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(pp. 0-80).pdf - Dipartimento di Matematica

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Gianni Gilar<strong>di</strong> Elementi <strong>di</strong> Topologia e <strong>di</strong> Analisi Funzionale<br />

Esempio 3.8: lo spazio L p (Ω) . Analogamente possiamo introdurre lo spazio più<br />

generale L p (Ω) , costituito dalle funzioni v : Ω → R misurabili secondo Lebesgue e<br />

tali che |v| p sia integrabile, pure munito del nuovo concetto <strong>di</strong> uguaglianza introdotto<br />

sopra. In questo caso p è un numero reale verificante la <strong>di</strong>suguaglianza p ≥ 1 , senza<br />

la quale non varrebbe la <strong>di</strong>suguaglianza triangolare della norma, detta in questo caso<br />

<strong>di</strong>suguaglianza <strong>di</strong> Minkowski. Si ottiene effettivamente uno spazio vettoriale e lo si<br />

munisce della norma<br />

<br />

vp =<br />

<br />

Ω<br />

|v(x)| p 1/p dx<br />

(3.3)<br />

rispetto alla quale L p (Ω) <strong>di</strong>venta uno spazio <strong>di</strong> Banach. Il caso p = 2 è poi speciale: la<br />

norma verifica la regola (I.3.23) del parallelogrammo, per cui è indotta da un prodotto<br />

scalare. Questo è dato dalla formula<br />

<br />

(u, v) =<br />

Ω<br />

u(x) v(x) dx (3.4)<br />

e rende L 2 (Ω) spazio <strong>di</strong> Hilbert. Notiamo che per nessun altro valore <strong>di</strong> p vale la<br />

regola del parallelogrammo, nemmeno per norme equivalenti alla norma (3.3), per cui<br />

la topologia <strong>di</strong> L p (Ω) proprio è lontana dal caso hilbertiano se p = 2 .<br />

Notiamo infine che, come abbiamo introdotto lo spazio ℓ 1 alla fine dell’esempio<br />

precedente, possiamo introdurre ℓ p con p > 1 : si ottiene uno spazio <strong>di</strong> Banach, che è<br />

<strong>di</strong> Hilbert se e solo se p = 2 .<br />

Esempio 3.9: lo spazio L ∞ (Ω) . Se pren<strong>di</strong>amo una funzione v a<strong>pp</strong>artenente a<br />

L p (Ω) per ogni p ≥ 1 e facciamo tendere p a +∞ nella (3.3), otteniamo<br />

lim<br />

p→+∞ vp = inf {M ≥ 0 : |v(x)| ≤ M per q.o. x } (3.5)<br />

se effettivamente esiste M in tali con<strong>di</strong>zioni e +∞ se un tale M non esiste. In<br />

questo secondo caso conviene assumere comunque il secondo membro come notazione,<br />

attribuendogli il valore +∞ . In ogni caso chiamiamo allora estremo superiore essenziale<br />

<strong>di</strong> |v| il secondo membro della (3.5) e chiamiamo essenzialmente limitate le funzioni per<br />

le quali esso è finito. Per semplicità, poi, si usa spesso omettere l’aggettivo “essenziale” e<br />

l’avverbio “essenzialmente”. Si parla cioè <strong>di</strong>rettamente <strong>di</strong> funzioni limitate e si introduce<br />

il simbolo abituale sup |v| con il nuovo significato <strong>di</strong> secondo membro della (3.5).<br />

Ebbene, denotiamo con L∞ (Ω) lo spazio delle funzioni v : Ω → R misurabili<br />

secondo Lebesgue e (essenzialmente) limitate, consideriamo ancora il nuovo concetto <strong>di</strong><br />

ugualgianza dato dalla (3.1) e muniamo lo spazio considerato della norma definita dalla<br />

formula<br />

v∞ = sup |v(x)| (3.6)<br />

x∈Ω<br />

con l’intesa, riba<strong>di</strong>amo, che il secondo membro della (3.6) sia semplicemente una notazione<br />

più comoda per in<strong>di</strong>care il secondo membro della (3.5). Otteniamo uno spazio<br />

<strong>di</strong> Banach (non hilbertizzabile).<br />

Capitolo III: Completezza 33

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