28.05.2013 Views

Ippogrifo 1-2003:Ippogrifo 1/2003 - Comune di Jesi

Ippogrifo 1-2003:Ippogrifo 1/2003 - Comune di Jesi

Ippogrifo 1-2003:Ippogrifo 1/2003 - Comune di Jesi

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

Anno 19 N. 1 • In<strong>di</strong>rizzi: Classico • Socio Psico Pedagogico • Scienze Sociali<br />

ARGOMENTI DI RIFLESSIONE<br />

ESPERIENZE E ATTIVITÀ FORMATIVE


2<br />

5/03<br />

UN’ESPERIENZA GRATIFICANTE<br />

Dopo quarantacinque<br />

anni vissuti da alunno,<br />

da docente e da preside<br />

negli Istituti Tecnici, lavorare<br />

nel Liceo classico <strong>di</strong> <strong>Jesi</strong>, una<br />

realtà che conoscevo sulla base<br />

<strong>di</strong> quanto mi riferiva chi ne<br />

aveva una conoscenza <strong>di</strong>retta,<br />

è bello perché consente <strong>di</strong> fare<br />

un’esperienza per alcuni aspetti<br />

<strong>di</strong>versa da quella vissuta in<br />

precedenza, è stimolante perchè<br />

si devono rinnovare e adeguare<br />

gli stili <strong>di</strong> lavoro per tanto<br />

tempo seguiti, è interessante<br />

perchè si può apprezzare la<br />

bellezza e l’attualità del mondo<br />

classico.<br />

I venticinque anni <strong>di</strong> lavoro<br />

all'ITAS, ove da ventidue anni<br />

era attivato l’in<strong>di</strong>rizzo Servizi<br />

Sociali, m’hanno facilitato l’inserimento<br />

nella realtà degli<br />

altri due licei, il Liceo delle<br />

Scienze sociali e il Liceo socio<br />

psicopedagogico.<br />

Diversi amici m’avevano detto<br />

che, andando al Classico, avrei<br />

trovato un ambiente tranquillo<br />

e ... riposante. Avrei dovuto<br />

portare avanti una tra<strong>di</strong>zione<br />

saldamente ra<strong>di</strong>cata e gestire l’e-<br />

sistente. In sostanza avevo la<br />

possibilità <strong>di</strong> riposarmi e <strong>di</strong>menticare<br />

tutta la complessità della<br />

gestione degli Istituti tecnici.<br />

Dopo alcuni giorni mi sono<br />

reso conto che invece sarei<br />

stato impegnato tantissimo per<br />

conoscere profondamente le<br />

tra<strong>di</strong>zioni, le consuetu<strong>di</strong>ni, le<br />

potenzialità, le risorse umane,<br />

culturali e progettuali del<br />

Classico, che dovevo organizzare<br />

secondo quanto mi prescriveva<br />

il contratto stipulato il<br />

4 luglio 2002 con il Direttore<br />

generale.<br />

Subito mi sono reso conto che<br />

quanto conoscevo del Classico<br />

non era più attuale; la realtà era<br />

completamente <strong>di</strong>versa.<br />

L’offerta formativa era ampia,<br />

<strong>di</strong>versificata e strutturata in<br />

modo tale che le alunne e gli<br />

alunni avevano la possibilità <strong>di</strong><br />

conoscere le richieste del<br />

mondo del lavoro e, <strong>di</strong> conseguenza,<br />

<strong>di</strong> progettare il percorso<br />

formativo e professionalizzante<br />

da seguire dopo aver<br />

superato l’esame <strong>di</strong> Stato.<br />

Le ragazze e i ragazzi sin dal<br />

quarto anno avevano l’oppor-<br />

tunità <strong>di</strong> partecipare a stages<br />

formativi presso <strong>di</strong>verse realtà<br />

produttive, <strong>di</strong> seguire corsi integrativi<br />

per acquisire conoscenze<br />

e competenze <strong>di</strong> base per<br />

lavorare nelle imprese <strong>di</strong> produzione<br />

e/o nelle strutture che<br />

producono servizi per la collettività.<br />

I laboratori formativi<br />

<strong>di</strong> giornalismo, <strong>di</strong> fotografia, <strong>di</strong><br />

regia televisiva, <strong>di</strong> progettazione<br />

e realizzazione <strong>di</strong> prodotti<br />

multime<strong>di</strong>ali, <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mento<br />

delle <strong>di</strong>verse forme <strong>di</strong><br />

espressione musicale, <strong>di</strong> recitazione,<br />

<strong>di</strong> danza classica e<br />

moderna, <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mento<br />

delle competenze informatiche<br />

nel settore della grafica e<br />

della progettazione e gestione<br />

dei siti internet ecc. davano ai<br />

ragazzi e alle ragazze la possibilità<br />

<strong>di</strong> valorizzare le loro<br />

potenzialità, <strong>di</strong> testimoniare ai<br />

docenti il <strong>di</strong>versificato impegno<br />

culturale e, soprattutto, <strong>di</strong><br />

orientarsi nella scelta <strong>di</strong> cosa<br />

fare dopo il <strong>di</strong>ploma.<br />

I corsi <strong>di</strong> aggiornamento progettati<br />

per i Docenti, per le<br />

alunne e per gli alunni completavano<br />

la ricchezza della<br />

produzione culturale del<br />

Classico <strong>di</strong> <strong>Jesi</strong>.<br />

La ricchezza e la modernità<br />

delle attrezzature <strong>di</strong>sponibili,<br />

la vivacità delle iniziative programmate<br />

e, soprattutto, l’entusiasmo,<br />

l’impegno e l’interesse<br />

<strong>di</strong>mostrati dai Docenti,<br />

dalle alunne e dagli alunni<br />

costituiscono i punti <strong>di</strong> forza<br />

che assicureranno al Classico <strong>di</strong><br />

<strong>Jesi</strong> un futuro degno delle gloriose<br />

tra<strong>di</strong>zioni e dei tanti meriti<br />

acquisiti.<br />

La integrale applicazione della<br />

nuova normativa che <strong>di</strong>sciplina<br />

la gestione del bilancio, l’acquisizione<br />

della Certificazione<br />

del servizio scolastico e la completa<br />

applicazione dello Statuto<br />

degli studenti e delle studentesse<br />

costituiscono gli obiettivi<br />

che mi sono proposto <strong>di</strong> raggiungere<br />

entro il 2004, allorchè<br />

dovrò, per raggiunti limiti <strong>di</strong><br />

età, lasciare, con tanto rimpianto<br />

e tanta nostalgia, il Liceo<br />

Classico <strong>di</strong> <strong>Jesi</strong>.<br />

Il Preside<br />

Prof. Piergiorgio Magnanelli<br />

IL PRESIDE GERMANO<br />

LASCIA LA NOSTRA SCUOLA<br />

9settembre 2002, “un<br />

incontro speciale” nell’aula<br />

magna del Liceo<br />

Classico per salutare il Preside<br />

prof. Pietro Germano, che<br />

lascia la scuola e, soprattutto,<br />

il nostro Liceo dopo due anni<br />

<strong>di</strong> Dirigenza.<br />

Una cerimonia molto sentita a<br />

cui hanno partecipato i docenti,<br />

gli studenti, i Presi<strong>di</strong> delle<br />

scuole della città, le Autorità<br />

scolastiche, gli amici e un gruppo<br />

<strong>di</strong> docenti del “Volterra”.<br />

Alcuni alunni (Francesco Di<br />

Nicola, Rosa Coscia, Piccioni<br />

Lucia e Mari Susanna) hanno<br />

letto un testo <strong>di</strong> Quintiliano e la<br />

poesia “Padre” <strong>di</strong> C. Sbarbaro<br />

per sottolineare le doti professionali<br />

ed umane <strong>di</strong> un Preside<br />

che ha contribuito alla formazione<br />

<strong>di</strong> generazioni <strong>di</strong> studenti<br />

e <strong>di</strong> docenti ed ha insegnato,<br />

non solo con le parole ma<br />

soprattutto con l’esempio, a credere<br />

nei giovani, a renderli partecipi,<br />

a coinvolgere tutti gli<br />

operatori della Scuola nella realizzazione<br />

<strong>di</strong> Progetti, contribuendo<br />

così al loro sviluppo.<br />

Sotto la sua Presidenza il nostro<br />

Liceo è cresciuto ed ha realizzato<br />

nuovi progetti collegandosi<br />

maggiormente con il territorio.<br />

Come personale tutto ci siamo<br />

sentiti gratificati perché coin-<br />

volti nella progettazione e nella<br />

realizzazione del “Progetto<br />

Scuola”. Come studenti ci siamo<br />

sentiti ugualmente gratificati per-<br />

ché siamo riusciti a dare il nostro<br />

contributo per il miglioramento<br />

<strong>di</strong> questo Liceo.<br />

Un grazie <strong>di</strong> cuore.


Il Liceo si è aperto al Sociale<br />

LA FORMAZIONE INTEGRATA<br />

SUPERIORE<br />

Mi accingo a riflettere<br />

ad alta voce sul corso<br />

IFTS “Assistente animatore<br />

per anziani e adulti <strong>di</strong>sabili”,<br />

un’esperienza molto coinvolgente<br />

sia per quanto<br />

riguarda la progettazione sia il<br />

coor<strong>di</strong>namento e <strong>di</strong> conseguenza<br />

la possibilità <strong>di</strong> relazionarsi<br />

in modo costruttivo con<br />

i docenti e con gli studenti coinvolti.<br />

Forse è bene fare un po’ <strong>di</strong> storia<br />

<strong>di</strong> questa esperienza.<br />

Alla fine del 2000 abbiamo<br />

cominciato a pensare alla progettazione;<br />

quattro enti, il Liceo<br />

Classico, la Facoltà <strong>di</strong> Economia<br />

e Commercio dell’Università<br />

degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Ancona, la<br />

COO.SS. Marche e lo IAL<br />

CISL si incontrano per la prima<br />

volta e incominciano a pensare<br />

al Progetto che si configura<br />

come un percorso <strong>di</strong> formazione<br />

rivolto al sociale.<br />

Dopo un attento esame delle<br />

figure che necessitano in questo<br />

settore e delle informazioni<br />

che ogni struttura possiede,<br />

si confrontano “le forze”<br />

e si incomincia a lavorare.<br />

Un’esperienza molto positiva<br />

anche se non priva <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà,<br />

sia perché per tutti noi era la<br />

prima volta, tranne per il<br />

Preside Prof. Germano che ci<br />

ha fatto da guida, sia perché<br />

le competenze che ciascuno <strong>di</strong><br />

noi possedeva erano decisamente<br />

<strong>di</strong>verse.<br />

Quali sono i lati positivi <strong>di</strong> una<br />

progettazione <strong>di</strong> gruppo:<br />

• Il confronto frutto <strong>di</strong> <strong>di</strong>scussioni<br />

costruttive tra le componenti<br />

• Le competenze variegate dei<br />

soggetti<br />

• I rapporti umani <strong>di</strong> collaborazione<br />

che si instaurano fra le<br />

parti.<br />

Una progettazione seria ha bisogno<br />

<strong>di</strong> tempi lunghi e <strong>di</strong> con-<br />

Una esperienza nuova per il Liceo Classico<br />

tinui confronti.<br />

Altra questione da non sottovalutare:<br />

la selezione dei partecipanti.<br />

Importante capire, almeno nel<br />

nostro ambito, l’interesse e la<br />

motivazione a svolgere un lavoro<br />

orientato verso gli anziani e<br />

i <strong>di</strong>sabili.<br />

29 settembre, si parte: presentazione<br />

del corso agli allievi,<br />

comunicazione degli obiettivi<br />

e del percoso.<br />

Dopo un primo approccio <strong>di</strong><br />

tipo orientativo, iniziano gli<br />

insegnamenti teorici e successivamente<br />

i primi laboratori.<br />

Molto importante è risultato il<br />

ruolo del tutor d’aula, una presenza<br />

significativa per gli studenti<br />

e per i docenti.<br />

Come coor<strong>di</strong>natrice mi sento<br />

<strong>di</strong> poter affermare che i docenti<br />

hanno rispettato in modo<br />

serio il calendario; relativamente<br />

limitate sono state le<br />

variazioni rispetto alle date<br />

comunicate alla Regione<br />

Marche.<br />

Che cosa hanno detto gli stu-<br />

denti?<br />

Sono stati molto sod<strong>di</strong>sfatti del<br />

percorso che hanno svolto e<br />

dell’operato dei docenti; speriamo<br />

che lo siano anche per<br />

il lavoro che alcuni stanno già<br />

svolgendo ed altri andranno a<br />

svolgere quanto prima.<br />

Che cosa <strong>di</strong>re complessivamente<br />

<strong>di</strong> questa esperienza?<br />

Forse siamo stati fortunati perché<br />

le componenti sono riuscite<br />

a collaborare e a mettere<br />

in comune le positività ed<br />

hanno contribuito ad offrire<br />

agli studenti un percorso integrato<br />

con l’Università (riconoscimento<br />

<strong>di</strong> cre<strong>di</strong>ti) e il mondo<br />

del lavoro.<br />

Quando siamo passati alla progettazione<br />

dello Stage sono<br />

e m e r s e l e c o m p e t e n z e<br />

dell’Azienda COO.SS Marche<br />

che aveva evidenziato la necessità<br />

<strong>di</strong> formare questa figura <strong>di</strong><br />

“Assistente animatore per anziani<br />

e adulti <strong>di</strong>sabili” con conseguente<br />

assunzione del personale.<br />

Si è evidenziata la necessità <strong>di</strong><br />

una figura professionale che<br />

operi a <strong>di</strong>retto contatto con la<br />

persona me<strong>di</strong>ante conoscenze<br />

ed abilità che le permettano <strong>di</strong><br />

sod<strong>di</strong>sfare la globalità dei suoi<br />

bisogni: una figura che faccia da<br />

tramite tra l’in<strong>di</strong>viduo in <strong>di</strong>fficoltà,<br />

l’ambiente familiare <strong>di</strong><br />

appartenenza, le reti informali<br />

e formali del territorio.<br />

Terminata la fase <strong>di</strong> progettazione<br />

si è passati alla scelta dei<br />

docenti coinvolti nella formazione<br />

con lezioni teoriche e <strong>di</strong><br />

laboratorio.<br />

Per ogni modulo sono stati pre<strong>di</strong>sposti<br />

insegnamenti teorici e<br />

laboratori in un percorso <strong>di</strong><br />

1200 ore con 400 ore <strong>di</strong> stage.<br />

In accordo con quanto suggerito<br />

dalla Regione Marche e<br />

dal MPI, è stato attivato un<br />

modulo <strong>di</strong> Inglese ed uno <strong>di</strong><br />

informatica e moduli <strong>di</strong> base,<br />

quali competenze aritmeticomatematiche<br />

e linguisticocomunicative.<br />

Costantina Marchegiani<br />

3<br />

5/03


4<br />

5/03<br />

Alcuni docenti del liceo classico “ V. Emanuele II ” e dei licei Socio-psico-pedagogico e delle Scienze<br />

sociali hanno rivolto un appello al Presidente della Repubblica, perché intervenga a <strong>di</strong>fesa del principio<br />

costituzionale della libertà <strong>di</strong> insegnamento<br />

SIGNOR PRESIDENTE DELLA<br />

REPUBBLICA<br />

Noi docenti inten<strong>di</strong>amo<br />

esprimere il nostro più<br />

caloroso ringraziamento<br />

per i Suoi interventi a <strong>di</strong>fesa dell’in<strong>di</strong>pendenza<br />

della magistratura,<br />

garanzia della libertà del citta<strong>di</strong>no,<br />

nonché vivo apprezzamento<br />

per le Sue sollecitazioni in materia<br />

<strong>di</strong> comunicazione, volte a<br />

garantire pluralismo, imparzialità<br />

ed autonomia dell’informazione,<br />

con<strong>di</strong>zioni queste <strong>di</strong>rette “a formare<br />

un’opinione pubblica critica<br />

e consapevole in grado <strong>di</strong> esercitare<br />

responsabilmente i propri<br />

<strong>di</strong>ritti democratici” come Ella ha<br />

riba<strong>di</strong>to ricordando il Suo messaggio<br />

alle Camere del mese <strong>di</strong><br />

Luglio. Ma, ora, un altro valore fondamentalmente<br />

che l’Or<strong>di</strong>namento<br />

Costituzionale a posto a<br />

tutela della libertà del citta<strong>di</strong>no,<br />

rischia <strong>di</strong> venire calpestato: trattasi<br />

della libertà d’insegnamento che,<br />

in forza <strong>di</strong> una risoluzione appro-<br />

Sono stanca <strong>di</strong> quello che sta<br />

accadendo. Vorrei che cambiasse,<br />

vorrei che si trasformasse<br />

questa situazione, vorrei<br />

poter modellare ciò che dovrà<br />

avvenire…<br />

Non voglio che rimanga tutto così<br />

com’è, vorrei un mondo <strong>di</strong>verso,<br />

vorrei l’amore, la felicità, la spensieratezza<br />

<strong>di</strong> un tempo, vorrei qualcosa<br />

che mai ho avuto, possibilità<br />

che cambino quel “qualcosa” che<br />

è in me.<br />

Vorrei poter essere libera da tutte<br />

le catene che mi opprimono, vorrei<br />

respirare a pieni polmoni un'aria<br />

nuova, senza costrizioni, senza<br />

muri; vorrei l’allegria, la gioia <strong>di</strong><br />

vivere, vorrei una maggior coor<strong>di</strong>nazione<br />

tra noi, vorrei poter scoprire<br />

ciò che mi è sempre stato<br />

nascosto, vorrei pensare liberamente<br />

senza che nessuno mi<br />

conformi.<br />

Vorrei che qualcuno comprendesse<br />

che il futuro è fatto da noi,<br />

vata in data 11-12-2002 dalla<br />

Commissione Cultura della<br />

Camera viene sacrificata, assieme<br />

alle norme più elementari della<br />

democrazia e del pluralismo, sull’altare<br />

<strong>di</strong> un potere politico sempre<br />

più invadente.<br />

Tale risoluzione “impegna, il governo<br />

ad attivarsi per far sì che, nelle<br />

scuole <strong>di</strong> ogni or<strong>di</strong>ne e grado, l’insegnamento<br />

della storia, in particolare<br />

<strong>di</strong> quella contemporanea,<br />

si svolga secondo criteri oggettivi<br />

rispettosi della verità storica”.<br />

Dunque, il governo, mettendo in<br />

dubbio la serietà professionale dei<br />

docenti, si arroga il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> fissare<br />

i criteri per <strong>di</strong>scernere il vero<br />

dal falso, dopo essere assurto al<br />

rango <strong>di</strong> depositario della verità<br />

assoluta. Noi riteniamo, invece,<br />

in perfetta sintonia con quanto<br />

da Lei riba<strong>di</strong>to all’apertura dell’anno<br />

scolastico, che la Scuola<br />

debba favorire il libero confronto<br />

vorrei scoprire cos’è che oscura il<br />

mondo, capirne i motivi, imparare<br />

i perché, vorrei provare a togliere<br />

quel velo che ci copre gli occhi.<br />

Vorrei poter risolvere ogni questione<br />

civilmente, vorrei cancellare<br />

o<strong>di</strong>o e rancore dalle menti e<br />

imparare che non siamo soli.<br />

Vorrei far cadere dal cielo una<br />

serenità bianca e pulita, una musica<br />

che ci invade il cuore, che lasci<br />

dentro <strong>di</strong> noi solo la voglia <strong>di</strong><br />

amare, vorrei convivere col prossimo<br />

come fratelli, vorrei accrescere<br />

l’altruismo, vorrei cancellare<br />

la solitu<strong>di</strong>ne, quella solitu<strong>di</strong>ne<br />

che spesso ci portiamo dentro,<br />

vorrei liberarmene senza soffocare,<br />

vorrei mettere al suo posto il<br />

calore che le compagnie ti danno.<br />

Vorrei più rispetto per gli altri, vorrei<br />

una maggior considerazione<br />

per le scelte altrui, vorrei aprire le<br />

finestre e sentire i suoni della natura,<br />

vorrei ci risvegliasse il ricordo<br />

<strong>di</strong> sé, che siamo tutti suoi figli.<br />

tra <strong>di</strong>versi modelli interpretativi,<br />

perché tale Istituzione è “il luogo<br />

dove si costruisce la citta<strong>di</strong>nanza<br />

europea e mon<strong>di</strong>ale e si forma, nel<br />

confronto tra opinioni, storie e<br />

culture, la coscienza democratica,<br />

collettiva, identitaria del Paese”.<br />

Se, poi, vogliamo entrare nel merito<br />

della questione, riteniamo che<br />

la risoluzione che impegna il governo<br />

a controllare i libri <strong>di</strong> storia, oltre<br />

ad essere incostituzionale, risulta<br />

anche insostenibile sul piano epistemologico.<br />

Infatti, si cerca <strong>di</strong> stabilire un rapporto<br />

<strong>di</strong> inter<strong>di</strong>pendenza tra il<br />

concetto <strong>di</strong> oggettività e quello <strong>di</strong><br />

verità; tutti sanno, invece, che “ una<br />

conoscenza è oggettiva non quando<br />

è vera, ma quando è non-soggettiva,<br />

cioè quando viene formulata<br />

secondo dei criteri che la<br />

rendono impersonale, vale a <strong>di</strong>re<br />

comunicabile agli altri e riproducibile<br />

dagli altri in<strong>di</strong>pendentemente<br />

Vorrei far rispettare la <strong>di</strong>versità tra<br />

i popoli del pianeta, vorrei aiutare<br />

chiunque anche se mi rendo<br />

conto che devo badare ancora a<br />

me, vorrei una libertà maggiore per<br />

ogni uomo, vorrei rafforzare i suoi<br />

<strong>di</strong>ritti, i quali non possono essere<br />

soppressi.<br />

Vorrei che la storia ci insegnasse<br />

a non ripetere gli stessi errori, vorrei<br />

poter evitare sacrifici inutili,<br />

vorrei sempre vedere scorrere<br />

un’acqua pura e cristallina invece<br />

<strong>di</strong> vederla sporca della vita delle<br />

persone, a volte vorrei non dover<br />

decidere, vorrei che la gente comprendesse<br />

i propri torti, vorrei che<br />

la nostra esistenza dovesse continuare<br />

come se dovesse ricominciare<br />

dal principio, vorrei non<br />

vedere ciò che sta accadendo nel<br />

mondo; vorrei rovesciare le nostre<br />

vicende.<br />

Vorrei superare quella paura che<br />

mi si è attaccata al cuore, vorrei<br />

lasciar uscire tutto ciò che ho den-<br />

da noi. La verità <strong>di</strong> una conoscenza<br />

è sempre assai <strong>di</strong>fficile da<br />

<strong>di</strong>mostrare e molti ritengono anzi<br />

che non sia affatto possibile.<br />

Proprio per questo, il valore <strong>di</strong><br />

quei saperi che gli uomini chiamano<br />

scienze, non sta nel loro<br />

carattere <strong>di</strong> verità, ma in quello <strong>di</strong><br />

oggettività ”. ( P. Volontè, C. Luigi,<br />

M. Magatti, E. Mora: “Concetti,<br />

meto<strong>di</strong>, temi <strong>di</strong> sociologia”).<br />

Queste le ragioni del nostro accorato<br />

appello, Signor Presidente, e<br />

con l’auspicio <strong>di</strong> un Suo autorevole<br />

intervento a tutela della libera<br />

espressione culturale del docente<br />

che la Corte Costituzionale<br />

riconosce come la “pietra angolare<br />

dello sviluppo democratico in<br />

quanto con<strong>di</strong>zione del modo <strong>di</strong><br />

essere e dello sviluppo della vita<br />

del Paese in ogni suo aspetto culturale,<br />

politico, sociale”. La preghiamo<br />

<strong>di</strong> accettare i nostri più cor<strong>di</strong>ali<br />

saluti.<br />

VORREI ... CAMBIARE QUEL “ QUALCOSA”<br />

tro, vorrei mostrare i miei sentimenti<br />

senza vergogna, vorrei avere<br />

una maggior comprensione, vorrei<br />

far sparire quella superficialità<br />

che chiude le persone in se stesse,<br />

vorrei cambiare, vorrei un poco<br />

più <strong>di</strong> interesse per un fatto qualsiasi;<br />

anche se sono solo una piccolissima<br />

formica in un grande e<br />

verde prato, con i suoi profumi, i<br />

suoi colori, le sue forme.<br />

Sì, vorrei un mondo come un<br />

prato, unito in tutti i suoi sistemi,<br />

libero senza recinto, uguale per<br />

tutte le sue creature.<br />

Non vorrei tutto ciò per egoismo,<br />

per me sola, bensì per cercare <strong>di</strong><br />

riempire, almeno un poco, quel<br />

vuoto che è in ognuno <strong>di</strong> noi, con<br />

cui abbiamo a che fare ogni giorno,<br />

con cui affrontiamo qualsiasi<br />

problema; quel qualcosa che<br />

manca e <strong>di</strong> cui nonostante tutto<br />

non ci siamo mai resi conto…<br />

Nicoletta Quirino<br />

L.S.P.P., IB


GUERRA O<br />

PACE?<br />

Mentre i benpensanti,<br />

i furbi ed i servi balbettano<br />

qualcosa <strong>di</strong><br />

incomprensibile, noi, persone<br />

libere <strong>di</strong>ciamo chiaro e forte<br />

“NO” alla guerra. Questa posizione<br />

<strong>di</strong> netto rifiuto della<br />

guerra è emersa da un’inchiesta<br />

effettuata dalle alunne<br />

della classe III B del Liceo<br />

socio psico-pedagogico che<br />

hanno intervistato sulla questione<br />

irachena quasi tutti gli<br />

studenti delle scuole. Dal questionario<br />

intitolato “GUERRA<br />

O PACE” sono emersi i<br />

seguenti dati:<br />

*1) Lei ritiene che l’Italia debba<br />

partecipare alla guerra contro<br />

l’Iraq qualora l’ONU autorizzi<br />

l’intervento militare?<br />

Le domande che seguono<br />

sono state proposte soltanto<br />

a coloro che hanno risposto <strong>di</strong><br />

SI alla domanda numero 1,<br />

cioè il 9.2% degli intervistati.<br />

1) Lei è d’accordo che l’Italia<br />

partecipi alla guerra anche<br />

s e n z a l ’ a u t o r i z z a z i o n e<br />

dell’ONU?<br />

2) In che modo l’Italia dovrà<br />

partecipare al conflitto?<br />

A – Con interventi <strong>di</strong> tipo<br />

umanitario.<br />

B – Limitandosi soltanto a fornire<br />

le proprie basi militari e<br />

sostegno logistico ai Paesi che<br />

intervengono al conflitto.<br />

C – Inviando i propri soldati<br />

al fronte.<br />

D – Altro<br />

3) Qualora un suo familiare<br />

venisse inviato al fronte e partecipasse<br />

alle operazioni militari,<br />

sarebbe ugualmente favorevole<br />

alla guerra?<br />

L’ultima domanda è stata rivolta<br />

a coloro che hanno manifestato<br />

la propria opposizione<br />

alla domanda numero *1, cioè<br />

il 91.3% degli intervistati.<br />

Se no, è contrario alla guerra<br />

perché:<br />

A - Per il timore <strong>di</strong> ritorsioni<br />

da parte dei terroristi che<br />

potrebbero usare armi <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>struzioni <strong>di</strong> massa ( armi chimiche,<br />

