(pp. 0-80).pdf - Dipartimento di Matematica
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Gianni Gilar<strong>di</strong> Elementi <strong>di</strong> Topologia e <strong>di</strong> Analisi Funzionale<br />
Questo inconveniente è eliminato dal risultato che presentiamo <strong>di</strong> seguito, il quale attribuisce<br />
in generale un significato alla scrittura v|Γ per ogni v ∈ W 1,p (Ω) e per ogni<br />
p ∈ (1, ∞) , in particolare anche nel caso 1 < p ≤ n .<br />
I valori estremi p = 1 e p = ∞ , che pure potrebbeno essere considerati, sono<br />
esclusi qui e nel seguito per semplicità, cioè per evitare <strong>di</strong>stinzioni e complicazioni.<br />
Precisiamo che C 1 (Ω) denota lo spazio delle funzioni v : Ω → R che hanno un<br />
prolungamento <strong>di</strong> classe C 1 definito in tutto R n e nullo fuori <strong>di</strong> un compatto. Per tali<br />
funzioni v il significato <strong>di</strong> v|Γ è il seguente:<br />
v|Γ(x) = lim<br />
y→x v(y) per ogni x ∈ Γ. (2.7)<br />
Teorema 2.7. Siano p ∈ (1, ∞) , Ω ⊂ R n un aperto limitato lipschitziano o<strong>pp</strong>ure<br />
un semispazio aperto <strong>di</strong> R n e Γ il bordo <strong>di</strong> Ω . Allora esiste uno e un solo operatore<br />
lineare e continuo<br />
v ↦→ v|Γ, v ∈ W 1,p (Ω), (2.8)<br />
da W 1,p (Ω) in L p (Γ) tale che, per ogni v ∈ C 1 (Ω) , v|Γ coincide con la funzione (2.7).<br />
Vale inoltre la formula <strong>di</strong> integrazione per parti<br />
<br />
Ω<br />
∂u<br />
∂xi<br />
<br />
v dx = − u<br />
Ω<br />
∂v<br />
<br />
dx + u v ni dH<br />
∂xi Γ<br />
n−1<br />
(2.9)<br />
per ogni u ∈ W 1,p (Ω) e v ∈ W 1,p′ (Ω) , ove ni è l’ i -esima componente del versore<br />
normale a Γ <strong>di</strong>retto verso l’esterno <strong>di</strong> Ω .<br />
L’operatore <strong>di</strong> cui si parla nel teorema è chiamato operatore <strong>di</strong> traccia e il teorema<br />
stesso viene detto Teorema <strong>di</strong> traccia per questo motivo. Notiamo poi che tutti gli<br />
integrali che compaiono nella (2.9) hanno senso grazie alla <strong>di</strong>suguaglianza <strong>di</strong> Hölder.<br />
Cenno della <strong>di</strong>mostrazione. Il proce<strong>di</strong>mento non è banale e si fonda sui passi<br />
seguenti: (i) il sottospazio C 1 (Ω) , che momentaneamente denotiamo con V per como<strong>di</strong>tà,<br />
è denso in W 1,p (Ω) ; (ii) l’operatore lineare v ↦→ v|Γ da V in L p (Γ) è<br />
continuo se V è munito della topologia indotta da quella <strong>di</strong> W 1,p (Ω) ; (iii) tale operatore<br />
si può prolungare in uno e un solo modo a un operatore lineare e continuo da<br />
W 1,p (Ω) in L p (Γ) ; (iv) si scrive la formula <strong>di</strong> integrazione per parti su a<strong>pp</strong>rossimanti<br />
<strong>di</strong> classe C 1 delle funzioni u e v e si passa al limite.<br />
Particolarmente delicati, almeno se n > 1 , sono i primi due punti. Qui ci<br />
limitiamo a <strong>di</strong>mostrare il punto (ii) nel caso particolare in cui Ω è il semispazio.<br />
Fissiamo v ∈ C 1 (Ω) , scriviamo il generico punto x ∈ R n come x = (x ′ , xn) ove<br />
x ′ = (x1, . . . , xn−1) e, per semplicità, denotiamo con ∂n la derivazione parziale rispetto<br />
a xn . Conserviamo la notazione · p per la norma in L p (Ω) ma, per evitare confusioni,<br />
denotiamo con · p,Γ la norma in L p (Γ) . Osservato che la funzione y ↦→ |y| p ,<br />
y ∈ R , è <strong>di</strong>fferenziabile ovunque dato che p > 1 e che la sua derivata vale |y| p−2 y in<br />
ogni punto y pur <strong>di</strong> convenire che |y| p−2 y = 0 se y = 0 , per ogni x ∈ Ω abbiamo<br />
|v(x ′ , 0)| p = |v(x ′ , xn)| p xn<br />
− p |v(x<br />
0<br />
′ , t)| p−2 v(x ′ , t) ∂nv(x ′ , t) dt.<br />
Capitolo VI: Primi problemi ellittici variazionali 69