che il<br />
mio amico ha per la musica.<br />
Sì, perché per lui la musica<br />
non è solo piacere, lui la musica<br />
la sente, la sente dentro, la<br />
vive.<br />
E per questo si è buttato a<br />
capofitto nel suo sogno, ci ha<br />
creduto fino in fondo e adesso<br />
vive senza rimpianti, perchè<br />
la paura <strong>di</strong> una delusio-<br />
ne non gli ha impe<strong>di</strong>to <strong>di</strong><br />
mettersi in gioco, comunque<br />
siano andate le cose. Ed è<br />
questo che voglio farvi capire.<br />
Se ami qualcosa, se la vivi,<br />
se la senti dentro (e non intendo<br />
solo musica ma posso parlare<br />
anche <strong>di</strong> arte, <strong>di</strong> teatro,<br />
<strong>di</strong> danza o <strong>di</strong> qualsiasi altra<br />
passione si possa coltivare),<br />
allora non puoi fare a meno<br />
<strong>di</strong> dargli tutto te stesso. Come<br />
quando senti una canzone e<br />
non puoi fare a meno <strong>di</strong> ballare,<br />
come quando cre<strong>di</strong> in un<br />
ideale e non puoi fare a meno<br />
<strong>di</strong> gridarlo.<br />
Come quando sei innamorato<br />
e non puoi fare a meno <strong>di</strong><br />
confessarlo e se non vieni<br />
ricambiato in fin dei conti non<br />
è poi così importante, certo fa<br />
male, però vivi senza rimpianti,<br />
per ciò che sarebbe<br />
potuto succedere ma che non<br />
è successo solo perché la<br />
paura <strong>di</strong> andare a battere è<br />
stata più forte della voglia <strong>di</strong><br />
guidare.<br />
Se avete voglia <strong>di</strong> gridare,<br />
gridate!!! Se avete voglia <strong>di</strong><br />
ballare, ballate!!! Se avete<br />
voglia <strong>di</strong> cantare, cantate!!!<br />
Se avete voglia <strong>di</strong> scrivere,<br />
scrivete!!! Se avete voglia <strong>di</strong><br />
correre, correte!!! Se sentite<br />
qualcosa scorrere nelle vene<br />
non potete far finta <strong>di</strong> niente<br />
... dovete viverlo!!!<br />
Giulia Fabini<br />
L.C., II C<br />
NOI E LO<br />
Successi e non…abbiamo stilato<br />
per voi un veloce riassunto<br />
delle attività sportive<br />
del nostro Liceo, ecco nomi e<br />
cognomi dei vostri colleghi e delle<br />
loro prestazioni …<br />
Per il secondo anno consecutivo, le<br />
squadre femminili <strong>di</strong> pallavolo<br />
hanno vinto la fase comunale dei<br />
Campionati Studenteschi, superando<br />
le loro coetane e del<br />
“Cuppari” e dello “Scientifico”.<br />
Ma non finisce qui, per la categoria<br />
Juniores (Belegni L., Bolognini<br />
M., Contempo G., Cecchetti S.,<br />
Mangoni R., Mencarelli G., Pirani<br />
L., Pigliapoco E., Santoni E., Trillini<br />
C.) le nostre pallavoliste hanno<br />
vinto la fase Provinciale mentre per<br />
la categoria Allieve (Aquilani E.,<br />
Barocci V., Federici S., Girolimini S.,<br />
Jacono C., Melchiorri A., Mercuri<br />
L., Mingo G., Perella G., Tiberi M.,<br />
Vescovo F.) la nostra squadra si è<br />
piazzata al II posto nelle fasi provinciali.<br />
Ma nel nostro liceo non c’è<br />
solo Volley: la rappresentanza<br />
maschile <strong>di</strong> Corso Matteotti 48 ha<br />
infatti messo in pie<strong>di</strong> una squadra<br />
<strong>di</strong> calcio a un<strong>di</strong>ci (Amagliani N.,<br />
Ciullo L., Gigli N., Maffia M.,<br />
Nardella M., Ripanti F., Pandolfi L.,<br />
Rossi FM., Coltorti F., Copparoni L.,<br />
Santoni G., Tinti M., Vico M.,<br />
Carboni L., Giaccaglini T., Senesi<br />
A., Gigli R., Salzano M., Bugatti N.,<br />
Graciotti A., Triccoli FM.) con risultati<br />
sui quali, però, soprasse<strong>di</strong>amo;<br />
tutt’altra storia per la formazione<br />
maschile e quella femminile ( Butini<br />
R., Bruciati MS., Canestrai C.,<br />
Canestrai V.,Cini M., Melchiorri A.,<br />
Tittarelli R.) <strong>di</strong> calcio a cinque che<br />
hanno saputo farsi onore nel panorama<br />
delle loro categorie. Altro<br />
importante risultato è quello ripor-<br />
SPORT<br />
Storie che sono leggende<br />
tato dalle sorelle Bartolucci, M.<br />
Lavinia per la categoria Juniores e<br />
M.Vittoria per la categoria Allieve,<br />
che alle fasi provinciali <strong>di</strong> sci alpino<br />
( alle quali abbiamo partecipato<br />
con una squadra maschile e una<br />
femminile per le due categorie) si<br />
sono classificate rispettivamente III<br />
e IV. Ultima serie <strong>di</strong> successi, ma<br />
non per questo meno importanti,<br />
quelli delle squadre d’atletica che<br />
ancora una volta si <strong>di</strong>mostrano in<br />
grado <strong>di</strong> sostenere la sfida contro<br />
le altre scuole superiori jesine e<br />
provinciali.<br />
Proposta che si rinnova anche quest’anno<br />
è quella delle uscite extras<br />
c o l a s t i ch e d i Tr e k k i n g -<br />
Oriente ening nella zona <strong>di</strong><br />
Frasassi-Genga, volte a scoprire le<br />
bellezze naturali del pre-appennino<br />
marchigiano e a stimolare gli<br />
alunni allo svolgimento <strong>di</strong> attività<br />
sportive all’aperto ed in particolare<br />
immersi nella natura.<br />
Accompagnati da due simpatici<br />
conoscitori delle nostre montagne,<br />
Carlo Borioni e Marco Perini, già<br />
dei nostri nelle trascorse e<strong>di</strong>zioni<br />
dell’iniziativa, gli interessati svolgono<br />
percorsi accessibili a chiunque<br />
abbia un po’ <strong>di</strong> fiato in gola e non<br />
soffra <strong>di</strong> vertigini.<br />
Questa attività, organizzata dai<br />
docenti <strong>di</strong> Educazione Fisica del<br />
nostro Liceo, si svolge <strong>di</strong> domenica<br />
ed è dunque giusto sottolineare<br />
il ruolo fondamentale dei genitori<br />
degli alunni stessi, nello<br />
svolgimento della suddetta.<br />
L’invito a partecipare è esteso a<br />
tutti gli alunni che trarranno <strong>di</strong><br />
certo molti benefici da questa attività<br />
a contatto con la natura.<br />
Enrico Brugnoli<br />
15<br />
5/03
16<br />
5/03<br />
Qual è il significato<br />
d e l l a p a r o l a<br />
“Comunica-zione ”<br />
?Il termine stes-so ci rimanda<br />
all’aggettivo “comune“,<br />
usato quando si vuole in<strong>di</strong>care<br />
con<strong>di</strong>visione, partecipazione<br />
ad un’identica realtà.<br />
La base della comunicazione<br />
consiste proprio in questo:<br />
nel vivere un’esperienza<br />
insieme ad un’altra persona.<br />
Solo se tale premessa è verificata,<br />
la comunicazione può<br />
avere luogo.<br />
Comunicare significa essere<br />
capaci <strong>di</strong> ascoltarsi vicendevolmente<br />
e <strong>di</strong> scambiarsi consigli e<br />
suggerimenti. La comunicazione<br />
<strong>di</strong>venta molto <strong>di</strong>fficile se avviene<br />
tra due interlocutori che non<br />
con<strong>di</strong>vidono una medesima<br />
realtà economica e sociale.<br />
Purtroppo, però, è un contesto<br />
<strong>di</strong> questo genere quello in cui<br />
dovrebbe avvenire la comunicazione<br />
fra i giovani <strong>di</strong> oggi, i<br />
loro genitori e i genitori dei loro<br />
genitori: assistiamo a continue e<br />
rapide trasformazioni. I nostri<br />
nonni hanno vissuto in un contesto<br />
completamente <strong>di</strong>verso da<br />
quello in cui noi siamo nati e cresciuti:<br />
da questa constatazione<br />
nasce la <strong>di</strong>ffusissima espressione:<br />
“Ai miei tempi …” Di solito<br />
è così che iniziano lunghi <strong>di</strong>scorsi<br />
con i quali essi intendono<br />
esternare il loro <strong>di</strong>sappunto circa<br />
il comportamento degli amatissimi<br />
“ nipotini “. Questi monologhi<br />
segnalano, però, anche il<br />
senso <strong>di</strong> <strong>di</strong>sorientamento che gli<br />
anziani avvertono <strong>di</strong> fronte ad<br />
una società che non riconoscono<br />
più. Questa sensazione è<br />
stata descritta da Pietro Citati<br />
ed Eugenio Scalfari in due articoli<br />
<strong>di</strong> opinione <strong>di</strong> qualche anno<br />
fa. Su “La Repubblica “ del 2<br />
Agosto 1999 è comparso un<br />
pezzo <strong>di</strong> Citati dal titolo “ Questa<br />
generazione che non vuol essere<br />
mai “. Citati si sofferma a<br />
lungo sui caratteri peculiari che<br />
contrad<strong>di</strong>stinguono i giovani <strong>di</strong><br />
oggi. Afferma che essi “guardano<br />
le cose, attraversano il<br />
mondo, contemplano se stessi<br />
con una curiosità ed una tener<br />
e z z a i n f i n i t e . G i o c a n o .<br />
Rallentano il tempo della crescita<br />
(…) tardando a laurearsi, tar-<br />
CHI C’È IN ASCOLTO?<br />
dando ad uscire dalla casa paterna<br />
, rinviando o aggirando il<br />
matrimonio, proiettando sempre<br />
più lontano il momento del<br />
lavoro. (…) Si chiedono sempre<br />
quale sia il loro IO, e non<br />
lo identificano in un carattere<br />
stabilito, ma in un complesso<br />
quasi inesauribile <strong>di</strong> possibilità.<br />
(…) Forse ciò che pre<strong>di</strong>ligono<br />
non è l’esperienza. (…) Non<br />
hanno volontà (…) Preferiscono<br />
restare passivi, comportandosi<br />
in modo sinuoso ed informe<br />
come l’acqua, trasformandosi in<br />
tutto ciò che viene loro proposto<br />
(…). Non amano il tempo.<br />
L’unico loro tempo è una serie<br />
<strong>di</strong> attimi, che non vengono legati<br />
in una catena od organizzati<br />
in una storia”. Gli spunti <strong>di</strong> riflessione<br />
sono tantissimi. Anche se<br />
non bisogna mai generalizzare,<br />
alcuni dei fenomeni osservati<br />
da Citati sono molto <strong>di</strong>ffusi.<br />
Sono numerosissimi i ragazzi<br />
che s’iscrivono all’università e<br />
che si laureano molto tar<strong>di</strong>,<br />
oppure, ad<strong>di</strong>rittura, che non arrivano<br />
affatto alla laurea. Anche<br />
l’amore per l’esperienza, per<br />
qualsiasi tipo d’esperienza, è<br />
molto comune. Molti ragazzi,<br />
proprio perché “il loro tempo è<br />
una serie <strong>di</strong> attimi”, vogliono<br />
sperimentare tutto e subito, non<br />
sanno più aspettare e questa<br />
fretta <strong>di</strong> vivere la vita come se<br />
ogni giorno fosse l’ultimo li porta<br />
a compiere azioni le cui conseguenze,<br />
poi, sfuggono loro <strong>di</strong><br />
mano. E’ <strong>di</strong> pochi giorni fa la<br />