batteriologiche…).<br />

B - Per ragioni ideologiche, <strong>di</strong><br />

natura morale, religiosa…<br />

C - Perché le controversie fra<br />

i popoli devono essere risolte<br />

con mezzi pacifici.<br />

D - Perché la nostra costituzione<br />

ripu<strong>di</strong>a la guerra come<br />

mezzo <strong>di</strong> risoluzione delle controversie<br />

internazionali.<br />

E - Per evitare gravi sofferenze<br />

alla popolazione civile<br />

(donne, bambini ...).<br />

F - Altro.<br />

LA PACE E’ UTOPIA?<br />

Insorgenze, guerriglie, rivoluzioni,<br />

scontri tra civiltà, guerre <strong>di</strong>fensive,<br />

guerre civili, genoci<strong>di</strong> e in ultimo<br />

la guerra preventiva hanno impe<strong>di</strong>to<br />

nel corso della storia dell’uomo l’attuarsi<br />

<strong>di</strong> una pace reale e duratura.<br />

Questi conflitti hanno portato squilibri<br />

economici e politici tra gli stati o<br />

tra più vaste aree geografiche e sopratutto,<br />

la morte <strong>di</strong> milioni <strong>di</strong> uomini.<br />

È da qualche mese ormai che la parola<br />

pace risuona ancora <strong>di</strong> più nei <strong>di</strong>battiti<br />

politici, tra la gente comune, spicca<br />

sulle ban<strong>di</strong>ere arcobaleno.<br />

La guerra del paese più potente - o<br />

forse sarebbe meglio <strong>di</strong>re, la guerra dell’amministrazione<br />

Bush - tanto temuta<br />

dalla maggioranza dei citta<strong>di</strong>ni del<br />

mondo e da molti capi <strong>di</strong> governo, al<br />

tiranno Saddam è scoppiata.<br />

Alla fine, anche questa guerra porterà<br />

alla morte <strong>di</strong> migliaia <strong>di</strong> civili<br />

innocenti.<br />

In questi giorni in cui televisioni, giornali,<br />

Internet, non fanno altro che parlarci<br />

della guerra in Iraq, ventiquattro<br />

ore su ventiquattro mi chiedo il perchè<br />

la stessa attenzione non venga<br />

riservata alle altre trenta - quaranta<br />

guerre che si stanno combattendo in<br />

luoghi altrettanto remoti come l’Iraq.<br />

Almeno coloro che manifestano per<br />

la pace dovrebbero ricordarsi degli<br />

altri conflitti in Africa, in Sud America<br />

o in Asia, che minacciano allo stesso<br />

modo della guerra in Iraq questo grande<br />

ideale.<br />

La guerra in Iraq ha però un elemento<br />

peculiare rispetto agli altri conflitti. In<br />

questa guerra è stato omesso da parte<br />

<strong>di</strong> un paese membro, gli Stati Uniti, il<br />

giu<strong>di</strong>zio delle Nazioni Unite, organo<br />

internazionale nato per preservare<br />

appunto, la pace nel mondo. In questa<br />

guerra ha vinto l’unilaterismo o<br />

come lo chiama lo scrittore e giornalista<br />

del Washington Post, Robert<br />

Kagan, un multilateralismo strumentale<br />

o in stile americano dove cioè si<br />

ricerca un consenso internazionale,<br />

ma se non viene ottenuto, si va avanti<br />

da soli.<br />

In questa guerra ha vinto l’imperialismo<br />

politico, economico, giuri<strong>di</strong>co <strong>di</strong><br />

chi ha in mano l’impero.<br />

Sappiamo dai tempi <strong>di</strong> Augusto che<br />

per mantenere in vita l’impero occorre<br />

il tipo <strong>di</strong> guerra che oggi a <strong>di</strong>stanza<br />

<strong>di</strong> duemila anni sta perpetuando il<br />

presidente Bush. Una guerra <strong>di</strong> periferia,<br />

atta a stabilizzare e a controllare<br />

i confini. Chi sogna la pace, chi<br />

crede nella pace non può avere interessi<br />

<strong>di</strong> molti miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> dollari, non<br />

può pretendere <strong>di</strong> avere sotto la sua<br />

egemonia il mondo (eppure è quanto<br />

emerge da un sito Internet legato<br />

a l l ’ a m m i n i s t r a z i o n e B u s h :<br />

www.newamericancentury.org).<br />

San Francesco d’Assisi, uno dei più<br />

gran<strong>di</strong> pacifisti della storia riteneva<br />

che per non essere attaccati, per non<br />

aver bisogno <strong>di</strong> armi per <strong>di</strong>fendersi<br />

occorreva privarsi delle proprie ricchezze.<br />

Le parole <strong>di</strong> San Francesco invitano<br />

tutti alla moderazione, al <strong>di</strong>alogo, elementi<br />

in<strong>di</strong>spensabili per raggiungere<br />

la pace. La pace universale che profetizzava<br />

Kant nell’opera “Per la pace<br />

perpetua” è probabilmente un’utopia.<br />

Sono convinto però, che la storia sia<br />

determinata oltre che da gran<strong>di</strong> interessi<br />

economici, anche da gran<strong>di</strong> ideali.<br />

La pace è uno <strong>di</strong> questi.<br />

Mattia Vico<br />

L.C., II A<br />

LA POESIA ... DI PARIGI<br />

Siamo ad oltre 300 metri d’altezza.<br />

Nonostante sia quasi mezzogiorno,<br />

quassù si muore <strong>di</strong><br />

freddo. I giorni sono volati ... , non<br />

ci siamo nemmeno accorti che siamo<br />

già arrivati alla fine <strong>di</strong> questa avventura.<br />

Che peccato!<br />

Se non l'avete ancora capito siamo<br />

sulla Torre Eiffel. Da qui si vede Parigi<br />

a 360°!<br />

Guarda: Notredame, la cattedrale <strong>di</strong><br />

Parigi con la maestosa facciata! E il<br />

Pantheon, il tempio laico delle glorie<br />

francesi, destinato a custo<strong>di</strong>re le<br />

spoglie <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> uomini, come Victor<br />

Hugo, Rousseau, Voltaire e Dumas.<br />

Là si vede il Louvre, un palazzo gran<strong>di</strong>oso,<br />

oggi il più grande museo d'arte<br />

del mondo.<br />

Una città davvero maestosa Parigi, in<br />

cui ci si perde per la sua immensità.<br />

E questa è solo una piccolissima parte<br />

<strong>di</strong> questa affascinante capitale.<br />

Oltre a tutti i magnifici monumenti<br />

e alle opere d'arte, come ricordo <strong>di</strong><br />

questo fantastico viaggio rimarrà l'immagine<br />

<strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> do<strong>di</strong>ci ragazzi,<br />

vincitori <strong>di</strong> un concorso <strong>di</strong> poesia<br />

internazionale, che sono riusciti subito<br />

ad affiatarsi e a volersi bene.<br />

Quattro giorni <strong>di</strong> risate e <strong>di</strong>vertimento<br />

allo stato puro!<br />

Un invito a tutti i ragazzi a partecipare<br />

ai concorsi: ne vale proprio la<br />

pena!<br />

Adelia Buratti, Myriam Geronzi<br />

L.C., II B<br />

5<br />

5/03


6<br />

5/03<br />

CON GLI OCCHI LUCIDI<br />

Chi piange non ha carattere<br />

ed è debole?<br />

“ Bisogna essere forti, maturi <strong>di</strong><br />

carattere”<br />

Ma chi l’ha detto? Perché reprimere<br />

quello che si prova? E chi<br />

ha deciso che i veri uomini non<br />

piangono?…”Ebbene sì, io piango<br />

e non me ne vergogno! Ho<br />

15 anni, ammetto <strong>di</strong> essere un<br />

po’ troppo sensibile e permalosa,<br />

ma non considero il pianto<br />

una debolezza, anzi… piangendo<br />

riesco a dare sfogo ai miei sentimenti,<br />

al mio dolore, alle mie<br />

paure… riesco a leggere dentro<br />

il mio cuore. Piangere mi fa bene,<br />

è una mia reazione naturale! Il<br />

fatto è che il mio cuore è stato<br />

calpestato e ignorato un miliardo<br />

<strong>di</strong> volte, ma che <strong>di</strong>co…un<br />

miliardo è troppo poco, ma<br />

un’infinità <strong>di</strong> volte e mai nessuno<br />

si è preoccupato <strong>di</strong> riattaccare<br />

i pezzi del mio cuore, <strong>di</strong> tentare<br />

almeno <strong>di</strong> incollare qualche<br />

frammento che non si trovava<br />

più! Piango anche quando provo<br />

un’emozione forte, positiva o<br />

negativa che sia. Piango, soprattutto,<br />

quando sono inferocita:<br />

non riesco a farci niente, le lacrime<br />

mi sgorgano giù dagli occhi<br />

senza che io riesca a controllarle.<br />

Mi preoccupo poco <strong>di</strong> quello<br />

che gli altri pensano, non sento<br />

il bisogno <strong>di</strong> giustificarmi. Mi<br />

sono sfogata, ecco tutto!”<br />

Sono sicura che molti la pensano<br />

come me, però c’è anche da<br />

<strong>di</strong>re che i tempi sono cambiati!<br />

Già, gli uomini… Si sa, le donne<br />

hanno la lacrimuccia più facile,<br />

ecc…<br />

I maschietti, invece, non possono<br />

mica fare la figura dalle femminucce…<br />

Calma e sangue freddo.<br />

I tempi sono cambiati. I pro<strong>di</strong><br />

combattenti e le fanciulle svenevoli,<br />

con il fazzoletto sempre<br />

sotto il naso, non esistono più!<br />

I ruoli, maschile e femminile,<br />

non sono più gli stessi. Oggi trovi<br />

l’uomo che, a cambiare pannolini<br />

e a cucinare, è più bravo<br />

della donna e la donna in carriera<br />

che guida un’azienda con mano<br />

ferma e sicura. E allora? Allora<br />

via libera alle lacrime, senza esagerare<br />

però. Se non scendono<br />

spontaneamente, non possiamo<br />

certo autoflagellarci perché abbiamo<br />

il cuore duro. Di pianti forzati<br />

in giro se ne vedono forse<br />

un po’ troppi. Basta guardare<br />

certi programmi alla tv, dove le<br />

lacrime degli “sfigati” (veri o falsi),<br />

servono a inchiodare allo schermo<br />

gli spettatori per propinare<br />

loro storie <strong>di</strong> or<strong>di</strong>naria umanità.<br />

Per sentirsi meno soli, però, c’è<br />

bisogno <strong>di</strong> piangere e <strong>di</strong> veder<br />

piangere, per ricordarci che a<br />

tenere tutto dentro, nel faticosissimo<br />

tentativo <strong>di</strong> essere imperturbabili<br />

e <strong>di</strong> indossare maschere<br />

senza espressione, nessuno ci<br />

guadagna. Di fronte a certe trage<strong>di</strong>e,<br />

poi, è quasi impossibile<br />

mantenere il cosiddetto contegno.<br />

“Quando a settembre del<br />

2001 c’è stato l’attentato terroristico<br />

contro l’America, io ho<br />

pianto. Ho pianto per le scene<br />

che ho visto, per tutte quelle<br />

persone morte e per la paura <strong>di</strong><br />

cosa sarebbe potuto capitare al<br />

mondo. Alla tv ho visto piangere<br />

anche presentatori e giornalisti,<br />

visibilmente sconvolti. Quelle<br />

non erano lacrime facili, l’emozione<br />

era troppo forte per riuscire<br />

a reprimerle. Perfino in classe<br />

abbiamo parlato <strong>di</strong> quanto stava<br />

succedendo e anche altri hanno<br />

pianto. Nessuno si è vergognato!”<br />

Trage<strong>di</strong>e collettive, la per<strong>di</strong>ta<br />

<strong>di</strong> una persona cara, gravi<br />

malattie, fallimenti, ma anche<br />

paura, rabbia, sconforto, esasperazione,<br />

il bisogno inconfessato<br />

<strong>di</strong> attirare l’attenzione degli<br />

altri, per farsi magari anche un<br />

po’ compatire, per sentirsi meno<br />

soli. Sono tante le cause che<br />

provocano il pianto. A volte,<br />

però, <strong>di</strong>etro a copiose e amare<br />

lacrime <strong>di</strong> <strong>di</strong>sperazione, si<br />

nasconde un <strong>di</strong>sagio psicologico,<br />

l’incapacità <strong>di</strong> affrontare i problemi<br />

per quello che veramente<br />

sono e cioè ostacoli che, nella<br />

stragrande maggioranza dei casi,<br />

possono essere risolti. Sono<br />

poche le cose irreparabili. E non<br />

è finita qui, perché ci sono anche<br />

ragazzi che piangono a lungo e<br />

davanti a tutti, quando vengono<br />

bocciati, se un compito va male<br />

o se fanno scena muta alle interrogazioni.<br />

È un’impresa sempre<br />

più <strong>di</strong>fficile, oggi, imparare a<br />

fronteggiare i problemi, piccoli o<br />

gran<strong>di</strong>, collocandoli nel loro giusto<br />

contesto senza lasciarsi travolgere<br />

dall’onda devastante dell’autocommiserazione,<br />

della<br />

sfiducia e del pessimismo. La<br />

cronaca nera riferisce troppo<br />

spesso <strong>di</strong> trage<strong>di</strong>e consumate<br />

nella più completa solitu<strong>di</strong>ne,<br />

nella più totale <strong>di</strong>sperazione per<br />

essere stati mollati dal ragazzo o<br />

perché il fratello ha <strong>di</strong>strutto il<br />

motorino o per una bocciatura<br />

a scuola.<br />

Come se fossero accadute delle<br />

catastrofi a cui non c’è rime<strong>di</strong>o:<br />

ed è proprio con questi stati d’animo<br />

che certi fatti vengono vissuti.<br />

Mamma mia, com’è faticoso<br />

vivere così! Intanto, però, non<br />

<strong>di</strong>mentichiamo che ci sono<br />

anche lacrime <strong>di</strong> gioia, <strong>di</strong> sollievo,<br />

<strong>di</strong> tenerezza, quelle che sgorgano<br />

inarrestabili quando viviamo<br />

emozioni intense che<br />

chiamano a rapporto la nostra<br />

istintività, la nostra natura umana,<br />

la nostra capacità <strong>di</strong> commuoverci.<br />

A casa, quando io e la mia<br />

famiglia guar<strong>di</strong>amo insieme un<br />

film strappalacrime, un po’ a tutti<br />

esce almeno una lacrima. E se<br />

capita <strong>di</strong> piangere, lo facciamo<br />

in silenzio, coprendoci la faccia<br />

con le mani o facendo finta <strong>di</strong><br />

avere il raffreddore. Diventano<br />

molto luci<strong>di</strong> anche gli occhi <strong>di</strong><br />

mia madre, che pure è una<br />

donna forte e che <strong>di</strong> esperienze<br />

nella vita, ne ha vissute tante! Mi<br />

fa tanta tenerezza nel vedere la<br />

sua vergogna, è vero, ma non ha<br />

perso la capacità <strong>di</strong> piangere e<br />

<strong>di</strong> commuoversi. E lei non è<br />

certo una persona debole!<br />

Che altro <strong>di</strong>re: piangete e non<br />

vergognatevi se lo fate, perché<br />

quando avete bisogno <strong>di</strong> sfogarvi<br />

o siete tremendamente tristi,<br />

chi meglio <strong>di</strong> un bel pianto<br />

può aiutarvi a ritrovare il sorriso?<br />

Debora Gagliar<strong>di</strong><br />

L.S.P.P., I C<br />

TRISTEZZA<br />

Ci sono sofferenze che tutti<br />

noi conosciamo, ma ce<br />

ne sono tante altre nascoste<br />

nel cuore <strong>di</strong> una sola persona,<br />

sofferenze <strong>di</strong> cui nessuno conosce<br />

l’esistenza.<br />

Ed è lì che la tristezza si fa sentire.<br />

Attraverso i sentieri dell’anima,<br />

attraverso quel magone che non<br />

riusciamo a mandare giù … essa<br />

arriva fino al nostro cuore come<br />

un fiume che erode e porta via<br />

pian piano tutti i nostri sentimenti,<br />

le nostre speranze, i nostri sogni<br />

… e ci lascia solo un vuoto incolmabile,<br />

quel vuoto che emerge<br />

attraverso lo sguardo <strong>di</strong> tutti coloro<br />

che conoscono la tristezza, uno<br />

sguardo spento, assente … che<br />

raramente si lascia penetrare.<br />

A pochi è concesso <strong>di</strong> guardare al<br />

<strong>di</strong> là <strong>di</strong> quello sguardo, a pochi è<br />

concesso <strong>di</strong> osservare la tristezza<br />

senza esserne le vittime.<br />

A quanti <strong>di</strong> voi sarà capitato <strong>di</strong><br />

essere tristi, almeno per un<br />

momento?<br />

Credo che non esista persona al<br />

mondo che non abbia mai sofferto<br />

ma … vedete … a volte la<br />

tristezza è solo <strong>di</strong> passaggio: ti<br />

guarda, ti stu<strong>di</strong>a, capisce che non<br />

sei il suo tipo e se ne va .<br />

A volte, però, rimane più a lungo:<br />

ti <strong>di</strong>strugge, ti segna ed è impossibile<br />

tornare gli stessi <strong>di</strong> prima. E’<br />

come un male incurabile che giorno<br />

dopo giorno ti indebolisce e ti<br />

rende vulnerabile su qualsiasi fronte.<br />

Molti, arrivati a questo punto, decidono<br />

<strong>di</strong> arrendersi, <strong>di</strong> lasciarsi<br />

andare … altri si chiudono a riccio,<br />

innalzano un muro impossibile<br />

da <strong>di</strong>struggere, un muro che<br />

li isola da tutto e da tutti per sempre.<br />

Ecco che cos’è la tristezza.<br />

Non è alzarsi un mattino e <strong>di</strong>re:<br />

“oggi sono triste perché ho il compito<br />

<strong>di</strong> matematica e ho litigato<br />

con il mio ragazzo”.<br />

La vera tristezza c’é solo quando<br />

tu, vittima, riesci a descriverla.<br />

Cristiana Stramazzotti<br />

L.S.P.P., IC


Come tutti sanno,la<br />

prima repubblica,la<br />

più antica in or<strong>di</strong>ne<br />

storico,è stata la res<br />

pubblica romana,la forma<br />

<strong>di</strong> governo tanto lodata da<br />

Cicerone come la migliore<br />

e la sola capace <strong>di</strong> resistere<br />

a l l a c o r r o s i o n e d e l<br />

t e m p o e d e i c o s t u -<br />

mi,seppur allora oligarchica<br />

e senatoria.Si è dovuto<br />

però aspettare fino alla<br />

metà del secolo scorso per<br />

poter tornare a parlare <strong>di</strong><br />

repubblica,ora democratica,in<br />

Italia,quando il voto<br />

degli uomini e,per la prima<br />

volta,delle donne ha segnato<br />

una svolta democratica<br />

e repubblicana della nazio-<br />

Q uesti giar<strong>di</strong>ni sono deserti<br />

Neanche un bambino che gioca<br />

O un gruppo <strong>di</strong> ragazzi<br />

Che siedono su una panchina…<br />

Ci sono solo io,<br />

io e il rumore delle automobili<br />

che passano qui sotto,<br />

neanche gli uccelli<br />

si posano più su questi rami…<br />

ci sono solo io,<br />

io e questo immenso cielo che mi sovrasta<br />

ci sono solo io,<br />

io e me stessa…<br />

e sto lottando<br />

per far allontanare la parte peggiore,<br />

quella pessimista che ama la solitu<strong>di</strong>ne.<br />

Forse ce la faccio,<br />

o forse è troppo tar<strong>di</strong> per cambiare.<br />

Spero solo che qualcuno<br />

Venga qui,<br />

in questi giar<strong>di</strong>ni deserti e mi chieda <strong>di</strong> partire,<br />

<strong>di</strong> andare via e ricominciare…<br />

non mi importa chi,<br />

non mi importa se è un bravo ragazzo o no…<br />

io lo seguirò<br />

perché voglio vivere in un altro mondo,<br />

qualsiasi mondo…<br />

ma non questo.<br />

Cristina Stramazzotti<br />

L.S.P.P., I C<br />

ne;pertanto il cambiamento<br />

delle strutture politiche ha<br />

influito ra<strong>di</strong>calmente sulla<br />

società e sulla cultura italiana.<br />

De<strong>di</strong>cato a questo tema è il<br />

ciclo <strong>di</strong> conferenze,intitolato<br />

“Le origini della repubblica”,tenuto<br />

presso la Sala del<br />

l a m p a d a r i o d e l C i r c o l o<br />

Citta<strong>di</strong>no <strong>di</strong> <strong>Jesi</strong> nel primo<br />

semestre del presente anno<br />

scolastico.Grazie all’organizzazione<br />

dei docenti del Liceo<br />

classico Vittorio Emanuele II<br />

e in collab orazione con<br />

l’Istituto Regionale per la Storia<br />

del Movimento <strong>di</strong> Liberazione<br />

nelle Marche,alcuni tra i più<br />

importanti storici <strong>di</strong> rilievo<br />

nazionale si sono avvicendati<br />

LA SOLITUDINE<br />

Corso <strong>di</strong> storia al liceo classico<br />

LE ORIGINI<br />

DELLA REPUBBLICA<br />

nella trattazione <strong>di</strong> argomenti<br />

<strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne politico,sociale e<br />

culturale.<br />

Oltre alla ricca e interessante<br />

documentazione esposta dai<br />

relatori,hanno avuto un nuovo<br />

ed importante ruolo anche gli<br />

studenti:alcuni,su incoraggiamento<br />

dei professori,si sono<br />

improvvisati presentatori delle<br />

conferenze,illustrando al pubblico<br />

un breve excursus degli<br />

stu<strong>di</strong> universitari e delle pubblicazioni<br />

degli storici.Una nota<br />

particolare merita la lezione<br />

tenuta dal professor Renato<br />

Moro (il nipote dello statista<br />

ucciso dalle BR) che è stata<br />

accompagnata al pianoforte<br />

da una studentessa del liceo<br />

con la melo<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Francesco<br />

De Gregori “La storia siamo<br />

noi”.<br />

Si è registrata tra il pubblico,oltre<br />

alla maggioranza degli<br />

studenti dell’ultimo anno,una<br />

grande affluenza <strong>di</strong> ragazzi<br />

delle classi inferiori,dovuta probabilmente<br />

ai nuovi punti <strong>di</strong><br />

vista attraverso cui è stato esaminato<br />

il periodo e le situazioni<br />

storiche in questione:tra<br />

questi si segnalano i nuovi<br />

sistemi <strong>di</strong> propaganda eletto-<br />

rale utilizzati dai partiti nei<br />

primi anni ’50 e presentati dal<br />

professor Giorgio Vecchio;il<br />

ruolo delle donne nei movimenti<br />

politici e quali compagne<br />

<strong>di</strong> importanti uomini <strong>di</strong><br />

stato che hanno determinato<br />

il passaggio da una forma istituzionale<br />

all’altra;lo sport<br />

come collante che ha unito<br />

un’Italia frammentata da regionalismi<br />

e da <strong>di</strong>sparità economiche<br />

e sociali.La nascita della<br />

repubblica è stata così presentata<br />

anche attraverso tematiche<br />

innovative e originali che<br />

sono servite a contestualizzarla<br />

in maniera più approfon<strong>di</strong>ta.<br />

Questa iniziativa culturale,al<br />

suo secondo anno <strong>di</strong> attuazione,ha<br />

contribuito a rinsaldare<br />

e a tutelare nei giovani<br />

ascoltatori,in un momento così<br />

<strong>di</strong>fficile come quello presente,alle<br />

soglie <strong>di</strong> una probabile<br />

guerra nel Me<strong>di</strong>o Oriente,i<br />

valori fondanti del nostro Stato<br />

dettati dalla Costituzione.<br />

Un ringraziamento particolare<br />

alla professoressa Paola<br />

Pa l m i e r i e a l p r o f e s s o r<br />

Federico Lecchi che si sono<br />

adoperati per organizzare al<br />

meglio gli incontri,apprezzati<br />

vivamente dagli studenti.<br />

Carlo Bottegoni<br />

L.C,. II B<br />

Antonio Fontanesi, Solitu<strong>di</strong>ne. Olio su tela. Cm 115x150. 1875 ca.<br />

