03.La Confraternita Del Pugnale Nero_PORPORA
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«Tranquillo, figliolo» continuò Wrath ridacchiando. «Non devi decidere subito.» Poi di colpo voltò la faccia di lato, come se avesse messo a fuoco qualcosa in corridoio. E altrettanto improvvisamente un sorriso gli illuminò il viso. «Leelan» mormorò con un'espressione di assoluta reverenza. «Scusa il ritardo» gli rispose una voce femminile bassa e gradevole. «Mary e io siamo in ansia per Bella. Stiamo cercando di capire come aiutarla.» «Sono certo che vi verrà in mente qualcosa. Vieni a conoscere John.» John si voltò verso la porta e vide una donna... Tutt'a un tratto una luce bianca si sostituì alla sua vista, cancellando ogni cosa. Era come essere colpiti da un lampo. Batté le palpebre freneticamente, senza riuscire a smettere. Poi, dal nulla infinito, vide di nuovo la donna. Aveva i capelli scuri e i suoi occhi gli ricordavano qualcuno a cui aveva voluto bene. No, non proprio, non era esatto dire che glieli ricordavano... quelli erano gli occhi della sua... Cosa? Della sua cosa? John barcollò. Udì delle voci lontane. Dentro di lui, nel suo petto, nei più profondi recessi del suo cuore, sentì uno schianto, come se si fosse spezzato in due. La stava perdendo. .. stava perdendo la donna bruna... stava... Senza volerlo spalancò la bocca, mosse le labbra nel tentativo di parlare, ma il suo fragile corpo venne scosso da tremiti incontrollabili, le ginocchia si piegarono e John stramazzò al suolo. Zsadist sapeva di dover tirare fuori Bella dalla vasca perché era dentro da quasi un'ora e la sua pelle ormai era raggrinzita. Ma poi guardò l'asciugamano che continuava a sistemarle intorno al corpo. Merda... Tirarla fuori con quel coso addosso sarebbe stato un casino. Con una smorfia, si allungò e glielo tolse.
Voltandosi subito dall'altra parte, buttò la salvietta bagnata sul pavimento e ne prese una asciutta, poggiandola sul bordo della vasca. A denti stretti si piegò in avanti, immergendo le braccia nell'acqua. Gli occhi finirono proprio all'altezza dei seni. Oh, Dio... Erano perfetti. Bianco panna con due piccoli capezzoli rosati. L'acqua li lambiva con malizia, titillandoli, quasi baciandoli. Chiuse con forza le palpebre, tirò fuori le braccia dalla vasca e si accovacciò sui talloni. Quando se la sentì di riprovare, si concentrò sul muro dietro Bella e si piegò in avanti... ma avvertì subito una fitta di dolore all'inguine. Guardò giù, confuso. Nei calzoni c'era una grossa protuberanza. Il suo coso era così duro che all'altezza della patta era spuntata una specie di tenda da campeggio. Doveva essere rimasto schiacciato contro la vasca quando si era piegato in avanti, per questo adesso gli faceva male. Imprecando, lo spinse di lato con un senso di fastidio, per il modo in cui era rimasto impigliato nella tuta, per il solo fatto di doversene occupare. Malgrado i suoi sforzi, però, non riusciva a sistemarlo in modo soddisfacente, almeno non senza infilare la mano nei pantaloni, cosa che non si sognava nemmeno lontanamente di fare. Alla fine rinunciò, lasciandolo curvato ad angolo e dolorante. Gli stava bene, a quel bastardo. Inspirò a fondo, infilò le braccia sott'acqua e afferrò Bella. Poi la tirò fuori, di nuovo sbalordito di trovarla tanto leggera, e l'appoggiò contro il marmo della parete, aiutandosi con il fianco e tenendo una mano sulla sua clavicola. Prese l'asciugamano che aveva lasciato sul bordo della Jacuzzi, ma prima di metterglielo addosso lo sguardo gli cadde sulle lettere incise sull'addome. Qualcosa di strano gli si agitò nel petto, un peso opprimente... No, era una sensazione diversa, come se stesse precipitando nel vuoto. Era allibito. Erano passati secoli dall'ultima volta che una cosa qualunque era riuscita a scalfire la sua rabbia e la sua insensibilità. Aveva l'impressione di essere... triste? Lasciamo perdere. Bella aveva la pelle d'oca su ogni centimetro di pelle, quindi non era il momento di fare autoanalisi. La avvolse nell'asciugamano e la portò fino al letto. Spostò il
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«Tranquillo, figliolo» continuò Wrath ridacchiando. «Non devi<br />
decidere subito.»<br />
Poi di colpo voltò la faccia di lato, come se avesse messo a fuoco<br />
qualcosa in corridoio. E altrettanto improvvisamente un sorriso gli<br />
illuminò il viso.<br />
«Leelan» mormorò con un'espressione di assoluta reverenza.<br />
«Scusa il ritardo» gli rispose una voce femminile bassa e gradevole.<br />
«Mary e io siamo in ansia per Bella. Stiamo cercando di capire come<br />
aiutarla.»<br />
«Sono certo che vi verrà in mente qualcosa. Vieni a conoscere<br />
John.»<br />
John si voltò verso la porta e vide una donna...<br />
Tutt'a un tratto una luce bianca si sostituì alla sua vista, cancellando<br />
ogni cosa. Era come essere colpiti da un lampo. Batté le palpebre<br />
freneticamente, senza riuscire a smettere. Poi, dal nulla infinito, vide di<br />
nuovo la donna. Aveva i capelli scuri e i suoi occhi gli ricordavano<br />
qualcuno a cui aveva voluto bene. No, non proprio, non era esatto<br />
dire che glieli ricordavano... quelli erano gli occhi della sua... Cosa?<br />
<strong>Del</strong>la sua cosa?<br />
John barcollò. Udì delle voci lontane.<br />
Dentro di lui, nel suo petto, nei più profondi recessi del suo cuore,<br />
sentì uno schianto, come se si fosse spezzato in due. La stava<br />
perdendo. .. stava perdendo la donna bruna... stava...<br />
Senza volerlo spalancò la bocca, mosse le labbra nel tentativo di<br />
parlare, ma il suo fragile corpo venne scosso da tremiti incontrollabili,<br />
le ginocchia si piegarono e John stramazzò al suolo.<br />
Zsadist sapeva di dover tirare fuori Bella dalla vasca perché era<br />
dentro da quasi un'ora e la sua pelle ormai era raggrinzita. Ma poi<br />
guardò l'asciugamano che continuava a sistemarle intorno al corpo.<br />
Merda... Tirarla fuori con quel coso addosso sarebbe stato un<br />
casino.<br />
Con una smorfia, si allungò e glielo tolse.