notizia <strong>di</strong> un adolescente che si<br />
è ucciso perché la sua “fidanzatina“<br />
aveva scoperto <strong>di</strong> aspettare<br />
un bambino: lei non voleva<br />
comunicarlo ai genitori e, dopo<br />
un primo contatto con gli assistenti<br />
sociali, lui, sopraffatto dalla<br />
paura <strong>di</strong> affrontare una situazione<br />
<strong>di</strong>fficilissima da gestire a<br />
soli se<strong>di</strong>ci anni, si è tolto la vita.<br />
Leggevo ieri, su un settimanale,<br />
le dure parole <strong>di</strong> Don Mazzi<br />
riguardo a questo fatto <strong>di</strong> cronaca:<br />
le sue critiche nascevano,<br />
soprattutto, dalla preoccupazione<br />
per il futuro <strong>di</strong> quella creaturina<br />
che si sta sviluppando nel<br />
grembo <strong>di</strong> una “ donna ” <strong>di</strong> quin<strong>di</strong>ci<br />
anni. Questa è senza dubbio<br />
una situazione estrema, ma<br />
che, comunque, non dovrebbe<br />
lasciarci in<strong>di</strong>fferenti. Ci sono,<br />
infatti, degli aspetti contrad<strong>di</strong>tori<br />
nell’atteggiamento dei giovani<br />
<strong>di</strong> oggi: da una parte essi<br />
indugiano <strong>di</strong> fronte alle <strong>di</strong>fficoltà<br />
e alle responsabilità che<br />
devono assumersi; dall’altra vivono<br />
giorno per giorno, preoccupandosi<br />
molto poco delle ripercussioni<br />
che le azioni che<br />
compiono oggi potrebbero avere<br />
sul domani. Citati, però, coglie<br />
alcuni aspetti positivi in questo<br />
modo <strong>di</strong> vivere: “ Quanto a me,<br />
questi eterni adolescenti mi piacciono:<br />
mi piacciono i loro indugi,<br />
le loro lentezze, la loro passività<br />
e d i lunghi sguar<strong>di</strong><br />
contemplativi. Continuare a serbare<br />
nell’occhio la freschezza<br />
dello sguardo giovanile; <strong>di</strong>ventare<br />
maturi e poi vecchi quasi<br />
per caso; non <strong>di</strong>segnare mai il<br />
proprio IO; concepire la vita<br />
come un gioco indefinito <strong>di</strong> possibilità,<br />
che può portare a moltissimi<br />
volti; rallentare, rallentare,<br />
non costruirsi e non irrigi<strong>di</strong>rsi<br />
mai <strong>di</strong>etro mura …”. In risposta<br />
a questo articolo, il 5 Agosto<br />
1999 “ La Repubblica ” ha pubblicato<br />
un pezzo <strong>di</strong> Eugenio<br />
Scalfari, dal titolo “ Quel vuoto<br />
<strong>di</strong> plastica che soffoca i giovani<br />
”. Citati aveva sottolineato l’eterna<br />
indecisione dei giovani <strong>di</strong><br />
oggi; Scalfari legge fra le righe<br />
l’intenzione del suo collega <strong>di</strong><br />
voler mettere in risalto la maggiore<br />
in<strong>di</strong>pendenza e sicurezza<br />
della propria generazione e afferma<br />
“ A me non sembra che noi<br />
fossimo così padroni del nostro<br />
IO ed autonomi nel costruircelo<br />
(…), Di molle cera eravamo<br />
fatti e assumevamo la forma con<br />
cui le <strong>di</strong>ta altrui, a volte affettuose<br />
a volte imperiose, ci plasmavano.<br />
I figli dei conta<strong>di</strong>ni<br />
erano destinati a restare conta<strong>di</strong>ni<br />
(…), i figli degli operai restavano<br />
operai e così i figli dei professionisti<br />
venivano avviati alle<br />
libere professioni ”. La conclusione<br />
alla quale Scalfari giunge<br />
mi ha stupito: “ Ciò che intendo<br />
<strong>di</strong>re è che la nostra adolescenza<br />
era per questo priva d’incertezza<br />
e <strong>di</strong> nevrosi: sapevamo<br />
quale era la nostra strada ed<br />
eravamo docili nell’imboccarla ”.<br />
Un atteggiamento <strong>di</strong> questo tipo,<br />
dal mio punto <strong>di</strong> vista, è sinto-<br />
mo d’immaturità ancor più dell’eterna<br />
indecisione posta sotto<br />
accusa dallo stesso Scalfari. Non<br />
si cresce facendosi guidare passivamente<br />
dagli altri; è molto<br />
più <strong>di</strong>fficile ma anche molto più<br />
costruttivo vivere per un po’ nell’incertezza,<br />
riflettere a lungo,<br />
ponderare ogni possibilità <strong>di</strong><br />
scelta, lasciarsi aperte più strade.<br />
A patto, però, che questo non<br />
si trasformi in un pretesto per<br />
rimandare qualunque decisione.<br />
Trovo molto interessanti,<br />
d’altra parte le cause che Scalfari<br />
ha in<strong>di</strong>viduato per spiegare il<br />
cambiamento nel modo <strong>di</strong> vivere<br />
dei ragazzi. “La ferita, credo<br />
io, è stata la per<strong>di</strong>ta d’identità e<br />
della memoria; la ferita è stata<br />
anche l’abbondanza per i molti<br />
che ne fruiscono, ed è stata la<br />
frustrazione perché hanno creduto<br />
che tutto quello che c’era<br />
da fare fosse stato già fatto, sicché<br />
al già fatto null’altro c’era da<br />
aggiungere, mentre il malfatto<br />
era irrime<strong>di</strong>abilmente e comunque<br />
richiedeva un impegno<br />
impari alle loro forze. La ferita<br />
è stata il silenzio dei padri troppo<br />
impegnati nella conquista del<br />
successo e del potere, la velocità<br />
del vivere, la morte da sfidare<br />
con le sfide più inutilmente estreme,<br />
l’anonimato da vincere con<br />
ogni mezzo, anche il più effimero,<br />
… La ferita è stata la noia,<br />
l’invincibile noia, la noia esistenziale<br />
che ha ucciso il tempo<br />
e la storia, le passioni e le speranze<br />
”. Per curare queste ferite<br />
i giovani hanno bisogno <strong>di</strong><br />
qualcuno che comprenda il loro<br />
<strong>di</strong>sorientamento <strong>di</strong> fronte agli<br />
stimoli, non sempre positivi, che<br />
il mondo moderno offre; hanno<br />
bisogno d’avere dei valori che<br />
<strong>di</strong>ventino sal<strong>di</strong> punti <strong>di</strong> riferimento;<br />
hanno, però, anche bisogno<br />
d’essere lasciati liberi <strong>di</strong> scegliere<br />
e <strong>di</strong> essere posti <strong>di</strong> fronte<br />
alle proprie responsabilità. Per<br />
tutti questi motivi è importante<br />
che fin da piccoli si sia abituati<br />
a <strong>di</strong>alogare serenamente con i<br />
propri genitori: nonostante le<br />
<strong>di</strong>fferenze generazionali, comunicare<br />
è ancora possibile ed è<br />
necessario che continui ad esserlo.<br />
Valentina Giacometti<br />
L.C., III A
SUONERÒ IL MANDOLINO!<br />
…non mi arrischierei nel<br />
tentativo <strong>di</strong> pensarci<br />
su… è aperta la contrad<strong>di</strong>zione!<br />
Non dalle singole situazioni<br />
arriva la precarietà ed il<br />
contrasto, in grado <strong>di</strong> cogliere<br />
in uno spiacevole sconcerto chi<br />
desideri confrontare ed accostare<br />
le mutevoli impressioni<br />
su <strong>di</strong> un mondo che è ormai<br />
arrivato al punto <strong>di</strong> trascinarci<br />
con sé. Inaspettatamente l’inconciliabilità<br />
delle situazioni<br />
assume proporzioni incomprimibili,<br />
coinvolgendo le esperienze<br />
in maniera tanto palese<br />
da passare, come spesso<br />
accade, inosservata. Ciò, naturalmente,<br />
in virtù della frammentarietà<br />
della conoscenza<br />
che riusciamo a raggiungere<br />
circa le <strong>di</strong>namiche della vita.<br />
Paradossalmente, così, accostiamo<br />
con semplicità la sensibilizzazione<br />
ai pressanti problemi <strong>di</strong><br />
sviluppo eco-sostenibile a campagne<br />
<strong>di</strong> incentivi alla produzione<br />
ed al consumo, cerchiamo<br />
semplici felicità in para<strong>di</strong>si complessi,<br />
appen<strong>di</strong>amo ban<strong>di</strong>ere colorate<br />
ai portoncini blindati gridando<br />
alla violenza per la pace,<br />
alla guerra per la violenza, alla<br />
guerra per la pace, alla pace<br />
per… in un guazzabuglio <strong>di</strong> pensieri<br />
mal mescolati. Eppure tutto<br />
colpisce come il più abile dei registi<br />
attraverso shock isolati e violenti,<br />
così razionalmente comprensibili<br />
da sembrare quasi del<br />
tutto opportuni.<br />
Lo spavento <strong>di</strong> chi si arrischia a<br />
considerare il problema globalmente<br />
sta nel non scorgere, alme-<br />
Considerazioni su una scelta<br />
no per il momento, alcuna possibilità<br />
<strong>di</strong> sintesi o superamento<br />
della costante negazione <strong>di</strong> ogni<br />
constatazione, in grado <strong>di</strong> risvegliare<br />
la fiacca che scuote il frenetico<br />
movimento fino a renderlo<br />
un’immobile accon<strong>di</strong>scendenza<br />
al gioco, troppo spesso assurdo.<br />
Ancora da studentessa continuo<br />
a prendermi cura della mia formazione<br />
(ed in-formazione), e<br />
prima <strong>di</strong> cominciare il mio “lavoro”<br />
scelgo il “come” proseguire a<br />
vedere le mie giornate. Forse in<br />
pochi hanno mai avuto l’occasione<br />
<strong>di</strong> ascoltare il suono del<br />
mandolino dal vivo: l’orecchio a<br />
poco a poco si abitua al suono originale,<br />
facendolo proprio, arrivando<br />
a percepire le sfumature<br />
del tutto estranee alla consuetu<strong>di</strong>ne.<br />
Si <strong>di</strong>stacca così da una<br />
<strong>di</strong>mensione sensoriale imposta e<br />
giunge a nuove considerazioni<br />
che nascono dalla acquisita capacità<br />
<strong>di</strong> afferrare combinazioni e<br />
consonanze. Suonerò, allora, il<br />
mandolino, per entrare idealmente<br />
nella musica popolare portatrice<br />
ancora <strong>di</strong> una coscienza<br />
non trasformata, mi darò ad un<br />
sistema musicale non temperato,<br />
ai quarti <strong>di</strong> tono che inizialmente<br />
stridono nelle orecchie ma<br />
presto si trasformano in piacevolissimi<br />
accor<strong>di</strong>, a suoni squillanti<br />
e lievi allo stesso tempo, che<br />
non trascinano ma invitano…<br />
giungo sulla via per afferrare un<br />
tempo che è mio. Sì, suonerò il<br />
mandolino!<br />
Eugenia Di Meco<br />
L.C., III A<br />
UNA SCOMMESSA PER RITORNARE A VIVERE<br />
“<br />
…Vivere anche se sei morto dentro,<br />
vivere e devi essere sempre<br />
contento, vivere è come un comandamento,<br />
vivere o sopravvivere,<br />
senza perdersi d’animo mai e combattere<br />
e lottare contro tutto il<br />
mondo…”<br />
La comunità <strong>di</strong> S. Patrignano si propone<br />