(Reggio Emilia, Musei Civici).<br />

7<br />

5/03


8<br />

5/03<br />

GENITORI E FIGLI: AMICI O<br />

NEMICI?<br />

1. Hai paura <strong>di</strong> confessare ai tuoi<br />

genitori le tue trasgressioni?<br />

2. I tuoi genitori ti lasciano uscire<br />

dopo cena?<br />

3. I tuoi genitori sono costantemente<br />

preoccupati per il lavoro ed<br />

il denaro?<br />

4. I tuoi genitori sono troppo rigi<strong>di</strong><br />

per quanto riguarda i tuoi appuntamenti?<br />

5. I genitori interferiscono nella scelta<br />

dei tuoi amici?<br />

6. I tuoi genitori ti assillano continuamente<br />

per lo stu<strong>di</strong>o?<br />

7. I tuoi genitori ammettono che<br />

qualche volta puoi avere ragione?<br />

8. Quando sarai adulto e avrai dei<br />

figli adotterai lo stesso metodo educativo<br />

usato dai tuoi genitori nei<br />

tuoi confronti?<br />

9. Secondo te i genitori si comportano<br />

in maniera <strong>di</strong>versa a seconda<br />

del sesso del proprio figlio?<br />

10. I tuoi genitori fanno delle parzialità<br />

nei confronti dei propri figli<br />

in<strong>di</strong>pendentemente dal sesso?<br />

11. Vorresti che i tuoi genitori ti trattassero<br />

da adulto?<br />

12. I tuoi genitori interferiscono nel<br />

modo in cui spen<strong>di</strong> il tuo denaro?<br />

La trage<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Novi Ligure ed altri<br />

drammatici fatti <strong>di</strong> cronaca ci hanno<br />

indotto a riflettere sulla qualità dei<br />

rapporti tra genitori e figli: amici, nemici<br />

o complici?<br />

Dall’analisi dei grafici (risultato dell’inchiesta<br />

condotta su tutti gli alunni<br />

frequentanti il Liceo Socio-Psico<br />

Pedagogico e il Liceo delle Scienze<br />

Sociali) emerge un quadro variegato;<br />

ma il dato, che non può essere in<br />

nessun modo ignorato, è quello<br />

relativo al desiderio <strong>di</strong> autonomia<br />

degli adolescenti che è una costante<br />

del questionario. Alla domanda:<br />

“ Vorresti che i tuoi genitori ti trattassero<br />

da adulto?” un consistente<br />

81% ha detto SI, mentre soltanto<br />

il residuo 19% <strong>di</strong>chiara <strong>di</strong> non essere<br />

affatto <strong>di</strong>spiaciuto del modo in<br />

cui i propri genitori lo trattano.<br />

Quello della “interferenza” nelle<br />

proprie questioni personali è un<br />

altro tema spinoso ed inevitabilmente<br />

connesso alla volontà <strong>di</strong> recidere<br />

in maniera più o meno forte<br />

i legami con i propri genitori. Così<br />

che se l’influenza “esterna” non<br />

sembra essere particolarmente pressante<br />

per quel che concerne l’uscire<br />

dopo cena e altri appuntamenti,<br />

la scelta degli amici o la gestione<br />

del proprio denaro, questa si fa<br />

alquanto marcata quando si parla<br />

<strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o: 1\4 dei giovani intervistati<br />

ammette <strong>di</strong> essere continuamente<br />

assillato dai propri familiari mentre<br />

la percentuale dei ragazzi “immuni”<br />

dal coinvolgimento dei genitori<br />

si attesta intorno al 27%.<br />

Stando alla nostra inchiesta, emerge<br />

un ritratto dei genitori <strong>di</strong> oggi in<br />

cui molti non potranno non riconoscersi:<br />

sono quelli per i quali il<br />

denaro e il lavoro rappresentano<br />

ancora preoccupazioni notevoli,<br />

sono quelli nei confronti dei quali<br />

i figli nutrono ancora un certo timore<br />

nel confessare le loro trasgressioni,<br />

sono quelli che adottano trattamenti<br />

<strong>di</strong>fferenti verso i propri figli,<br />

spesso a seconda del sesso, ma in<br />

certe occasioni anche in<strong>di</strong>pendentemente<br />

da questa variabile; occorre<br />

però riconoscere, ad onor del<br />

vero, che i nostri genitori (e questo<br />

non è poco) sono capaci, non sempre<br />

ma talvolta, <strong>di</strong> riconoscere che<br />

possiamo aver ragione.<br />

Altamente significativa la domanda<br />

numero otto nella quale si trova la<br />

chiave <strong>di</strong> risposta a numerosi inter-<br />

rogativi. Il fatto che solo il 18% dei<br />

giovani si sia <strong>di</strong>chiarato <strong>di</strong>sposto ad<br />

adottare nei confronti dei propri<br />

figli la stessa strategia educativa utilizzata<br />

dai propri genitori con loro,<br />

contro il 30% dei contrari e il 52%<br />

degli insicuri deve indurre, da un<br />

lato, chi <strong>di</strong> dovere a riflettere sul proprio<br />

metodo educativo e, dall’ altro<br />

gli adolescenti a capire le <strong>di</strong>fficoltà<br />

che anche i genitori vivono in questo<br />

periodo, al fine <strong>di</strong> creare una relazione<br />

nella quale le esigenze degli<br />

uni collimino o, per lo meno, non<br />

vengano represse dagli altri e <strong>di</strong> dar<br />

vita quin<strong>di</strong> ad un rapporto improntato<br />

alla comprensione e al rispetto<br />

reciproco.<br />

Quali sono le attività più <strong>di</strong>vertenti per<br />

gli adolescenti?<br />

Conclusione<br />

Dall’analisi del seguente grafico si<br />

evince che le attività pre<strong>di</strong>lette dai<br />

ragazzi sottoposti al test sono:<br />

1. ascoltare la musica ed andare ai<br />

concerti;<br />

2. svolgere attività sociali con gli<br />

amici;<br />

3. stare in compagnia del proprio<br />

patner;<br />

4. fare shopping;<br />

5. guardare la televisione ed andare<br />

al cinema.<br />

Difatti la prima ha raggiunto una<br />

percentuali pari al 100%, la seconda<br />

pari al 94,4%, la terza al 77,7%<br />

e infine le ultime due sono state scelte<br />

a parimerito dal 66,6% degli<br />

intervistati.<br />

Realizzato e redatto al computer:<br />

Silvia Serini, Giulia Romagnoli<br />

Realizzazione copertina a cura <strong>di</strong>:<br />

Paola Ramazzotti, Stefania Gresti<br />

Alla realizzazione del questionario<br />

hanno collaborato tutte le alunne<br />

delle classe IV B, L.S.P.P.


E’probabilmente la prima<br />

volta, a livello regionale,<br />

che un Liceo Socio<br />

Psico Pedagogico si affianca<br />

ad una Cooperativa Sociale<br />

per realizzare un incontro<br />

scuola- lavoro.<br />

Ne è nato un progetto che ha<br />

permesso ad un<strong>di</strong>ci ragazze delle<br />

attuali quinte del Liceo Socio<br />

Psico Pedagogico <strong>di</strong> <strong>Jesi</strong>, <strong>di</strong>vise in<br />

coppie, <strong>di</strong> affiancare gli educatori<br />

nei centri <strong>di</strong>urni per <strong>di</strong>sabili gestiti<br />

dalla Coo.S.S. Marche.<br />

Elemento ispiratore <strong>di</strong> tale<br />

Cooperativa è la promozione<br />

umana e l’integrazione sociale<br />

dei citta<strong>di</strong>ni, tramite l’erogazione<br />

<strong>di</strong> servizi socio- sanitari ed educativi,<br />

in favore delle fasce più<br />

deboli della popolazione, al fine<br />

<strong>di</strong> completare le funzioni svolte<br />

dagli enti pubblici.<br />

I servizi sociali promossi dalla<br />

Cooperativa sono destinati a<br />

<strong>di</strong>verse categorie <strong>di</strong> utenti: terza<br />

età, infanzia, minori a rischio,<br />

psichiatria, tossico<strong>di</strong>pendenza e<br />

<strong>di</strong>sabilità.<br />

Proprio nel servizio han<strong>di</strong>cap del<br />

<strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Jesi</strong> e della Vallesina<br />

Ingre<strong>di</strong>enti:<br />

Il Liceo Socio Psico Pedagogico <strong>di</strong> <strong>Jesi</strong> incontra la Coo.S.S. Marche<br />

UN’ESTATE PARTICOLARE<br />

Un<strong>di</strong>ci ragazze affiancano gli educatori nei centri per <strong>di</strong>sabili<br />

(gestito dalla Coo.S.S. Marche)<br />

sono state inserite le un<strong>di</strong>ci ragazze<br />

che durante l’estate si sono<br />

alternate nei vari centri <strong>di</strong>urni<br />

presenti nel territorio.<br />

Gli obiettivi <strong>di</strong> partenza <strong>di</strong> questo<br />

tirocinio erano sia una prima<br />

opportunità <strong>di</strong> avvicinarsi al<br />

mondo del lavoro e trovare un<br />

riscontro pratico delle <strong>di</strong>scipline<br />

d’in<strong>di</strong>rizzo, sia un orientamento<br />

per una futura scelta in ambito<br />

lavorativo o universitario, nonché<br />

una crescita personale.<br />

Lo stage effettivo è stato preceduto<br />

da una settimana <strong>di</strong> preparazione<br />

“molto particolare”<br />

mirata ad esteriorizzare le capacità<br />

<strong>di</strong> ognuna delle ragazze, in<br />

particolare quelle che sarebbero<br />

potute risultare utili nelle settimane<br />

seguenti.<br />

Dall’osservazione dei vari centri,<br />

le ragazze hanno riscontrato<br />

che questi, pur perseguendo lo<br />

stesso obiettivo <strong>di</strong> riabilitazione<br />

ed inserimento sociale, si <strong>di</strong>fferenziano<br />

per le <strong>di</strong>verse attività<br />

manuali, che vanno dalla lavorazione<br />

della ceramica, a quella<br />

del cuoio, da quella del midolli-<br />

no , a quella della rilegatura dei<br />

libri, stabilite in base alla tipologia<br />

e alla gravità dell’han<strong>di</strong>cap<br />

dell’utenza.<br />

Altra attività promossa dalla<br />

Cooperativa è l’educazione<br />

motoria, sia in piscina, sia in<br />

un’apposita struttura dove si alternano<br />

gli utenti dei vari centri.<br />

La produzione dei manufatti ha<br />

finalità educative: rendere i ragazzi<br />

consapevoli delle proprie capacità,<br />

instaurare rapporti <strong>di</strong> collaborazione<br />

e amicizia fra <strong>di</strong> loro,<br />

responsabilizzarli e renderli consapevoli<br />

della sequenzialità delle<br />

azioni, così da utilizzarla nella<br />

semplice vita quoti<strong>di</strong>ana.<br />

A conclusione del tirocinio le<br />

ragazze hanno avuto la possibilità<br />

<strong>di</strong> confrontare le proprie esperienze<br />

rivivendo le emozioni, ma<br />

anche i momenti <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà.<br />

Ne è emerso che tutte sono riuscite<br />

a sod<strong>di</strong>sfare pienamente le<br />

proprie aspettative, nonostante<br />

fossero molto <strong>di</strong>fferenti: c’è chi<br />

è riuscita a chiarire le proprie<br />

aspirazioni lavorative, chi ha trovato<br />

un momento per riflettere,<br />

chi ha acquisito nuove capacità<br />

e chi le ha scoperte.<br />

Si sono rese conto che il lavoro<br />

dell’educatore, a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong><br />

altri, richiede molta pazienza,<br />

devozione e soprattutto flessibilità<br />

nei tempi, nei ritmi e nelle<br />

metodologie da applicare; persone<br />

come ragazzi <strong>di</strong>sabili infatti,<br />

ogni giorno potrebbero evidenziare<br />

una parte <strong>di</strong>versa del<br />

loro essere, della loro personalità,<br />

che molte volte è <strong>di</strong>fficile adeguare<br />

agli obiettivi fissati.<br />

Tutte inoltre sono giunte a conclusione<br />

che questo tirocinio è<br />

stato veramente formativo, perché<br />

ha permesso loro <strong>di</strong> capire<br />

quanto sia importante, in una<br />

società frenetica come la nostra,<br />

fermarsi <strong>di</strong> tanto in tanto a riflettere<br />

e pensare che esistono persone<br />

che, anche se non riescono<br />

a seguirci, potrebbero darci ugualmente<br />

tanto.<br />

Emanuela Banchetti, Maila Cannucciari<br />

L.S.P.P., V B<br />

Alessandra David, Elisa Santinelli<br />

L.S.P.P., V C<br />

RICETTA DEL BUON<br />

LABORATORIO TEATRALE<br />

q una ventina <strong>di</strong> ragazzi<br />

(o meglio, una ventina<br />

<strong>di</strong> ragazze più Gabriele<br />

Sarti L.C., II C)<br />

q un uomo dall’aspetto<br />

bizzarro: una faccia<br />

simpatica da persona<br />

non troppo seria ( ma<br />

non giu<strong>di</strong>cate dalle<br />

apparenze) il, così<br />

detto, Maestro<br />

q una stanza<br />

Preparazione:<br />

q inserire gli ingre<strong>di</strong>enti<br />

nella stanza<br />

q mescolate bene<br />

aggiungendo un po’ <strong>di</strong><br />

passione per la recitazione<br />

q allungate l’impasto con<br />

stupidaggini varie svolazzanti<br />

qua e là e un<br />

po’ <strong>di</strong> pazzia<br />

Consigli dello chef:<br />

q fornite all’impasto un<br />

qualsiasi testo teatrale<br />

per ottenere una lievitazione<br />

ottimale<br />

q gustate il sapore amichevole<br />

e confidenziale<br />

che affiora dopo<br />

poco tempo<br />

q mettete in conto paura,<br />

successi, delusioni<br />

N.B. La seguente ricetta descrive un prodotto D.O.C. fornito dal laboratorio teatrale del Liceo<br />

Classico Vittorio Emanuele II <strong>di</strong> <strong>Jesi</strong> ( completo <strong>di</strong> sezioni annesse).<br />

Presentazione in tavola:<br />

q arricchire con costumi<br />

e giar<strong>di</strong>no del Liceo<br />

Socio-Psico Pedagogico<br />

e Liceo delle Scienze<br />

Sociali<br />

q aggiungere la frenesia<br />

e le palpitazioni della<br />

“prima” (momento in<br />

cui l’attore ha un solo<br />

pensiero fisso: “si va in<br />

scena!!!”)<br />

q far risuonare <strong>di</strong>etro le<br />

quinte ( uno degli alberi<br />

del giar<strong>di</strong>no citato)<br />

un motto tipico che in<br />

francese suona così:<br />

“Tanta, tanta merda!!!”<br />

9<br />

5/03


10<br />

5/03<br />

UN VIAGGIO ALLE ORIGINI<br />

DELLA STAMPA<br />

Sabato 5 ottobre 2002 la classe<br />

V A del Liceo Classico<br />

Statale “Vittorio Emanuele<br />

II” si è recata a Palazzo Pianetti<br />

Vecchio, ex monastero <strong>di</strong> clarisse<br />

e o<strong>di</strong>erna sede del S.A.S. o Museo<br />

delle Arti Grafiche.<br />

Nel 1450, con l’invenzione della<br />

stampa <strong>di</strong> Gutenberg, sorsero<br />

molte tipografie in Europa e, in<br />

quel periodo, Federico Conti nel<br />

1455 vi aprì la sua tipografia proprio<br />

a <strong>Jesi</strong>.<br />

L’invenzione della stampa fu una<br />

grande innovazione poiché sostituì<br />

il lavoro che prima veniva svolto<br />

dai monaci amanuensi.<br />

Nel museo, oltre a macchine tipografiche<br />

moderne, vi è un torchio<br />

del Settecento. Il torchio, interamente<br />

in legno, è composto da<br />

una vite senza fine, da un torcolo e<br />

da un carrello, su cui veniva posto<br />

il foglio; dopo questa operazione,<br />

veniva mosso il torcolo e le lettere,<br />

incise su caratteri mobili <strong>di</strong><br />

piombo, (posizionati sul compositoio)<br />

venivano così impresse sul<br />

foglio.<br />

Nel museo sono inoltre presenti<br />

parecchie copie <strong>di</strong> libri <strong>di</strong> cui vengono<br />

evidenziate le parti principali:<br />

- Il colofon<br />

- La miniatura<br />

- Il frontespizio<br />

- L’illustrazione<br />

- La marca tipografica<br />

Il colofon è la frase che l’autore scri-<br />

Il salone del Museo delle Arti Grafiche <strong>di</strong> <strong>Jesi</strong>.<br />

