(pp. 0-80).pdf - Dipartimento di Matematica
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Gianni Gilar<strong>di</strong> Elementi <strong>di</strong> Topologia e <strong>di</strong> Analisi Funzionale<br />
in W 1,p (Ω) a un certo limite u ∈ W 1,p (Ω) . Ma siccome la sottosuccessione estratta<br />
conserva anche tutte le proprietà della successione originaria, possiamo denotarla ancora<br />
con {vn} senza complicare le notazioni. Preparato così il materiale necessario,<br />
cerchiamo <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare che u è un punto <strong>di</strong> minimo per J .<br />
Il primo controllo riguarda l’a<strong>pp</strong>artenenza <strong>di</strong> u a W 1,p<br />
0 (Ω) . L’Osservazione 2.9<br />
assicura che W 1,p<br />
0 (Ω) è un sottospazio chiuso <strong>di</strong> W 1,p (Ω) . Allora, per la Propo-<br />
sizione V.3.19, W 1,p<br />
0 (Ω) è chiuso anche rispetto alla topologia debole, per cui effet-<br />
tivamente u ∈ W 1,p<br />
0 (Ω) .<br />
Ora dobbiamo controllare che J(u) = λ e per questo basta <strong>di</strong>mostrare la semicontinuità<br />
inferiore <strong>di</strong> J rispetto alla topologia debole. Ma, come si verifica facilmente<br />
usando la convessità della funzione ξ ↦→ |ξ| p , ξ ∈ R n , il funzionale J è convesso.<br />
Inoltre è imme<strong>di</strong>ato vedere che esso è continuo rispetto alla topologia forte. Dunque<br />
esso è semicontinuo rispetto alla topologia debole per la Proposizione V.3.18. Abbiamo<br />
dunque <strong>di</strong>mostrato il teorema seguente:<br />
Teorema 3.5. Siano Ω ⊂ Rn L<br />
è un aperto limitato lipschitziano, p ∈ (1, ∞) e f ∈<br />
p′<br />
(Ω) . Allora il funzionale (3.7) ha almeno un punto <strong>di</strong> minimo in W 1,p<br />
0 (Ω) .<br />
In realtà si vede che il punto <strong>di</strong> minimo è unico sfruttando il fatto che la funzione<br />
ξ ↦→ |ξ| p , ξ ∈ R n , è strettamente convessa dato che p > 1 .<br />
Osservazione 3.6. Anche per questo problema <strong>di</strong> minimo vale una caratterizzazione<br />
in termini variazionali. Presa infatti v ∈ W 1,p<br />
0 (Ω) ad arbitrio e posto ϕ(t) = J(u + tv)<br />
per t ∈ R come al punto (ii) della <strong>di</strong>mostrazione del Teorema IV.2.4, si scrive la<br />
con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> minimalità ϕ ′ (0) = 0 . Per il calcolo <strong>di</strong> ϕ ′ (0) occorre eseguire una<br />
derivazione sotto il segno <strong>di</strong> integrale e questa è lecita per i seguenti motivi: da un lato,<br />
essendo p > 1 , si ha ∇ξ|ξ| p = |ξ| p−2ξ per ogni ξ ∈ Rn pur <strong>di</strong> convenire |ξ| p−2ξ = 0<br />
per ξ = 0 ; d’altra parte |∇v| ∈ Lp (Ω) e |∇u| p−1 ∈ Lp′ (Ω) dato che (p − 1)p ′ = p . Si<br />
arriva allora a concludere che la funzione u verifica la con<strong>di</strong>zione<br />
<br />
|∇u| p−2 <br />
∇u · ∇v dx =<br />
Ω<br />
Ω<br />
f v dx per ogni v ∈ W 1,p<br />
0 (Ω). (3.9)<br />
Anche questo problema ha soluzione unica in W 1,p<br />
0 (Ω) , come si può <strong>di</strong>mostrare sfruttando<br />
ancora la stretta convessità della funzione ξ ↦→ |ξ| p , ξ ∈ R n . Infine, ancora, la<br />
(3.9) è la formulazione variazionale <strong>di</strong> un problema ai limiti, precisamente del problema<br />
<strong>di</strong> Dirichlet per un operatore non lineare<br />
− <strong>di</strong>v(|∇u| p−2 ∇u) = f in Ω , u = 0 su Γ (3.10)<br />
come si vede integrando per parti in ipotesi <strong>di</strong> regolarità. Vale cioè quanto segue: se<br />
u è regolare, allora u è anche soluzione del problema (3.10); se u non è regolare il<br />
problema (3.10) non ha soluzioni classiche. Segnaliamo che l’operatore che compare al<br />
primo membro della (3.10) si chiama p -laplaciano e osserviamo che esso coincide con<br />
∆ se p = 2 .<br />
Ve<strong>di</strong>amo ora un terzo problema ellittico, partendo <strong>di</strong>rettamente dall’a<strong>pp</strong>licazione<br />
<strong>di</strong> un risultato astratto e cercando successivamente l’interpretazione concreta <strong>di</strong> quanto<br />
Capitolo VI: Primi problemi ellittici variazionali 74