proprio <strong>di</strong> far riscoprire la vita<br />
a chi aveva accettato <strong>di</strong> sopravvivere;<br />
una sfida che ha come obiettivo la<br />
riscoperta della propria <strong>di</strong>gnità; una<br />
battaglia contro il “para<strong>di</strong>so artificiale”.<br />
Il progetto della comunità<br />
nasce nel 1979, quando Vincenzo<br />
Muccioli si propone <strong>di</strong> costruire un<br />
ambiente all’interno del quale ospitare<br />
e curare le persone con problemi<br />
<strong>di</strong> tossico<strong>di</strong>pendenza; una<br />
“piccola società” dove riprendere<br />
un percorso <strong>di</strong> vita <strong>di</strong>gnitoso; una<br />
realtà che è cresciuta sebbene le<br />
obiezioni e le critiche <strong>di</strong> molti e che<br />
attualmente ospita circa 2000 persone.<br />
La scelta <strong>di</strong> entrare a S. Patrignano<br />
deve essere spontanea, libera da<br />
forzature e costrizioni; soltanto scegliendo<br />
spontaneamente l’ingresso<br />
in comunità si realizza la prima con<strong>di</strong>zione<br />
per affrontare e risolvere il<br />
problema: riconoscere <strong>di</strong> avere un<br />
problema. All’interno della comunità<br />
tutti, pur perseguendo lo stesso<br />
obiettivo, si propongono con la propria<br />
storia, i propri vissuti, la propria<br />
soggettività. La <strong>di</strong>versità <strong>di</strong>viene in<br />
tale ambito estremamente preziosa:<br />
l’unicità e l’irripetibilità <strong>di</strong> ognuno<br />
permette un continuo confronto e<br />
dunque un arricchimento personale;<br />
il rapporto con gli altri consente<br />
<strong>di</strong> realizzare la propria natura sociale,<br />
il bisogno <strong>di</strong> appartenenza, <strong>di</strong><br />
stima e <strong>di</strong> sicurezza. E in effetti tutti<br />
i momenti della giornata sono con<strong>di</strong>visi<br />
con gli altri; l’altro è la guida,<br />
lo specchio, il punto <strong>di</strong> riferimento<br />
sempre costante. Un conoscersi per<br />
conoscere, un capirsi per capire,<br />
un’amarsi per amare, un io che seppure<br />
necessita del tu deve conoscersi<br />
per riconoscere.<br />
Una piccola società che propone il<br />
lavoro come terapia attraverso la<br />
quale abbandonare il mondo delle<br />
droghe. Il lavoro è organizzato in<br />
<strong>di</strong>versi settori: tessile, agricolo, lavanderia,<br />
falegnameria, ceramica, grafica;<br />
vi sono inoltre allevamenti bovini<br />
e suini, un allevamento <strong>di</strong> cani,<br />
un piccolo zoo, una scuderia; infine<br />
alcune strutture per lo svago:<br />
cinema, campo sportivo, piscina e<br />
giar<strong>di</strong>ni.<br />
Le <strong>di</strong>verse attività consentono <strong>di</strong><br />
mettere in gioco le proprie capacità;<br />
è cosi possibile l’auto-realizzazione,<br />
risultato della propria espressione<br />
lavorativa e ricreativa; in tal modo<br />
l’in<strong>di</strong>viduo avrà l’opportunità <strong>di</strong> sentirsi<br />
riconosciuto (bisogno <strong>di</strong> riuscita),<br />
partecipe e allo stesso tempo<br />
responsabile non solo verso gli altri<br />
ma anche verso se stesso.<br />
La comunità si contrad<strong>di</strong>stingue poi<br />
per lo stile <strong>di</strong> vita imposto: gli ospiti<br />
devono comportarsi coerentemente<br />
con una serie rigorosa <strong>di</strong><br />
regole ( i pasti, i momenti <strong>di</strong> svago<br />
e i vari appuntamenti hanno orari<br />
precisi) che hanno uno scopo terapeutico:<br />
il raggiungimento <strong>di</strong> un<br />
equilibrio, e la gestione <strong>di</strong> sé in rapporto<br />
agli altri. A tal proposito è<br />
interessante sottolineare la consapevolezza<br />
da parte <strong>di</strong> alcuni giovani<br />
degli errori passati e degli scopi<br />
rieducativi della comunità. Questi<br />
riconoscono <strong>di</strong> “non aver saputo<br />
gestire la propria libertà” e pertanto<br />
ritengono che le regole, malgrado<br />
la loro severità, siano in<strong>di</strong>spensabili”.<br />
Dalle parole dei residenti<br />
emerge poi una forte stima e un<br />
grande rispetto per la comunità e in<br />
particolar modo per il suo fondatore<br />
Vincenzo Muccioli.<br />
La terapia adottata tenta così <strong>di</strong><br />
risolvere i problemi del singolo in<br />
modo naturale: la convivenza, la<br />
<strong>di</strong>sponibilità reciproca, il lavoro, le<br />
regole sono le uniche me<strong>di</strong>cine utilizzate;<br />
me<strong>di</strong>cine che permettono<br />
<strong>di</strong> recuperare o forse scoprire finalmente<br />
la propria identità in<strong>di</strong>viduale<br />
e sociale. Ognuno è compagno,<br />
amico e me<strong>di</strong>co all’altro, si instaurano<br />
così legami forti ed unici che<br />
spesso portano a scegliere <strong>di</strong> rimanere<br />
in comunità oltre il periodo <strong>di</strong><br />
cura e in alcuni casi per tutta la vita.<br />
Queste le emozioni e le sensazioni<br />
che abbiamo provato, noi, ragazze<br />
della IV A del liceo delle scienze<br />
sociali!<br />
Monni Ilaria, Morici Selena<br />
L.S.S., IV A<br />
17<br />
5/03
18<br />
5/03<br />
FANTASTICA EVASIONE<br />
Istintivamente le mie palpebre<br />
si chiudono. Questa luce ...<br />
troppo intensa, estremamente<br />
bianca e poi una cascata <strong>di</strong> colori<br />
... Dove sono?<br />
Che meraviglioso spazio è questo?<br />
Cerco <strong>di</strong> muovere una mano, ed<br />
essa fluttua sospesa nell’aria ...<br />
Aria? Non so se questa sia propriamente<br />
aria come la inten<strong>di</strong>amo<br />
noi ... ma è qualcosa <strong>di</strong> simile<br />
...<br />
E poi, le gambe sembrano solleticate<br />
da qualcosa: abbasso incuriosita<br />
lo sguardo e vedo farfalle,<br />
minutissime e sgargianti, si rincorrono<br />
e sembrano giocare, ma<br />
non capisco ...<br />
Muovono velocissime le piccole<br />
antenne ... forse parlano, del più<br />
e del meno proprio come noi<br />
uomini davanti un caffé ... Sorrido.<br />
Gli occhi si stanno abituando al<br />
bagliore, riesco a scorgere una<br />
specie <strong>di</strong> ruscello ... sento sete e mi<br />
avvicino, mi chino e immergo le<br />
mani nell’acqua ... è freschissima:<br />
la porto alle labbra e bevo: in<br />
bocca mi resta profumo <strong>di</strong> rose.<br />
Non capisco, concludo che forse<br />
non è acqua, eppure ha la stessa<br />
consistenza, la stessa trasparenza<br />
... magari non è acqua come la<br />
inten<strong>di</strong>amo noi. Mi alzo <strong>di</strong> nuovo<br />
e sento un soffio leggero sul viso,<br />
mi piace e allora cerco <strong>di</strong> capire<br />
da dove provenga ma attorno non<br />
scorgo che stupende piante ver<strong>di</strong>,<br />
che nella loro posizione assomigliano<br />
a donne truccate <strong>di</strong> fiori<br />
variopinti e adorne <strong>di</strong> goccioline<br />
<strong>di</strong> rugiada ...<br />
Le sfioro ma sembrano essere <strong>di</strong><br />
vapore, nuvole ... Io non conosco<br />
piante fatte <strong>di</strong> vapori colorati!<br />
Penso e concludo nuovamente <strong>di</strong><br />
trovarmi dove tutto, perfino le<br />
piante, non è come noi lo inten<strong>di</strong>amo.<br />
Vorrei trovare qualche certezza,<br />
non che sia spaventata, qui la<br />
paura non esiste, solo meraviglia<br />
e confusione ad animarmi ... come<br />
sono arrivata qui? E perchè?<br />
Continuo a camminare, voglio<br />
sapere! Al naso arriva odore <strong>di</strong><br />
grano tagliato, come campi coltivati<br />
dopo la mietitura <strong>di</strong> maggio<br />
... inizio a correre ... Al posto della<br />
terra bruna e dorata mi aspetta un<br />
prato <strong>di</strong> un verde intensissimo, e<br />
al centro, se <strong>di</strong> uno spazio così<br />
immenso si può limitarne un centro,<br />
c’è un bellissimo castagno ...<br />
Mi domando se l’odor <strong>di</strong> grano sia<br />
in questo spazio l’odor dell’erba,<br />
e scorgo attaccato con grazia e<br />
meticolosa precisione, un alveare<br />
al ramo più basso. Mi avvicino<br />
ancora, quello delle api non è un<br />
fasti<strong>di</strong>oso rumore, anzi sembra<br />
che le loro ali riproducano il suono<br />
dell’onda che accarezza la sponda,<br />
e non ho paura mi pungano,<br />
tanto che timidamente infilo una<br />
mano nel loro castello e sulle <strong>di</strong>ta<br />
avverto l’essenza dolcissima del<br />
miele.<br />
Lo assaggio e sa <strong>di</strong> lamponi!<br />
Quasi non ci credo, ma è così!<br />
Sono serena e non so attribuirlo<br />
a nulla, forse è questa la felicità<br />
umana!<br />
Comunque inizio a saltellare e<br />
salgo colline, scivolo sopra neve<br />
azzurrina e mi bagno nel mare<br />
perlaceo, ora vorrei vedere una<br />
persona, una qualsiasi persona,<br />
per <strong>di</strong>rle della gioia <strong>di</strong> vivere che<br />
mi guida nella danza folle <strong>di</strong> questi<br />
attimi ... il mio desiderio viene<br />
esau<strong>di</strong>to ...<br />
Ecco un vecchio che ritira una<br />
rete dal mare, gli corro incontro,<br />
lo sguardo felice e il sorriso sincero,<br />
e lui si volta, ricambia la mia<br />
espressione <strong>di</strong> sentito benessere,<br />
poi, come se mi conoscesse da<br />
tanto, mi abbraccia lasciando cadere<br />
la rete.<br />
Gli <strong>di</strong>co che il mare la sta portando<br />
via e così perderà i suoi pesci, ma<br />
lui mi rassicura spiegandomi che<br />
non sta pescando, ma lanciando<br />
un appiglio alle anime che forse<br />
arriveranno. Resto un po’ confusa,<br />
non so intuire il significato <strong>di</strong><br />
tutto questo e il vecchio mi <strong>di</strong>ce<br />
con voce paterna che questo è il<br />
mondo riflesso del mondo in cui<br />
ho sempre vissuto e <strong>di</strong> qui si arriva<br />
solo cercandosi intimamente<br />
senza temere responsabilità e<br />
dubbi, senza nascondere errori e<br />
debolezze e credendo a noi e non<br />
a ciò che gli altri ci lasciano credere<br />
come verità assolute.<br />
Sembro sciocca lo so, ma non<br />
capisco e poi cosa c’entrano queste<br />
anime nel mare ...<br />
Lui sorride ancora e continua a<br />
spiegare: ogni uomo che ha forte<br />
la volontà <strong>di</strong> trovare se stesso e<br />