veva a termine della sua opera:<br />

solitamente è una frase <strong>di</strong> ringraziamento<br />

a Dio per avergli conferito<br />

la forza <strong>di</strong> portare a compimento<br />

la sua opera.<br />

La miniatura è la prima lettera del<br />

testo che i monaci amanuensi<br />

decoravano con oro e colori.<br />

Il frontespizio è la prima pagina del<br />

libro, in cui compaiono il titolo,<br />

l’autore del libro e anche la tipografia<br />

in cui è stato stampato.<br />

La marca tipografica è un piccolo<br />

<strong>di</strong>segno che variava da tipografia<br />

a tipografia e corrisponde all’attuale<br />

‘stemma” delle varie case e<strong>di</strong>trici.<br />

Nel museo sono presenti un’e<strong>di</strong>zione<br />

dell’Iliade in greco, vari volumi<br />

per l’insegnamento della musica<br />

gregoriana e una copia della<br />

Divina Comme<strong>di</strong>a che appartiene<br />

alla categoria degli incunaboli.<br />

Gli incunaboli sono i libri stampati<br />

prima del Cinquecento e prendono<br />

il loro nome dal termine<br />

latino incunabulum (culla): essi conservano<br />

le caratteristiche <strong>di</strong> manoscritti<br />

perchè il popolo non li avrebbe<br />

accettati, dal momento che essi<br />

erano una novità per quel periodo.<br />

Negli incunaboli non compaiono<br />

il frontespizio nè la miniatura;<br />

compaiono le iniziali<br />

xilografiche, ossia le miniature<br />

“stampate”.<br />

La copia della Divina Comme<strong>di</strong>a<br />

conservata nel museo è una delle<br />

tre che appartengono alle e<strong>di</strong>zioni<br />

principi ed è il primo libro che è<br />

stato stampato a <strong>Jesi</strong>. Le altre due<br />

copie sono conservate a Foligno<br />

e a Mantova. Il primo libro stampato<br />

della storia è un’e<strong>di</strong>zione<br />

della Bibbia pubblicata da<br />

Gutenberg.<br />

Alla fine della visita agli alunni è<br />

stata proposta un’interessante attività:<br />

sono stati <strong>di</strong>visi in gruppi e<br />

sono state <strong>di</strong>stribuite loro delle<br />

immagini nelle quali dovevano<br />

THREE<br />

WONDERFUL<br />

DAYS!<br />

You have probably heard<br />

about it and this time it<br />

was our turn!….<br />

We are the students of the third<br />

year of Liceo delle Scienze Sociali<br />

and Liceo Socio-Psico-Pedagogico<br />

and on the 27 th and 28 th of<br />

February and on the 1 st of March<br />

we participated in the activity that<br />

every year is held in our school:<br />

THREE DAYS IN ENGLISH.<br />

The two classes were <strong>di</strong>vided into<br />

three groups: the RAINBOW, the<br />

CHILD and the DOVE. In the<br />

first two days every group had to<br />

prepare something <strong>di</strong>fferent guided<br />

by our English teachers: Mrs<br />

Maceratini, Mrs Ragaglia and our<br />

English assistant Julia.<br />

This year we dealt with the world<br />

of children and their games.<br />

The group of CHILD and DOVE<br />

prepared tra<strong>di</strong>tional English nursery<br />

rhymes, chants, songs for skipping<br />

the rope, counting rhymes<br />

and miming songs.<br />

We have chosen rhymes that have<br />

been sung and repeated by English<br />

children for many generations and<br />

we enjoyed learning them very<br />

much. For a short time we went<br />

back to our childhood, we behaved<br />

like little children.<br />

The group of the RAINBOW<br />

worked on the famous tale “Little<br />

Red Ri<strong>di</strong>ng Hood”: a group prepared<br />

the tra<strong>di</strong>tional version,<br />

essere riconosciute le varie parti<br />

precedentemente menzionate: il<br />

colofon, le miniature, la marca tipografica,<br />

il frontespizio e l’illustrazione.<br />

Valentina Carboni<br />

Ilaria Marrocchi<br />

Jessica Sebastianelli<br />

Roberta Tittarelli<br />

L.C. , V A<br />

another a very modern remake of<br />

it and a third a funny rhyme by<br />

Roal Dahl.<br />

On the third day we presented our<br />

works to the other schoolmates:<br />

of course we not only tried to live<br />

our part to our best, but we also<br />

dressed up as children.<br />

On the second day we organised<br />

an ENGLISH LUNCH with typical<br />

English food which we prepared<br />

ourselves, and we invited<br />

our teachers and our Headmaster<br />

to enjoy the meal together. They<br />

seemed to appreciate it!<br />

In the afternoon we played some<br />

games and an exciting TREASU-<br />

RE HUNT which aroused all our<br />

energy and enthusiasm.<br />

At the end we can say that those<br />

were three very hard days, sometimes<br />

the activities were deman<strong>di</strong>ng<br />

and stressing but never<br />

boring. We all feel it was a good<br />

experience: we have improved<br />

our English learning new words<br />

and using the language in a <strong>di</strong>ffer<br />

e n t w ay , w e h av e l e a r n t<br />

something new about English life<br />

and above all we enjoyed working<br />

with pupils of another class and<br />

we had the chance to get to know<br />

each other better.<br />

Eleonora Bastari<br />

Lorena Massaccesi<br />

L.S.P.P., III B


Nel pomeriggio <strong>di</strong> giovedì<br />

6 marzo <strong>2003</strong><br />

si è tenuta la presentazione<br />

finale delle attività<br />

svolte durante le due giornate<br />

in lingua delle classi IA<br />

e IB del Liceo Classico.<br />

Sebbene le due sezioni non<br />

abbiano mai intrecciato rapporti<br />

<strong>di</strong> convivenza pacifica,<br />

il lavoro <strong>di</strong> gruppo ci ha<br />

costretti ad operare insieme…Ma<br />

che fatica sotterrare<br />

l’ascia <strong>di</strong> guerra!<br />

L’infanzia è stato il tema<br />

principale della nostra attività,<br />

argomento che ci ha a<br />

poco a poco avvicinati,<br />

facendoci scoprire i lati in<br />

comune e le nostre costruttive<br />

<strong>di</strong>fferenze. Ci ha fatto<br />

riflettere sulla nostra con<strong>di</strong>zione<br />

privilegiata rispetto alle<br />

realtà <strong>di</strong> tanti fratelli lontani,<br />

ci ha fatto capire che, prima<br />

<strong>di</strong> abbracciare ideali estremi,<br />

come molto spesso accade<br />

fra i nostri coetanei,<br />

dovremmo soffermarci su<br />

quelli che sono i veri valori<br />

dell’esistenza.<br />

Queste intense giornate in<br />

lingua durante le quali ci<br />

siamo ritrovati a parlare fra<br />

<strong>di</strong> noi, “rigorosamente” in<br />

inglese, delle passioni, debolezze,<br />

giochi e paure che ci<br />

hanno tenuto per mano<br />

durante il nostro cammino <strong>di</strong><br />

crescita, dai nostri primi timi<strong>di</strong><br />

passi nel mondo fino ad<br />

oggi, hanno colpito nel<br />

segno. Ma all’inizio non ci<br />

sembrava poi così scontato.<br />

Noi alunni, nostro malgrado,<br />

siamo stati schierati in quattro<br />

battaglioni eterogenei,<br />

capeggiati da altrettanti abili<br />

condottieri (i prof!) che <strong>di</strong><br />

tanto in tanto organizzavano<br />

dei briefing decisivi per l’esito<br />

finale dell’impresa.<br />

Trincerati ognuno <strong>di</strong>etro il<br />

nostro banco, ci guardavamo<br />

in cagnesco, scrutando con<br />

fare circospetto i movimenti<br />

dell’avversario e guardan-<br />

DALLA LORO PARTE<br />

do attoniti i cartellini recanti<br />

le insegne dei quattro gruppi<br />

appesi controvoglia sui<br />

maglioni: “R ainb ows”,<br />

“Toddlers”, “Children” e<br />

“Doves”. In effetti queste<br />

definizioni così pacifiche ci<br />

apparivano un po’ fuori<br />

luogo e in pieno contrasto<br />

con l’atmosfera bellicosa che<br />

si respirava.<br />

Giunto il momento <strong>di</strong><br />

mostrare le foto <strong>di</strong> quando<br />

eravamo bambini per l’attività<br />

“The children we were”,<br />

il ghiaccio ha iniziato a rompersi<br />

e qualche sorriso<br />

abbozzato ha fatto capolino<br />

sui volti imbarazzati dei compagni<br />

<strong>di</strong> sventura. E’ bastato<br />

poco e ogni gruppo si è<br />

immerso con impegno nel<br />

p r o p r i o l av o r o : g l i<br />

“Arcobaleni”, investiti da inaspettata<br />

ispirazione, si sono<br />

cimentati nell’ardua composizione<br />

<strong>di</strong> poesie in lingua;<br />

i “Piccoli che gattonano”<br />

e i “Bambini” hanno preparato<br />

un programma ra<strong>di</strong>o<br />

farcito <strong>di</strong> quiz, reportages e<br />

m u s i c a , m e n t r e l e<br />

“Colombe” hanno provve-<br />

duto alla realizzazione <strong>di</strong><br />

spots, jingles e simpatiche<br />

scommesse; il tutto naturalmente<br />

legato al mondo dell’infanzia.<br />

A poco a poco i corridoi<br />

hanno incominciato a brulicare<br />

<strong>di</strong> ragazze e ragazzi<br />

<strong>di</strong>sinvolti nel portare i propri<br />

coloratissimi <strong>di</strong>stintivi.<br />

Rimaneva un solo piccolo<br />

problema: chi avrebbe provveduto<br />

al vettovagliamento?<br />

Stando al programma,<br />

avremmo dovuto assaporare<br />

le delizie culinarie <strong>di</strong> un<br />

tipico pranzo inglese cucinato<br />

con le nostre abili manine.<br />

A questo scopo una insegnante<br />

aveva generosamente<br />

<strong>di</strong>stribuito ricette con cui<br />

cimentarsi a casa, a piccoli<br />

gruppi, per l’intero pomer<br />

i g g i o d e l m e r c o l e d ì .<br />

Finalmente era arrivato il fati<strong>di</strong>co<br />

giorno.<br />

Qualche brivido ... ma il rinfresco<br />

si è concluso in maniera<br />

sod<strong>di</strong>sfacente, contro ogni<br />

aspettativa: l’addetto alla<br />

lavanda gastrica è rimasto<br />

tristemente <strong>di</strong>soccupato tutto<br />

il pomeriggio; neanche i ten-<br />

tativi mal celati <strong>di</strong> far sentire<br />

momentaneamente e leggermente<br />

“in imbarazzo”<br />

docenti, preside e bidelle<br />

sono stati coronati da successo.<br />

Dopo il lauto banchetto …<br />

niente siesta: subito all’opera<br />

per portare in scena le<br />

varie rappresentazioni, tutte<br />

raccolte in un ironico e brillante<br />

programma ra<strong>di</strong>ofonico<br />

trasmesso dalla stazione<br />

“Sunny Funny Ra<strong>di</strong>o”.<br />

I conflitti, la <strong>di</strong>ffidenza, le<br />

incomprensioni, il <strong>di</strong>sagio si<br />

erano <strong>di</strong>leguati, sostituiti da<br />

sorrisi e complicità fino ad<br />

esplodere in un grande,<br />

unico, commosso abbraccio<br />

finale, senza <strong>di</strong>stinzioni <strong>di</strong><br />

sezioni e cartellini, per intonare,<br />

tutti insieme appassionatamente,<br />

“We are the<br />

world, we are the children…”.<br />

Ambra Avallone<br />

L.C., I A<br />

Ilaria Campagna<br />

Julie Mazzocchini<br />

L.C., I B<br />

11<br />

5/03


12<br />

5/03<br />

Oggi, 14 Marzo, il nostro progetto<br />

prosegue e vive il suo<br />

secondo momento importante.<br />

Sì, perché la lingua inglese<br />

non era l’unica protagonista né l’unico<br />

obiettivo del lavoro dei ragazzi.<br />

Era un percorso non svelato che<br />

attraversava non solo i giochi, le filastrocche,<br />

le storie e le paure, ma che<br />

li avrebbe portati a riflettere sul<br />

loro mondo, a confrontarlo con<br />

quello dei coetanei inglesi, ad<br />

approfon<strong>di</strong>re la conoscenza della<br />

realtà dei propri pari in <strong>di</strong>verse parti<br />

della terra, e a consolidare il senso<br />

<strong>di</strong> una vera “sympathy” e solidarietà<br />

per chi vive in situazioni <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>sagio e <strong>di</strong> svantaggio.<br />

Questo viaggio fatto <strong>di</strong> imbarazzi, <strong>di</strong><br />

ricor<strong>di</strong>, <strong>di</strong> ricerca e <strong>di</strong> consapevolezza<br />

ha preso la forma <strong>di</strong> poesie, <strong>di</strong> nursery<br />

rhymes, <strong>di</strong> reportage, <strong>di</strong> spots,<br />

<strong>di</strong> storie rivisitate per un programma<br />

ra<strong>di</strong>o sull’infanzia volto a sensibilizzare,<br />

ma anche a <strong>di</strong>vertire, e a<br />

promuovere una virtuale raccolta<br />

<strong>di</strong> fon<strong>di</strong> destinata ad una associazione<br />

a favore dell’infanzia.<br />

E’ assieme alla complicità del Centro<br />

Stu<strong>di</strong> Casa Natale M. Montessori <strong>di</strong><br />

Chiaravalle, e alle immagini del fotografo<br />

Giorgio Marinelli che continuiamo<br />

questo itinerario che ci conduce<br />

in In<strong>di</strong>a, in Birmania, in<br />

Afghanistan, in Venezuela per incontrare<br />

l’universo dei bimbi lontani,<br />

fatto <strong>di</strong> giochi semplici, <strong>di</strong> sorrisi, <strong>di</strong><br />

colori, <strong>di</strong> luce, <strong>di</strong> suggestioni, per sentirci<br />

