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(pp. 0-80).pdf - Dipartimento di Matematica

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Capitolo IV<br />

Qualche elemento <strong>di</strong> analisi funzionale<br />

In questo capitolo <strong>di</strong>amo qualche cenno sullo svilu<strong>pp</strong>o della teoria degli spazi <strong>di</strong> Banach<br />

e <strong>di</strong> Hilbert. La ristrettezza ci costringere tuttavia a toccare solo alcuni punti.<br />

1. Operatori lineari e continui<br />

Con il termine generico operatore inten<strong>di</strong>amo una funzione definita in uno spazio vettoriale<br />

a valori in un altro spazio vettoriale. L’operatore è poi chiamato abitualmente<br />

funzionale quando il codominio è lo spazio R degli scalari.<br />

Nel caso degli operatori lineari fra spazi euclidei non vi sono problemi: ogni operatore<br />

lineare, fissate le basi, si ra<strong>pp</strong>resenta per mezzo <strong>di</strong> una matrice e da questa<br />

ra<strong>pp</strong>resentazione si vede imme<strong>di</strong>atamente che esso è continuo. Più in generale sono<br />

continui tutti gli operatori lineari da uno spazio normato <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensione finita in un<br />

altro spazio normato. Le cose cambiano ra<strong>di</strong>calmente se il dominio dell’operatore ha<br />

<strong>di</strong>mensione infinita, e basta già considerare i funzionali.<br />

Esempio 1.1. Consideriamo lo spazio V = C 0 [0, 1] munito della norma (I.3.9)<br />

considerato nell’Esempio I.3.7 e il funzionale lineare L : V → R definito dalla formula<br />

Lv = v(1) . Ebbene esso non è continuo. Infatti, se si prendono la successione {vn}<br />

<strong>di</strong> elementi <strong>di</strong> V definiti dalla formula vn(t) = t n , t ∈ [0, 1] , e la funzione nulla,<br />

che denotiamo con v , si controlla subito che {vn} converge a v nel senso della norma<br />

considerata. E<strong>pp</strong>ure risulta che Lvn = 1 per ogni n e che Lv = 0 , per cui {Lvn}<br />

non converge a Lv .<br />

Più <strong>di</strong>fficile, ma possibile con l’aiuto dell’assioma della scelta, è costruire un esempio<br />

analogo nel caso in cui il dominio sia uno spazio completo, il che non avviene<br />

nell’esempio precedente. In ogni caso, gli operatori lineari e non continui sono <strong>di</strong> interesse<br />

molto modesto, per cui conviene avere una caratterizzazione comoda della continuità<br />

<strong>di</strong> un operatore lineare.<br />

Teorema 1.2. Siano (V, · V ) e (W, · W ) due spazi normati e L : V → W un<br />

operatore lineare. Allora sono equivalenti le con<strong>di</strong>zioni seguenti: (i) L è continuo;<br />

(ii) L è continuo nell’origine; (iii) esiste una costante M ≥ 0 tale che<br />

Lv W ≤ M v V per ogni v ∈ V. (1.1)<br />

Segnaliamo che la con<strong>di</strong>zione (iii) si esprime comunemente <strong>di</strong>cendo che L è un<br />

operatore limitato. Essa equivale al fatto che L trasforma ogni sottoinsieme limitato<br />

<strong>di</strong> V in un sottoinsieme limitato <strong>di</strong> W , la nozione <strong>di</strong> limitatezza dei sottoinsiemi negli

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