non restare intrappolato dall’o<strong>di</strong>o<br />
che la società semina come risanatore<br />
ad ogni problema, si specchia<br />
nell’immagine <strong>di</strong> ciò che sa <strong>di</strong><br />
essere in un mondo che non può<br />
accettare e allora cerca <strong>di</strong> trovare<br />
il modo <strong>di</strong> cambiare le cose, <strong>di</strong> renderle<br />
migliori e per farlo deve<br />
vedere dentro la propria anima e<br />
si tuffa in questo viaggio interiore.<br />
Ecco che rinasce in queste<br />
acque e vive ciò che è la sua essenza.<br />
Inizio a capire.<br />
Di là il mondo delle guerre, delle<br />
carestie, delle corruzioni, delle violenze,<br />
delle apparenze; <strong>di</strong> qua il<br />
mondo vero per ognuno <strong>di</strong> noi, il<br />
mondo intimo e speciale che carat-<br />
terizza la nostra personalità.<br />
Quin<strong>di</strong> tutto questo è pura fantasia,<br />
l’acqua che ha sapore <strong>di</strong> rose,<br />
le piante come cumuli <strong>di</strong> nuvole<br />
l’erba che profuma <strong>di</strong> grano battuto<br />
e il miele che sembra lampone<br />
... questo è solo il mio desiderio<br />
<strong>di</strong> vedere e percepire la vita per<br />
come io sono, e non per come gli<br />
altri vogliono farmi credere ... è la<br />
mia fuga verso la libertà, la fuga<br />
<strong>di</strong> tanti, inconsapevole <strong>di</strong> tutti ...<br />
La luce perde incanto e bagliore,<br />
i colori si opacizzano e l’aria torna<br />
l’aria tormentata delle nostre città,<br />
l’acqua torna priva <strong>di</strong> sapore e<br />
l’erba profuma <strong>di</strong> ... fumo ... sono<br />
tornata dalla mia fuga, e nella mia<br />
stanza è <strong>di</strong> nuovo il presente, non<br />
più astrazioni e non più spazi infiniti<br />
da vedere e correre ...<br />
In testa la speranza <strong>di</strong> torvare me<br />
stessa, la certezza dei tempi <strong>di</strong>fficili<br />
che dovremo vivere tutti, la<br />
razionalità delle barbarie umane e<br />
della troppa concreta materialità...<br />
Eppure in cuore l’immagine stupenda<br />
della meraviglia <strong>di</strong> crescere<br />
e volersi vivi a tutti i costi, anche<br />
a quello <strong>di</strong> star male e vedere il<br />
male del mondo.<br />
Della mia fantastica evasione mi<br />
resta il ricordo della felicità, a cui<br />
forse non si riesce a trovar spiegazione<br />
e nasce da sè, in un sorriso<br />
estasiato <strong>di</strong> voglia <strong>di</strong> vivere ...<br />
Clau<strong>di</strong>a Sbarbati<br />
L.S.S., II A
Eh sì, proprio a noi, la classe II A<br />
del Liceo delle Scienze Sociali, è<br />
arrivato l’invito a seguire il progetto<br />
“Il Passato nel Presente per il<br />
Futuro”, e credendo <strong>di</strong> poter riuscire o<br />
se non altro poter provare a dare luce<br />
a questa bellissima immagine che ci è<br />
stata proposta, abbiamo pensato <strong>di</strong> partecipare,<br />
<strong>di</strong> non restare sempre nell’ombra!<br />
Ecco perché abbiamo preso carta e<br />
penna e tirato fuori un fiume <strong>di</strong> idee sul<br />
come voler realizzare la nostra pittura<br />
sulle relazioni fra questi tre tempi, queste<br />
tre generazioni protagoniste, gli<br />
anziani gli adolescenti e i bambini… ma<br />
si sa che il volere e la possibilità <strong>di</strong> realizzare<br />
ciò che si vorrebbe, non sempre<br />
coincidono, così abbiamo dovuto seguire<br />
nuovamente il percorso <strong>di</strong> quel nostro<br />
fiume <strong>di</strong> idee dalla sorgente, restrin-<br />
Giornata nazionale per i <strong>di</strong>ritti dell’infanzia e dell’adolescenza<br />
IL PASSATO NEL PRESENTE<br />
PER IL FUTURO<br />
gendone un po’ gli argini e trovando un<br />
sentiero che portasse più facilmente al<br />
mare…non per questo il significato <strong>di</strong><br />
ciò che il nostro <strong>di</strong>pinto voleva essere è<br />
cambiato, anzi si è intensificato visto che<br />
le nostre esperienze hanno assunto un<br />
valore molto più forte, noi più in gioco,sia<br />
come persone e sia come adolescenti,<br />
come tempo del presente e generazione<br />
interme<strong>di</strong>a…<br />
Infatti, abbiamo creduto che coinvolgere<br />
dei bambini, con <strong>di</strong>scorsoni e lunghi<br />
questionari sarebbe stato davvero troppo<br />
noioso e il valore del nostro lavoro<br />
sarebbe stato vanificato…<br />
È nata così la pazza idea <strong>di</strong> metterci in<br />
scena, <strong>di</strong> condurre una storia nella quale<br />
si parlasse <strong>di</strong> un paese ideale, del ruolo<br />
degli adulti in queste nostre città e dei<br />
sogni dei più piccoli!<br />
I preparativi sono stati tanti, un po’ <strong>di</strong><br />
timidezza ci faceva tremare la voce,<br />
ma alla fine la prova generale è risultata<br />
un successone!<br />
Grazie alla collaborazione con la Scuola<br />
elementare Monte Tabor, abbiamo potuto<br />
far <strong>di</strong>venire la prova generale la<br />
prima del nostro spettacolo, mettendola<br />
in scena <strong>di</strong> fronte al pubblico attento<br />
delle classi V A e V B.<br />
Ci siamo scoperte più <strong>di</strong>sinvolte <strong>di</strong> quanto<br />
non credessimo d’essere e negli occhi<br />
dei bambini c’era tutta la curiosità che<br />
avevamo bisogno <strong>di</strong> cogliere in loro per<br />
non lasciarci vincere dall’imbarazzo.<br />
Dopo lo spettacolo, abbiamo parlato <strong>di</strong><br />
cosa vorrebbero <strong>di</strong>verso nella loro città<br />
e <strong>di</strong> quali sono i problemi che in essa<br />
avvertono maggiormente.<br />
Hanno <strong>di</strong>segnato per noi città <strong>di</strong> cioccolata<br />
piene <strong>di</strong> parchi gioco, e ci hanno<br />
lasciato entrare un po’ nei loro colora-<br />
ti e fantastici mon<strong>di</strong>, dove a regnare sono<br />
streghette ed animaletti e dove tutto è<br />
libertà!<br />
Quando gli abbiamo chiesto <strong>di</strong> intervistare<br />
a loro volta i nonni sono tutti stati<br />
molto <strong>di</strong>sponibili ed entusiasti, e non<br />
volevano assolutamente vederci andar<br />
via (in realtà, ad essere sinceri, non<br />
volevamo andare neanche noi!).<br />
È stata un’ esperienza davvero costruttiva<br />
e soprattutto ci ha <strong>di</strong>vertiti poter<br />
essere testimoni della loro spontaneità<br />
che oggigiorno si perde sempre più man<br />
mano che si cresce. Tornando a scuola,<br />
ricordando quelle ore, abbiamo pensato<br />
a come il tutto <strong>di</strong> questo nostro lavoro<br />
sarà per noi una piccola pittura <strong>di</strong><br />
armoniche figure in movimento…<br />
IL BOOM DEI CD PIRATA<br />
Dilaga anche in Vallesina, Finanza in azione: oltre 11 mila sequestri, 17 denunce in appena un anno<br />
Oltre 11 mila cd sequestrati<br />
e 17 persone denunciate.<br />
Questo il bilancio delle<br />
operazioni effettuate dalla Guar<strong>di</strong>a<br />
<strong>di</strong> Finanza nel solo 2002. Un trend<br />
in forte ascesa: basti pensare che il<br />
25% dei cd in circolazione è contraffatto<br />
e l’Italia è al terzo posto<br />
mon<strong>di</strong>ale per la pirateria.<br />
Ma quali sono le cause principali<br />
che portano i giovani a scaricare<br />
musica, masterizzare o comprare cd<br />
non originali? In primo luogo il costo<br />
eccessivo, dovuto in gran parte all’incasso<br />
delle case <strong>di</strong>scografiche, all’Iva,<br />
ai <strong>di</strong>ritti d’autore (S.I.A.E.) e ai guadagni<br />
dei negozianti. Poi la facilità nel<br />
reperire masterizzatori e il notevole<br />
risparmio rispetto all’acquisto nei<br />
negozi. Infine la poca consapevolezza<br />
dei rischi penali in cui si può<br />
incorrere. E i rischi sono molti. La<br />
legge prevede fino a tre anni <strong>di</strong> detenzione<br />
e multe fino a 15 mila Euro per<br />
chi duplica, riproduce, <strong>di</strong>ffonde opere<br />
dell’ingegno umano.<br />
Se non si vogliono spendere 20 Euro,<br />
questo solitamente il costo <strong>di</strong> un cd,<br />
dove si possono rifornire i giovani <strong>di</strong><br />
musica pirata? Le alternative sono<br />
due: scaricare file musicali da internet<br />
o rifornirsi da ven<strong>di</strong>tori ambulanti,<br />
per lo più immigrati clandestinamente<br />
in Italia. Chi compra pensa <strong>di</strong><br />
fornire loro un aiuto economico,<br />
senza essere consapevoli delle organizzazioni<br />
criminali da cui questi<br />
<strong>di</strong>pendono. Secondo la Guar<strong>di</strong>a <strong>di</strong><br />
Finanza questo fenomeno si ricollega<br />
ad un’altra serie <strong>di</strong> traffici illegali<br />
come quello della droga. Infatti si<br />
sono verificati casi, anche nella nostra<br />
realtà locale, <strong>di</strong> arresti d’immigrati<br />
coinvolti anche nello spaccio <strong>di</strong><br />
sostanze stupefacenti. I finanzieri,<br />
per far fronte al problema della pirateria<br />
au<strong>di</strong>o-visiva, hanno svolto operazione<br />
<strong>di</strong> prevenzione, informazione<br />
e repressione.<br />
Ultimamente le numerose perquisizioni<br />
effettuate hanno portato al<br />
sequestro <strong>di</strong> enormi quantità <strong>di</strong> materiali<br />
contraffatti, spesso contenuti nei<br />
caveau e <strong>di</strong> laboratori molto sofisticati.<br />
Da qualche anno è stato istituito<br />
all’interno delle Fiamme Gialle anche<br />
il GAT ( gruppo anticrimine tecno-<br />
Clau<strong>di</strong>a Sbarbati<br />
L.S.S., II A<br />
logico), che opera nel campo informatico,<br />
in particolare in Internet, per<br />
contrastare i siti che offrono musica<br />
pirata. L’operato delle forze dell’or<strong>di</strong>ne<br />
è fondamentale per reprimere<br />
i reati ma per prevenirli efficacemente,<br />
oltre ad informare la gente,<br />
è importante anche fare pressione<br />
sulle case <strong>di</strong>scografiche per abbassare<br />
i prezzi. Inoltre gli organi competenti<br />
dovrebbero comprendere che<br />
la musica, come i libri, è una forma<br />
<strong>di</strong> cultura e va considerata tale, abbassando<br />
perciò l’Iva dall’attuale 20%<br />
al 4%, come in altri paesi europei.<br />
Fosco Maria Rossi<br />
Marco Romanini<br />