parte <strong>di</strong> esso, per trovare la<br />

magia dell’altrove e, con riconoscenza,<br />

dare una testimonianza<br />

concreta <strong>di</strong> solidarietà: raccogliere<br />

veramente fon<strong>di</strong> da destinare all’acquisto<br />

<strong>di</strong> materiale sanitario per un<br />

lebbrosario dell’In<strong>di</strong>a.<br />

E’ la scuola che si apre, che si fa coinvolgere<br />

e al tempo stesso coinvolge,<br />

che valorizza le sinergie <strong>di</strong> soggetti<br />

ed enti, le professionalità, le<br />

passioni presenti sul territorio e al<br />

suo interno e crea eventi culturali<br />

che al territorio ritornano.<br />

E i nostri ragazzi sono lì, al Circolo<br />

Citta<strong>di</strong>no, pronti a fare gli onori <strong>di</strong><br />

casa e a ricevere, con l’orgoglio <strong>di</strong><br />

chi si sente responsabile della riuscita<br />

<strong>di</strong> un progetto, quanti sono accorsi<br />

all’inaugurazione della mostra<br />

“Dalla loro parte” che resterà aperta<br />

al pubblico per due settimane.<br />

Sono sull’ingresso, pronti ad appiccicare<br />

su giacche e maglioni degli<br />

intervenuti un adesivo azzurro con<br />

lo stemma della scuola su cui è scritto<br />

“School for life”.<br />

Dopo i saluti del Preside, c’è l’intervento<br />

acceso e vigoroso del prof.<br />

Alfio Albani su “La scuola per la vita”,<br />

la relazione calma e intensa del<br />

SCHOOL FOR LIFE<br />

Prof. Augusto Scocchera su “Il bambino<br />

padre dell’uomo e costruttore <strong>di</strong><br />

pace”, l’agile presentazione delle<br />

foto fatta da Giorgio Marinelli (“perché<br />

subito dopo saranno le foto a<br />

parlare”), la forte testimonianza <strong>di</strong><br />

Giovanni, uno dei volontari che<br />

opera nel lebbrosario dell’In<strong>di</strong>a a<br />

cui le somme raccolte in questa<br />

prova <strong>di</strong> solidarietà sono destinate.<br />

E il fil rouge che lega e precede gli<br />

interventi sono le parole dei poeti<br />

a cui dà voce e significato Mauro<br />

D’Ignazio, in un crescendo <strong>di</strong> emozione<br />

e partecipazione. Sono poesie<br />

<strong>di</strong> Blake, Wordsworth, Tagore,<br />

Latif (bambino in<strong>di</strong>ano <strong>di</strong> 11 anni,<br />

cucitore <strong>di</strong> palloni) Primo Levi,<br />

Blackburn e, per finire, nel silenzio<br />

ormai carico <strong>di</strong> suggestione, la voce<br />

<strong>di</strong> Alessandra, la studentessa più<br />

giovane del nostro liceo, che recita:<br />

Avevo una scatola <strong>di</strong> colori<br />

Brillanti, decisi, vivi.<br />

Avevo una scatola <strong>di</strong> colori<br />

Alcuni cal<strong>di</strong>, altri molto fred<strong>di</strong>.<br />

Non avevo il rosso<br />

per il sangue dei feriti.<br />

Non avevo il nero<br />

per il pianto degli orfani.<br />

Non avevo il bianco<br />

per le mani e il volto dei morti.<br />

Non avevo il giallo<br />

per la sabbia ardente.<br />

Ma avevo l’arancio<br />

per la gioia della vita,<br />

e il verde per i germogli e i ni<strong>di</strong>,<br />

e il celeste dei chiari cieli splendenti,<br />

e il rosa per il sogno e il riposo.<br />

Mi sono seduta ed ho <strong>di</strong>pinto la pace.<br />

E dopo la poesia <strong>di</strong> Tali Sorek,, bambina<br />

israeliana <strong>di</strong> 12 anni, è con una<br />

citazione <strong>di</strong> Maria Montessori che<br />

l’ incontro si conclude:<br />

“La Pace è una meta che si può raggiungere<br />

soltanto attraverso l’accordo,<br />

e due sono i mezzi che cond<br />

u c o n o a q u e s t a u n i o n e<br />

pacificatrice:<br />

uno è lo sforzo imme<strong>di</strong>ato <strong>di</strong> risolvere<br />

senza violenza i conflitti, vale<br />

a <strong>di</strong>re <strong>di</strong> eludere le guerre;<br />

l’altro è lo sforzo prolungato <strong>di</strong><br />

costruire stabilmente la pace tra gli<br />

uomini.<br />

Ora evitare i conflitti è opera della<br />

politica: costruire la pace è opera dell’educazione.”<br />

Si va tutti al Liceo. I ragazzi trotterellano<br />

e fanno da battistrada, perché<br />

hanno ancora un compito, loro:<br />

mettersi <strong>di</strong>etro ad un tavolo e raccogliere<br />

eventuali donazioni dei visitatori<br />

che andranno ad aggiungersi<br />

a quelle del Centro Stu<strong>di</strong> Casa<br />

Natale M. Montessori, <strong>di</strong> Canonici<br />

& Scalseggi, <strong>di</strong> Planet Pieretti e<br />

Gonzagarre<strong>di</strong>. Alle prese con cataloghi<br />

da <strong>di</strong>stribuire, conti e resti,<br />

sembrano dei…… giganti!<br />

Grazie ragazzi, soprattutto grazie<br />

NEAR THE RIVER DAN ...<br />

NOTHINGCHILD<br />

AND NOTHINGMAN<br />

“Once upon a time<br />

My little child near the river Dan<br />

Oh, my friend<br />

Look at my eyes and smile with me today<br />

(Cuz’ there’s nothing else to do).<br />

Once upon a time<br />

My little child with a nothingman<br />

Oh, my friend<br />

Look at the smiles after gag.<br />

What’s going on my little child?<br />

Once upon a time<br />

My little child cried with nothingman<br />

Nothingman with red and black t-shirt<br />

He broke the mirror for my little child,<br />

For her smile<br />

My little child near the river Dan<br />

Oh,my friend: look at my honesty<br />

And look at my little child today<br />

She wants to love her nothingman<br />

Her nothingman with a flower in his mouth.<br />

They go away in a cloud of dust…<br />

What’s going on my little child?<br />

Why do you want to love this nothingman?<br />

Nothingchild and Nothingman”<br />

per loro. Avete veramente <strong>di</strong>mostrato<br />

cosa significa “school for life”<br />

.<br />

Luciana Lombar<strong>di</strong><br />

Civerchia Margherita<br />

L.S.S., II A


... C’ERA UNA VOLTA ITALIA ...<br />

C’era una volta Italia. Guardava il<br />

riflesso della sua pelle, che aveva<br />

toccato la guerra, attraverso la<br />

finestra.<br />

Ora guardava il suo volto, ora quel<br />

che le offriva quella citta<strong>di</strong>na marchigiana<br />

fatta <strong>di</strong> tante vie.<br />

Io ero lì, per strada.Lei mi guardava<br />

crescere mentre giocavo con le<br />

altre bambine del vicinato.Guardava<br />

le mie manine raccogliere una palla<br />

e le mie gambette leggere correre<br />

ovunque.<br />

Guardava i miei sorrisi, assaporandoli<br />

profondamente.<br />

Sapeva che un giorno sia io sia lei<br />

li avremmo rimpianti.<br />

Lei mi guardava, ma io non mi<br />

accorgevo <strong>di</strong> niente. Continuava a<br />

riflettere sul tempo, sul presente sul<br />

passato e il futuro, su ciò che io<br />

avevo e che lei non aveva avuto,sul<br />

sentiero che un giorno avrei intrapreso<br />

sperando per me il minor<br />

numero <strong>di</strong> sofferenze e ostacoli.<br />

Ascoltava la mia allegra vocina che<br />

pian piano si allontanava.<br />

Italia osservava <strong>di</strong> nuovo la sua pelle<br />

riflessa sul vetro della finestra.<br />

Pensava.<br />

Pensava <strong>di</strong> nuovo.<br />

Contava le rughe: sapeva che non<br />

erano state sempre lì e comunque<br />

non riusciva a capire perché non si<br />

era mai accorta <strong>di</strong> averne accumulate<br />

così tante.<br />

Le rughe del suo volto erano il risultato<br />

della sua vita, come un premio<br />

per il coraggio <strong>di</strong>mostrato nel compiere<br />

imprese e prendere decisioni.<br />

Tornava ad osservare le mura delle<br />

case,non erano state sempre così.Per<br />

un motivo o per l’altro il tempo le<br />

aveva corrose, le aveva cambiate,<br />

rovinate, erano state abbattute e<br />

nuovamente costruite.<br />

Italia se ne ricordava:quei muri che<br />

lei vedeva quoti<strong>di</strong>anamente l’avevano<br />

vista ridere,piangere,innamorarsi<br />

e arrabbiarsi.<br />

Italia poteva scappare ma quelle<br />

mura, ovunque lei fosse e qualunque<br />

cosa facesse, erano lì.<br />

Erano lì anche per me che giocavo<br />

con la palla e che un giorno molto<br />

lungo mi misi ad osservare.<br />

Li osservai a lungo immaginandoci<br />

storie fantastiche, cercando <strong>di</strong><br />

ipotizzare quel che avevano passato,<br />

sentendole nel cuore come se<br />

fossero state loro a generarmi, amandole<br />

con tutta l’anima per quel che<br />

mi avevano dato, come si ama una<br />

madre.<br />

Ed ogni giorno che passava le idee<br />

nella mia testa si evolvevano come<br />

il paesaggio.<br />

L’amore per quelle mura che mi avevano<br />

protetta colava giù attraverso<br />

le lacrime; le manine non vollero<br />

più saperne <strong>di</strong> raccogliere la palla<br />

e si racchiusero in pugni. Battevano<br />

incessantemente sulle mura,quasi<br />

volessero abbatterle.<br />

La vocina allegra ora singhiozzava;<br />

ne aveva abbastanza della protezione<br />

e ora voleva uscire e cercare<br />

la libertà.<br />

Questa parola quando veniva pronunciata,<br />

creava una sensazione<br />

mai provata prima.<br />

Rendeva potenti,invincibili.<br />

Italia osservava il paesaggio come<br />

al solito: ormai sapeva che la sua<br />

nipotina un giorno l’avrebbe ripu<strong>di</strong>ato,<br />

anche sua figlia a suo tempo<br />

l’aveva fatto.<br />

Ora però Italia era preparata: sapeva<br />

che è una ruota che gira.<br />

Lei in primis era stata bambina,era<br />

stata innaffiata con pesanti dolori e<br />

velate gioie, aveva provato l’amarezza<br />

del <strong>di</strong>vieto, aveva richiesto<br />

<strong>di</strong>ritti non svolgendo i doveri, poi<br />

era stata madre, aveva dato alla<br />

luce, aveva <strong>di</strong>menticato commettendo<br />

errori.<br />

Ora sapeva tutto.<br />

Io ero ancora lì ad osservare. A<br />

volte mi stancavo e cercavo <strong>di</strong> igno-<br />

rare le mura, altre volte tentavo <strong>di</strong><br />

apprezzarle. La libertà inevitabilmente<br />

attira troppo ed io, ancora<br />

incapace <strong>di</strong> razionalizzare mi viziavo<br />

con essa…ne volevo sempre <strong>di</strong><br />

più pur rendendomi conto <strong>di</strong> quanto<br />

io ne avessi.<br />

Ma non ero io a comandare: i pensieri<br />

erano talmente accalcati l’uno<br />

sopra l’altro che non sapevo domarli.<br />

Non esisteva criterio per cui uno<br />

prevaleva sull’altro.<br />

Accadeva e basta. Io mi facevo<br />

1000 domande.<br />

Io non raggiungevo mezza risposta.<br />

Io volevo sempre <strong>di</strong> più.<br />

Io se ottenevo, non ero comunque<br />

saziata.<br />

Sapevo <strong>di</strong> sapere, ma non potevo<br />

credere <strong>di</strong> essere un caso tra tanti<br />

altri casi così plasmavo un’identità,<br />

la mia identità , che era solo mia e<br />

<strong>di</strong> nessun altro.<br />

La ruota continuava a girare sopra<br />

la testa della vita,per qualcuno finiva<br />

e per qualcuno stava solo cominciando.<br />

Tutto è accaduto, accade e accadrà…basta<br />

avere il fegato <strong>di</strong> passarci<br />

in mezzo.<br />

Un giorno qualcuno scriverà:<br />

c’era una volta Margherita….<br />

Margherita Civerchia<br />

L.S.S., II A<br />

E TUTTO QUESTO È PER VOI<br />

Un brivido pungente<br />

mi intrappola, mi<br />

stringe e immagini,<br />

seppur <strong>di</strong> un impalpabile<br />

spessore, riempiono il pensiero<br />

e lo inebriano.<br />

Tutto è emozione; tutto è,<br />

paradossalmente, concentrato<br />

nell’assoluta inestensione <strong>di</strong><br />

un attimo sfuggente.<br />

Nella fatica del volgersi in<strong>di</strong>etro,<br />

ci si riconosce lontani,<br />

indefiniti, incompleti, nella<br />

<strong>di</strong>ssolvenza <strong>di</strong> una luce che si<br />

fa,ora, sempre più viva, brillante.<br />

Ci si ferma ad ammirare la<br />

propria forma, illuminata e<br />

apparentemente contornata<br />

da un tratto sicuro e deciso,<br />

Saremo lontani, ed è ancora <strong>di</strong>fficile crederlo ...<br />

e si tenta <strong>di</strong> ricondurla ai fragili<br />

frammenti <strong>di</strong> memoria che<br />

ci proteggono, ci rassicurano,<br />

fissati e custo<strong>di</strong>ti nella più<br />

dolce cura.<br />

Un semplice sussurro s’insinua<br />

sommessamente, assumendo<br />

sembianze <strong>di</strong> sogno.<br />

Ed è proprio nella percezione<br />

<strong>di</strong> tale intima associazione <strong>di</strong><br />

suoni (e pause) e trasparenze<br />

che si prende coscienza <strong>di</strong> ciò<br />

che si è stati, delle parole e dei<br />

<strong>di</strong>scorsi urlati o taciuti.<br />

Ci si proietta, sfiorati da un flebile<br />

timore, all’inizio dell’avventura<br />

<strong>di</strong> cui ora, stremati,<br />

ma pur colmi <strong>di</strong> una strepitante<br />

contentezza, ci si sente<br />

parte in<strong>di</strong>spensabile, cui, ora,<br />

si sente <strong>di</strong> appartenere.<br />

Profumi e sapori <strong>di</strong> paesi<br />

<strong>di</strong>stanti hanno offerto un sottile<br />

filo su cui rimanere attentamente<br />

in equilibrio, da cui,<br />

senza le tracce invisibili, ma<br />

indelebili, <strong>di</strong> un vissuto quoti<strong>di</strong>ano<br />

e forgiatore <strong>di</strong> essenza,<br />

si sarebbe <strong>di</strong>strattamente<br />

precipitati.<br />

Colori cangianti <strong>di</strong> gessetti<br />

variopinti o <strong>di</strong> vernici, faticosa<br />

sistemazione <strong>di</strong> sillabe in<br />

spazi talvolta scomo<strong>di</strong> da<br />

riempire, l’eco e l’odore del<br />

mare, del più bel mare inventato;<br />

e lacrime e sorrisi e.<br />

Ogni tassello ha assunto, giorno<br />

dopo giorno, un ineguagliabile<br />

spessore, un aspetto<br />

inconfon<strong>di</strong>bile.<br />

Si è costruito, <strong>di</strong>strutto, riparato.<br />

Si è cambiati.<br />

Ma basterà un’attenta interruzione<br />

dell’interminabile<br />

corsa per riscoprirsi un tutto,<br />

un unico elemento (e si avrà<br />

<strong>di</strong> nuovo la forza).<br />

Che siate rosa o grano, vi<br />

custo<strong>di</strong>rò nel segreto profondo<br />

<strong>di</strong> me e, voltandomi,<br />

<strong>di</strong>verrò ubriaca <strong>di</strong> gioia nel<br />

percepire quell’assordante sussurro<br />

che la vostra appartenenza<br />

mi regalerà.<br />

Francesca Scaturro<br />

L.C., III A<br />

13<br />

5/03


14<br />

5/03<br />

LIFE<br />

RIFLESSIONI SULLA VITA<br />

What’s my destiny…?<br />

Who am I? Chi sono<br />

io? …cosa devo <strong>di</strong>ventare?<br />

Domande forse comuni, a cui l’umana<br />

percezione non trova risposta…<br />

La vita… che cos’è la vita?<br />

Me lo sono sempre domandato…<br />

Potrebbe anche darsi che la vita sia<br />

solo un inutile tentativo <strong>di</strong> resistenza<br />

alla morte… una ricerca<br />

continua, d’una felicità imperitura<br />

che altro non è che un’utopia<br />

dell’esistenza umana.<br />

Voglio sapere… voglio capire…<br />

…cos’è la vita, attraverso la<br />

morte…<br />

Morire per sentirmi vivo.<br />

Un singolare connubio…<br />

Oggi lo scoprirò, infine.<br />

Perverrò al compimento della<br />

ricerca.<br />

In cima a questa torre <strong>di</strong>roccata,<br />

in mezzo a una <strong>di</strong>stesa <strong>di</strong> campagna…<br />

…non mi vedrà nessuno…<br />

Nessuno piangerà la mia caduta…<br />

Nessuno su questo corpo ormai<br />

immoto, a versar <strong>di</strong>sperazione per<br />

il bastardo ch’io sono…<br />

Perché io sono solo… dannatamente<br />

ed invariabilmente solo…<br />

Non merito <strong>di</strong> stare in questo<br />

mondo… la vita è dono troppo<br />

grande per me…<br />

…sono fragile… terribilmente solo<br />

e terribilmente debole…<br />

…ma così come la vita ci fu alfine<br />

donata, altresì ci fu dato in<br />

dono l’eterno sonno…<br />

Eppure… i miei pie<strong>di</strong> esitano nel<br />

proiettarmi verso l’oblio dell’anima…<br />

Che cos’è?<br />

Paura?<br />

Rimpianto?<br />

Semplice ripensamento d’un<br />

momento…?<br />

No… niente <strong>di</strong> tutto ciò…<br />

Un flash… una sensazione… un<br />

ricordo…<br />

Di cosa?<br />

…<strong>di</strong> una storia già sentita…<br />

…una storia fantastica…<br />

…una storia che parlava <strong>di</strong> un<br />

gruppo <strong>di</strong> ragazzi, ragazzi <strong>di</strong> razza<br />

<strong>di</strong>versa…<br />

…alcuni elfi, alcuni demoni, altri<br />

umani, mezzosangue perfino…<br />

I miei occhi si chiudono, mentre<br />

mi getto nel vuoto… perfettamente<br />

lucido e cosciente… <strong>di</strong> ciò<br />

che sto per lasciare… tra pochi attimi<br />

cesserà tutto…<br />

…eppure…<br />

…non riesco a non pensare a quella<br />

storia… a quei ragazzi in cui ciascuno<br />

potrebbe riflettersi… che<br />

come unica colpa avevano quella<br />

<strong>di</strong> essere nati nel luogo sbagliato…<br />

…considerati “bastar<strong>di</strong>” solo per<br />

aver ere<strong>di</strong>tato il sangue <strong>di</strong> due<br />

razze…<br />

…soli anch’essi… giacché trattati<br />

alla stregua della feccia <strong>di</strong> un appestato…<br />

…come unica compagnia, la <strong>di</strong>fficoltà<br />

<strong>di</strong> crescere e <strong>di</strong>ventare adulti<br />

in un mondo ostile nel quale si<br />

è <strong>di</strong> troppo…<br />

…ora che ci penso…<br />

…io sono veramente solo?...<br />

…non è che forse…<br />

…pure <strong>di</strong> me stesso è la colpa <strong>di</strong><br />

tutto questo?<br />

…ora capisco…<br />

…e le lacrime mi rigano gli occhi…<br />

…adesso è tar<strong>di</strong> per ravvedersi…<br />

…però… avrei voluto leggere<br />

ancora quella storia…<br />

…avrei voluto possedere la<br />

volontà <strong>di</strong> credere nella bellezza<br />

della vita…<br />

…nonostante la devastazione del<br />

mondo ne sia l’antitesi…<br />

…proprio come facevano quei<br />

ragazzi…<br />

…legati dall’amicizia…<br />

…legati da quella che è la più<br />

salda fra le forme d’amore…<br />

…fondamentale per superare i<br />

momenti <strong>di</strong>fficili…<br />

…insieme…<br />

…mai da soli…<br />

…trovare la forza <strong>di</strong> sottrarsi al<br />

letale gioco del destino…<br />

…mantenendosi fedeli ai propri<br />

ideali…<br />

…e desiderando affermare una<br />

<strong>di</strong>gnità <strong>di</strong> persona che non si è<br />

ancora consapevoli <strong>di</strong> avere…<br />

…o che nessun altro è <strong>di</strong>sposto a<br />

riconoscere…<br />

…ma ormai è tar<strong>di</strong>…<br />

…troppo tar<strong>di</strong>…<br />

…e soltanto ora, ora che tra pochi<br />

istanti toccherò finalmente il culmine<br />

del baratro in cui mi sono<br />

gettato, capisco qual era il vero<br />

messaggio <strong>di</strong> quel libro…<br />

…il vero messaggio del libro della<br />

vita che nessuno mai dovrebbe<br />

<strong>di</strong>menticare…<br />

…la morte è una fuga… la massima<br />

evasione dalle incognite che<br />

la vita ci esibisce lungo il percorso…<br />

ma se si muore… tutto resta<br />

identico… se invece si sopravvive…<br />

…si può far ancora qualcosa per<br />

cambiare…<br />

“…voce <strong>di</strong> una verità…<br />

…voce <strong>di</strong> un desiderio…<br />

….voce <strong>di</strong> una frustrazione che<br />

corrode l’anima…<br />

…grido violento <strong>di</strong> palpito confuso,<br />

che stritola il cuore in una<br />

morsa ardente…<br />

…un’immensa bugia…<br />

…questa vita d’illusioni, <strong>di</strong> illusorie<br />

speranze, <strong>di</strong> sogni infranti…<br />

…smettila <strong>di</strong> mentire…”<br />

“Vorrei…<br />

…trovare la forza <strong>di</strong> spiegare le<br />

mie ali…<br />

…trovare la forza <strong>di</strong> alzarmi in<br />

volo…<br />

…con le mie uniche forze…<br />

…da quando sono nato fino a<br />

quando morirò, vivrò contando<br />

Conosco un ragazzo<br />

che ha iniziato a<br />

suonare la chitarra<br />

a tre<strong>di</strong>ci anni. Si esercitava<br />

tutti i giorni col chiaro<br />

obiettivo <strong>di</strong> migliorarsi.<br />

Si è fatto in quattro per<br />

riuscire a mettere su un<br />

gruppo e ci è riuscito. Ha<br />

iniziato a suonare in giro<br />

per locali, il primo concerto?<br />

Un <strong>di</strong>sastro: tanti<br />

fischi e pochi applausi;<br />

poi però la situazione è<br />

migliorata: gli applausi<br />

crescevano e i fischi <strong>di</strong>minuivano.<br />

Ha continuato a<br />

s u o n a r e , h a i n c i s o u n<br />

SENZA<br />

solo su me stesso…<br />

…vorrei essere in grado <strong>di</strong> fidarmi<br />

<strong>di</strong> qualcuno…<br />

…ma non ci riesco…<br />

…non mi lego per non soffrire…<br />

…perché il mio cuore non reggerebbe<br />

un abbandono…”<br />

“È vita…<br />

…che si afferma in ogni angolo del<br />

mondo…<br />

…hai oltrepassato il non ritorno…<br />

…dal passato viene il futuro, ma<br />

dal futuro non si può tornare al<br />

passato…<br />

…quello che è stato non tornerà,<br />

ma può arrivare qualcosa <strong>di</strong><br />

nuovo…<br />

…Nuovo…<br />

…fa paura…<br />

…è facile <strong>di</strong>rti <strong>di</strong> lottare quando<br />

non c’è più speranza…<br />

…so che è <strong>di</strong>fficile, lo so bene, ma<br />

rintanarsi dentro un mondo ideale<br />

porta solo delusione…<br />

…la vita non è questa…<br />

…cercala…<br />

…non voltarle le spalle…<br />

Vivi.”<br />

M. Letizia Car<strong>di</strong>nali<br />

L.S.S., II A<br />

RIMPIANTI<br />

demo. Il mio amico componeva<br />

le canzoni e poi <strong>di</strong>stribuiva<br />

al basso il pezzo del<br />

basso, alla batteria il pezzo<br />

della batteria, alle tastiere il<br />

pezzo delle tastiere e così<br />

facendo hanno quasi ottenuto<br />

un contratto con una casa<br />

<strong>di</strong>scografica <strong>di</strong> Milano. Dico<br />

quasi perchè non se n’è mai<br />

fatto niente, non so cosa sia<br />

successo esattamente, non me<br />

l’ha mai raccontato.<br />

So che suonavano insieme da<br />

otto anni quando hanno visto<br />

il sogno che tanto rincorrevano<br />

materializzarsi e poi <strong>di</strong>ssolversi<br />

nel nulla, prima che


avessero il tempo <strong>di</strong> afferrarlo.<br />

Cosa è successo poi? Il gruppo<br />

si è sciolto: il tastierista<br />

non so che fine abbia fatto, il<br />

bassista ha perso ogni interesse,<br />

il batterista si è messo<br />

in proprio e ha aperto un<br />

locale con musica dal vivo e<br />

il mio amico è rimasto così,<br />

con la sua chitarra e il suo<br />

amore per la musica. Perchè<br />

ho raccontato questa storia?!<br />

Certo non vuole essere un<br />

tentativo <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssuadere chiunque<br />

<strong>di</strong> voi abbia intrapreso<br />

o intenzione <strong>di</strong> intraprendere<br />

la stessa strada, no <strong>di</strong> certo!<br />

Il mio è solo un esempio, il<br />

racconto <strong>di</strong> un ragazzo che<br />

credeva in qualcosa e ha deciso<br />

<strong>di</strong> buttarsi, <strong>di</strong> rischiare e<br />

benchè il primo tentativo non<br />

sia andato come lui sperava<br />

può sempre rimettersi in<br />

gioco, può sempre ritentare.<br />

Certo, il colpo è stato duro e<br />

ora lo sconforto e la delusione<br />

sono gran<strong>di</strong>, ma non sono<br />

mai tanto gran<strong>di</strong> da spegnere<br />

l’amore smisurato che il<br />

mio amico ha per la musica.<br />

Sì, perché per lui la musica<br />

non è solo piacere, lui la musica<br />

la sente, la sente dentro, la<br />

vive.<br />

E per questo si è buttato a<br />

capofitto nel suo sogno, ci ha<br />

creduto fino in fondo e adesso<br />

vive senza rimpianti, perchè<br />

la paura <strong>di</strong> una delusio-<br />

ne non gli ha impe<strong>di</strong>to <strong>di</strong><br />

mettersi in gioco, comunque<br />

siano andate le cose. Ed è<br />

questo che voglio farvi capire.<br />

Se ami qualcosa, se la vivi,<br />

se la senti dentro (e non intendo<br />

solo musica ma posso parlare<br />

anche <strong>di</strong> arte, <strong>di</strong> teatro,<br />

<strong>di</strong> danza o <strong>di</strong> qualsiasi altra<br />

passione si possa coltivare),<br />

allora non puoi fare a meno<br />

<strong>di</strong> dargli tutto te stesso. Come<br />

quando senti una canzone e<br />

non puoi fare a meno <strong>di</strong> ballare,<br />

come quando cre<strong>di</strong> in un<br />

ideale e non puoi fare a meno<br />

<strong>di</strong> gridarlo.<br />

Come quando sei innamorato<br />

e non puoi fare a meno <strong>di</strong><br />

confessarlo e se non vieni<br />

ricambiato in fin dei conti non<br />

è poi così importante, certo fa<br />

male, però vivi senza rimpianti,<br />

per ciò che sarebbe<br />

potuto succedere ma che non<br />

è successo solo perché la<br />

paura <strong>di</strong> andare a battere è<br />

stata più forte della voglia <strong>di</strong><br />

guidare.<br />

Se avete voglia <strong>di</strong> gridare,<br />

gridate!!! Se avete voglia <strong>di</strong><br />

ballare, ballate!!! Se avete<br />

voglia <strong>di</strong> cantare, cantate!!!<br />

Se avete voglia <strong>di</strong> scrivere,<br />

scrivete!!! Se avete voglia <strong>di</strong><br />

correre, correte!!! Se sentite<br />

qualcosa scorrere nelle vene<br />

non potete far finta <strong>di</strong> niente<br />

... dovete viverlo!!!<br />

Giulia Fabini<br />

L.C., II C<br />

NOI E LO<br />

Successi e non…abbiamo stilato<br />

per voi un veloce riassunto<br />

delle attività sportive<br />

del nostro Liceo, ecco nomi e<br />

cognomi dei vostri colleghi e delle<br />

loro prestazioni …<br />

Per il secondo anno consecutivo, le<br />

squadre femminili <strong>di</strong> pallavolo<br />

hanno vinto la fase comunale dei<br />

Campionati Studenteschi, superando<br />

le loro coetane e del<br />

“Cuppari” e dello “Scientifico”.<br />

Ma non finisce qui, per la categoria<br />

Juniores (Belegni L., Bolognini<br />

M., Contempo G., Cecchetti S.,<br />

Mangoni R., Mencarelli G., Pirani<br />

L., Pigliapoco E., Santoni E., Trillini<br />

C.) le nostre pallavoliste hanno<br />

vinto la fase Provinciale mentre per<br />

la categoria Allieve (Aquilani E.,<br />

Barocci V., Federici S., Girolimini S.,<br />

Jacono C., Melchiorri A., Mercuri<br />

L., Mingo G., Perella G., Tiberi M.,<br />

Vescovo F.) la nostra squadra si è<br />

piazzata al II posto nelle fasi provinciali.<br />

Ma nel nostro liceo non c’è<br />

solo Volley: la rappresentanza<br />

maschile <strong>di</strong> Corso Matteotti 48 ha<br />

infatti messo in pie<strong>di</strong> una squadra<br />

<strong>di</strong> calcio a un<strong>di</strong>ci (Amagliani N.,<br />

Ciullo L., Gigli N., Maffia M.,<br />

Nardella M., Ripanti F., Pandolfi L.,<br />

Rossi FM., Coltorti F., Copparoni L.,<br />

Santoni G., Tinti M., Vico M.,<br />

Carboni L., Giaccaglini T., Senesi<br />

A., Gigli R., Salzano M., Bugatti N.,<br />

Graciotti A., Triccoli FM.) con risultati<br />

sui quali, però, soprasse<strong>di</strong>amo;<br />

tutt’altra storia per la formazione<br />

maschile e quella femminile ( Butini<br />

R., Bruciati MS., Canestrai C.,<br />

Canestrai V.,Cini M., Melchiorri A.,<br />

Tittarelli R.) <strong>di</strong> calcio a cinque che<br />

hanno saputo farsi onore nel panorama<br />

delle loro categorie. Altro<br />

importante risultato è quello ripor-<br />

SPORT<br />

Storie che sono leggende<br />

tato dalle sorelle Bartolucci, M.<br />

Lavinia per la categoria Juniores e<br />

M.Vittoria per la categoria Allieve,<br />

che alle fasi provinciali <strong>di</strong> sci alpino<br />

( alle quali abbiamo partecipato<br />

con una squadra maschile e una<br />

femminile per le due categorie) si<br />

sono classificate rispettivamente III<br />

e IV. Ultima serie <strong>di</strong> successi, ma<br />

non per questo meno importanti,<br />

quelli delle squadre d’atletica che<br />

ancora una volta si <strong>di</strong>mostrano in<br />

grado <strong>di</strong> sostenere la sfida contro<br />

le altre scuole superiori jesine e<br />

provinciali.<br />

Proposta che si rinnova anche quest’anno<br />

è quella delle uscite extras<br />

c o l a s t i ch e d i Tr e k k i n g -<br />

Oriente ening nella zona <strong>di</strong><br />

Frasassi-Genga, volte a scoprire le<br />

bellezze naturali del pre-appennino<br />

marchigiano e a stimolare gli<br />

alunni allo svolgimento <strong>di</strong> attività<br />

sportive all’aperto ed in particolare<br />

immersi nella natura.<br />

Accompagnati da due simpatici<br />

conoscitori delle nostre montagne,<br />

Carlo Borioni e Marco Perini, già<br />

dei nostri nelle trascorse e<strong>di</strong>zioni<br />

dell’iniziativa, gli interessati svolgono<br />

percorsi accessibili a chiunque<br />

abbia un po’ <strong>di</strong> fiato in gola e non<br />

soffra <strong>di</strong> vertigini.<br />

Questa attività, organizzata dai<br />

docenti <strong>di</strong> Educazione Fisica del<br />

nostro Liceo, si svolge <strong>di</strong> domenica<br />

ed è dunque giusto sottolineare<br />

il ruolo fondamentale dei genitori<br />

degli alunni stessi, nello<br />

svolgimento della suddetta.<br />

L’invito a partecipare è esteso a<br />

tutti gli alunni che trarranno <strong>di</strong><br />

certo molti benefici da questa attività<br />

a contatto con la natura.<br />

Enrico Brugnoli<br />

15<br />

5/03


16<br />

5/03<br />

Qual è il significato<br />

d e l l a p a r o l a<br />

“Comunica-zione ”<br />

?Il termine stes-so ci rimanda<br />

all’aggettivo “comune“,<br />

usato quando si vuole in<strong>di</strong>care<br />

con<strong>di</strong>visione, partecipazione<br />

ad un’identica realtà.<br />

La base della comunicazione<br />

consiste proprio in questo:<br />

nel vivere un’esperienza<br />

insieme ad un’altra persona.<br />

Solo se tale premessa è verificata,<br />

la comunicazione può<br />

avere luogo.<br />

Comunicare significa essere<br />

capaci <strong>di</strong> ascoltarsi vicendevolmente<br />

e <strong>di</strong> scambiarsi consigli e<br />

suggerimenti. La comunicazione<br />

<strong>di</strong>venta molto <strong>di</strong>fficile se avviene<br />

tra due interlocutori che non<br />

con<strong>di</strong>vidono una medesima<br />

realtà economica e sociale.<br />

Purtroppo, però, è un contesto<br />

<strong>di</strong> questo genere quello in cui<br />

dovrebbe avvenire la comunicazione<br />

fra i giovani <strong>di</strong> oggi, i<br />

loro genitori e i genitori dei loro<br />

genitori: assistiamo a continue e<br />

rapide trasformazioni. I nostri<br />

nonni hanno vissuto in un contesto<br />

completamente <strong>di</strong>verso da<br />

quello in cui noi siamo nati e cresciuti:<br />

da questa constatazione<br />

nasce la <strong>di</strong>ffusissima espressione:<br />

“Ai miei tempi …” Di solito<br />

è così che iniziano lunghi <strong>di</strong>scorsi<br />

con i quali essi intendono<br />

esternare il loro <strong>di</strong>sappunto circa<br />

il comportamento degli amatissimi<br />

“ nipotini “. Questi monologhi<br />

segnalano, però, anche il<br />

senso <strong>di</strong> <strong>di</strong>sorientamento che gli<br />

anziani avvertono <strong>di</strong> fronte ad<br />

una società che non riconoscono<br />

più. Questa sensazione è<br />

stata descritta da Pietro Citati<br />

ed Eugenio Scalfari in due articoli<br />

<strong>di</strong> opinione <strong>di</strong> qualche anno<br />

fa. Su “La Repubblica “ del 2<br />

Agosto 1999 è comparso un<br />

pezzo <strong>di</strong> Citati dal titolo “ Questa<br />

generazione che non vuol essere<br />

mai “. Citati si sofferma a<br />

lungo sui caratteri peculiari che<br />

contrad<strong>di</strong>stinguono i giovani <strong>di</strong><br />

oggi. Afferma che essi “guardano<br />

le cose, attraversano il<br />

mondo, contemplano se stessi<br />

con una curiosità ed una tener<br />

e z z a i n f i n i t e . G i o c a n o .<br />

Rallentano il tempo della crescita<br />

(…) tardando a laurearsi, tar-<br />

CHI C’È IN ASCOLTO?<br />

dando ad uscire dalla casa paterna<br />

, rinviando o aggirando il<br />

matrimonio, proiettando sempre<br />

più lontano il momento del<br />

lavoro. (…) Si chiedono sempre<br />

quale sia il loro IO, e non<br />

lo identificano in un carattere<br />

stabilito, ma in un complesso<br />

quasi inesauribile <strong>di</strong> possibilità.<br />

(…) Forse ciò che pre<strong>di</strong>ligono<br />

non è l’esperienza. (…) Non<br />

hanno volontà (…) Preferiscono<br />

restare passivi, comportandosi<br />

in modo sinuoso ed informe<br />

come l’acqua, trasformandosi in<br />

tutto ciò che viene loro proposto<br />

(…). Non amano il tempo.<br />

L’unico loro tempo è una serie<br />

<strong>di</strong> attimi, che non vengono legati<br />

in una catena od organizzati<br />

in una storia”. Gli spunti <strong>di</strong> riflessione<br />

sono tantissimi. Anche se<br />

non bisogna mai generalizzare,<br />

alcuni dei fenomeni osservati<br />

da Citati sono molto <strong>di</strong>ffusi.<br />

Sono numerosissimi i ragazzi<br />

che s’iscrivono all’università e<br />

che si laureano molto tar<strong>di</strong>,<br />

oppure, ad<strong>di</strong>rittura, che non arrivano<br />

affatto alla laurea. Anche<br />

l’amore per l’esperienza, per<br />

qualsiasi tipo d’esperienza, è<br />

molto comune. Molti ragazzi,<br />

proprio perché “il loro tempo è<br />

una serie <strong>di</strong> attimi”, vogliono<br />

sperimentare tutto e subito, non<br />

sanno più aspettare e questa<br />

fretta <strong>di</strong> vivere la vita come se<br />

ogni giorno fosse l’ultimo li porta<br />

a compiere azioni le cui conseguenze,<br />

poi, sfuggono loro <strong>di</strong><br />

mano. E’ <strong>di</strong> pochi giorni fa la<br />

notizia <strong>di</strong> un adolescente che si<br />

è ucciso perché la sua “fidanzatina“<br />

aveva scoperto <strong>di</strong> aspettare<br />

un bambino: lei non voleva<br />

comunicarlo ai genitori e, dopo<br />

un primo contatto con gli assistenti<br />

sociali, lui, sopraffatto dalla<br />

paura <strong>di</strong> affrontare una situazione<br />

<strong>di</strong>fficilissima da gestire a<br />

soli se<strong>di</strong>ci anni, si è tolto la vita.<br />

Leggevo ieri, su un settimanale,<br />

le dure parole <strong>di</strong> Don Mazzi<br />

riguardo a questo fatto <strong>di</strong> cronaca:<br />

le sue critiche nascevano,<br />

soprattutto, dalla preoccupazione<br />

per il futuro <strong>di</strong> quella creaturina<br />

che si sta sviluppando nel<br />

grembo <strong>di</strong> una “ donna ” <strong>di</strong> quin<strong>di</strong>ci<br />

anni. Questa è senza dubbio<br />

una situazione estrema, ma<br />

che, comunque, non dovrebbe<br />

lasciarci in<strong>di</strong>fferenti. Ci sono,<br />

infatti, degli aspetti contrad<strong>di</strong>tori<br />

nell’atteggiamento dei giovani<br />

<strong>di</strong> oggi: da una parte essi<br />

indugiano <strong>di</strong> fronte alle <strong>di</strong>fficoltà<br />

e alle responsabilità che<br />

devono assumersi; dall’altra vivono<br />

giorno per giorno, preoccupandosi<br />

molto poco delle ripercussioni<br />

che le azioni che<br />

compiono oggi potrebbero avere<br />

sul domani. Citati, però, coglie<br />

alcuni aspetti positivi in questo<br />

modo <strong>di</strong> vivere: “ Quanto a me,<br />

questi eterni adolescenti mi piacciono:<br />

mi piacciono i loro indugi,<br />

le loro lentezze, la loro passività<br />

e d i lunghi sguar<strong>di</strong><br />

contemplativi. Continuare a serbare<br />

nell’occhio la freschezza<br />

dello sguardo giovanile; <strong>di</strong>ventare<br />

maturi e poi vecchi quasi<br />

per caso; non <strong>di</strong>segnare mai il<br />

proprio IO; concepire la vita<br />

come un gioco indefinito <strong>di</strong> possibilità,<br />

che può portare a moltissimi<br />

volti; rallentare, rallentare,<br />

non costruirsi e non irrigi<strong>di</strong>rsi<br />

mai <strong>di</strong>etro mura …”. In risposta<br />

a questo articolo, il 5 Agosto<br />

1999 “ La Repubblica ” ha pubblicato<br />

un pezzo <strong>di</strong> Eugenio<br />

Scalfari, dal titolo “ Quel vuoto<br />

<strong>di</strong> plastica che soffoca i giovani<br />

”. Citati aveva sottolineato l’eterna<br />

indecisione dei giovani <strong>di</strong><br />

oggi; Scalfari legge fra le righe<br />

l’intenzione del suo collega <strong>di</strong><br />

voler mettere in risalto la maggiore<br />

in<strong>di</strong>pendenza e sicurezza<br />

della propria generazione e afferma<br />

“ A me non sembra che noi<br />

fossimo così padroni del nostro<br />

IO ed autonomi nel costruircelo<br />

(…), Di molle cera eravamo<br />

fatti e assumevamo la forma con<br />

cui le <strong>di</strong>ta altrui, a volte affettuose<br />

a volte imperiose, ci plasmavano.<br />

I figli dei conta<strong>di</strong>ni<br />

erano destinati a restare conta<strong>di</strong>ni<br />

(…), i figli degli operai restavano<br />

operai e così i figli dei professionisti<br />

venivano avviati alle<br />

libere professioni ”. La conclusione<br />

alla quale Scalfari giunge<br />

mi ha stupito: “ Ciò che intendo<br />

<strong>di</strong>re è che la nostra adolescenza<br />

era per questo priva d’incertezza<br />

e <strong>di</strong> nevrosi: sapevamo<br />

quale era la nostra strada ed<br />

eravamo docili nell’imboccarla ”.<br />

Un atteggiamento <strong>di</strong> questo tipo,<br />

dal mio punto <strong>di</strong> vista, è sinto-<br />

mo d’immaturità ancor più dell’eterna<br />

indecisione posta sotto<br />

accusa dallo stesso Scalfari. Non<br />

si cresce facendosi guidare passivamente<br />

dagli altri; è molto<br />

più <strong>di</strong>fficile ma anche molto più<br />

costruttivo vivere per un po’ nell’incertezza,<br />

riflettere a lungo,<br />

ponderare ogni possibilità <strong>di</strong><br />

scelta, lasciarsi aperte più strade.<br />

A patto, però, che questo non<br />

si trasformi in un pretesto per<br />

rimandare qualunque decisione.<br />

Trovo molto interessanti,<br />

d’altra parte le cause che Scalfari<br />

ha in<strong>di</strong>viduato per spiegare il<br />

cambiamento nel modo <strong>di</strong> vivere<br />

dei ragazzi. “La ferita, credo<br />

io, è stata la per<strong>di</strong>ta d’identità e<br />

della memoria; la ferita è stata<br />

anche l’abbondanza per i molti<br />

che ne fruiscono, ed è stata la<br />

frustrazione perché hanno creduto<br />

che tutto quello che c’era<br />

da fare fosse stato già fatto, sicché<br />

al già fatto null’altro c’era da<br />

aggiungere, mentre il malfatto<br />

era irrime<strong>di</strong>abilmente e comunque<br />

richiedeva un impegno<br />

impari alle loro forze. La ferita<br />

è stata il silenzio dei padri troppo<br />

impegnati nella conquista del<br />

successo e del potere, la velocità<br />

del vivere, la morte da sfidare<br />

con le sfide più inutilmente estreme,<br />

l’anonimato da vincere con<br />

ogni mezzo, anche il più effimero,<br />

… La ferita è stata la noia,<br />

l’invincibile noia, la noia esistenziale<br />

che ha ucciso il tempo<br />

e la storia, le passioni e le speranze<br />

”. Per curare queste ferite<br />

i giovani hanno bisogno <strong>di</strong><br />

qualcuno che comprenda il loro<br />

<strong>di</strong>sorientamento <strong>di</strong> fronte agli<br />

stimoli, non sempre positivi, che<br />

il mondo moderno offre; hanno<br />

bisogno d’avere dei valori che<br />

<strong>di</strong>ventino sal<strong>di</strong> punti <strong>di</strong> riferimento;<br />

