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(pp. 0-80).pdf - Dipartimento di Matematica

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Gianni Gilar<strong>di</strong> Elementi <strong>di</strong> Topologia e <strong>di</strong> Analisi Funzionale<br />

3. Topologia debole e compattezza debole<br />

Ritorniamo al Teorema 1.10 <strong>di</strong> Weierstrass, il quale fornisce una risposta al problema<br />

dell’esistenza dei punti <strong>di</strong> massimo e <strong>di</strong> minimo <strong>di</strong> una funzione reale. Tale problema è<br />

molto importante e, se ci limitiamo alla ricerca dei punti <strong>di</strong> minimo per funzionali, cioè<br />

a<strong>pp</strong>licazioni aventi per dominio un sottoinsieme <strong>di</strong> uno spazio più generale <strong>di</strong> R n (spesso<br />

formato da funzioni), possiamo <strong>di</strong>re che esso costituisce il problema fondamentale <strong>di</strong> una<br />

branca della matematica, detta calcolo delle variazioni.<br />

Ora il Teorema 1.10 sostanzialmente riconduce il problema alla verifica <strong>di</strong> due<br />

con<strong>di</strong>zioni: una proprietà <strong>di</strong> continuità della funzione e una proprietà <strong>di</strong> compattezza<br />

del suo dominio. Qui si può far giocare la scelta della topologia nella verifica delle<br />

con<strong>di</strong>zioni dette. Ma queste confliggono fra loro, come ora mostriamo.<br />

Definizione 3.1. Siano X un insieme non vuoto e I e I ′ due topologie in X .<br />

Diciamo che I è più fine <strong>di</strong> I ′ , o<strong>pp</strong>ure che I ′ è meno fine o più debole <strong>di</strong> I , quando,<br />

per ogni x ∈ X , risulta I(x) ⊆ I ′ (x) .<br />

Dunque ogni intorno nella prima topologia è anche un intorno nella seconda. Si<br />

noti che il caso I ′ = I rientra, per cui ogni topologia è più fine e più debole <strong>di</strong><br />

se stessa, anche se quando si <strong>di</strong>ce “più fine” si tende spesso ad escludere che le due<br />

topologie considerate coincidano.<br />

Ora ci poniamo il problema <strong>di</strong> vedere che accade <strong>di</strong> alcuni concetti topologici al<br />

cambiare della topologia. Non è <strong>di</strong>fficile vedere che, se raffiniamo la topologia (cioè la<br />

sostituiamo con una più fine), aumentano la famiglia degli aperti e quella dei chiusi<br />

(e vale anche il viceversa). Al contrario, <strong>di</strong>minuiscono la famiglia dei compatti, quella<br />

delle successioni convergenti e quella dei compatti per successioni, e i due casi estremi<br />

della topologia banale e della topologia <strong>di</strong>screta sono istruttivi. Nel primo abbiamo<br />

infatti pochi intorni, pochi aperti, pochi chiusi mentre nel secondo caso, al contrario,<br />

abbiamo molti intorni, molti aperti, molti chiusi; in corrispondenza, nel primo caso abbiamo<br />

che ogni successione converge e che ogni sottoinsieme è compatto e compatto per<br />

successioni, mentre nel secondo una successione converge se e solo se <strong>di</strong>venta costante a<br />

partire da un certo in<strong>di</strong>ce e un sottoinsieme è compatto o<strong>pp</strong>ure compatto per successioni<br />

se e solo se è finito.<br />

Ora ci chie<strong>di</strong>amo che avviene della continuità delle funzioni f : X → R al variare<br />

della topologia <strong>di</strong> X , la topologia <strong>di</strong> R essendo quella euclidea. Si vede facilmente che,<br />

se raffiniamo la topologia <strong>di</strong> X , la classe delle funzioni continue aumenta, così come<br />

aumenta quella delle funzioni sequenzialmente continue, e ancora sono istruttivi i due<br />

esempi considerati sopra: se X è munito della topologia banale, solo le costanti sono<br />

funzioni continue o sequenzialmente continue; se invece consideriamo in X la topologia<br />

<strong>di</strong>screta, allora tutte le funzioni sono continue e sequenzialmente continue.<br />

Queste considerazioni ci portano alle conclusioni seguenti: (i) per avere molti<br />

sottoinsiemi compatti o compatti per successioni <strong>di</strong> X occorre che la topologia <strong>di</strong> X sia<br />

molto debole; (ii) perché le funzioni f : X → R continue o sequenzialmente continue<br />

siano molte occorre che la topologia <strong>di</strong> X sia molto fine. Dunque, effettivamente, vi è<br />

dunque il conflitto <strong>di</strong> cui si <strong>di</strong>ceva.<br />

Nel caso degli spazi normati, un buon compromesso è costituito dalla cosiddetta<br />

Capitolo V: Compattezza 52

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