L.C., II B<br />
19<br />
5/03
20<br />
5/03<br />
DALLA TERRA AL CIELO<br />
E’ i l C e n t r o d i S t u d i<br />
Metapsichici <strong>di</strong> Camerino,<br />
che pubblica nel 1974 il<br />
poema “Dalla terra al cielo” ad<br />
offrirci la stupefacente opportunità<br />
<strong>di</strong> leggere e conoscere un<br />
nuovo Dante, un Dante ine<strong>di</strong>to.<br />
Pare infatti che, attraverso sedute<br />
me<strong>di</strong>aniche, un’Entità, definitasi<br />
Dante Alighieri, abbia dettato,<br />
post-mortem, centinaia <strong>di</strong><br />
versi che indubbiamente lasciano<br />
toccato il lettore che, pure<br />
incredulo, ad essi si accosta.<br />
“Dalla terra al cielo” rappresenta<br />
il perfezionamento, a livello cont<br />
e n u t i s t i c o , d e l l a D i v i n a<br />
Comme<strong>di</strong>a: non soltanto vengono<br />
ra<strong>di</strong>calmente scar<strong>di</strong>nati taluni<br />
principi della dottrina cristiana <strong>di</strong><br />
c u i s i e r g e v a a d i f e s a l a<br />
Comme<strong>di</strong>a, ma l’opera, complessivamente,<br />
si presenta come<br />
riflessione drammatica e personale<br />
dello spirito che me<strong>di</strong>ta sul<br />
suo post-mortem, sulle leggi universali<br />
che regolano vita ed oltrevita:<br />
terra e, appunto, cielo, nonché<br />
il fondamentale nesso <strong>di</strong><br />
complementarità che li lega inscin<strong>di</strong>bilmente,<br />
proponendosi l’obiettivo<br />
d’illuminare all’uomo la<br />
via della salvezza, attraverso il<br />
ricordo e la dettagliata descrizione<br />
dell’esperienza post-mortem;<br />
sicché assente è il gran<strong>di</strong>oso apparato<br />
scenografico che costituiva un<br />
perno della Comme<strong>di</strong>a, quale<br />
assente è la figura d’uno scrittore<br />
giu<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> un’epoca e dell’umanità.<br />
Dante mette <strong>di</strong> nuovo in scena se<br />
stesso, questa volta protagonista<br />
reale dell’avventura spirituale:<br />
viene a cadere la finzione letteraria.<br />
D’altra parte il poema è una sorta<br />
<strong>di</strong> monologo interiore che, nel<br />
tentativo <strong>di</strong> creare un sacro ponte<br />
tra terra e cielo, una sorta <strong>di</strong> <strong>di</strong>alogo<br />
tra i due mon<strong>di</strong>, <strong>di</strong> tanto in<br />
tanto s’apre ad accorate esortazioni,<br />
concitati inviti volti all’intera<br />
umanità. Di tale peculiare natura<br />
è segno manifesto l’incipit<br />
stesso:<br />
“O popol che t’appresti al grande<br />
passo<br />
per superar la soglia della morte<br />
non cadere nel tragico collasso<br />
de li peccata e fa’ che tu sia forte:<br />
vicin ti guata il demone maligno<br />
perché <strong>di</strong>venti tua la sua mal sorte,<br />
fuggi quin<strong>di</strong> l’invito e quinci il ghigno<br />
acciocché tu possa salir festoso<br />
nel regno <strong>di</strong> Colui giusto e benigno.”<br />
In esso, accanto all’esplicito invito,<br />
si coglie il monito dantesco<br />
all’umanità (“popol”) che, <strong>di</strong> fatto,<br />
s’appresta a varcare la soglia che<br />
scinde vita e morte; l’esortazione<br />
alla forza rivela, d’altra parte, l’intrinseca<br />
debolezza umana: è “tragico<br />
collasso” la catastrofe che<br />
incombe sull’uomo qualora s’abbandoni<br />
a “li peccata”, le trame<br />
or<strong>di</strong>te dal demone del male.<br />
In tale prima sezione l’assunto<br />
fondamentale è che la vita postmortem<br />
si avrà gioiosa o meno in<br />
rispondenza delle azioni, della vita<br />
condotta in terra.<br />
Dante passa dunque a definire la<br />
natura immortale dell’anima (“Su<br />
quest’eterna Essenza anco la<br />
morte/ che regina ti sembra invitta<br />
e fiera, / mesta inchinar si dee<br />
perché men forte) e mette nettamente<br />
in luce l’ineluttabile sconfitta<br />
della morte, la quale, personificata,<br />
va ad assumere sembiante<br />
<strong>di</strong> tetra regina, regina del nulla; è<br />
codesta morte, mesta, abbattuta<br />
cui Dante si rivolge:<br />
“Non t’affannar, non darti pene e<br />
doglie<br />
col tuo ideal <strong>di</strong> sterminar le<br />
genti…<br />
Non t’affannar, perché come le<br />
foglie<br />
che a la triste stagion dei fred<strong>di</strong><br />
venti,<br />
allor che la natura sta nel sonno,<br />
morte giacciono e gialle, oppur<br />
cadenti,<br />
ma che al tornar <strong>di</strong> primavera<br />
ponno<br />
brulle rame vestir, così l’amata<br />
falciata gente, per amor del<br />
Donno,<br />
scossa dal suo torpor, risollevata<br />
d’ogni bassa tristezza e sofferenza,<br />
nel mondo tornerà rinnovellata.<br />
Nuova per suo vigor, per sua esperienza,<br />
l’antichi errori trova e li corregge<br />
migliorando così la sua esistenza:<br />
china quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> fronte a l’Alta<br />
Legge,<br />
tetra regina il volto tuo regale,<br />
ch’è più regal <strong>di</strong> te Chi tutto<br />
regge!”<br />
Perché mai la morte, che regna sull’uomo<br />
finché esso non riconosce<br />
il vano spauracchio ch’essa costituisce,<br />
nulla in realtà regge?<br />
Poiché il Donno (il Creatore) non<br />
solo concede agli animi l’immortalità,<br />
ma finanche permette ad<br />
essi il ritorno in terra, la palingenesi,<br />
finché, rinnovandosi attraverso<br />
la reiterata esperienza del<br />
Bene e del Male, l’umanità non<br />
giunga a perfezione e non s’involi<br />
finalmente nel Regno Celeste, laddove<br />
la morte non costituisce<br />
affatto un “essente”.<br />
Tale passo riprende una similitu<strong>di</strong>ne<br />
consolidata ormai dalla tra<strong>di</strong>zione:<br />
gli uomini sono come le<br />
foglie; pure, Dante fa <strong>di</strong> tale similitu<strong>di</strong>ne<br />
la forza dell’uomo, rovesciando<br />
manifestamente il tra<strong>di</strong>zionale<br />
significato. Il paragone<br />
non si concentra sulla precarietà<br />
e la fragilità dell’oggetto “foglia”,<br />
ma sulla possibilità <strong>di</strong> tornare alla<br />
vita, che <strong>di</strong> essa è prerogativa,<br />
con l’avvento della primavera: in<br />
tale modo la pianta, che si climatizza,<br />
si ambienta, si rafforza andrà<br />
a possedere una folta chioma <strong>di</strong><br />
foglie salde e resistenti.<br />
Ciò è in netta contrad<strong>di</strong>zione con<br />
la dottrina cristiana, una sorta <strong>di</strong><br />
aureo filone della Comme<strong>di</strong>a: è,<br />
dunque, come <strong>di</strong>cevo in principio,<br />
un nuovo Dante, temprato dall’esperienza<br />
spirituale, quello che<br />
ora ci parla, che generosamente<br />
offre il frutto della comprensione,<br />
scaturito dal proprio vissuto, che<br />
vuole fornire all’uomo un messaggio<br />
veri<strong>di</strong>co sull’al <strong>di</strong> là, dopo<br />
la finzione letteraria della<br />
Comme<strong>di</strong>a.<br />
Se i primi tre canti costituiscono<br />
<strong>di</strong> fatto il monito alla sempre vacillante<br />
umanità, è il IV canto che<br />
lascia il lettore più sorpreso; in<br />
esso compare la guida <strong>di</strong> Dante<br />
nell’oltretomba: è, ancora una<br />
volta, Virgilio, che il Cielo ha realmente<br />
concesso a Dante guida. Di<br />
ciò Dante stesso si sgomenta: pare<br />
infatti un premio troppo lauto, al<br />
sommo vate, poter ottenere ciò<br />
che aveva in terra meramente<br />
vagheggiato nella Comme<strong>di</strong>a:<br />
“O magnanimo Autor <strong>di</strong> ciò che<br />
esiste!<br />
Qual premio Tu volesti che assegnato<br />
Fusse a lo spirto mio! Ché se conquiste,<br />
finché venne il fatal commiato,<br />
potei vantar per intelletto e fede,<br />
pur non potei restar senza peccato.<br />
Chi sulla terra ispirazion mi <strong>di</strong>ede<br />
e in mio pensier fu guida al gran<br />
viaggio,<br />
fu da Colui che tutto presiede<br />
a me assegnato qual lucente raggio,<br />
qual guida che m’aiuti al gran<br />
capire<br />
col suo spirituale alto linguaggio.”<br />
Il tema che percorre l’opera è ad<br />
ogni modo l’esortazione all’uomo<br />
ad imboccare senza tentennamento<br />
la “<strong>di</strong>ritta via”, anticipata<br />
nell’incipit del nono canto<br />
dall’invocazione e preghiera rivolte<br />
all’ “Immortale Padre dei mortali”<br />
e ripresa più audacemente in<br />
quello del decimo, in cui Dante<br />
fervidamente sprona i mortali<br />
affinché lascino affiorare il supremo<br />
amore che <strong>di</strong> essi è esclusivo<br />
appannaggio; l’apostrofe all’amore,<br />
che fa il verso alle tre celeberrime<br />
terzine de<strong>di</strong>cate all’amore<br />
stesso intonate da Francesca<br />
nel canto V dell’Inferno (quantunque<br />
l’amore ora trattato sia <strong>di</strong><br />
natura esclusivamente <strong>di</strong>vina e si<br />
esplichi essenzialmente nell’esercizio<br />
assoluto del perdono incon<strong>di</strong>zionato),<br />
si accompagna all’ormai<br />
noto monito, che riverbera nel<br />
poema con <strong>di</strong>verse sfumature:<br />
“Surga l’amor che voi sopito avete<br />
per vostro agire e favella bugiarda<br />
dell’alma, prima che vi bagni il<br />
Lete!<br />
Surga l’amore in voi; dall’alto guarda<br />
Dio ch’Amor vi donò perch’il<br />
donaste<br />
E tal donar non sia vostr’opra<br />
tarda!<br />
Surga l’amor che voi, nati, serraste<br />
Nella coscienza, allor fulgido scrigno<br />
E fatto immondo, poi, perché peccaste!”<br />
E’ dunque tale connaturato, genuino,<br />
nobile amore che deve copiosamente<br />
fluire nell’uomo perché<br />
esso possa ritrovarsi celeste; sempre<br />
tale amore dev’essere l’oggetto<br />
<strong>di</strong> una quiete interiore che<br />
conduca alla definitiva sconfitta<br />
dei mali dell’animo, ad una completa<br />
liberazione: giunto a tale<br />
sublime con<strong>di</strong>zione, pure in terra,<br />
l’uomo non può che riconoscersi<br />
ed essere degno del Cielo.<br />
Gemma Polonara<br />
L.C., II B
Ad un bambino <strong>di</strong> otto anni<br />
viene fatto acquistare dalla<br />
sua insegnante d’italiano un<br />
libro: il bambino lo compra e a casa<br />
non lo legge nemmeno perché la lettura<br />
del testo sarà fatta in classe. Quel<br />
bambino <strong>di</strong> otto anni sono io ed il<br />