hanno, però, anche bisogno<br />

d’essere lasciati liberi <strong>di</strong> scegliere<br />

e <strong>di</strong> essere posti <strong>di</strong> fronte<br />

alle proprie responsabilità. Per<br />

tutti questi motivi è importante<br />

che fin da piccoli si sia abituati<br />

a <strong>di</strong>alogare serenamente con i<br />

propri genitori: nonostante le<br />

<strong>di</strong>fferenze generazionali, comunicare<br />

è ancora possibile ed è<br />

necessario che continui ad esserlo.<br />

Valentina Giacometti<br />

L.C., III A


SUONERÒ IL MANDOLINO!<br />

…non mi arrischierei nel<br />

tentativo <strong>di</strong> pensarci<br />

su… è aperta la contrad<strong>di</strong>zione!<br />

Non dalle singole situazioni<br />

arriva la precarietà ed il<br />

contrasto, in grado <strong>di</strong> cogliere<br />

in uno spiacevole sconcerto chi<br />

desideri confrontare ed accostare<br />

le mutevoli impressioni<br />

su <strong>di</strong> un mondo che è ormai<br />

arrivato al punto <strong>di</strong> trascinarci<br />

con sé. Inaspettatamente l’inconciliabilità<br />

delle situazioni<br />

assume proporzioni incomprimibili,<br />

coinvolgendo le esperienze<br />

in maniera tanto palese<br />

da passare, come spesso<br />

accade, inosservata. Ciò, naturalmente,<br />

in virtù della frammentarietà<br />

della conoscenza<br />

che riusciamo a raggiungere<br />

circa le <strong>di</strong>namiche della vita.<br />

Paradossalmente, così, accostiamo<br />

con semplicità la sensibilizzazione<br />

ai pressanti problemi <strong>di</strong><br />

sviluppo eco-sostenibile a campagne<br />

<strong>di</strong> incentivi alla produzione<br />

ed al consumo, cerchiamo<br />

semplici felicità in para<strong>di</strong>si complessi,<br />

appen<strong>di</strong>amo ban<strong>di</strong>ere colorate<br />

ai portoncini blindati gridando<br />

alla violenza per la pace,<br />

alla guerra per la violenza, alla<br />

guerra per la pace, alla pace<br />

per… in un guazzabuglio <strong>di</strong> pensieri<br />

mal mescolati. Eppure tutto<br />

colpisce come il più abile dei registi<br />

attraverso shock isolati e violenti,<br />

così razionalmente comprensibili<br />

da sembrare quasi del<br />

tutto opportuni.<br />

Lo spavento <strong>di</strong> chi si arrischia a<br />

considerare il problema globalmente<br />

sta nel non scorgere, alme-<br />

Considerazioni su una scelta<br />

no per il momento, alcuna possibilità<br />

<strong>di</strong> sintesi o superamento<br />

della costante negazione <strong>di</strong> ogni<br />

constatazione, in grado <strong>di</strong> risvegliare<br />

la fiacca che scuote il frenetico<br />

movimento fino a renderlo<br />

un’immobile accon<strong>di</strong>scendenza<br />

al gioco, troppo spesso assurdo.<br />

Ancora da studentessa continuo<br />

a prendermi cura della mia formazione<br />

(ed in-formazione), e<br />

prima <strong>di</strong> cominciare il mio “lavoro”<br />

scelgo il “come” proseguire a<br />

vedere le mie giornate. Forse in<br />

pochi hanno mai avuto l’occasione<br />

<strong>di</strong> ascoltare il suono del<br />

mandolino dal vivo: l’orecchio a<br />

poco a poco si abitua al suono originale,<br />

facendolo proprio, arrivando<br />

a percepire le sfumature<br />

del tutto estranee alla consuetu<strong>di</strong>ne.<br />

Si <strong>di</strong>stacca così da una<br />

<strong>di</strong>mensione sensoriale imposta e<br />

giunge a nuove considerazioni<br />

che nascono dalla acquisita capacità<br />

<strong>di</strong> afferrare combinazioni e<br />

consonanze. Suonerò, allora, il<br />

mandolino, per entrare idealmente<br />

nella musica popolare portatrice<br />

ancora <strong>di</strong> una coscienza<br />

non trasformata, mi darò ad un<br />

sistema musicale non temperato,<br />

ai quarti <strong>di</strong> tono che inizialmente<br />

stridono nelle orecchie ma<br />

presto si trasformano in piacevolissimi<br />

accor<strong>di</strong>, a suoni squillanti<br />

e lievi allo stesso tempo, che<br />

non trascinano ma invitano…<br />

giungo sulla via per afferrare un<br />

tempo che è mio. Sì, suonerò il<br />

mandolino!<br />

Eugenia Di Meco<br />

L.C., III A<br />

UNA SCOMMESSA PER RITORNARE A VIVERE<br />

“<br />

…Vivere anche se sei morto dentro,<br />

vivere e devi essere sempre<br />

contento, vivere è come un comandamento,<br />

vivere o sopravvivere,<br />

senza perdersi d’animo mai e combattere<br />

e lottare contro tutto il<br />

mondo…”<br />

La comunità <strong>di</strong> S. Patrignano si propone<br />

proprio <strong>di</strong> far riscoprire la vita<br />

a chi aveva accettato <strong>di</strong> sopravvivere;<br />

una sfida che ha come obiettivo la<br />

riscoperta della propria <strong>di</strong>gnità; una<br />

battaglia contro il “para<strong>di</strong>so artificiale”.<br />

Il progetto della comunità<br />

nasce nel 1979, quando Vincenzo<br />

Muccioli si propone <strong>di</strong> costruire un<br />

ambiente all’interno del quale ospitare<br />

e curare le persone con problemi<br />

<strong>di</strong> tossico<strong>di</strong>pendenza; una<br />

“piccola società” dove riprendere<br />

un percorso <strong>di</strong> vita <strong>di</strong>gnitoso; una<br />

realtà che è cresciuta sebbene le<br />

obiezioni e le critiche <strong>di</strong> molti e che<br />

attualmente ospita circa 2000 persone.<br />

La scelta <strong>di</strong> entrare a S. Patrignano<br />

deve essere spontanea, libera da<br />

forzature e costrizioni; soltanto scegliendo<br />

spontaneamente l’ingresso<br />

in comunità si realizza la prima con<strong>di</strong>zione<br />

per affrontare e risolvere il<br />

problema: riconoscere <strong>di</strong> avere un<br />

problema. All’interno della comunità<br />

tutti, pur perseguendo lo stesso<br />

obiettivo, si propongono con la propria<br />

storia, i propri vissuti, la propria<br />

soggettività. La <strong>di</strong>versità <strong>di</strong>viene in<br />

tale ambito estremamente preziosa:<br />

l’unicità e l’irripetibilità <strong>di</strong> ognuno<br />

permette un continuo confronto e<br />

dunque un arricchimento personale;<br />

il rapporto con gli altri consente<br />

<strong>di</strong> realizzare la propria natura sociale,<br />

il bisogno <strong>di</strong> appartenenza, <strong>di</strong><br />

stima e <strong>di</strong> sicurezza. E in effetti tutti<br />

i momenti della giornata sono con<strong>di</strong>visi<br />

con gli altri; l’altro è la guida,<br />

lo specchio, il punto <strong>di</strong> riferimento<br />

sempre costante. Un conoscersi per<br />

conoscere, un capirsi per capire,<br />

un’amarsi per amare, un io che seppure<br />

necessita del tu deve conoscersi<br />

per riconoscere.<br />

Una piccola società che propone il<br />

lavoro come terapia attraverso la<br />

quale abbandonare il mondo delle<br />

droghe. Il lavoro è organizzato in<br />

<strong>di</strong>versi settori: tessile, agricolo, lavanderia,<br />

falegnameria, ceramica, grafica;<br />

vi sono inoltre allevamenti bovini<br />

e suini, un allevamento <strong>di</strong> cani,<br />

un piccolo zoo, una scuderia; infine<br />

alcune strutture per lo svago:<br />

cinema, campo sportivo, piscina e<br />

giar<strong>di</strong>ni.<br />

Le <strong>di</strong>verse attività consentono <strong>di</strong><br />

mettere in gioco le proprie capacità;<br />

è cosi possibile l’auto-realizzazione,<br />

risultato della propria espressione<br />

lavorativa e ricreativa; in tal modo<br />

l’in<strong>di</strong>viduo avrà l’opportunità <strong>di</strong> sentirsi<br />

riconosciuto (bisogno <strong>di</strong> riuscita),<br />

partecipe e allo stesso tempo<br />

responsabile non solo verso gli altri<br />

ma anche verso se stesso.<br />

La comunità si contrad<strong>di</strong>stingue poi<br />

per lo stile <strong>di</strong> vita imposto: gli ospiti<br />

devono comportarsi coerentemente<br />

con una serie rigorosa <strong>di</strong><br />

regole ( i pasti, i momenti <strong>di</strong> svago<br />

e i vari appuntamenti hanno orari<br />

precisi) che hanno uno scopo terapeutico:<br />

il raggiungimento <strong>di</strong> un<br />

equilibrio, e la gestione <strong>di</strong> sé in rapporto<br />

agli altri. A tal proposito è<br />

interessante sottolineare la consapevolezza<br />

da parte <strong>di</strong> alcuni giovani<br />

degli errori passati e degli scopi<br />

rieducativi della comunità. Questi<br />

riconoscono <strong>di</strong> “non aver saputo<br />

gestire la propria libertà” e pertanto<br />

ritengono che le regole, malgrado<br />

la loro severità, siano in<strong>di</strong>spensabili”.<br />

Dalle parole dei residenti<br />

emerge poi una forte stima e un<br />

grande rispetto per la comunità e in<br />

particolar modo per il suo fondatore<br />

Vincenzo Muccioli.<br />

La terapia adottata tenta così <strong>di</strong><br />

risolvere i problemi del singolo in<br />

modo naturale: la convivenza, la<br />

<strong>di</strong>sponibilità reciproca, il lavoro, le<br />

regole sono le uniche me<strong>di</strong>cine utilizzate;<br />

me<strong>di</strong>cine che permettono<br />

<strong>di</strong> recuperare o forse scoprire finalmente<br />

la propria identità in<strong>di</strong>viduale<br />

e sociale. Ognuno è compagno,<br />

amico e me<strong>di</strong>co all’altro, si instaurano<br />

così legami forti ed unici che<br />

spesso portano a scegliere <strong>di</strong> rimanere<br />

in comunità oltre il periodo <strong>di</strong><br />

cura e in alcuni casi per tutta la vita.<br />

Queste le emozioni e le sensazioni<br />

che abbiamo provato, noi, ragazze<br />

della IV A del liceo delle scienze<br />

sociali!<br />

Monni Ilaria, Morici Selena<br />

L.S.S., IV A<br />

17<br />

5/03


18<br />

5/03<br />

FANTASTICA EVASIONE<br />

Istintivamente le mie palpebre<br />

si chiudono. Questa luce ...<br />

troppo intensa, estremamente<br />

bianca e poi una cascata <strong>di</strong> colori<br />

... Dove sono?<br />

Che meraviglioso spazio è questo?<br />

Cerco <strong>di</strong> muovere una mano, ed<br />

essa fluttua sospesa nell’aria ...<br />

Aria? Non so se questa sia propriamente<br />

aria come la inten<strong>di</strong>amo<br />

noi ... ma è qualcosa <strong>di</strong> simile<br />

...<br />

E poi, le gambe sembrano solleticate<br />

da qualcosa: abbasso incuriosita<br />

lo sguardo e vedo farfalle,<br />

minutissime e sgargianti, si rincorrono<br />

e sembrano giocare, ma<br />

non capisco ...<br />

Muovono velocissime le piccole<br />

antenne ... forse parlano, del più<br />

e del meno proprio come noi<br />

uomini davanti un caffé ... Sorrido.<br />

Gli occhi si stanno abituando al<br />

bagliore, riesco a scorgere una<br />

specie <strong>di</strong> ruscello ... sento sete e mi<br />

avvicino, mi chino e immergo le<br />

mani nell’acqua ... è freschissima:<br />

la porto alle labbra e bevo: in<br />

bocca mi resta profumo <strong>di</strong> rose.<br />

Non capisco, concludo che forse<br />

non è acqua, eppure ha la stessa<br />

consistenza, la stessa trasparenza<br />

... magari non è acqua come la<br />

inten<strong>di</strong>amo noi. Mi alzo <strong>di</strong> nuovo<br />

e sento un soffio leggero sul viso,<br />

mi piace e allora cerco <strong>di</strong> capire<br />

da dove provenga ma attorno non<br />

scorgo che stupende piante ver<strong>di</strong>,<br />

che nella loro posizione assomigliano<br />

a donne truccate <strong>di</strong> fiori<br />

variopinti e adorne <strong>di</strong> goccioline<br />

<strong>di</strong> rugiada ...<br />

Le sfioro ma sembrano essere <strong>di</strong><br />

vapore, nuvole ... Io non conosco<br />

piante fatte <strong>di</strong> vapori colorati!<br />

Penso e concludo nuovamente <strong>di</strong><br />

trovarmi dove tutto, perfino le<br />

piante, non è come noi lo inten<strong>di</strong>amo.<br />

Vorrei trovare qualche certezza,<br />

non che sia spaventata, qui la<br />

paura non esiste, solo meraviglia<br />

e confusione ad animarmi ... come<br />

sono arrivata qui? E perchè?<br />

Continuo a camminare, voglio<br />

sapere! Al naso arriva odore <strong>di</strong><br />

grano tagliato, come campi coltivati<br />

dopo la mietitura <strong>di</strong> maggio<br />

... inizio a correre ... Al posto della<br />

terra bruna e dorata mi aspetta un<br />

prato <strong>di</strong> un verde intensissimo, e<br />

al centro, se <strong>di</strong> uno spazio così<br />

immenso si può limitarne un centro,<br />

c’è un bellissimo castagno ...<br />

Mi domando se l’odor <strong>di</strong> grano sia<br />

in questo spazio l’odor dell’erba,<br />

e scorgo attaccato con grazia e<br />

meticolosa precisione, un alveare<br />

al ramo più basso. Mi avvicino<br />

ancora, quello delle api non è un<br />

fasti<strong>di</strong>oso rumore, anzi sembra<br />

che le loro ali riproducano il suono<br />

dell’onda che accarezza la sponda,<br />

e non ho paura mi pungano,<br />

tanto che timidamente infilo una<br />

mano nel loro castello e sulle <strong>di</strong>ta<br />

avverto l’essenza dolcissima del<br />

miele.<br />

Lo assaggio e sa <strong>di</strong> lamponi!<br />

Quasi non ci credo, ma è così!<br />

Sono serena e non so attribuirlo<br />

a nulla, forse è questa la felicità<br />

umana!<br />

Comunque inizio a saltellare e<br />

salgo colline, scivolo sopra neve<br />

azzurrina e mi bagno nel mare<br />

perlaceo, ora vorrei vedere una<br />

persona, una qualsiasi persona,<br />

per <strong>di</strong>rle della gioia <strong>di</strong> vivere che<br />

mi guida nella danza folle <strong>di</strong> questi<br />

attimi ... il mio desiderio viene<br />

esau<strong>di</strong>to ...<br />

Ecco un vecchio che ritira una<br />

rete dal mare, gli corro incontro,<br />

lo sguardo felice e il sorriso sincero,<br />

e lui si volta, ricambia la mia<br />

espressione <strong>di</strong> sentito benessere,<br />

poi, come se mi conoscesse da<br />

tanto, mi abbraccia lasciando cadere<br />

la rete.<br />

Gli <strong>di</strong>co che il mare la sta portando<br />

via e così perderà i suoi pesci, ma<br />

lui mi rassicura spiegandomi che<br />

non sta pescando, ma lanciando<br />

un appiglio alle anime che forse<br />

arriveranno. Resto un po’ confusa,<br />

non so intuire il significato <strong>di</strong><br />

tutto questo e il vecchio mi <strong>di</strong>ce<br />

con voce paterna che questo è il<br />

mondo riflesso del mondo in cui<br />

ho sempre vissuto e <strong>di</strong> qui si arriva<br />

solo cercandosi intimamente<br />

senza temere responsabilità e<br />

dubbi, senza nascondere errori e<br />

debolezze e credendo a noi e non<br />

a ciò che gli altri ci lasciano credere<br />

come verità assolute.<br />

Sembro sciocca lo so, ma non<br />

capisco e poi cosa c’entrano queste<br />

anime nel mare ...<br />

Lui sorride ancora e continua a<br />

spiegare: ogni uomo che ha forte<br />

la volontà <strong>di</strong> trovare se stesso e<br />

non restare intrappolato dall’o<strong>di</strong>o<br />

che la società semina come risanatore<br />

ad ogni problema, si specchia<br />

nell’immagine <strong>di</strong> ciò che sa <strong>di</strong><br />

essere in un mondo che non può<br />

accettare e allora cerca <strong>di</strong> trovare<br />

il modo <strong>di</strong> cambiare le cose, <strong>di</strong> renderle<br />

migliori e per farlo deve<br />

vedere dentro la propria anima e<br />

si tuffa in questo viaggio interiore.<br />

Ecco che rinasce in queste<br />

acque e vive ciò che è la sua essenza.<br />

Inizio a capire.<br />

Di là il mondo delle guerre, delle<br />

carestie, delle corruzioni, delle violenze,<br />

delle apparenze; <strong>di</strong> qua il<br />

mondo vero per ognuno <strong>di</strong> noi, il<br />

mondo intimo e speciale che carat-<br />

terizza la nostra personalità.<br />

Quin<strong>di</strong> tutto questo è pura fantasia,<br />

l’acqua che ha sapore <strong>di</strong> rose,<br />

le piante come cumuli <strong>di</strong> nuvole<br />

l’erba che profuma <strong>di</strong> grano battuto<br />

e il miele che sembra lampone<br />

... questo è solo il mio desiderio<br />

<strong>di</strong> vedere e percepire la vita per<br />

come io sono, e non per come gli<br />

altri vogliono farmi credere ... è la<br />

mia fuga verso la libertà, la fuga<br />

<strong>di</strong> tanti, inconsapevole <strong>di</strong> tutti ...<br />

La luce perde incanto e bagliore,<br />

i colori si opacizzano e l’aria torna<br />

l’aria tormentata delle nostre città,<br />

l’acqua torna priva <strong>di</strong> sapore e<br />

l’erba profuma <strong>di</strong> ... fumo ... sono<br />

tornata dalla mia fuga, e nella mia<br />

stanza è <strong>di</strong> nuovo il presente, non<br />

più astrazioni e non più spazi infiniti<br />

da vedere e correre ...<br />

In testa la speranza <strong>di</strong> torvare me<br />

stessa, la certezza dei tempi <strong>di</strong>fficili<br />

che dovremo vivere tutti, la<br />

razionalità delle barbarie umane e<br />

della troppa concreta materialità...<br />

Eppure in cuore l’immagine stupenda<br />

della meraviglia <strong>di</strong> crescere<br />

e volersi vivi a tutti i costi, anche<br />

a quello <strong>di</strong> star male e vedere il<br />

male del mondo.<br />

Della mia fantastica evasione mi<br />

resta il ricordo della felicità, a cui<br />

forse non si riesce a trovar spiegazione<br />

e nasce da sè, in un sorriso<br />

estasiato <strong>di</strong> voglia <strong>di</strong> vivere ...<br />

Clau<strong>di</strong>a Sbarbati<br />

L.S.S., II A


Eh sì, proprio a noi, la classe II A<br />

del Liceo delle Scienze Sociali, è<br />

arrivato l’invito a seguire il progetto<br />

“Il Passato nel Presente per il<br />

Futuro”, e credendo <strong>di</strong> poter riuscire o<br />

se non altro poter provare a dare luce<br />

a questa bellissima immagine che ci è<br />

stata proposta, abbiamo pensato <strong>di</strong> partecipare,<br />

<strong>di</strong> non restare sempre nell’ombra!<br />

Ecco perché abbiamo preso carta e<br />

penna e tirato fuori un fiume <strong>di</strong> idee sul<br />

come voler realizzare la nostra pittura<br />

sulle relazioni fra questi tre tempi, queste<br />

tre generazioni protagoniste, gli<br />

anziani gli adolescenti e i bambini… ma<br />

si sa che il volere e la possibilità <strong>di</strong> realizzare<br />

ciò che si vorrebbe, non sempre<br />

coincidono, così abbiamo dovuto seguire<br />

nuovamente il percorso <strong>di</strong> quel nostro<br />

fiume <strong>di</strong> idee dalla sorgente, restrin-<br />

Giornata nazionale per i <strong>di</strong>ritti dell’infanzia e dell’adolescenza<br />

IL PASSATO NEL PRESENTE<br />

PER IL FUTURO<br />

gendone un po’ gli argini e trovando un<br />

sentiero che portasse più facilmente al<br />

mare…non per questo il significato <strong>di</strong><br />

ciò che il nostro <strong>di</strong>pinto voleva essere è<br />

cambiato, anzi si è intensificato visto che<br />

le nostre esperienze hanno assunto un<br />

valore molto più forte, noi più in gioco,sia<br />

come persone e sia come adolescenti,<br />

come tempo del presente e generazione<br />

interme<strong>di</strong>a…<br />

Infatti, abbiamo creduto che coinvolgere<br />

dei bambini, con <strong>di</strong>scorsoni e lunghi<br />

questionari sarebbe stato davvero troppo<br />

noioso e il valore del nostro lavoro<br />

sarebbe stato vanificato…<br />

È nata così la pazza idea <strong>di</strong> metterci in<br />

scena, <strong>di</strong> condurre una storia nella quale<br />

si parlasse <strong>di</strong> un paese ideale, del ruolo<br />

degli adulti in queste nostre città e dei<br />

sogni dei più piccoli!<br />

I preparativi sono stati tanti, un po’ <strong>di</strong><br />

timidezza ci faceva tremare la voce,<br />

ma alla fine la prova generale è risultata<br />

un successone!<br />

Grazie alla collaborazione con la Scuola<br />

elementare Monte Tabor, abbiamo potuto<br />

far <strong>di</strong>venire la prova generale la<br />

prima del nostro spettacolo, mettendola<br />

in scena <strong>di</strong> fronte al pubblico attento<br />

delle classi V A e V B.<br />

Ci siamo scoperte più <strong>di</strong>sinvolte <strong>di</strong> quanto<br />

non credessimo d’essere e negli occhi<br />

dei bambini c’era tutta la curiosità che<br />

avevamo bisogno <strong>di</strong> cogliere in loro per<br />

non lasciarci vincere dall’imbarazzo.<br />

Dopo lo spettacolo, abbiamo parlato <strong>di</strong><br />

cosa vorrebbero <strong>di</strong>verso nella loro città<br />

e <strong>di</strong> quali sono i problemi che in essa<br />

avvertono maggiormente.<br />

Hanno <strong>di</strong>segnato per noi città <strong>di</strong> cioccolata<br />

piene <strong>di</strong> parchi gioco, e ci hanno<br />

lasciato entrare un po’ nei loro colora-<br />

ti e fantastici mon<strong>di</strong>, dove a regnare sono<br />

streghette ed animaletti e dove tutto è<br />

libertà!<br />

Quando gli abbiamo chiesto <strong>di</strong> intervistare<br />

a loro volta i nonni sono tutti stati<br />

molto <strong>di</strong>sponibili ed entusiasti, e non<br />

volevano assolutamente vederci andar<br />

via (in realtà, ad essere sinceri, non<br />

volevamo andare neanche noi!).<br />

È stata un’ esperienza davvero costruttiva<br />

e soprattutto ci ha <strong>di</strong>vertiti poter<br />

essere testimoni della loro spontaneità<br />

che oggigiorno si perde sempre più man<br />

mano che si cresce. Tornando a scuola,<br />

ricordando quelle ore, abbiamo pensato<br />

a come il tutto <strong>di</strong> questo nostro lavoro<br />

sarà per noi una piccola pittura <strong>di</strong><br />

armoniche figure in movimento…<br />

IL BOOM DEI CD PIRATA<br />

Dilaga anche in Vallesina, Finanza in azione: oltre 11 mila sequestri, 17 denunce in appena un anno<br />