libro in questione è “Il piccolo principe”<br />
<strong>di</strong> Antoine de Saint Exupery.<br />
Durante la prima lettura, avvenuta<br />
in terza elementare, non ero in grado<br />
né <strong>di</strong> capire il significato della de<strong>di</strong>ca<br />
iniziale (“de<strong>di</strong>cato a Leone Werth<br />
quando era un bambino”) né <strong>di</strong> cogliere<br />
il messaggio del libro. Infatti, l’avevo<br />
trovato un racconto carino, ma<br />
dopo questa lettura “obbligata” in classe,<br />
quel piccolo libricino non è stato<br />
più aperto per otto anni…<br />
È stato un mio amico, Alessio, a farmi<br />
riscoprire questa fantastica storia che<br />
io avevo <strong>di</strong>menticato nel fondo <strong>di</strong> un<br />
arma<strong>di</strong>o. Devo ammettere che all’inizio<br />
ero un po’ scettico e pensavo che<br />
fosse un libro esclusivamente per bambini,<br />
ma grazie all’insistenza del mio<br />
amico, un giorno dell’estate 2001,<br />
mi sono messo a frugare tra le mie<br />
vecchie robe e sono riuscito a trovare,<br />
sotto altri libri <strong>di</strong>menticati, “Il piccolo<br />
principe”. Allora, mi sono sdraiato<br />
sul mio letto ed ho iniziato a leggere.<br />
Dopo meno <strong>di</strong> un’ora ero all’ultima<br />
pagina e, concluso il libro, è stato<br />
come svegliarsi da un dolce sogno: con<br />
le lacrime agli occhi, commosso, mi<br />
<strong>di</strong>spiacevo per il fatto che quello che<br />
avevo appena letto fosse solo un libro<br />
e, proprio come si fa con un bel sogno,<br />
desideravo (e desidero) che da qualche<br />
parte nel deserto, nel mondo o nell’universo<br />
vi fosse un piccolo principe<br />
da coccolare, da ascoltare e da<br />
capire.<br />
Purtroppo, un bambino <strong>di</strong> otto anni,<br />
non può intravedere ne “Il piccolo<br />
principe” quello che una persona più<br />
grande riesce a captare e forse è proprio<br />
perché da piccoli non si riesce a<br />
capirlo pienamente che, crescendo, si<br />
rischia <strong>di</strong> non apprezzarlo, ma è necessario<br />
riscoprirlo. Per me è stato come<br />
un grido, un rispecchiarmi dentro a<br />
delle pagine <strong>di</strong> carta; è stato un po’<br />
come se quello che sono mi fosse stato<br />
in parte spiegato: nel mio modo d’essere<br />
c’è sempre stato un qualcosa che<br />
ho constatato ne “Il piccolo principe”.<br />
Leggendo il capitolo dove il piccolo<br />
principe incontra la volpe, mi sono<br />
messo a piangere: “ Mi vorresti addomesticare?”<br />
“Cos’è addomesticare?”.<br />
Nel <strong>di</strong>alogo tra i due personaggi è spiegato<br />
nella maniera più chiara e sem-<br />
IL PICCOLO PRINCIPE<br />
plice perché ci si affeziona a delle persone<br />
ed anche ad alcune cose; quando<br />
il piccolo principe chiede alla volpe<br />
perché voleva essere addomesticata da<br />
lui, nella risposta c’è uno dei passi<br />
più belli per chiarezza, semplicità e<br />
grandezza che io abbia mai letto:<br />
“Perché in questo modo i tuoi capelli<br />
bion<strong>di</strong> saranno per me il campo <strong>di</strong><br />
grano e così, ogni volta che vedrò un<br />
campo <strong>di</strong> grano, io sarò felice e penserò<br />
a te anche quando sarai lontano…”.<br />
Dopo essere stata addomesticata,<br />
nel mondo non ci sarà più<br />
nessuno come il suo piccolo principe<br />
e per la volpe il guadagno sarà il<br />
vento che scuote il grano nei campi,<br />
che gli ricorderà i suoi capelli bion<strong>di</strong>.<br />
E così mi sono reso conto <strong>di</strong> essere stato<br />
addomesticato anch’ io in qualche<br />
modo ed ho capito il motivo per cui<br />
la mia lei è per me una su sei miliar<strong>di</strong>:<br />
lei è per me il profumo <strong>di</strong> vaniglia,<br />
il verde <strong>di</strong> un prato, un cielo stellato,<br />
una canzone e quando vedo o sento<br />
queste cose io penso a lei e sono felice.<br />
Leggendo quel passo, ho capito che<br />
quella volpe rappresentava per lui<br />
l’unica volpe e la rosa del suo pianeta<br />
l’unica rosa, come la mia lei rappresenta<br />
per me l’unica lei ed in quel<br />
momento (e tuttora) mi sono sentito<br />
un po’ piccolo principe anch’io.<br />
Quest’aspetto affettivo del piccolo principe<br />
mi si è trasmesso anche sulle<br />
cose materiali: non sarei in grado <strong>di</strong><br />
cambiare il mio zaino con nessun<br />
altro zaino al mondo, nonostante il<br />
fatto che sia vecchio e danneggiato perché<br />
per me quello zaino rappresenta<br />
i miei quattro anni <strong>di</strong> superiori, i concerti<br />
cui sono andato, le marce per la<br />
pace, il mare, la Spagna. L’esempio<br />
non è superficiale, ma bisogna pensare<br />
da bambini per poterlo capire<br />
pienamente.<br />
In tutto il racconto, vi sono delle allegorie,<br />
che possono apparire <strong>di</strong> per sé<br />
buffe, ma se lette più attentamente<br />
nascondono una triste ironia: un esempio<br />
è il povero ubriacone che beve continuamente<br />
ed alla domanda del piccolo<br />
principe “Ma perché bevi ?”<br />
risponde “Bevo per <strong>di</strong>menticare che<br />
ho vergogna <strong>di</strong> bere”; oppure il re <strong>di</strong><br />
un pianeta senza abitanti che è convinto<br />
<strong>di</strong> avere dei sud<strong>di</strong>ti ( anche se<br />
pure lui ha qualche dubbio) e quando<br />
arriva il piccolo principe lo supplica<br />
<strong>di</strong> rimanere, ma poi, vedendo che<br />
non può fermarlo, lo nomina suo<br />
ambasciatore nell’ universo. Questi e<br />
gli altri incontri possono essere considerati<br />
allegorie della solitu<strong>di</strong>ne<br />
umana, portata all’estremo (ognuno<br />
dei personaggi è solo in un pianeta<br />
dell’universo), che, però, non è molto<br />
<strong>di</strong>fferente della solitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> chi vive<br />
chiuso in se stesso e si rifiuta, come il<br />
re, <strong>di</strong> rendersi conto della realtà o,<br />
come l’ubriacone, preferisce <strong>di</strong>menticare<br />
con l’alcool tutti i suoi guai ed<br />
anche se stesso.<br />
La conclusione è triste: il piccolo principe<br />
torna sulla sua stella, mentre l’<br />
autore-protagonista rimane qui sulla<br />
Terra. Tuttavia quando quest’ultimo<br />
alzerà gli occhi al cielo in una notte<br />
stellata, vedrà una stella più brillante<br />
<strong>di</strong> tutte e quella sarà la sua stella<br />
ed ogni volta che la guarderà, penserà<br />
anche lui al suo piccolo principe.<br />
In seguito alla lettura, alcuni aspetti<br />
del mio carattere si sono accentuati:<br />
“l’ essenziale è invisibile agli occhi”. Nei<br />
rapporti con le persone, gli aspetti<br />
materialistici non mi sono mai interessati<br />
molto, ma non avevo mai pensato<br />
in maniera seria e realmente<br />
cosciente che i vestiti, l’aspetto fisico<br />
e tutti gli altri caratteri esteriori non<br />
sono rilevanti nel determinare una<br />
persona, ed ho realizzato in pieno che<br />
la cosa importante, “essenziale”, è<br />
come uno si sente quando sta con<br />
una persona, l’emozione che prova e<br />
che nessun occhio umano è in grado<br />
<strong>di</strong> cogliere.<br />
Dopo aver chiuso il libro, ho iniziato<br />
a fantasticare sulla scomparsa nel<br />
deserto <strong>di</strong> Antoine de Saint Exupery<br />
con il suo aeroplano e mi piace immaginare<br />
che egli abbia realmente incontrato<br />
il piccolo principe e sia andato<br />
con lui sulla sua stella. Se ciò non<br />
fosse vero,io so che il piccolo principe<br />
è dentro ognuno <strong>di</strong> noi ed è lì per<br />
ricordarci il bambino che tutti siamo<br />
stati. Tuttavia a volte ce ne <strong>di</strong>mentichiamo,<br />
ma è nelle nostre capacità riuscire<br />
ad ascoltarlo e soprattutto a<br />
capirlo.<br />
•<br />
Mosé Tinti<br />
L.C., II A<br />
21<br />
5/03
22<br />
5/03<br />
UN LIBRO, SOLTANTO UN<br />
LIBRO<br />
Un libro, soltanto un libro mi ha<br />
segnato così tanto da leggerlo e<br />
rileggerlo almeno <strong>di</strong>eci volte, da<br />
ricordare a memoria molte delle sue frasi<br />
più significative, da provare a farne un<br />
modello <strong>di</strong> vita.<br />
Questo libro è “Il Piccolo Principe”<br />
<strong>di</strong> Antoine de Saint – Exupery.<br />
La prima volta lessi il libro all’età <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>eci anni. Mi piaceva l’idea <strong>di</strong> un<br />
principe dai capelli d’oro, del suo<br />
pianeta con i tre vulcani e <strong>di</strong> tutti<br />
quei personaggi così bizzarri..<br />
Non potevo ancora capire cosa<br />
c’era <strong>di</strong>etro quella rosa o quella storia<br />
della volpe ma potevo apprezzare<br />
la grande abilità e semplicità dell’autore<br />
nel narrare le peripezie del<br />
piccolo protagonista.<br />
Dopo circa sette anni, mi capitò <strong>di</strong><br />
rileggerlo.<br />
Capii subito che in quei sette anni<br />
molte cose erano cambiate.<br />
Capii che “Il Piccolo principe” non<br />
è un libro per bambini.<br />
Il libro inizia con una de<strong>di</strong>ca davvero<br />
speciale: “A Leone Werth quando<br />
era bambino”. Già in quella<br />
prima pagina una frase mi colpì<br />
molto : “ …tutti i gran<strong>di</strong> sono stati<br />
bambini ma pochi <strong>di</strong> essi se ne<br />
ricordano…”<br />
È uno dei temi car<strong>di</strong>ne del libro:<br />
nel primo capitolo infatti Saint –<br />
Exupery ci narra quando ancora<br />
bambino veniva frainteso e non<br />
capito dai gran<strong>di</strong> nel tentativo <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>segnare un boa che inghiottisce<br />
un elefante, nel momento in cui il<br />
piccolo principe incontra l’uomo<br />
d’affari e il controllore dei treni.<br />
Quest’ultimo <strong>di</strong>ce al principe che gli<br />
uomini durante la loro vita prendono<br />
tanti treni e si spostano sempre<br />
perché non sanno quello che<br />
cercano. “Solamente i bambini<br />
schiacciano il naso contro i vetri”.<br />
Nel secondo capitolo c’è l’incontro<br />
tra il narratore e il piccolo principe,<br />
nel deserto del Sahara. Il piccolo<br />
principe avvicinandosi al narratore,<br />
gli chiede subito <strong>di</strong> <strong>di</strong>segnarli una<br />