Oltre 11 mila cd sequestrati<br />

e 17 persone denunciate.<br />

Questo il bilancio delle<br />

operazioni effettuate dalla Guar<strong>di</strong>a<br />

<strong>di</strong> Finanza nel solo 2002. Un trend<br />

in forte ascesa: basti pensare che il<br />

25% dei cd in circolazione è contraffatto<br />

e l’Italia è al terzo posto<br />

mon<strong>di</strong>ale per la pirateria.<br />

Ma quali sono le cause principali<br />

che portano i giovani a scaricare<br />

musica, masterizzare o comprare cd<br />

non originali? In primo luogo il costo<br />

eccessivo, dovuto in gran parte all’incasso<br />

delle case <strong>di</strong>scografiche, all’Iva,<br />

ai <strong>di</strong>ritti d’autore (S.I.A.E.) e ai guadagni<br />

dei negozianti. Poi la facilità nel<br />

reperire masterizzatori e il notevole<br />

risparmio rispetto all’acquisto nei<br />

negozi. Infine la poca consapevolezza<br />

dei rischi penali in cui si può<br />

incorrere. E i rischi sono molti. La<br />

legge prevede fino a tre anni <strong>di</strong> detenzione<br />

e multe fino a 15 mila Euro per<br />

chi duplica, riproduce, <strong>di</strong>ffonde opere<br />

dell’ingegno umano.<br />

Se non si vogliono spendere 20 Euro,<br />

questo solitamente il costo <strong>di</strong> un cd,<br />

dove si possono rifornire i giovani <strong>di</strong><br />

musica pirata? Le alternative sono<br />

due: scaricare file musicali da internet<br />

o rifornirsi da ven<strong>di</strong>tori ambulanti,<br />

per lo più immigrati clandestinamente<br />

in Italia. Chi compra pensa <strong>di</strong><br />

fornire loro un aiuto economico,<br />

senza essere consapevoli delle organizzazioni<br />

criminali da cui questi<br />

<strong>di</strong>pendono. Secondo la Guar<strong>di</strong>a <strong>di</strong><br />

Finanza questo fenomeno si ricollega<br />

ad un’altra serie <strong>di</strong> traffici illegali<br />

come quello della droga. Infatti si<br />

sono verificati casi, anche nella nostra<br />

realtà locale, <strong>di</strong> arresti d’immigrati<br />

coinvolti anche nello spaccio <strong>di</strong><br />

sostanze stupefacenti. I finanzieri,<br />

per far fronte al problema della pirateria<br />

au<strong>di</strong>o-visiva, hanno svolto operazione<br />

<strong>di</strong> prevenzione, informazione<br />

e repressione.<br />

Ultimamente le numerose perquisizioni<br />

effettuate hanno portato al<br />

sequestro <strong>di</strong> enormi quantità <strong>di</strong> materiali<br />

contraffatti, spesso contenuti nei<br />

caveau e <strong>di</strong> laboratori molto sofisticati.<br />

Da qualche anno è stato istituito<br />

all’interno delle Fiamme Gialle anche<br />

il GAT ( gruppo anticrimine tecno-<br />

Clau<strong>di</strong>a Sbarbati<br />

L.S.S., II A<br />

logico), che opera nel campo informatico,<br />

in particolare in Internet, per<br />

contrastare i siti che offrono musica<br />

pirata. L’operato delle forze dell’or<strong>di</strong>ne<br />

è fondamentale per reprimere<br />

i reati ma per prevenirli efficacemente,<br />

oltre ad informare la gente,<br />

è importante anche fare pressione<br />

sulle case <strong>di</strong>scografiche per abbassare<br />

i prezzi. Inoltre gli organi competenti<br />

dovrebbero comprendere che<br />

la musica, come i libri, è una forma<br />

<strong>di</strong> cultura e va considerata tale, abbassando<br />

perciò l’Iva dall’attuale 20%<br />

al 4%, come in altri paesi europei.<br />

Fosco Maria Rossi<br />

Marco Romanini<br />

L.C., II B<br />

19<br />

5/03


20<br />

5/03<br />

DALLA TERRA AL CIELO<br />

E’ i l C e n t r o d i S t u d i<br />

Metapsichici <strong>di</strong> Camerino,<br />

che pubblica nel 1974 il<br />

poema “Dalla terra al cielo” ad<br />

offrirci la stupefacente opportunità<br />

<strong>di</strong> leggere e conoscere un<br />

nuovo Dante, un Dante ine<strong>di</strong>to.<br />

Pare infatti che, attraverso sedute<br />

me<strong>di</strong>aniche, un’Entità, definitasi<br />

Dante Alighieri, abbia dettato,<br />

post-mortem, centinaia <strong>di</strong><br />

versi che indubbiamente lasciano<br />

toccato il lettore che, pure<br />

incredulo, ad essi si accosta.<br />

“Dalla terra al cielo” rappresenta<br />

il perfezionamento, a livello cont<br />

e n u t i s t i c o , d e l l a D i v i n a<br />

Comme<strong>di</strong>a: non soltanto vengono<br />

ra<strong>di</strong>calmente scar<strong>di</strong>nati taluni<br />

principi della dottrina cristiana <strong>di</strong><br />

c u i s i e r g e v a a d i f e s a l a<br />

Comme<strong>di</strong>a, ma l’opera, complessivamente,<br />

si presenta come<br />

riflessione drammatica e personale<br />

dello spirito che me<strong>di</strong>ta sul<br />

suo post-mortem, sulle leggi universali<br />

che regolano vita ed oltrevita:<br />

terra e, appunto, cielo, nonché<br />

il fondamentale nesso <strong>di</strong><br />

complementarità che li lega inscin<strong>di</strong>bilmente,<br />

proponendosi l’obiettivo<br />

d’illuminare all’uomo la<br />

via della salvezza, attraverso il<br />

ricordo e la dettagliata descrizione<br />

dell’esperienza post-mortem;<br />

sicché assente è il gran<strong>di</strong>oso apparato<br />

scenografico che costituiva un<br />

perno della Comme<strong>di</strong>a, quale<br />

assente è la figura d’uno scrittore<br />

giu<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> un’epoca e dell’umanità.<br />

Dante mette <strong>di</strong> nuovo in scena se<br />

stesso, questa volta protagonista<br />

reale dell’avventura spirituale:<br />

viene a cadere la finzione letteraria.<br />

D’altra parte il poema è una sorta<br />

<strong>di</strong> monologo interiore che, nel<br />

tentativo <strong>di</strong> creare un sacro ponte<br />

tra terra e cielo, una sorta <strong>di</strong> <strong>di</strong>alogo<br />

tra i due mon<strong>di</strong>, <strong>di</strong> tanto in<br />

tanto s’apre ad accorate esortazioni,<br />

concitati inviti volti all’intera<br />

umanità. Di tale peculiare natura<br />

è segno manifesto l’incipit<br />

stesso:<br />

“O popol che t’appresti al grande<br />

passo<br />

per superar la soglia della morte<br />

non cadere nel tragico collasso<br />

de li peccata e fa’ che tu sia forte:<br />

vicin ti guata il demone maligno<br />

perché <strong>di</strong>venti tua la sua mal sorte,<br />

fuggi quin<strong>di</strong> l’invito e quinci il ghigno<br />

acciocché tu possa salir festoso<br />

nel regno <strong>di</strong> Colui giusto e benigno.”<br />

In esso, accanto all’esplicito invito,<br />

si coglie il monito dantesco<br />

all’umanità (“popol”) che, <strong>di</strong> fatto,<br />

s’appresta a varcare la soglia che<br />

scinde vita e morte; l’esortazione<br />

alla forza rivela, d’altra parte, l’intrinseca<br />

debolezza umana: è “tragico<br />

collasso” la catastrofe che<br />

incombe sull’uomo qualora s’abbandoni<br />

a “li peccata”, le trame<br />

or<strong>di</strong>te dal demone del male.<br />

In tale prima sezione l’assunto<br />

fondamentale è che la vita postmortem<br />

si avrà gioiosa o meno in<br />

rispondenza delle azioni, della vita<br />

condotta in terra.<br />

Dante passa dunque a definire la<br />

natura immortale dell’anima (“Su<br />

quest’eterna Essenza anco la<br />

morte/ che regina ti sembra invitta<br />

e fiera, / mesta inchinar si dee<br />

perché men forte) e mette nettamente<br />

in luce l’ineluttabile sconfitta<br />

della morte, la quale, personificata,<br />

va ad assumere sembiante<br />

<strong>di</strong> tetra regina, regina del nulla; è<br />

codesta morte, mesta, abbattuta<br />

cui Dante si rivolge:<br />

“Non t’affannar, non darti pene e<br />

doglie<br />

col tuo ideal <strong>di</strong> sterminar le<br />

genti…<br />

Non t’affannar, perché come le<br />

foglie<br />

che a la triste stagion dei fred<strong>di</strong><br />

venti,<br />

allor che la natura sta nel sonno,<br />

morte giacciono e gialle, oppur<br />

cadenti,<br />

ma che al tornar <strong>di</strong> primavera<br />

ponno<br />

brulle rame vestir, così l’amata<br />

falciata gente, per amor del<br />

Donno,<br />

scossa dal suo torpor, risollevata<br />

d’ogni bassa tristezza e sofferenza,<br />

nel mondo tornerà rinnovellata.<br />

Nuova per suo vigor, per sua esperienza,<br />

l’antichi errori trova e li corregge<br />

migliorando così la sua esistenza:<br />

china quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> fronte a l’Alta<br />

Legge,<br />

tetra regina il volto tuo regale,<br />

ch’è più regal <strong>di</strong> te Chi tutto<br />

regge!”<br />

Perché mai la morte, che regna sull’uomo<br />

finché esso non riconosce<br />

il vano spauracchio ch’essa costituisce,<br />

nulla in realtà regge?<br />

Poiché il Donno (il Creatore) non<br />

solo concede agli animi l’immortalità,<br />

ma finanche permette ad<br />

essi il ritorno in terra, la palingenesi,<br />

finché, rinnovandosi attraverso<br />

la reiterata esperienza del<br />

Bene e del Male, l’umanità non<br />

giunga a perfezione e non s’involi<br />

finalmente nel Regno Celeste, laddove<br />

la morte non costituisce<br />

affatto un “essente”.<br />

Tale passo riprende una similitu<strong>di</strong>ne<br />

consolidata ormai dalla tra<strong>di</strong>zione:<br />

gli uomini sono come le<br />

foglie; pure, Dante fa <strong>di</strong> tale similitu<strong>di</strong>ne<br />

la forza dell’uomo, rovesciando<br />

manifestamente il tra<strong>di</strong>zionale<br />

significato. Il paragone<br />

non si concentra sulla precarietà<br />

e la fragilità dell’oggetto “foglia”,<br />

ma sulla possibilità <strong>di</strong> tornare alla<br />

vita, che <strong>di</strong> essa è prerogativa,<br />

con l’avvento della primavera: in<br />

tale modo la pianta, che si climatizza,<br />

si ambienta, si rafforza andrà<br />

a possedere una folta chioma <strong>di</strong><br />

foglie salde e resistenti.<br />

Ciò è in netta contrad<strong>di</strong>zione con<br />

la dottrina cristiana, una sorta <strong>di</strong><br />

aureo filone della Comme<strong>di</strong>a: è,<br />

dunque, come <strong>di</strong>cevo in principio,<br />

un nuovo Dante, temprato dall’esperienza<br />

spirituale, quello che<br />

ora ci parla, che generosamente<br />

offre il frutto della comprensione,<br />

scaturito dal proprio vissuto, che<br />

vuole fornire all’uomo un messaggio<br />

veri<strong>di</strong>co sull’al <strong>di</strong> là, dopo<br />

la finzione letteraria della<br />

Comme<strong>di</strong>a.<br />

Se i primi tre canti costituiscono<br />

<strong>di</strong> fatto il monito alla sempre vacillante<br />

umanità, è il IV canto che<br />

lascia il lettore più sorpreso; in<br />

esso compare la guida <strong>di</strong> Dante<br />

nell’oltretomba: è, ancora una<br />

volta, Virgilio, che il Cielo ha realmente<br />

concesso a Dante guida. Di<br />

ciò Dante stesso si sgomenta: pare<br />

infatti un premio troppo lauto, al<br />

sommo vate, poter ottenere ciò<br />

che aveva in terra meramente<br />

vagheggiato nella Comme<strong>di</strong>a:<br />

“O magnanimo Autor <strong>di</strong> ciò che<br />

esiste!<br />

Qual premio Tu volesti che assegnato<br />

Fusse a lo spirto mio! Ché se conquiste,<br />

finché venne il fatal commiato,<br />

potei vantar per intelletto e fede,<br />

pur non potei restar senza peccato.<br />

Chi sulla terra ispirazion mi <strong>di</strong>ede<br />

e in mio pensier fu guida al gran<br />

viaggio,<br />

fu da Colui che tutto presiede<br />

a me assegnato qual lucente raggio,<br />

qual guida che m’aiuti al gran<br />

capire<br />

col suo spirituale alto linguaggio.”<br />

Il tema che percorre l’opera è ad<br />

ogni modo l’esortazione all’uomo<br />

ad imboccare senza tentennamento<br />

la “<strong>di</strong>ritta via”, anticipata<br />

nell’incipit del nono canto<br />

dall’invocazione e preghiera rivolte<br />

all’ “Immortale Padre dei mortali”<br />

e ripresa più audacemente in<br />

quello del decimo, in cui Dante<br />

fervidamente sprona i mortali<br />

affinché lascino affiorare il supremo<br />

amore che <strong>di</strong> essi è esclusivo<br />

appannaggio; l’apostrofe all’amore,<br />

che fa il verso alle tre celeberrime<br />

terzine de<strong>di</strong>cate all’amore<br />

stesso intonate da Francesca<br />

nel canto V dell’Inferno (quantunque<br />

l’amore ora trattato sia <strong>di</strong><br />

natura esclusivamente <strong>di</strong>vina e si<br />

esplichi essenzialmente nell’esercizio<br />

assoluto del perdono incon<strong>di</strong>zionato),<br />

si accompagna all’ormai<br />

noto monito, che riverbera nel<br />

poema con <strong>di</strong>verse sfumature:<br />

“Surga l’amor che voi sopito avete<br />

per vostro agire e favella bugiarda<br />

dell’alma, prima che vi bagni il<br />

Lete!<br />

Surga l’amore in voi; dall’alto guarda<br />

Dio ch’Amor vi donò perch’il<br />

donaste<br />

E tal donar non sia vostr’opra<br />

tarda!<br />

Surga l’amor che voi, nati, serraste<br />

Nella coscienza, allor fulgido scrigno<br />

E fatto immondo, poi, perché peccaste!”<br />

E’ dunque tale connaturato, genuino,<br />

nobile amore che deve copiosamente<br />

fluire nell’uomo perché<br />

esso possa ritrovarsi celeste; sempre<br />

tale amore dev’essere l’oggetto<br />

<strong>di</strong> una quiete interiore che<br />

conduca alla definitiva sconfitta<br />

dei mali dell’animo, ad una completa<br />

liberazione: giunto a tale<br />

sublime con<strong>di</strong>zione, pure in terra,<br />

l’uomo non può che riconoscersi<br />

ed essere degno del Cielo.<br />

Gemma Polonara<br />

L.C., II B


Ad un bambino <strong>di</strong> otto anni<br />

viene fatto acquistare dalla<br />

sua insegnante d’italiano un<br />

libro: il bambino lo compra e a casa<br />

non lo legge nemmeno perché la lettura<br />

del testo sarà fatta in classe. Quel<br />

bambino <strong>di</strong> otto anni sono io ed il<br />

libro in questione è “Il piccolo principe”<br />

<strong>di</strong> Antoine de Saint Exupery.<br />

Durante la prima lettura, avvenuta<br />

in terza elementare, non ero in grado<br />

né <strong>di</strong> capire il significato della de<strong>di</strong>ca<br />

iniziale (“de<strong>di</strong>cato a Leone Werth<br />

quando era un bambino”) né <strong>di</strong> cogliere<br />

il messaggio del libro. Infatti, l’avevo<br />

trovato un racconto carino, ma<br />

dopo questa lettura “obbligata” in classe,<br />

quel piccolo libricino non è stato<br />

più aperto per otto anni…<br />

È stato un mio amico, Alessio, a farmi<br />

riscoprire questa fantastica storia che<br />

io avevo <strong>di</strong>menticato nel fondo <strong>di</strong> un<br />

arma<strong>di</strong>o. Devo ammettere che all’inizio<br />

ero un po’ scettico e pensavo che<br />

fosse un libro esclusivamente per bambini,<br />

ma grazie all’insistenza del mio<br />

amico, un giorno dell’estate 2001,<br />

mi sono messo a frugare tra le mie<br />

vecchie robe e sono riuscito a trovare,<br />

sotto altri libri <strong>di</strong>menticati, “Il piccolo<br />

principe”. Allora, mi sono sdraiato<br />

sul mio letto ed ho iniziato a leggere.<br />

Dopo meno <strong>di</strong> un’ora ero all’ultima<br />

pagina e, concluso il libro, è stato<br />

come svegliarsi da un dolce sogno: con<br />

le lacrime agli occhi, commosso, mi<br />

<strong>di</strong>spiacevo per il fatto che quello che<br />

avevo appena letto fosse solo un libro<br />

e, proprio come si fa con un bel sogno,<br />

desideravo (e desidero) che da qualche<br />

parte nel deserto, nel mondo o nell’universo<br />

vi fosse un piccolo principe<br />

da coccolare, da ascoltare e da<br />

capire.<br />

Purtroppo, un bambino <strong>di</strong> otto anni,<br />

non può intravedere ne “Il piccolo<br />

principe” quello che una persona più<br />

grande riesce a captare e forse è proprio<br />

perché da piccoli non si riesce a<br />

capirlo pienamente che, crescendo, si<br />

rischia <strong>di</strong> non apprezzarlo, ma è necessario<br />

riscoprirlo. Per me è stato come<br />

un grido, un rispecchiarmi dentro a<br />

delle pagine <strong>di</strong> carta; è stato un po’<br />

come se quello che sono mi fosse stato<br />

in parte spiegato: nel mio modo d’essere<br />

c’è sempre stato un qualcosa che<br />

ho constatato ne “Il piccolo principe”.<br />

Leggendo il capitolo dove il piccolo<br />

principe incontra la volpe, mi sono<br />

messo a piangere: “ Mi vorresti addomesticare?”<br />

“Cos’è addomesticare?”.<br />

Nel <strong>di</strong>alogo tra i due personaggi è spiegato<br />

nella maniera più chiara e sem-<br />

IL PICCOLO PRINCIPE<br />

plice perché ci si affeziona a delle persone<br />

ed anche ad alcune cose; quando<br />

il piccolo principe chiede alla volpe<br />

perché voleva essere addomesticata da<br />

lui, nella risposta c’è uno dei passi<br />

più belli per chiarezza, semplicità e<br />

grandezza che io abbia mai letto:<br />

“Perché in questo modo i tuoi capelli<br />

bion<strong>di</strong> saranno per me il campo <strong>di</strong><br />

grano e così, ogni volta che vedrò un<br />

campo <strong>di</strong> grano, io sarò felice e penserò<br />

a te anche quando sarai lontano…”.<br />

Dopo essere stata addomesticata,<br />

nel mondo non ci sarà più<br />

nessuno come il suo piccolo principe<br />

e per la volpe il guadagno sarà il<br />

vento che scuote il grano nei campi,<br />

che gli ricorderà i suoi capelli bion<strong>di</strong>.<br />

E così mi sono reso conto <strong>di</strong> essere stato<br />

addomesticato anch’ io in qualche<br />

modo ed ho capito il motivo per cui<br />

la mia lei è per me una su sei miliar<strong>di</strong>:<br />

lei è per me il profumo <strong>di</strong> vaniglia,<br />

il verde <strong>di</strong> un prato, un cielo stellato,<br />

una canzone e quando vedo o sento<br />

queste cose io penso a lei e sono felice.<br />

Leggendo quel passo, ho capito che<br />

quella volpe rappresentava per lui<br />

l’unica volpe e la rosa del suo pianeta<br />

l’unica rosa, come la mia lei rappresenta<br />

per me l’unica lei ed in quel<br />

momento (e tuttora) mi sono sentito<br />

un po’ piccolo principe anch’io.<br />

Quest’aspetto affettivo del piccolo principe<br />

mi si è trasmesso anche sulle<br />

cose materiali: non sarei in grado <strong>di</strong><br />

cambiare il mio zaino con nessun<br />

altro zaino al mondo, nonostante il<br />

fatto che sia vecchio e danneggiato perché<br />

per me quello zaino rappresenta<br />

i miei quattro anni <strong>di</strong> superiori, i concerti<br />

cui sono andato, le marce per la<br />

pace, il mare, la Spagna. L’esempio<br />

non è superficiale, ma bisogna pensare<br />

da bambini per poterlo capire<br />

pienamente.<br />

In tutto il racconto, vi sono delle allegorie,<br />

che possono apparire <strong>di</strong> per sé<br />

buffe, ma se lette più attentamente<br />

nascondono una triste ironia: un esempio<br />

è il povero ubriacone che beve continuamente<br />

ed alla domanda del piccolo<br />

principe “Ma perché bevi ?”<br />

risponde “Bevo per <strong>di</strong>menticare che<br />

ho vergogna <strong>di</strong> bere”; oppure il re <strong>di</strong><br />

un pianeta senza abitanti che è convinto<br />

<strong>di</strong> avere dei sud<strong>di</strong>ti ( anche se<br />

pure lui ha qualche dubbio) e quando<br />

arriva il piccolo principe lo supplica<br />

<strong>di</strong> rimanere, ma poi, vedendo che<br />

non può fermarlo, lo nomina suo<br />

ambasciatore nell’ universo. Questi e<br />

gli altri incontri possono essere considerati<br />

allegorie della solitu<strong>di</strong>ne<br />

umana, portata all’estremo (ognuno<br />

dei personaggi è solo in un pianeta<br />

dell’universo), che, però, non è molto<br />

<strong>di</strong>fferente della solitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> chi vive<br />

chiuso in se stesso e si rifiuta, come il<br />

re, <strong>di</strong> rendersi conto della realtà o,<br />

come l’ubriacone, preferisce <strong>di</strong>menticare<br />

con l’alcool tutti i suoi guai ed<br />

anche se stesso.<br />

La conclusione è triste: il piccolo principe<br />

torna sulla sua stella, mentre l’<br />

autore-protagonista rimane qui sulla<br />

Terra. Tuttavia quando quest’ultimo<br />

alzerà gli occhi al cielo in una notte<br />

stellata, vedrà una stella più brillante<br />

<strong>di</strong> tutte e quella sarà la sua stella<br />

ed ogni volta che la guarderà, penserà<br />

anche lui al suo piccolo principe.<br />

In seguito alla lettura, alcuni aspetti<br />

del mio carattere si sono accentuati:<br />

“l’ essenziale è invisibile agli occhi”. Nei<br />

rapporti con le persone, gli aspetti<br />

materialistici non mi sono mai interessati<br />

molto, ma non avevo mai pensato<br />

in maniera seria e realmente<br />

cosciente che i vestiti, l’aspetto fisico<br />

e tutti gli altri caratteri esteriori non<br />

sono rilevanti nel determinare una<br />

persona, ed ho realizzato in pieno che<br />

la cosa importante, “essenziale”, è<br />

come uno si sente quando sta con<br />

una persona, l’emozione che prova e<br />

che nessun occhio umano è in grado<br />

<strong>di</strong> cogliere.<br />

Dopo aver chiuso il libro, ho iniziato<br />

a fantasticare sulla scomparsa nel<br />

deserto <strong>di</strong> Antoine de Saint Exupery<br />

con il suo aeroplano e mi piace immaginare<br />

che egli abbia realmente incontrato<br />

il piccolo principe e sia andato<br />

con lui sulla sua stella. Se ciò non<br />

fosse vero,io so che il piccolo principe<br />

è dentro ognuno <strong>di</strong> noi ed è lì per<br />

ricordarci il bambino che tutti siamo<br />

stati. Tuttavia a volte ce ne <strong>di</strong>mentichiamo,<br />

ma è nelle nostre capacità riuscire<br />

ad ascoltarlo e soprattutto a<br />

capirlo.<br />

•<br />

Mosé Tinti<br />

L.C., II A<br />

21<br />

5/03


22<br />

5/03<br />

UN LIBRO, SOLTANTO UN<br />

LIBRO<br />

Un libro, soltanto un libro mi ha<br />

segnato così tanto da leggerlo e<br />

rileggerlo almeno <strong>di</strong>eci volte, da<br />

ricordare a memoria molte delle sue frasi<br />

più significative, da provare a farne un<br />

modello <strong>di</strong> vita.<br />

Questo libro è “Il Piccolo Principe”<br />

<strong>di</strong> Antoine de Saint – Exupery.<br />

La prima volta lessi il libro all’età <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>eci anni. Mi piaceva l’idea <strong>di</strong> un<br />