pecora per il suo pianeta.<br />
E così il piccolo principe inizia a raccontare<br />
la sua vita. Nel suo piccolo<br />
pianeta ci sono tre vulcani e un<br />
fiore speciale trasportato lì dal vento.<br />
Il piccolo principe ama così tanto<br />
quel fiore che lo innaffia, <strong>di</strong> notte<br />
gli mette una campana <strong>di</strong> vetro per<br />
proteggerlo dal vento e dalle grinfie<br />
degli animali. Un giorno però il<br />
piccolo principe lascia il suo piccolo<br />
pianeta, il suo fiore e incomincia<br />
a fare degli incontri davvero particolari<br />
in altri pianeti.<br />
Parla con un re che governa sul<br />
niente, con un vanitoso che vuole<br />
soltanto sentirsi adulare, con un<br />
ubriacone che vive per <strong>di</strong>menticare<br />
che ha vergogna <strong>di</strong> bere, con un<br />
uomo d’affari che conta le stelle<br />
per possederle e non si <strong>di</strong>strae un<br />
attimo.<br />
Infine il lampionaio, il personaggio<br />
che il piccolo principe invi<strong>di</strong>a e<br />
apprezza <strong>di</strong> più.<br />
In quel pianeta i giorni durano<br />
minuti, così il lampionaio ogni minuto<br />
deve accendere e spegnere le luci,<br />
ma intanto in un giorno si gode<br />
millequattrocento tramonti.<br />
Il piccolo principe arriva finalmente<br />
sulla Terra, nel deserto del Sahara.<br />
Qui vedendo un campo <strong>di</strong> rose<br />
uguali a quel fiore che aveva sul suo<br />
pianeta e che riteneva unico al<br />
mondo, il piccolo principe comincia<br />
a piangere.<br />
Il nostro protagonista poi incontra<br />
la volpe. L’animale chiede subito<br />
<strong>di</strong> essere addomesticato. Secondo<br />
la volpe ciò sarà possibile solo con<br />
il tempo, solo se con il passare dei<br />
giorni lei e il piccolo principe si<br />
sederanno sempre più vicini, anche<br />
senza parlare, perché come <strong>di</strong>ce la<br />
volpe in una frase tanto vera quanto<br />
semplicissima “le parole sono<br />
fonte <strong>di</strong> malintesi”. Il piccolo principe<br />
inizia a raccontarle del suo rapporto<br />
con la rosa che pensava unica<br />
al mondo e invece ce ne sono cinquemila.<br />
Ma la volpe, voce <strong>di</strong> Saint – Exupery<br />
<strong>di</strong>ce che ciò che rende davvero<br />
importante una rosa, o una persona<br />
è il tempo passato a proteggerla<br />
dai venti fred<strong>di</strong>, a sentirla vantarsi<br />
e piangere, a farla crescere. La volpe<br />
riba<strong>di</strong>sce il concetto con la frase<br />
probabilmente più bella del libro:<br />
“l’essenziale è invisibile agli occhi,<br />
non si vede bene che con il cuore”.<br />
Il piccolo principe termina il suo racconto<br />
e inizia con Saint – Exupery<br />
la ricerca metafisica dell’acqua, per<br />
colmare la sete dovuta a giorni e<br />
giorni <strong>di</strong> permanenza nel deserto.<br />
L’acqua che troveranno in un pozzo<br />
sarà molto più <strong>di</strong>ssetante <strong>di</strong> qualsiasi<br />
altra acqua perché è il frutto <strong>di</strong> giorni<br />
<strong>di</strong> attesa, <strong>di</strong> ricerca.<br />
Qui rivolgendosi all’autore il pic-<br />
colo principe <strong>di</strong>mostra <strong>di</strong> aver capito<br />
la lezione della volpe: “Da te gli<br />
uomini cercano e non trovano quello<br />
che vogliono in cinquemila rose,<br />
ma lo potrebbero trovare in una sola<br />
rosa, in un po’ d’acqua”.<br />
A questo punto il piccolo principe<br />
può lasciare la Terra, dopo essere<br />
stato morso da un serpente e tornare<br />
al suo pianeta, alla sua rosa<br />
unica al mondo.<br />
L’ultima richiesta che fa il piccolo<br />
principe è una museruola per quella<br />
pecora che Saint – Exupery aveva<br />
all’inizio <strong>di</strong>segnato, in modo che<br />
poi non possa mangiare il suo fiore.<br />
Il libro termina con la convinzione<br />
<strong>di</strong> Saint – Exupery che tutto cambi<br />
nell’Universo, per lui e per chi come<br />
lui, ha amato il piccolo principe se<br />
il fiore sia stato mangiato o meno<br />
da quella pecora e come i gran<strong>di</strong>,<br />
questo, non lo potranno mai capire.<br />
A <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> pochi mesi ho riletto<br />
tante altre volte “Il piccolo principe”.<br />
È <strong>di</strong>ventato una parte <strong>di</strong> me.<br />
Mi ha cambiato. Parafrasando<br />
Gibran, il piccolo principe mi ha<br />
fatto capire che è nella rugiada delle<br />
piccole cose che il cuore trova il suo<br />
mattino e si ristora.<br />
Un saluto all’italiano più italiano che ci sia<br />
ALBERTONE,<br />
SEI TUTTI NOI<br />
Si è spento, a 82 anni, il 25 febbraio<br />
a Roma. Ma solo per l'anagrafe.<br />
Alberto Sor<strong>di</strong> continuerà a vivere<br />
nei cuori della gente comune <strong>di</strong><br />
cui si è fatto espressione per tutta<br />
una vita, nelle risate sincere e genuine<br />
che ha suscitato in ognuno <strong>di</strong> noi,<br />
in quella punta <strong>di</strong> amarezza e malinconia<br />
che talvolta trapelava attraverso<br />
le maschere tragicomiche dei<br />
suoi storici personaggi.<br />
No, Albertone non può morire.<br />
Come immortali sono quel "faccione",<br />
quel timbro caldo <strong>di</strong> voce<br />
che ha "regalato" in storici doppiaggi<br />
e quella inimitabile camminata.<br />
Per tutta una vita, Sor<strong>di</strong> ha fatto del<br />
proprio pubblico il più caro confidente,<br />
rendendolo oggi erede <strong>di</strong><br />
un ine<strong>di</strong>to ritratto d'Italia, fedele alla<br />
realtà a tal punto da permettere a<br />
chiunque sia seduto davanti allo<br />
schermo <strong>di</strong> vestire i panni del protagonista.<br />
L'attore, attraverso la sua straor<strong>di</strong>naria<br />
arte, si è armato <strong>di</strong> tavolozza<br />
e pennello e si è messo lì, a <strong>di</strong>pingere<br />
ogni personaggio nei suoi tratti<br />
caratterizzanti, servendosi dei colori<br />
dell'ironia, dell'ilarità, della<br />
spensieratezza, magistralmente<br />
mescolati a quelli della tristezza,<br />
della malinconia e della solitu<strong>di</strong>ne.<br />
Mattia Vico<br />
L.C., II A<br />
L'immagine che ne esce è quella <strong>di</strong><br />
una figura plastica, a tutto tondo,<br />
incisiva tanto per fisicità e nei gesti,<br />
quanto per spessore psicologico.<br />
I suoi personaggi incarnano i vizi e<br />
le virtù, le debolezze e i punti <strong>di</strong><br />
forza del tipico italiano.<br />
“Ho voluto far l’attore a tutti i costi<br />
perché ho desiderato, fin dall’inizio,<br />
ispirarmi alla gente comune”.<br />
Questo ha detto in un’intervista<br />
riproposta sugli schermi il giorno<br />
dopo la sua morte.<br />
Ogni italiano deve a Sor<strong>di</strong> il fatto<br />
<strong>di</strong> averlo reso protagonista.<br />
I suoi film sono capolavori e tali<br />
erano considerati ancor prima della<br />
sua morte. Lo stesso <strong>di</strong>casi dei suoi<br />
personaggi.<br />
Gli italiani e Roma, in particolar<br />
modo, volevano, vogliono bene a<br />
Sor<strong>di</strong> come a nessun altro personaggio<br />
dello spettacolo.<br />
A testimoniarlo sono stati quella<br />
folla oceanica presente ai suoi funerali<br />
e quel continuo pellegrinaggio,<br />
durato giorni, alla camera ardente<br />
del Campidoglio.<br />
Questo vuole essere un omaggio<br />
all’ambasciatore d’Italia per eccellenza,<br />
all’emblema <strong>di</strong> ogni italiano<br />
che si senta veramente tale.<br />
Chiara Santarelli<br />
L.C., III A
PRIMO LIBBRO<br />
L’ILIADE E ... L’ILIADE<br />
TRAVESTITA<br />
Iliade, Iliade…quante generazione l’hanno o<strong>di</strong>ata…eppure traduzioni e commenti <strong>di</strong> un certo rilievo la classificano<br />
come una delle opere più belle dell’antichità. Noi ne abbiamo trovata una versione un po’ particolare, nascosta<br />
nella biblioteca del nostro Liceo. Chissà che qualcuno, leggendo queste righe, non impari ad apprezzarla..<br />
‘Na ‘olta Achille s’astizzò de grosso<br />
e fece ‘na cagnara buzzarona<br />
nientemeno co’ Artride, e sto colosso<br />
quanno tel vidde che, non se cojona,<br />
come ‘na tigra je volea gi’ addosso,<br />
se <strong>di</strong>ce che ciavesse ‘na cagona,<br />
peggio de quella, vojo esse’ sincero,<br />
ch’io adè ciavria sci rsuscitasse Omero.<br />
Quel c’ha penado i Greci, pori ca’,<br />
pe sta scenada nfra l’Artride e Achille,<br />
quessa è ‘na cosa che Dio solo el sa!<br />
Se tratta che ‘l colèra più de mille<br />
‘gni du’ o tre giorni ne facea crepà…<br />
E tutto po’ per via de ‘n imbecille,<br />
de quel’Artride, de quel prepotente,<br />
che ciavèa ‘l gusto d’inzultà la gente.<br />
Era gito da lu Crise, un bon prede<br />
Co’ moje fiii e resto, in compagnia<br />
D’un sacco pieno zeppo de monede<br />
D’oro, <strong>di</strong>cenno: la fedaccia mia<br />
‘rdademe, eppò nfra tutti quanti sede,<br />
quanno nualtri semo gi<strong>di</strong> via,<br />
spartide sti guadrì ch’è tanti belli,<br />
me raccomando, da boni fradelli.<br />
Je fece al prede tutte le persone<br />
‘na sbattuta de ma’ pe ssa rtroada,<br />
ma, finido quel chiasso, Agamennone,<br />
che stava facenno ‘na pippada<br />
stravolto come ‘n porco in du’ poltrone,<br />
dopo d’aveje datto ‘na guardada<br />
da mette freddo, je tirò la pippa<br />
e je cchiappò nte mmezzo de la trippa.<br />
Eppò sgaggiò: brutta cornacchia, senti,<br />
bada a gi’ a casa, chè sci te ce pio<br />
‘n’antra olta vicino ai bastimenti,<br />
fai la morte del pollo, el <strong>di</strong>go io;<br />
non te ciazzardà più, chè te ne penti<br />
Scibbè che ciài la proteziò de’n Dio;<br />
la fija tua me piace multobè,<br />
finchè me piace à da sta chi commè.<br />
Per pogo ‘n cascò giù da la paura<br />
el poro predarello a ste parole<br />
e a vedè quela faccia tanta scura:<br />
s’arcomannò tremanno al Dio del Sole,<br />
eppò strillando come ‘na cratura<br />
quanno che non po’ avè quelo che vòle,<br />
nte na maniera da fa piagne un sasso,<br />
sgappò via più de fuga che de passo.<br />
(Jacopone da <strong>Jesi</strong> “Iliade travestita”)<br />
LIBRO I, vv 1- 36<br />
Cantami, o dea, l’ira d’Achille Pelide,<br />
rovinosa, che infiniti dolori inflisse agli Achei<br />