principe dai capelli d’oro, del suo<br />

pianeta con i tre vulcani e <strong>di</strong> tutti<br />

quei personaggi così bizzarri..<br />

Non potevo ancora capire cosa<br />

c’era <strong>di</strong>etro quella rosa o quella storia<br />

della volpe ma potevo apprezzare<br />

la grande abilità e semplicità dell’autore<br />

nel narrare le peripezie del<br />

piccolo protagonista.<br />

Dopo circa sette anni, mi capitò <strong>di</strong><br />

rileggerlo.<br />

Capii subito che in quei sette anni<br />

molte cose erano cambiate.<br />

Capii che “Il Piccolo principe” non<br />

è un libro per bambini.<br />

Il libro inizia con una de<strong>di</strong>ca davvero<br />

speciale: “A Leone Werth quando<br />

era bambino”. Già in quella<br />

prima pagina una frase mi colpì<br />

molto : “ …tutti i gran<strong>di</strong> sono stati<br />

bambini ma pochi <strong>di</strong> essi se ne<br />

ricordano…”<br />

È uno dei temi car<strong>di</strong>ne del libro:<br />

nel primo capitolo infatti Saint –<br />

Exupery ci narra quando ancora<br />

bambino veniva frainteso e non<br />

capito dai gran<strong>di</strong> nel tentativo <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>segnare un boa che inghiottisce<br />

un elefante, nel momento in cui il<br />

piccolo principe incontra l’uomo<br />

d’affari e il controllore dei treni.<br />

Quest’ultimo <strong>di</strong>ce al principe che gli<br />

uomini durante la loro vita prendono<br />

tanti treni e si spostano sempre<br />

perché non sanno quello che<br />

cercano. “Solamente i bambini<br />

schiacciano il naso contro i vetri”.<br />

Nel secondo capitolo c’è l’incontro<br />

tra il narratore e il piccolo principe,<br />

nel deserto del Sahara. Il piccolo<br />

principe avvicinandosi al narratore,<br />

gli chiede subito <strong>di</strong> <strong>di</strong>segnarli una<br />

pecora per il suo pianeta.<br />

E così il piccolo principe inizia a raccontare<br />

la sua vita. Nel suo piccolo<br />

pianeta ci sono tre vulcani e un<br />

fiore speciale trasportato lì dal vento.<br />

Il piccolo principe ama così tanto<br />

quel fiore che lo innaffia, <strong>di</strong> notte<br />

gli mette una campana <strong>di</strong> vetro per<br />

proteggerlo dal vento e dalle grinfie<br />

degli animali. Un giorno però il<br />

piccolo principe lascia il suo piccolo<br />

pianeta, il suo fiore e incomincia<br />

a fare degli incontri davvero particolari<br />

in altri pianeti.<br />

Parla con un re che governa sul<br />

niente, con un vanitoso che vuole<br />

soltanto sentirsi adulare, con un<br />

ubriacone che vive per <strong>di</strong>menticare<br />

che ha vergogna <strong>di</strong> bere, con un<br />

uomo d’affari che conta le stelle<br />

per possederle e non si <strong>di</strong>strae un<br />

attimo.<br />

Infine il lampionaio, il personaggio<br />

che il piccolo principe invi<strong>di</strong>a e<br />

apprezza <strong>di</strong> più.<br />

In quel pianeta i giorni durano<br />

minuti, così il lampionaio ogni minuto<br />

deve accendere e spegnere le luci,<br />

ma intanto in un giorno si gode<br />

millequattrocento tramonti.<br />

Il piccolo principe arriva finalmente<br />

sulla Terra, nel deserto del Sahara.<br />

Qui vedendo un campo <strong>di</strong> rose<br />

uguali a quel fiore che aveva sul suo<br />

pianeta e che riteneva unico al<br />

mondo, il piccolo principe comincia<br />

a piangere.<br />

Il nostro protagonista poi incontra<br />

la volpe. L’animale chiede subito<br />

<strong>di</strong> essere addomesticato. Secondo<br />

la volpe ciò sarà possibile solo con<br />

il tempo, solo se con il passare dei<br />

giorni lei e il piccolo principe si<br />

sederanno sempre più vicini, anche<br />

senza parlare, perché come <strong>di</strong>ce la<br />

volpe in una frase tanto vera quanto<br />

semplicissima “le parole sono<br />

fonte <strong>di</strong> malintesi”. Il piccolo principe<br />

inizia a raccontarle del suo rapporto<br />

con la rosa che pensava unica<br />

al mondo e invece ce ne sono cinquemila.<br />

Ma la volpe, voce <strong>di</strong> Saint – Exupery<br />

<strong>di</strong>ce che ciò che rende davvero<br />

importante una rosa, o una persona<br />

è il tempo passato a proteggerla<br />

dai venti fred<strong>di</strong>, a sentirla vantarsi<br />

e piangere, a farla crescere. La volpe<br />

riba<strong>di</strong>sce il concetto con la frase<br />

probabilmente più bella del libro:<br />

“l’essenziale è invisibile agli occhi,<br />

non si vede bene che con il cuore”.<br />

Il piccolo principe termina il suo racconto<br />

e inizia con Saint – Exupery<br />

la ricerca metafisica dell’acqua, per<br />

colmare la sete dovuta a giorni e<br />

giorni <strong>di</strong> permanenza nel deserto.<br />

L’acqua che troveranno in un pozzo<br />

sarà molto più <strong>di</strong>ssetante <strong>di</strong> qualsiasi<br />

altra acqua perché è il frutto <strong>di</strong> giorni<br />

<strong>di</strong> attesa, <strong>di</strong> ricerca.<br />

Qui rivolgendosi all’autore il pic-<br />

colo principe <strong>di</strong>mostra <strong>di</strong> aver capito<br />

la lezione della volpe: “Da te gli<br />

uomini cercano e non trovano quello<br />

che vogliono in cinquemila rose,<br />

ma lo potrebbero trovare in una sola<br />

rosa, in un po’ d’acqua”.<br />

A questo punto il piccolo principe<br />

può lasciare la Terra, dopo essere<br />

stato morso da un serpente e tornare<br />

al suo pianeta, alla sua rosa<br />

unica al mondo.<br />

L’ultima richiesta che fa il piccolo<br />

principe è una museruola per quella<br />

pecora che Saint – Exupery aveva<br />

all’inizio <strong>di</strong>segnato, in modo che<br />

poi non possa mangiare il suo fiore.<br />

Il libro termina con la convinzione<br />

<strong>di</strong> Saint – Exupery che tutto cambi<br />

nell’Universo, per lui e per chi come<br />

lui, ha amato il piccolo principe se<br />

il fiore sia stato mangiato o meno<br />

da quella pecora e come i gran<strong>di</strong>,<br />

questo, non lo potranno mai capire.<br />

A <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> pochi mesi ho riletto<br />

tante altre volte “Il piccolo principe”.<br />

È <strong>di</strong>ventato una parte <strong>di</strong> me.<br />

Mi ha cambiato. Parafrasando<br />

Gibran, il piccolo principe mi ha<br />

fatto capire che è nella rugiada delle<br />

piccole cose che il cuore trova il suo<br />

mattino e si ristora.<br />

Un saluto all’italiano più italiano che ci sia<br />

ALBERTONE,<br />

SEI TUTTI NOI<br />

Si è spento, a 82 anni, il 25 febbraio<br />

a Roma. Ma solo per l'anagrafe.<br />

Alberto Sor<strong>di</strong> continuerà a vivere<br />

nei cuori della gente comune <strong>di</strong><br />

cui si è fatto espressione per tutta<br />

una vita, nelle risate sincere e genuine<br />

che ha suscitato in ognuno <strong>di</strong> noi,<br />

in quella punta <strong>di</strong> amarezza e malinconia<br />

che talvolta trapelava attraverso<br />

le maschere tragicomiche dei<br />

suoi storici personaggi.<br />

No, Albertone non può morire.<br />

Come immortali sono quel "faccione",<br />

quel timbro caldo <strong>di</strong> voce<br />

che ha "regalato" in storici doppiaggi<br />

e quella inimitabile camminata.<br />

Per tutta una vita, Sor<strong>di</strong> ha fatto del<br />

proprio pubblico il più caro confidente,<br />

rendendolo oggi erede <strong>di</strong><br />

un ine<strong>di</strong>to ritratto d'Italia, fedele alla<br />

realtà a tal punto da permettere a<br />

chiunque sia seduto davanti allo<br />

schermo <strong>di</strong> vestire i panni del protagonista.<br />

L'attore, attraverso la sua straor<strong>di</strong>naria<br />

arte, si è armato <strong>di</strong> tavolozza<br />

e pennello e si è messo lì, a <strong>di</strong>pingere<br />

ogni personaggio nei suoi tratti<br />

caratterizzanti, servendosi dei colori<br />

dell'ironia, dell'ilarità, della<br />

spensieratezza, magistralmente<br />

mescolati a quelli della tristezza,<br />

della malinconia e della solitu<strong>di</strong>ne.<br />

Mattia Vico<br />

L.C., II A<br />

L'immagine che ne esce è quella <strong>di</strong><br />

una figura plastica, a tutto tondo,<br />

incisiva tanto per fisicità e nei gesti,<br />

quanto per spessore psicologico.<br />

I suoi personaggi incarnano i vizi e<br />

le virtù, le debolezze e i punti <strong>di</strong><br />

forza del tipico italiano.<br />

“Ho voluto far l’attore a tutti i costi<br />

perché ho desiderato, fin dall’inizio,<br />

ispirarmi alla gente comune”.<br />

Questo ha detto in un’intervista<br />

riproposta sugli schermi il giorno<br />

dopo la sua morte.<br />

Ogni italiano deve a Sor<strong>di</strong> il fatto<br />

<strong>di</strong> averlo reso protagonista.<br />

I suoi film sono capolavori e tali<br />

erano considerati ancor prima della<br />

sua morte. Lo stesso <strong>di</strong>casi dei suoi<br />

personaggi.<br />

Gli italiani e Roma, in particolar<br />

modo, volevano, vogliono bene a<br />

Sor<strong>di</strong> come a nessun altro personaggio<br />

dello spettacolo.<br />

A testimoniarlo sono stati quella<br />

folla oceanica presente ai suoi funerali<br />

e quel continuo pellegrinaggio,<br />

durato giorni, alla camera ardente<br />

del Campidoglio.<br />

Questo vuole essere un omaggio<br />

all’ambasciatore d’Italia per eccellenza,<br />

all’emblema <strong>di</strong> ogni italiano<br />

che si senta veramente tale.<br />

Chiara Santarelli<br />

L.C., III A


PRIMO LIBBRO<br />

L’ILIADE E ... L’ILIADE<br />

TRAVESTITA<br />

Iliade, Iliade…quante generazione l’hanno o<strong>di</strong>ata…eppure traduzioni e commenti <strong>di</strong> un certo rilievo la classificano<br />

come una delle opere più belle dell’antichità. Noi ne abbiamo trovata una versione un po’ particolare, nascosta<br />

nella biblioteca del nostro Liceo. Chissà che qualcuno, leggendo queste righe, non impari ad apprezzarla..<br />

‘Na ‘olta Achille s’astizzò de grosso<br />

e fece ‘na cagnara buzzarona<br />

nientemeno co’ Artride, e sto colosso<br />

quanno tel vidde che, non se cojona,<br />

come ‘na tigra je volea gi’ addosso,<br />

se <strong>di</strong>ce che ciavesse ‘na cagona,<br />

peggio de quella, vojo esse’ sincero,<br />

ch’io adè ciavria sci rsuscitasse Omero.<br />

Quel c’ha penado i Greci, pori ca’,<br />

pe sta scenada nfra l’Artride e Achille,<br />

quessa è ‘na cosa che Dio solo el sa!<br />

Se tratta che ‘l colèra più de mille<br />

‘gni du’ o tre giorni ne facea crepà…<br />

E tutto po’ per via de ‘n imbecille,<br />

de quel’Artride, de quel prepotente,<br />

che ciavèa ‘l gusto d’inzultà la gente.<br />

Era gito da lu Crise, un bon prede<br />

Co’ moje fiii e resto, in compagnia<br />

D’un sacco pieno zeppo de monede<br />

D’oro, <strong>di</strong>cenno: la fedaccia mia<br />

‘rdademe, eppò nfra tutti quanti sede,<br />

quanno nualtri semo gi<strong>di</strong> via,<br />

spartide sti guadrì ch’è tanti belli,<br />

me raccomando, da boni fradelli.<br />

Je fece al prede tutte le persone<br />

‘na sbattuta de ma’ pe ssa rtroada,<br />

ma, finido quel chiasso, Agamennone,<br />

che stava facenno ‘na pippada<br />

stravolto come ‘n porco in du’ poltrone,<br />

dopo d’aveje datto ‘na guardada<br />

da mette freddo, je tirò la pippa<br />

e je cchiappò nte mmezzo de la trippa.<br />

Eppò sgaggiò: brutta cornacchia, senti,<br />

bada a gi’ a casa, chè sci te ce pio<br />

‘n’antra olta vicino ai bastimenti,<br />

fai la morte del pollo, el <strong>di</strong>go io;<br />

non te ciazzardà più, chè te ne penti<br />

Scibbè che ciài la proteziò de’n Dio;<br />

la fija tua me piace multobè,<br />

finchè me piace à da sta chi commè.<br />

Per pogo ‘n cascò giù da la paura<br />

el poro predarello a ste parole<br />

e a vedè quela faccia tanta scura:<br />

s’arcomannò tremanno al Dio del Sole,<br />

eppò strillando come ‘na cratura<br />

quanno che non po’ avè quelo che vòle,<br />

nte na maniera da fa piagne un sasso,<br />

sgappò via più de fuga che de passo.<br />

(Jacopone da <strong>Jesi</strong> “Iliade travestita”)<br />

LIBRO I, vv 1- 36<br />

Cantami, o dea, l’ira d’Achille Pelide,<br />

rovinosa, che infiniti dolori inflisse agli Achei<br />

gettò in preda all’Ade molte vite gagliarde<br />

d’eroi, ne fece il bottino dei cani,<br />

<strong>di</strong> tutti gli uccelli – consiglio <strong>di</strong> Zeus si compivada<br />

quando prima si <strong>di</strong>visero contendendo<br />

l’Atride signore <strong>di</strong> eroi e Achille glorioso<br />

Ma chi fra gli dei li fece lottare in contesa?<br />

Il figlio <strong>di</strong> Zeus e Latona; egli, irato col re,<br />

mala peste fe’ nascer nel campo, la gente moriva,<br />

perché Crise l’Atride trattò malamente,<br />

il sacerdote; costui venne alla navi rapide degli Achei<br />

per liberare la figlia con riscatto infinito,<br />

avendo tra mano le bende d’Apollo che lungi saetta,<br />

intorno allo scettro d’oro, e pregava tutti gli Achei<br />

ma sopra tutto i due Atri<strong>di</strong>, or<strong>di</strong>natori <strong>di</strong> eserciti:<br />

“Atri<strong>di</strong>, e voi tutti, Achei schinieri robusti,<br />

a voi <strong>di</strong>ano gli dei, che hanno le case d’Olimpo,<br />

d’abbattere la città <strong>di</strong> Priamo, <strong>di</strong> ben tornare in patria,<br />

e voi liberate la mia creatura, accettate il riscatto,<br />

venerando il figlio <strong>di</strong> Zeus, Apollo che lungi saetta.<br />

Allora gli altri Achei tutti acclamarono,<br />

fosse onorato quel sacerdote, accolto quel ricco riscatto.<br />

Ma non piaceva in cuore al figlio d’Atreo, Agamennone,<br />

e lo cacciò malamente, aggiunse comando brutale:<br />

“ Mai te colga, vecchio, presso le navi concave,<br />

non adesso a indugiare,non in futuro a tornare,<br />

che non dovesse servirti più nulla lo scettro, la benda del Dio!<br />

Io non la libererò: prima la coglierà vecchiaia nella mia casa, in Argo, lontano<br />

dalla patria,<br />

mentre va e viene al telaio e accorre al mio letto ma vattene, non mi irritare,<br />

perché sano a salvo tu parta”.<br />

Disse così, tremò il vecchio, ubbidì al comando,<br />

e si avviò in silenzio verso la riva del mare urlante;<br />

ma poi, venuto in <strong>di</strong>sparte, molto il vegliardo pregò<br />

il sire Apollo che partorì Latona bella chioma.<br />

(Omero “Iliade” traduzione <strong>di</strong> R. Calzecchi Onesti)<br />

Rosa Coscia<br />

L.C., II C<br />

Exechias, Achille e Aiace che giocano ai da<strong>di</strong>, ca 550-525 a.C. Ceramica<br />

<strong>di</strong>pinta a figure nere, alteza 61 cm. (particolare).<br />

Città del Vaticano, Museo Etrusco-Gregoriano.<br />

23<br />

5/03


24<br />

5/03<br />

Verso la metà degli anni<br />

‘20 esplode in Italia e<br />

nel mondo il fenomeno<br />

del <strong>di</strong>vismo cinematografico. E<br />

il cinema anche da noi si sta<br />

trasformando in un’industria<br />

red<strong>di</strong>tizia, la cui <strong>di</strong>ffusione e<br />

i sempre maggiori consensi<br />

che ad esso tributa un pubblico<br />

entusiasta, determinano la<br />

nascita <strong>di</strong> riviste e rotocalchi<br />

specializzati. L’1 Dicembre<br />

1927 esce a Milano il primo<br />

numero <strong>di</strong> Cinemalia-rassegna<br />

d’arte cinematografica. L’evento,<br />

che <strong>di</strong> per sè non avrebbe un<br />

significato particolare, <strong>di</strong>viene<br />

per noi marchigiani eccezionale<br />

in quanto il fondatore e <strong>di</strong>rettore<br />

(insieme a Nino del Grande) nonché<br />

principale illustratore del<br />

quin<strong>di</strong>cinnale è Armando Pomi,<br />

pittore e noto grafico pubblicitario,<br />

giunto a Milano in giovane età<br />

da Filottrano, dove era nato il 14<br />

gennaio 1895. La rivista avrà una<br />

vita breve, nemmeno due anni,<br />

ma il grande impegno e l’ottima<br />

professionalità profusi dall’artista<br />

in questo progetto e<strong>di</strong>toriale traspaiono<br />

in modo evidente dall’eleganza<br />

e dalla ricercatezza<br />

della veste grafica. Di Pomi sono<br />

tutte le copertine con i ritratti a<br />

colori delle maggiori <strong>di</strong>ve italiane<br />

e straniere del momento, alcune<br />

retrocopertine pubblicitarie<br />

anch’esse a colori, molte vignette<br />

(<strong>di</strong> cui <strong>di</strong>verse fotografiche)<br />

ed illustrazioni che accompa-<br />

Quasi ottant’anni fa il pittore e grafico pubblicitario Armando Pomi <strong>di</strong> Filottrano fondava a Milano<br />

E<strong>di</strong>tore<br />

LICEO CLASSICO STATALE<br />

“V. EMANUELE II”<br />

C.so Matteotti, 48 - 60035 JESI (An)<br />

Tel. 0731.57444 - 0731.208151<br />

E-mail: clasjesi@tin.it<br />

C.F. 82001640422<br />

LICEO CLASSICO<br />

LICEO SOCIO PSICO PEDAGOGICO<br />

LICEO DELLE SCIENZE SOCIALI<br />

Preside:<br />

Piergiorgio Magnanelli<br />

Direttore Responsabile:<br />

Enrico Filonzi<br />

Reg. del Trib. <strong>di</strong> AN n.2 del 26.01.94<br />

CINEMALIA<br />

Rivista cinematografica nonché “... libro d’oro della bellezza e della seduzione italica” (Guido da Verona)<br />

gnano gli articoli, l’impaginazione.<br />

La rivista si è anche avvalsa<br />

della preziosa collaborazione <strong>di</strong><br />

illustratori famosi, quali Yambo<br />

(pseudonimo dello scrittore, giornalista<br />

e illustratore Giulio Enrico<br />

Novelli (1874-1943), personalità<br />

eclettica e ricca <strong>di</strong> talento, fu un<br />

pioniere del cinema: Otello, <strong>di</strong>retto<br />

nel 1909 e Fiorenza mia, <strong>di</strong> cui<br />

fu anche soggettita, nel (1914) e<br />

l’allora giovanissimo Bruno<br />

Munari (1907), il grande artista<br />

del ‘900, che dopo una prima<br />

m i l i t a n z a n e l m ov i m e n t o<br />

Futurista, nel secondo dopoguerra<br />

si occupò in particolare <strong>di</strong> design<br />

e <strong>di</strong> sperimentazione <strong>di</strong>dattica<br />

con i bambini, per poi approdare,<br />

negli anni ‘60, all’arte<br />

cinetica e programmata. Ma col-<br />

B. Munari, caricatura al tratto <strong>di</strong><br />

Charlot e <strong>di</strong>segno del Sommario<br />

(da “Cinemalia”, 1928).<br />

Comitato <strong>di</strong> Redazione<br />

Coor<strong>di</strong>natori:<br />

Prof. Attilio Coltorti<br />

Prof.ssa Paola Giombini<br />

Studenti:<br />

Francesco Di Nicola, Manuela<br />

Maccioni, Laura Tedeschi, Daniele<br />

Ceciliani, Martina Paccova, Giovanna<br />

Mingo, Nicoletta Rosetti.<br />

Logo: Prof. Luigi Pennacchietti<br />

Disegni originali:<br />

Valentina Lancioni, Martina<br />

Paccova, Nicoletta Ristè.<br />

Stampa: Stampa Nova, <strong>Jesi</strong><br />

laborarono anche uomini <strong>di</strong> cultura<br />

attratti dalla sperimentazione<br />

artistica, come il fotografo e<br />

regista Anton Giulio Bragaglia.<br />

Cinemalia, nella sua pur breve<br />

vita, non avrà nulla da invi<strong>di</strong>are<br />

alle consorelle inglesi ed americane,<br />

sul piano della “confezione”,<br />

dell’elevato numero <strong>di</strong> foto al<br />

suo interno, della completezza<br />

informativa, sempre tempestiva e<br />

ben documentata sui principali<br />

eventi cinematografici nazionali<br />

ed esteri.<br />

Attilio Coltorti<br />

A. Pomi, Testatina con illustrazione al tratto (da “Cinemalia”, 1928).<br />

Un’esperienza gratificante . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2<br />

Il preside Germano lascia la nostra scuola . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2<br />

La formazione integrata superiore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3<br />

Signor Presidente della Repubblica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4<br />

Vorrei... cambiare quel “qualcosa” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4<br />

Guerra o pace? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5<br />

La pace é utopia? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5<br />

La poesia... <strong>di</strong> Parigi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5<br />

Con gli occhi luci<strong>di</strong> . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6<br />

Tristezza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6<br />

Le origini della Repubblica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7<br />

La solitu<strong>di</strong>ne . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7<br />

Genitori e figli: amici o nemici? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8<br />

Un’estate particolare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9<br />

Ricetta del buon laboratorio teatrale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9<br />

Un viaggio alle origini della stampa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10<br />

Three wonderful days! . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10<br />

Dalla loro parte . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11<br />

School for life . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12<br />

Near river Dan nothingchild and nothingman . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12<br />

C’era una volta Italia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13<br />

E tutto questo é per voi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13<br />

Life. Riflessioni sulla vita . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14<br />

Senza rimpianti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14<br />

Noi e lo sport . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15<br />

Chi c’é in ascolto? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16<br />

Suonerò il mandolino! . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17<br />

Una scommessa per ritornare a vivere . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17<br />

Fantastica evasione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18<br />

Il passato nel presente per il futuro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19<br />

Il boom dei CD pirata . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19<br />

Dalla terra al cielo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20<br />

Il piccolo principe . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21<br />

Un libro soltanto un libro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .22<br />

Albertone sei tutti noi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22<br />

L’Iliade e l’Iliade travestita . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 23<br />

Cinemalia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!