gettò in preda all’Ade molte vite gagliarde<br />
d’eroi, ne fece il bottino dei cani,<br />
<strong>di</strong> tutti gli uccelli – consiglio <strong>di</strong> Zeus si compivada<br />
quando prima si <strong>di</strong>visero contendendo<br />
l’Atride signore <strong>di</strong> eroi e Achille glorioso<br />
Ma chi fra gli dei li fece lottare in contesa?<br />
Il figlio <strong>di</strong> Zeus e Latona; egli, irato col re,<br />
mala peste fe’ nascer nel campo, la gente moriva,<br />
perché Crise l’Atride trattò malamente,<br />
il sacerdote; costui venne alla navi rapide degli Achei<br />
per liberare la figlia con riscatto infinito,<br />
avendo tra mano le bende d’Apollo che lungi saetta,<br />
intorno allo scettro d’oro, e pregava tutti gli Achei<br />
ma sopra tutto i due Atri<strong>di</strong>, or<strong>di</strong>natori <strong>di</strong> eserciti:<br />
“Atri<strong>di</strong>, e voi tutti, Achei schinieri robusti,<br />
a voi <strong>di</strong>ano gli dei, che hanno le case d’Olimpo,<br />
d’abbattere la città <strong>di</strong> Priamo, <strong>di</strong> ben tornare in patria,<br />
e voi liberate la mia creatura, accettate il riscatto,<br />
venerando il figlio <strong>di</strong> Zeus, Apollo che lungi saetta.<br />
Allora gli altri Achei tutti acclamarono,<br />
fosse onorato quel sacerdote, accolto quel ricco riscatto.<br />
Ma non piaceva in cuore al figlio d’Atreo, Agamennone,<br />
e lo cacciò malamente, aggiunse comando brutale:<br />
“ Mai te colga, vecchio, presso le navi concave,<br />
non adesso a indugiare,non in futuro a tornare,<br />
che non dovesse servirti più nulla lo scettro, la benda del Dio!<br />
Io non la libererò: prima la coglierà vecchiaia nella mia casa, in Argo, lontano<br />
dalla patria,<br />
mentre va e viene al telaio e accorre al mio letto ma vattene, non mi irritare,<br />
perché sano a salvo tu parta”.<br />
Disse così, tremò il vecchio, ubbidì al comando,<br />
e si avviò in silenzio verso la riva del mare urlante;<br />
ma poi, venuto in <strong>di</strong>sparte, molto il vegliardo pregò<br />
il sire Apollo che partorì Latona bella chioma.<br />
(Omero “Iliade” traduzione <strong>di</strong> R. Calzecchi Onesti)<br />
Rosa Coscia<br />
L.C., II C<br />
Exechias, Achille e Aiace che giocano ai da<strong>di</strong>, ca 550-525 a.C. Ceramica<br />
<strong>di</strong>pinta a figure nere, alteza 61 cm. (particolare).<br />
Città del Vaticano, Museo Etrusco-Gregoriano.<br />
23<br />
5/03
24<br />
5/03<br />
Verso la metà degli anni<br />
‘20 esplode in Italia e<br />
nel mondo il fenomeno<br />
del <strong>di</strong>vismo cinematografico. E<br />
il cinema anche da noi si sta<br />
trasformando in un’industria<br />
red<strong>di</strong>tizia, la cui <strong>di</strong>ffusione e<br />
i sempre maggiori consensi<br />
che ad esso tributa un pubblico<br />
entusiasta, determinano la<br />
nascita <strong>di</strong> riviste e rotocalchi<br />
specializzati. L’1 Dicembre<br />
1927 esce a Milano il primo<br />
numero <strong>di</strong> Cinemalia-rassegna<br />
d’arte cinematografica. L’evento,<br />
che <strong>di</strong> per sè non avrebbe un<br />
significato particolare, <strong>di</strong>viene<br />
per noi marchigiani eccezionale<br />
in quanto il fondatore e <strong>di</strong>rettore<br />
(insieme a Nino del Grande) nonché<br />
principale illustratore del<br />
quin<strong>di</strong>cinnale è Armando Pomi,<br />
pittore e noto grafico pubblicitario,<br />
giunto a Milano in giovane età<br />
da Filottrano, dove era nato il 14<br />
gennaio 1895. La rivista avrà una<br />
vita breve, nemmeno due anni,<br />
ma il grande impegno e l’ottima<br />
professionalità profusi dall’artista<br />
in questo progetto e<strong>di</strong>toriale traspaiono<br />
in modo evidente dall’eleganza<br />
e dalla ricercatezza<br />
della veste grafica. Di Pomi sono<br />
tutte le copertine con i ritratti a<br />
colori delle maggiori <strong>di</strong>ve italiane<br />
e straniere del momento, alcune<br />
retrocopertine pubblicitarie<br />
anch’esse a colori, molte vignette<br />
(<strong>di</strong> cui <strong>di</strong>verse fotografiche)<br />
ed illustrazioni che accompa-<br />
Quasi ottant’anni fa il pittore e grafico pubblicitario Armando Pomi <strong>di</strong> Filottrano fondava a Milano<br />
E<strong>di</strong>tore<br />
LICEO CLASSICO STATALE<br />
“V. EMANUELE II”<br />
C.so Matteotti, 48 - 60035 JESI (An)<br />
Tel. 0731.57444 - 0731.208151<br />
E-mail: clasjesi@tin.it<br />
C.F. 82001640422<br />
LICEO CLASSICO<br />
LICEO SOCIO PSICO PEDAGOGICO<br />
LICEO DELLE SCIENZE SOCIALI<br />
Preside:<br />
Piergiorgio Magnanelli<br />
Direttore Responsabile:<br />
Enrico Filonzi<br />
Reg. del Trib. <strong>di</strong> AN n.2 del 26.01.94<br />
CINEMALIA<br />
Rivista cinematografica nonché “... libro d’oro della bellezza e della seduzione italica” (Guido da Verona)<br />
gnano gli articoli, l’impaginazione.<br />
La rivista si è anche avvalsa<br />
della preziosa collaborazione <strong>di</strong><br />
illustratori famosi, quali Yambo<br />
(pseudonimo dello scrittore, giornalista<br />
e illustratore Giulio Enrico<br />
Novelli (1874-1943), personalità<br />
eclettica e ricca <strong>di</strong> talento, fu un<br />
pioniere del cinema: Otello, <strong>di</strong>retto<br />
nel 1909 e Fiorenza mia, <strong>di</strong> cui<br />
fu anche soggettita, nel (1914) e<br />
l’allora giovanissimo Bruno<br />
Munari (1907), il grande artista<br />
del ‘900, che dopo una prima<br />
m i l i t a n z a n e l m ov i m e n t o<br />
Futurista, nel secondo dopoguerra<br />
si occupò in particolare <strong>di</strong> design<br />
e <strong>di</strong> sperimentazione <strong>di</strong>dattica<br />
con i bambini, per poi approdare,<br />
negli anni ‘60, all’arte<br />
cinetica e programmata. Ma col-<br />
B. Munari, caricatura al tratto <strong>di</strong><br />
Charlot e <strong>di</strong>segno del Sommario<br />
(da “Cinemalia”, 1928).<br />
Comitato <strong>di</strong> Redazione<br />
Coor<strong>di</strong>natori:<br />
Prof. Attilio Coltorti<br />
Prof.ssa Paola Giombini<br />
Studenti:<br />
Francesco Di Nicola, Manuela<br />
Maccioni, Laura Tedeschi, Daniele<br />
Ceciliani, Martina Paccova, Giovanna<br />
Mingo, Nicoletta Rosetti.<br />
Logo: Prof. Luigi Pennacchietti<br />
Disegni originali:<br />
Valentina Lancioni, Martina<br />
Paccova, Nicoletta Ristè.<br />
Stampa: Stampa Nova, <strong>Jesi</strong><br />
laborarono anche uomini <strong>di</strong> cultura<br />
attratti dalla sperimentazione<br />
artistica, come il fotografo e<br />
regista Anton Giulio Bragaglia.<br />
Cinemalia, nella sua pur breve<br />
vita, non avrà nulla da invi<strong>di</strong>are<br />
alle consorelle inglesi ed americane,<br />
sul piano della “confezione”,<br />
dell’elevato numero <strong>di</strong> foto al<br />
suo interno, della completezza<br />
informativa, sempre tempestiva e<br />
ben documentata sui principali<br />
eventi cinematografici nazionali<br />
ed esteri.<br />
Attilio Coltorti<br />
A. Pomi, Testatina con illustrazione al tratto (da “Cinemalia”, 1928).<br />
Un’esperienza gratificante . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2<br />
Il preside Germano lascia la nostra scuola . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2<br />
La formazione integrata superiore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3<br />
Signor Presidente della Repubblica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4<br />
Vorrei... cambiare quel “qualcosa” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4<br />
Guerra o pace? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5<br />
La pace é utopia? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5<br />
La poesia... <strong>di</strong> Parigi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5<br />
Con gli occhi luci<strong>di</strong> . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6<br />
Tristezza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6<br />
Le origini della Repubblica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7<br />
La solitu<strong>di</strong>ne . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7<br />
Genitori e figli: amici o nemici? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8<br />
Un’estate particolare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9<br />
Ricetta del buon laboratorio teatrale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9<br />
Un viaggio alle origini della stampa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10<br />
Three wonderful days! . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10<br />
Dalla loro parte . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11<br />
School for life . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12<br />
Near river Dan nothingchild and nothingman . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12<br />
C’era una volta Italia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13<br />
E tutto questo é per voi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13<br />
Life. Riflessioni sulla vita . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14<br />
Senza rimpianti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14<br />
Noi e lo sport . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15<br />
Chi c’é in ascolto? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16<br />
Suonerò il mandolino! . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17<br />
Una scommessa per ritornare a vivere . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17<br />
Fantastica evasione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18<br />
Il passato nel presente per il futuro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19<br />
Il boom dei CD pirata . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19<br />
Dalla terra al cielo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20<br />
Il piccolo principe . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21<br />
Un libro soltanto un libro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .22<br />
Albertone sei tutti noi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22<br />
L’Iliade e l’Iliade travestita . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 23<br />
Cinemalia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24